lunedì 30 novembre 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 35

Capitolo n. 35 – nakama



I passi di Vincent, verso il salone di villa Mikkelsen, furono lenti e circospetti.

Il francese brandiva quel dvd, come se fosse merce preziosa e, in effetti, dopo quanto detto telefonicamente al chirurgo, per quest’ultimo si trattava di un’insperata ancora di salvezza, per sé e per Will.

“Prego si accomodi, come le dicevo abbiamo i minuti contati signor Lux”

“Certo, ma è necessaria una premessa, oltre che ad una spiegazione, per il nostro incontro”

“Vuole bere qualcosa?” – chiese rigido il medico, osservandolo.

“No, grazie: voglio fare in fretta ed andare via, prima che sia troppo tardi per me”

“Per lei?”

Vincent sorrise amaro – “E’ la prima volta che ci incontriamo, ma io la conosco abbastanza bene, da non stimarla affatto, sa dottore?”

“Non capisco …”

“Ero il compagno di Kirill, quando lui aveva smesso con una certa vita ed aveva scelto di viverne una completamente diversa, accanto a me, a New York: ora capisce?” – chiese secco, fissandolo.

Mads annuì, pallido.

“E cosa vuole da me, si può sapere? Io non sono più quell’uomo, da un pezzo e non ho mai fatto del male a nessuno!” – sbottò.

“Forse quando era lucido, ma sotto l’effetto di droga, temo che le cose siano andate diversamente: questo lo prova!” – e gli sventolò sotto al naso la custodia di quello, che Mikkelsen immaginò essere l’oggetto di quell’odioso ricatto, per il quale Will era sotto accusa adesso, per omicidio.

“Rattler …” – sibilò stizzito – “Glielo ha dato lui? Eravate complic?!”

“Assolutamente” – ringhiò l’affarista – “Lo detestavo, almeno quanto detesto lei, sporco maiale!”

“Ma cosa vuole da me?!”

Quindi un’idea, gli balenò nella mente, atterrendolo.

“Lei … Lei vuole uccidermi, come ha fatto con Rattler?”

“No … NO!” – quindi prese fiato – “Rattler l’ha contagiato, l’ha picchiato, seviziato, io questo l’ho saputo da Kirill! E lo teneva in pugno, fornendogli la droga, che rubava in ospedale, il suo caro e stimato collega, questo lo sapeva?!” – ruggì.

“Le giuro di no … In compenso Rattler mi estorceva il Kolestor H, minacciando di denunciarmi, se non lo avessi assecondato, anche se il farmaco, su di lui, non ha mai avuto l’effetto sperato”

“Forse se avesse avuto più tempo, sarebbe guarito, ma io questo tempo non glielo ho concesso e non posso derubare Will Graham dello stesso, perché lui è innocente, è una brava persona, al contrario di voi due …” – rivelò esausto – “Questo è il video del festino, dove morì Benedict Klimber: si vede chiaramente che Rattler lo strangola con la propria cintola, mentre lei è aggrovigliato ad un altro ragazzo, ben distante da loro due … E qui c’è la mia confessione scritta, per l’omicidio di Rattler, che scagionerà Will” – e gli porse un foglio, con la copia del passaporto e la firma in evidenza – “… ho girato anch’io una clip, così che gli inquirenti non avranno dubbi” – ed aggiunse al precedente materiale, anche una micro sd, inspirando greve e rosso in volto.

“E come posso sdebitarmi …?” – domandò confuso Mikkelsen.

“E’ ancora una questione di  tempo” – Lux sorrise a metà – “… me ne dia a sufficienza per raggiungere l’aeroporto e lasciare il paese: chiami Geffen, lui provvederà al resto, ma lo faccia tra un’ora, non prima, ok?”

Lo stridio dei freni del blindato, che trasportava Graham, si era appena fermato davanti ai cancelli, facendoli sussultare.

“Sono arrivati”

“Sì, li vedo … Ho lasciato l’auto sul retro: c’è un’uscita secondaria?”

“Certo, mi segua” – e, sbrigativo, Mads lo accompagnò all’unica via di fuga possibile, stringendogli la mano, prima di congedarsi da lui, emozionato ed a corto di ossigeno.

Will era salvo.








La residenza di Betty Evans era immersa nel verde.

