Capitolo n. 35 – nakama
I passi di Vincent, verso il salone di villa
Mikkelsen, furono lenti e circospetti.
Il francese brandiva
quel dvd, come se fosse merce preziosa e, in effetti, dopo quanto detto telefonicamente
al chirurgo, per quest’ultimo si trattava di un’insperata ancora di salvezza,
per sé e per Will.
“Prego si accomodi,
come le dicevo abbiamo i minuti contati signor Lux”
“Certo, ma è necessaria
una premessa, oltre che ad una spiegazione, per il nostro incontro”
“Vuole bere qualcosa?”
– chiese rigido il medico, osservandolo.
“No, grazie: voglio
fare in fretta ed andare via, prima che sia troppo tardi per me”
“Per lei?”
Vincent sorrise amaro –
“E’ la prima volta che ci incontriamo, ma io la conosco abbastanza bene, da non
stimarla affatto, sa dottore?”
“Non capisco …”
“Ero il compagno di
Kirill, quando lui aveva smesso con una certa vita ed aveva scelto di viverne
una completamente diversa, accanto a me, a New York: ora capisce?” – chiese
secco, fissandolo.
Mads annuì, pallido.
“E cosa vuole da me, si
può sapere? Io non sono più quell’uomo, da un pezzo e non ho mai fatto del male
a nessuno!” – sbottò.
“Forse quando era
lucido, ma sotto l’effetto di droga, temo che le cose siano andate
diversamente: questo lo prova!” – e gli sventolò sotto al naso la custodia di
quello, che Mikkelsen immaginò essere l’oggetto di quell’odioso ricatto, per il
quale Will era sotto accusa adesso, per omicidio.
“Rattler …” – sibilò
stizzito – “Glielo ha dato lui? Eravate complic?!”
“Assolutamente” –
ringhiò l’affarista – “Lo detestavo, almeno quanto detesto lei, sporco maiale!”
“Ma cosa vuole da me?!”
Quindi un’idea, gli
balenò nella mente, atterrendolo.
“Lei … Lei vuole
uccidermi, come ha fatto con Rattler?”
“No … NO!” – quindi
prese fiato – “Rattler l’ha contagiato, l’ha picchiato, seviziato, io questo
l’ho saputo da Kirill! E lo teneva in pugno, fornendogli la droga, che rubava
in ospedale, il suo caro e stimato collega, questo lo sapeva?!” – ruggì.
“Le giuro di no … In
compenso Rattler mi estorceva il Kolestor H, minacciando di denunciarmi, se non lo
avessi assecondato, anche se il farmaco, su di lui, non ha mai avuto l’effetto
sperato”
“Forse se avesse avuto
più tempo, sarebbe guarito, ma io questo tempo non glielo ho concesso e non
posso derubare Will Graham dello stesso, perché lui è innocente, è una brava
persona, al contrario di voi due …” – rivelò esausto – “Questo è il video del
festino, dove morì Benedict Klimber: si vede chiaramente che Rattler lo
strangola con la propria cintola, mentre lei è aggrovigliato ad un altro
ragazzo, ben distante da loro due … E qui c’è la mia confessione scritta, per
l’omicidio di Rattler, che scagionerà Will” – e gli porse un foglio, con la
copia del passaporto e la firma in evidenza – “… ho girato anch’io una clip,
così che gli inquirenti non avranno dubbi” – ed aggiunse al precedente
materiale, anche una micro sd, inspirando greve e rosso in volto.
“E come posso
sdebitarmi …?” – domandò confuso Mikkelsen.
“E’ ancora una
questione di tempo” – Lux sorrise a metà – “… me ne dia a sufficienza per
raggiungere l’aeroporto e lasciare il paese: chiami Geffen, lui provvederà al
resto, ma lo faccia tra un’ora, non prima, ok?”
Lo stridio dei freni
del blindato, che trasportava Graham, si era appena fermato davanti ai
cancelli, facendoli sussultare.
“Sono arrivati”
“Sì, li vedo … Ho
lasciato l’auto sul retro: c’è un’uscita secondaria?”
“Certo, mi segua” – e,
sbrigativo, Mads lo accompagnò all’unica via di fuga possibile, stringendogli
la mano, prima di congedarsi da lui, emozionato ed a corto di ossigeno.
Will
era salvo.
La residenza di Betty Evans era immersa nel verde.
