martedì 10 novembre 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 32

Capitolo n. 32 – nakama





“Bella come la principessa di una favola, papi?”

Tom sorrise – “Sì Luna, proprio come una principessa delle favole, papà Chris ed io lo diciamo sempre, ma quando tu non ci ascolti” 

“Ok … Allora me la leggi di nuovo, dai, se no non dormo” – e fece gli occhi grandi, ai quali non si poteva dire di no.

Hiddleston aprì il libro, seduto sul bordo di quel letto a baldacchino, nella cameretta di Luna, a casa di nonno Antonio.

“Va bene … Dunque … C’era una volta …”



I polsi di Niall dolevano leggermente.

Tim era stato esuberante, mentre facevano l’amore, ma ora lo stava cullando, quasi a chiedergli scusa.

In fondo era geloso marcio di Ruffalo, anche se, a cena, aveva detto al compagno di non prendersela per l’atteggiamento dell’ex, di andare avanti e di aspettare il momento più opportuno per affrontarlo con serenità, senza insultarlo e poi fuggire via.

Già fuggire via …




Mark scrisse e riscrisse quella breve missiva almeno una decina di volte.

Il mazzo di orchidee lo aveva messo nell’enorme frigorifero, quasi sempre vuoto, da quando Horan se n’era andato via.

Il takeaway era così comodo ed anche mangiare fuori, in qualche locale tipico, non gli sembrava poi così deprimente, da quando era tornato single.

Eppure doveva assemblare poche frasi, per convincere Niall ad incontrarlo, per fare un minimo di chiarezza.

Per dirgli che gli voleva bene.

E per non dirgli che lo amava ancora così tanto.




Di un amore perduto e ripreso per i capelli, per l’ennesima occasione che il fato, ma, soprattutto Jared, gli aveva dato, Colin non riusciva a realizzarlo pienamente, fermo a quel semaforo, aspettando che scattasse il verde.

Il fioraio all’angolo, dove anche Mark si era fermato, prima di rientrare a casa, era aperto con orario continuato.

Lo gestivano tre fratelli polacchi, che si davano il cambio, con le rispettive mogli, durante le ventiquattrore quotidiane, offrendo un servizio completo ad una clientela spesso celebre.

Vedersi Farrell scendere dal suv non fu quindi una sorpresa per i gestori, che non furono i soli a notarlo.

Un drappello di motociclisti, poco più in là, sul lungomare, schiamazzava al passaggio di ogni ragazza, ma si ammutolì per qualche secondo, vedendo il noto attore avvicinarsi alle corbeille di rose e gigli, per sceglierne alcuni, con un sorriso stampato in faccia, da dare loro un fastidio profondo.

Pochi passi e gli furono intorno.

Olga e Dimitri si irrigidirono, temendo una rapina, ma quelli non se la sarebbero presa con loro.

Unicamente con l’irlandese, che non si rese neppure conto da dove fosse arrivato il primo pugno e poi un secondo, quindi una raffica di calci e sputi.

Le invettive di quei delinquenti fecero allontanare chiunque, anche se qualcuno chiamò il 911.

Anche Colin provò a fuggire, ma il più grosso lo afferrò alle spalle, mentre uno dei suoi amici faceva sventolare una mazza da baseball, ridendo e sfottendo “questo frocio succhiacazzi! E se ci facessimo fare tutti un lavoretto eh gente?!” – e la sua voce sembrò mozzarsi, di netto, così la sua figura massiccia, che carambolò ad una decina di metri, dopo che un Hummer la centrò in pieno.

Il resto della banda rimase scioccata da quel volo e dalla frenata assordante del mezzo blindato, dal quale scese Geffen, armato di una Smith & Wesson, dalla quale partirono tre spari, verso il cielo.

“I prossimi saranno per voi, avete capito fottuti bastardi??!” – ruggì l’avvocato, puntandoli uno ad uno.

Le sirene della polizia si mescolarono ai rombi delle loro Harley Davidson, ma la fuga fu breve.

“Glam …”

La voce di Farrell, sofferente, gli giunse come una pugnalata al petto.

Geffen si precipitò da lui, per soccorrerlo – “Calmati, l’ambulanza sta arrivando, andrà tutto bene, ok? Non addormentarti, rimani con me Colin, avanti!”

Le stelle furono inghiottite da un lago di inchiostro.



“Maledetta penna, è di Carter, quel taccagno, le compra tutte al discount!”

Reedus si lamentò comico, provando a sottolineare i punti, che Chris voleva analizzare, sul rapporto Rattler.

“Hai finito somaro, io dovrei anche dormire!”

“Un attimo, ci sono” – Norman sorrise.

Era davvero carino.

“Questo farmaco, Kolestor H, ma è davvero miracoloso?” – chiese Hemsworth, sbadigliando.

“Pare di sì, per l’Aids di tipo due e qualche altro virus, ma non lo hanno sperimentato legalmente, potrebbe avere effetti collaterali dannosi”

“O semplicemente funzionare e volevano boicottarlo” – osservò il biondo, inforcando degli occhialini da lettura, con la montatura verde acqua.

“E quelli?” – ridacchiò il più anziano.

“Sono presbite, non solo finocchio, va bene?” – e gli fece una smorfia.

Norman avvampò.

“Ma io non volevo mica offenderti, quando ti ho detto che sei un”

“Ma finiscila!” – Chris scoppiò a ridere: era di ottimo umore, quel giorno era trascorso senza crisi di debolezza e neppure ansia per l’intervento ormai prossimo.

Reedus era stato il primo collega, al quale il tenente aveva detto di lui e Tom, facendoglielo conoscere, senza esitazioni.