Geffen e gli amici la stavano osservando, nel bel mezzo del giardino, dove Pepe e Lula avevano già portato le loro biciclette, per farsi un giro nei viali circostanti, seguiti a vista da Vas e Peter, sempre attenti ai loro spostamenti.

“Gran bella casa” – disse piano Colin, avvicinandosi all’avvocato, con l’ausilio di due stampelle multicolore, un tempo utilizzate da Yari, per una convalescenza post caduta sugli sci.

Jared non perdeva d’occhio il compagno per un solo secondo e si aggregò al duo, intento ad osservare i dettagli dell’abitazione, tinteggiata in toni vivaci.

“Ci sono piante splendide” – ed il cantante le indicò, sorridendo.

“Ci siamo persi di vista troppo presto” – sbuffò Glam, mentre un’auto stava parcheggiando nel vicolo di ingresso.

Ne discese una persona, davvero singolare.

I presenti la scrutarono, con un misto di curiosità e stupore.

“Tu devi essere il nipotino prediletto, lo squalo di Los Angeles, vero!?” – lo indicò, quella che poteva definirsi una vera drag queen in piena regola, avvicinandosi con falcate eleganti e decise.

I bimbi accorsero, arridendo alla sua vista, chiedendosi se fosse una sorpresa per divertirli.

“Temo di sì …” – sussurrò Geffen, inarcando un sopracciglio – “… e lei sarebbe …?”

“Loretta Room, piacere” – e gli porse il dorso della mano destra.

L’uomo, anziché accennare un galante baciamano, le strinse le falangi affusolate, dalle unghie vivaci di glitter e smalto iridescente, un po’ interdetto dalla sua comparsa, pensando a quanto zia Betty fosse stata puritana, conformista ed all’antica, almeno finché visse a due isolati da casa sua.

“Salve …”

Jared fu molto più caloroso, abbracciando la sconosciuta, mentre Colin saltellava, per salutarla educatamente, nello stesso modo di Glam, mentre Robert e Jude fecero ciao con la manina, al contrario di Kevin, che si dimostrò cordiale quanto Leto ed estremamente disinvolto nel darle il benvenuto.

Pepe le tirò la gonna aderente, sfumata di fucsia e viola e Loretta, dalla sua notevole altezza, lo puntò divertita – “E tu chi sei soldino di cacio?”

“Soldino è Lula, io sono Pepe!” – e rise adorabile.

“Ok, siete i figli di Geffen?”

“Infatti!” – esclamò allegro Lula.

“Bene gente, sono qui per affari, possiamo parlare, mettendoci più comodi? E, soprattutto, dandoci del tu?” – e sorrise affabile, un po’ civettuola.

“Siamo appena arrivati Miss. Room, non so neppure dove sono le chiavi per entrare, doveva esserci anche il segretario del notaio, che mi ha cercato per l’eredità” – spiegò Glam.

“Ah per quelle so io, dove Betty le nascondeva sempre! Nel ranocchio di ceramica viola, eccolo lì”

Pepe andò subito a controllare ed esultò, trovando il mazzo, di cui parlava Loretta.

“Bene … Andiamo pure” – soggiunse Geffen perplesso, mentre Leto gli faceva un simpatico occhiolino.




Chris stava scrutando il cielo, oltre ai vetri della sua camera, senza potersi alzare, per avvicinarsi al davanzale, dove non mancava mai un mazzo di fiori freschi, sistemato poche ore prima da Tom.

Era troppo debole, per la dieta, per le pulsazioni spesso irregolari, quanto la sua pressione arteriosa ballerina.

“Fatta già colazione?”

Il tono allegro di Reedus investì i suoi pensieri.

Hemsworth si girò a guardarlo, abbozzando un sorriso – “Sì … Che buon profumo, ciao Norman”

“Buongiorno per tutto il giorno! Tom mi ha detto della fantastica novità! Dunque ci siamo?” – e si mise seduto sul bordo, pescando nel sacchetto, una brioche ancora fumante.

“A quanto pare sì”

“E come mai questo muso lungo, Chris?”

Il tenente fece spallucce – “Me la sto facendo sotto, ok?” – sbottò nervoso.

Reedus lo ricambiò con un sorriso carico di dolcezza, come il suo gesto, di aggiustargli le ciocche bionde, ai lati delle tempie – “E’ normale … Anch’io, ne ho, per te, se davvero vuoi saperlo” – ammise più serio ed intenso.