Geffen e gli amici la
stavano osservando, nel bel mezzo del giardino, dove Pepe e Lula avevano già
portato le loro biciclette, per farsi un giro nei viali circostanti, seguiti a
vista da Vas e Peter, sempre attenti ai loro spostamenti.
“Gran bella casa” –
disse piano Colin, avvicinandosi all’avvocato, con l’ausilio di due stampelle
multicolore, un tempo utilizzate da Yari, per una convalescenza post caduta
sugli sci.
Jared non perdeva
d’occhio il compagno per un solo secondo e si aggregò al duo, intento ad
osservare i dettagli dell’abitazione, tinteggiata in toni vivaci.
“Ci sono piante
splendide” – ed il cantante le indicò, sorridendo.
“Ci siamo persi di
vista troppo presto” – sbuffò Glam, mentre un’auto stava parcheggiando nel
vicolo di ingresso.
Ne discese una persona,
davvero singolare.
I presenti la
scrutarono, con un misto di curiosità e stupore.
“Tu devi essere il
nipotino prediletto, lo squalo di Los Angeles, vero!?” – lo indicò, quella che
poteva definirsi una vera drag queen in piena regola, avvicinandosi con falcate
eleganti e decise.
I bimbi accorsero,
arridendo alla sua vista, chiedendosi se fosse una sorpresa per divertirli.
“Temo di sì …” –
sussurrò Geffen, inarcando un sopracciglio – “… e lei sarebbe …?”
“Loretta Room, piacere”
– e gli porse il dorso della mano destra.
L’uomo, anziché
accennare un galante baciamano, le strinse le falangi affusolate, dalle unghie
vivaci di glitter e smalto iridescente, un po’ interdetto dalla sua comparsa,
pensando a quanto zia Betty fosse stata puritana, conformista ed all’antica,
almeno finché visse a due isolati da casa sua.
“Salve …”
Jared fu molto più
caloroso, abbracciando la sconosciuta, mentre Colin saltellava, per salutarla
educatamente, nello stesso modo di Glam, mentre Robert e Jude fecero ciao con
la manina, al contrario di Kevin, che si dimostrò cordiale quanto Leto ed
estremamente disinvolto nel darle il benvenuto.
Pepe le tirò la gonna
aderente, sfumata di fucsia e viola e Loretta, dalla sua notevole altezza, lo
puntò divertita – “E tu chi sei soldino di cacio?”
“Soldino è Lula, io
sono Pepe!” – e rise adorabile.
“Ok, siete i figli di
Geffen?”
“Infatti!” – esclamò
allegro Lula.
“Bene gente, sono qui
per affari, possiamo parlare, mettendoci più comodi? E, soprattutto, dandoci
del tu?” – e sorrise affabile, un po’ civettuola.
“Siamo appena arrivati
Miss. Room, non so neppure dove sono le chiavi per entrare, doveva esserci
anche il segretario del notaio, che mi ha cercato per l’eredità” – spiegò Glam.
“Ah per quelle so io,
dove Betty le nascondeva sempre! Nel ranocchio di ceramica viola, eccolo lì”
Pepe andò subito a
controllare ed esultò, trovando il mazzo, di cui parlava Loretta.
“Bene … Andiamo pure” –
soggiunse Geffen perplesso, mentre Leto gli faceva un simpatico occhiolino.
Chris stava scrutando
il cielo, oltre ai vetri della sua camera, senza potersi alzare, per
avvicinarsi al davanzale, dove non mancava mai un mazzo di fiori freschi,
sistemato poche ore prima da Tom.
Era troppo debole, per
la dieta, per le pulsazioni spesso irregolari, quanto la sua pressione
arteriosa ballerina.
“Fatta già colazione?”
Il tono allegro di
Reedus investì i suoi pensieri.
Hemsworth si girò a
guardarlo, abbozzando un sorriso – “Sì … Che buon profumo, ciao Norman”
“Buongiorno per tutto
il giorno! Tom mi ha detto della fantastica novità! Dunque ci siamo?” – e si
mise seduto sul bordo, pescando nel sacchetto, una brioche ancora fumante.
“A quanto pare sì”
“E come mai questo muso
lungo, Chris?”
Il tenente fece
spallucce – “Me la sto facendo sotto, ok?” – sbottò nervoso.
Reedus lo ricambiò con
un sorriso carico di dolcezza, come il suo gesto, di aggiustargli le ciocche
bionde, ai lati delle tempie – “E’ normale … Anch’io, ne ho, per te, se davvero
vuoi saperlo” – ammise più serio ed intenso.