“Tu sai tutto di me, Norman …” – mormorò dolce.

“E di Tommy, certo, non mi hai mai nascosto niente … E pure io ti ho fatto conoscere Sara, durante la sua prima dieta vegana, quando era come incontrare un T-Rex! Non so chi ha avuto più coraggio, tra noi!”

Risero insieme.

Reedus si sporse e gli diede un bacio in mezzo alla fronte, a stampo, sorprendendolo non poco: Chris deglutì a vuoto – “Guarda che se vuoi venire a letto con me, hai scelto la serata sbagliata, sono a pezzi” – scherzò il biondo, ma il suo cuore perse un battito.

E non per quel colpo di revolver.




“Lei ce l’ha il porto d’armi per questa, vero signor Geffen?”

Lo sbirro aveva uno sguardo viscido.
Per Glam non fu complicato intendere quanto fosse anche omofobo.

“E’ ovvio, ma non ho tempo per i suoi verbali adesso: devo andare in ospedale subito, può trovarmi a questi recapiti” – e gli porse un biglietto da visita.

“Sì, vada pure, non voglio trattenerla, non voglio guai: si tenga a disposizione e domani passi al comando, siamo intesi?”

“La ringrazio, non mancherò, buona notte” – e sparì veloce, prima che quello cambiasse idea.

Una matricola si avvicinò al suo superiore, che stava annotando la targa del mezzo del legale più noto di Los Angeles.

“Ehi sergente, ma lo lascia andare via così? Ha quasi ammazzato quel tipo e”

“I testimoni affermano che il tipo stava per assestare un fuori campo, sul bel musetto di quel finocchio di Dublino, quindi è stata legittima difesa: non fare troppe domande, comunque, io ho appena parlato con un demonio sceso in terra, nel caso non conoscessi la reputazione di Glam Geffen, è chiaro?” – sibilò, per poi salire a bordo della prima volante, arrivata sul posto, che si allontanò a lampeggianti spenti.





Zaffiri, di luce e sale.

Così sembrarono, gli occhi di Jared, alla vista di Farrell.

“Tesoro …”

“Non stancarti Cole … Mio Dio” – e singhiozzando, Leto si sollevò, sino a stringerlo a sé.

“Come direbbe Yari? Papà ti hanno suonato come un tamburo?” – e tossì, provando a farlo sorridere, con quell’amara ironia – “… anzi no, queste sono le tipiche battute di Shannon, vero?”

“Come ci riesci, amore?”

“A fare cosa? Cacciarmi nei guai?”

“No, a darmi conforto, quando dovrei essere io a farlo”

Colin inspirò – “Tu l’hai fatto così tante volte, credimi” – e gli baciò il palmo della mano sinistra.

“Come mai ti eri fermato? E perché non c’era il solito bodyguard della produzione con te?” – chiese più angosciato il leader dei Mars, tamponandogli la fronte madida, per l’effetto degli antidolorifici.

“Joe è diventato padre, di una bimba, è nata qui, al sesto piano” – Farrell sorrise con tenerezza – “… erano le sette, credo e gli ho detto di correre dalla sua compagna, non poteva perdersi i primi minuti della loro Eve”

“E non c’era nessun altro?” – il cantante insistette, scacciando via i sensi di colpa, per quella strana coincidenza di eventi, incastrati in una similitudine beffarda.

“C’era Glam … Lui c’è sempre … E’ stato un angelo vendicatore … Temo sia nei guai, ha fatto decollare quel bastardo, che voleva sfigurarmi” – gli rivelò, senza sapere che Geffen aveva già informato Jared, sulla dinamica della rissa.


“Glam ci è abituato … anche a salvarci, vero?”

“Sì, lo fa sempre … Gli sono debitore … E comunque, io mi ero fermato per comprarti un bouquet, dove nascondere una cosa, ma adesso non serve più: mi passeresti la giacca, Jay?”

“Sì, ok … Eccotela”

Dalla tasca con la zip, Farrell estrasse un cofanetto – “Non era così, che volevo dartele … Le nostre fedi nuziali, per decidere, insieme a te, la data della nostra cerimonia, piccolo”

“Cole …”

“Pensavo alla vigilia di Natale, così per il tuo compleanno saremo già in luna di miele, dopo che avremo trascorso le feste in famiglia, che ne pensi?”

“Penso che … sei incredibile” – e lo baciò, facendolo sussultare, per la tumefazione livida, ai lati della sua bocca disidratata.

“Dimmi di sì, Jay … E preparerò un evento da favola …”

Leto annuì, in lacrime.




“E vissero tutti, felici e contenti … Luna … ehi principessa …”

La voce di Tom era ormai un vento leggero, sul richiudersi di quel volume illustrato di mille colori.

La sua cucciola era nel mondo dei sogni, da diversi minuti, ma lui volle ugualmente portare a termine la storia, come d’abitudine.

Al terapista non piaceva lasciare le cose a metà.

Inviò un sms a Chris, dicendogli che sarebbe tornato da lui, nonostante fossero quasi le undici.

Del resto Hiddleston non aveva problemi ad entrare ed uscire dall’ospedale, in qualunque orario e la voglia di stare con il padre di Luna, gli stava attanagliando ogni pensiero.

Lui non voleva sprecare alcuna occasione, per stargli accanto, perché il trapianto poteva anche portarglielo via.

Tom non riusciva a non pensarci.

Quell’ipotesi lo stava consumando, quanto una candela ed il destino minacciava di derubarlo ulteriormente.

Come l’alba fa, con l’ultimo sogno di mezzanotte.








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