Chris non lo aveva mai visto così.

“Ho un cuore nuovo di zecca, che mi aspetta pulsante in una teca; così me lo ha raccontato Tommy: fa una certa impressione, tu non credi?” – chiese quasi con timidezza.

“E’ la scienza, è una nuova frontiera, a quanto ne so … Certo non ho molta stima di quei due, se devo essere sincero e”

“Sì, dovresti esserlo, con me, Norman!” – lo troncò brusco.

Reedus avvampò.

“Su cosa?”

“Su quello a cui vado incontro, perché Tom, temo, non sia più molto affidabile, visto che non gli resta che assecondarmi, ok?”

“Ma …” – e deglutì a vuoto, pensando di averla fatta franca, sull’esplorare, con Hemsworth i propri sentimenti reciproci – “… ma se eri così entusiasta per il trapianto: cosa ti prende ora?”

“Mi prende che se dovesse andare male, io non ci sarei più in alcun modo, per Tom e Luna, mentre al momento in qualche modo, da schifo certo, ci sono, anche se handicappato!”

“E ci sarai sempre, Chris … Non solo per loro …”

Si guardarono.

Avevano entrambe il fiato corto e gli occhi lucidi.

“Promettimi che ne usciremo vivi, allora, come quando andavamo in missione: lo faresti per me Norman? Ancora una volta, la più importante?”

Reedus annuì, trattenendosi nel non dirgli che avrebbe fatto qualsiasi cosa, per lui, in realtà.
Anche lasciato la moglie, affrontato un divorzio, condiviso le figlie, a costo di rimetterci, anche la carriera, se necessario, pur di stargli vicino.

Se solo non ci fosse stato Tom, che rispettava ed ammirava dal primo istante.

Il conflitto interiore, che stava metabolizzando a stento, lo soffocava, inesorabile.

Meglio andarsene, ma non senza avere consolidato quella promessa indispensabile, per Chris.

“Te lo assicuro, andrà una meraviglia e ti offrirò la solita birra, ok?” – e rise, trattenendo le lacrime.

Hemsworth si sollevò quanto bastava per abbracciarlo forte.

“Grazie … sei un vero amico … sei il migliore Norman … Grazie.”




Geffen strinse tra le mani una cornice in argento, chiudendo le palpebre, nel mezzo del salotto, dove gli altri lo stavano ascoltando, nel suo colloquio con Loretta, da circa dieci minuti.

“Mio cugino Eddy, era speciale … Più intelligente di chiunque, introverso, visionario” – disse assorto e Loretta fece un cenno di assenso.

“Betty lo amava tanto, ma non sapeva di lui, non l’avrebbe mai accettato, questo era ciò che Eddy pensava”

Glam tornò a scrutarla – “Non ci frequentammo in età adulta, bensì da piccoli: giocavamo a baseball, ma a lui non piaceva, questo lo ricordo bene … Poi, ai tempi dell’università sparì e venne a Santa Barbara, nessuno capì il perché”

“Perché i suoi lo assillavano, con progetti assurdi, una carriera politica insomma”

“Come il padre, mio zio, posso capirlo, ma c’era dell’altro, vero Loretta?”

“Sì Glam … C’eravamo noi … E Eddy era uno di noi: ti immagini la reazione di Betty, ricca signora di Los Angeles, cognata del mitico avvocato Geffen, il tuo di padre intendo” – e rise aspra.

“Mio zio, in compenso, era diverso: preferivo stare con lui ed a me di fare il senatore sarebbe anche piaciuto, il che lo fece affezionare ancora di più, specialmente in assenza di Eddy”

“Lui ti voleva bene, parlava spesso di te e cinque anni fa avrebbe voluto chiamarti, farti sapere della sua trasformazione, visto cosa stavi combinando” – ed un po’ tutti risero, un po’ meno tesi.

“Perché non l’ha fatto, allora?”

Loretta scosse il capo ossigenato – “Non c’è stato il tempo Glam” – bissò triste.

“Per l’incidente d’auto? So che è morto così e poi Betty venne qui e non seppi più nulla di lei: del resto era vedova, Eddy era figlio unico, forse voleva vivere dove lui aveva trascorso la maggior parte della sua esistenza”

“Eddy non perse la vita in un frontale, come persino la stampa scrisse: Betty aveva ancora molte conoscenze ed insabbiò la verità, per rispettare la memoria di Ed”

“Come morì, dunque?”