Chris non lo aveva mai
visto così.
“Ho un cuore nuovo di
zecca, che mi aspetta pulsante in una teca; così me lo ha raccontato Tommy: fa
una certa impressione, tu non credi?” – chiese quasi con timidezza.
“E’ la scienza, è una
nuova frontiera, a quanto ne so … Certo non ho molta stima di quei due, se devo
essere sincero e”
“Sì, dovresti esserlo,
con me, Norman!” – lo troncò brusco.
Reedus avvampò.
“Su cosa?”
“Su quello a cui vado
incontro, perché Tom, temo, non sia più molto affidabile, visto che non gli
resta che assecondarmi, ok?”
“Ma …” – e deglutì a
vuoto, pensando di averla fatta franca, sull’esplorare, con Hemsworth i propri
sentimenti reciproci – “… ma se eri così entusiasta per il trapianto: cosa ti
prende ora?”
“Mi prende che se
dovesse andare male, io non ci sarei più in alcun modo, per Tom e Luna, mentre
al momento in qualche modo, da schifo certo, ci sono, anche se handicappato!”
“E ci sarai sempre,
Chris … Non solo per loro …”
Si guardarono.
Avevano entrambe il
fiato corto e gli occhi lucidi.
“Promettimi che ne
usciremo vivi, allora, come quando andavamo in missione: lo faresti per me
Norman? Ancora una volta, la più importante?”
Reedus annuì,
trattenendosi nel non dirgli che avrebbe fatto qualsiasi cosa, per lui, in
realtà.
Anche lasciato la
moglie, affrontato un divorzio, condiviso le figlie, a costo di rimetterci,
anche la carriera, se necessario, pur di stargli vicino.
Se solo non ci fosse
stato Tom, che rispettava ed ammirava dal primo istante.
Il conflitto interiore,
che stava metabolizzando a stento, lo soffocava, inesorabile.
Meglio andarsene, ma
non senza avere consolidato quella promessa indispensabile, per Chris.
“Te lo assicuro, andrà
una meraviglia e ti offrirò la solita birra, ok?” – e rise, trattenendo le
lacrime.
Hemsworth si sollevò
quanto bastava per abbracciarlo forte.
“Grazie … sei un vero
amico … sei il migliore Norman … Grazie.”
Geffen strinse tra le
mani una cornice in argento, chiudendo le palpebre, nel mezzo del salotto, dove
gli altri lo stavano ascoltando, nel suo colloquio con Loretta, da circa dieci
minuti.
“Mio cugino Eddy, era
speciale … Più intelligente di chiunque, introverso, visionario” – disse
assorto e Loretta fece un cenno di assenso.
“Betty lo amava tanto,
ma non sapeva di lui, non l’avrebbe mai accettato, questo era ciò che Eddy
pensava”
Glam tornò a scrutarla
– “Non ci frequentammo in età adulta, bensì da piccoli: giocavamo a baseball,
ma a lui non piaceva, questo lo ricordo bene … Poi, ai tempi dell’università
sparì e venne a Santa Barbara, nessuno capì il perché”
“Perché i suoi lo
assillavano, con progetti assurdi, una carriera politica insomma”
“Come il padre, mio
zio, posso capirlo, ma c’era dell’altro, vero Loretta?”
“Sì Glam … C’eravamo
noi … E Eddy era uno di noi: ti immagini la reazione di Betty, ricca signora di
Los Angeles, cognata del mitico avvocato Geffen, il tuo di padre intendo” – e
rise aspra.
“Mio zio, in compenso,
era diverso: preferivo stare con lui ed a me di fare il senatore sarebbe anche
piaciuto, il che lo fece affezionare ancora di più, specialmente in assenza di
Eddy”
“Lui ti voleva bene,
parlava spesso di te e cinque anni fa avrebbe voluto chiamarti, farti sapere
della sua trasformazione, visto cosa stavi combinando” – ed un po’ tutti
risero, un po’ meno tesi.
“Perché non l’ha fatto,
allora?”
Loretta scosse il capo
ossigenato – “Non c’è stato il tempo Glam” – bissò triste.
“Per l’incidente
d’auto? So che è morto così e poi Betty venne qui e non seppi più nulla di lei:
del resto era vedova, Eddy era figlio unico, forse voleva vivere dove lui aveva
trascorso la maggior parte della sua esistenza”
“Eddy non perse la vita
in un frontale, come persino la stampa scrisse: Betty aveva ancora molte
conoscenze ed insabbiò la verità, per rispettare la memoria di Ed”
“Come morì, dunque?”