“L’hanno ammazzato … di botte, fuori un locale, poco distante da questa zona, Glam: questa è la verità”

“I responsabili sono stati puniti, almeno?” – chiese veemente.

“No … La fecero franca e poi svanirono, chissà dove … Temo che Eddy non fosse il primo trans, ad essere preso di mira e massacrato … Ne sparirono diversi, in quell’estate torrida, ma la polizia se ne infischiò: per loro erano delle prostitute, ma, ve lo garantisco, nessuna di noi la è!”

“Se anche fosse, se faceste questo per vivere, siete e rimarrete delle ottime persone!” – intervenne Leto, emozionato e sconvolto, scattando in piedi.

Loretta lo avvolse – “Ognuno di voi, Jared, con il percorso, che avete affrontato, con le battaglie, che avete combattuto, per i nostri ed i vostri diritti, siete assolutamente straordinari, per il comitato, che io rappresento e che Betty sponsorizzava … Ed arrivo al punto della mia visita, Glam … Questo posto, la villa di Betty, sarebbe l’ideale per accogliere chi è in difficoltà, fornendogli anche un’assistenza psicologica ed un piatto caldo … Noi siamo sotto sfratto: dai locali dell’attuale sede, ci sbatteranno in strada tra tre giorni” – sospirò afflitta, ma dignitosa.

Geffen prese il mazzo di chiavi, dalla mensola sopra al caminetto, poi brandì il polso sinistro di Loretta, ingioiellato con dei monili molto anni settanta, posandole nel palmo il suo modo di onorare Eddy: “Spero abbiate già imballato tutto: domani cercherò un camion e vi aiuteremo a traslocare”

“Glam …”

“So che avrete cura di questo posto e di chi accoglierete: faremo un’offerta, vi aiuterò personalmente, non ci saranno più problemi e, se ci fossero, tu dovrai chiamarmi subito, d’accordo bella signora?” – e sorrise con serenità.

“Tu sei … incredibile” – mormorò stranita lei, guardandolo.

“Sbagli, tu la sei … Ti ringrazio per avere voluto bene ad Eddy, anche per me” – e se ne andò, verso il parco, camminando senza fretta.



Questa volta fu Jared a rincorrerlo, senza che Farrell potesse o volesse impedirglielo, mentre Jude lo stava fissando.

Giunti verso un labirinto di siepi, Geffen si fermò, sorridendogli – “Torna da Colin, lui ha più bisogno di me, della tua presenza Jay”

Il cantante si bloccò, ad un passo da lui.

“Ed io ho bisogno di dirti quanto sei stato unico, là dentro, un secondo fa Glam” – ribatté, convinto.

“Stavo pensando a quante persone mi sono perso per strada, sai Jay? A quanto mi sono … distratto, da chi, come Eddy, era importante per me, ma non abbastanza per capirne la natura, i sogni, le ambizioni, le necessità” – affermò assorto e provato da emozioni scomode.

“Cosa ti rimproveri, io non lo capisco Glam: tu non hai colpe, se è questo che pensi e non puoi salvare il mondo, anche se spesso dai questa impressione, più che giusta, di te, sai?”

Geffen si morse le labbra - “Se avessi avuto bisogno di denaro, avrei venduto la proprietà e”

“No!” – Leto lo tagliò netto, poi sorrise, dandogli una carezza doppia, sulle guance ispide – “… No, Glam … Tu l’avresti fatto comunque, io ti conosco e ti ringrazio, per come sei, per quello che riesci a realizzare, a risolvere, a migliorare, a … salvare

Il cellulare di Geffen li interruppe.

“E’ Antonio … Sì, pronto … No, sono fuori città, te lo avevo detto”

La conversazione sembrò rimanere sospesa per qualche istante, mentre Glam ascoltava il suo interlocutore.

“Vincent … Ma non posso crederci … E tu gli hai dato il jet? Cosa vuol dire che non potevi fare diversamente, Antonio? … Ok, ok, ma io non posso rientrare e … Va bene, sì, tu ed io non abbiamo mai avuto questa conversazione, ciao!” – e chiuse la chiamata, imprecando.

“Ma che diavolo succede, Glam?”

“Non ci crederai mai … Mai Jared.”












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