“L’hanno ammazzato … di
botte, fuori un locale, poco distante da questa zona, Glam: questa è la verità”
“I responsabili sono
stati puniti, almeno?” – chiese veemente.
“No … La fecero franca
e poi svanirono, chissà dove … Temo che Eddy non fosse il primo trans, ad
essere preso di mira e massacrato … Ne sparirono diversi, in quell’estate
torrida, ma la polizia se ne infischiò: per loro erano delle prostitute, ma, ve
lo garantisco, nessuna di noi la è!”
“Se anche fosse, se
faceste questo per vivere, siete e rimarrete delle ottime persone!” –
intervenne Leto, emozionato e sconvolto, scattando in piedi.
Loretta lo avvolse –
“Ognuno di voi, Jared, con il percorso, che avete affrontato, con le battaglie,
che avete combattuto, per i nostri ed i vostri diritti, siete assolutamente
straordinari, per il comitato, che io rappresento e che Betty sponsorizzava …
Ed arrivo al punto della mia visita, Glam … Questo posto, la villa di Betty,
sarebbe l’ideale per accogliere chi è in difficoltà, fornendogli anche
un’assistenza psicologica ed un piatto caldo … Noi siamo sotto sfratto: dai
locali dell’attuale sede, ci sbatteranno in strada tra tre giorni” – sospirò
afflitta, ma dignitosa.
Geffen prese il mazzo
di chiavi, dalla mensola sopra al caminetto, poi brandì il polso sinistro di
Loretta, ingioiellato con dei monili molto anni settanta, posandole nel palmo
il suo modo di onorare Eddy: “Spero abbiate già imballato tutto: domani
cercherò un camion e vi aiuteremo a traslocare”
“Glam …”
“So che avrete cura di
questo posto e di chi accoglierete: faremo un’offerta, vi aiuterò
personalmente, non ci saranno più problemi e, se ci fossero, tu dovrai
chiamarmi subito, d’accordo bella signora?” – e sorrise con serenità.
“Tu sei … incredibile”
– mormorò stranita lei, guardandolo.
“Sbagli, tu la sei … Ti
ringrazio per avere voluto bene ad Eddy, anche per me” – e se ne andò, verso il
parco, camminando senza fretta.
Questa volta fu Jared a
rincorrerlo, senza che Farrell potesse o volesse impedirglielo, mentre Jude lo
stava fissando.
Giunti verso un
labirinto di siepi, Geffen si fermò, sorridendogli – “Torna da Colin, lui ha
più bisogno di me, della tua presenza Jay”
Il cantante si bloccò,
ad un passo da lui.
“Ed io ho bisogno di
dirti quanto sei stato unico, là dentro, un secondo fa Glam” – ribatté,
convinto.
“Stavo pensando a
quante persone mi sono perso per strada, sai Jay? A quanto mi sono … distratto,
da chi, come Eddy, era importante per me, ma non abbastanza per capirne la
natura, i sogni, le ambizioni, le necessità” – affermò assorto e provato da
emozioni scomode.
“Cosa ti rimproveri, io
non lo capisco Glam: tu non hai colpe, se è questo che pensi e non puoi salvare
il mondo, anche se spesso dai questa impressione, più che giusta, di te, sai?”
Geffen si morse le
labbra - “Se avessi avuto bisogno di denaro, avrei venduto la proprietà e”
“No!” – Leto lo tagliò
netto, poi sorrise, dandogli una carezza doppia, sulle guance ispide – “… No,
Glam … Tu l’avresti fatto comunque, io ti conosco e ti ringrazio, per come sei,
per quello che riesci a realizzare, a risolvere, a migliorare, a … salvare”
Il cellulare di Geffen
li interruppe.
“E’ Antonio … Sì, pronto
… No, sono fuori città, te lo avevo detto”
La conversazione sembrò
rimanere sospesa per qualche istante, mentre Glam ascoltava il suo
interlocutore.
“Vincent … Ma non posso
crederci … E tu gli hai dato il jet? Cosa vuol dire che non potevi fare
diversamente, Antonio? … Ok, ok, ma io non posso rientrare e … Va bene, sì, tu
ed io non abbiamo mai avuto questa conversazione, ciao!” – e chiuse la chiamata,
imprecando.
“Ma che diavolo
succede, Glam?”
“Non ci crederai mai …
Mai Jared.”
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