Capitolo n. 32 – nakama
“Bella come la
principessa di una favola, papi?”
Tom sorrise – “Sì Luna,
proprio come una principessa delle favole, papà Chris ed io lo diciamo sempre,
ma quando tu non ci ascolti”
“Ok … Allora me la
leggi di nuovo, dai, se no non dormo” – e fece gli occhi grandi, ai quali non
si poteva dire di no.
Hiddleston aprì il
libro, seduto sul bordo di quel letto a baldacchino, nella cameretta di Luna, a
casa di nonno Antonio.
“Va bene … Dunque …
C’era una volta …”
I polsi di Niall
dolevano leggermente.
Tim era stato
esuberante, mentre facevano l’amore, ma ora lo stava cullando, quasi a
chiedergli scusa.
In fondo era geloso
marcio di Ruffalo, anche se, a cena, aveva detto al compagno di non prendersela
per l’atteggiamento dell’ex, di andare avanti e di aspettare il momento più
opportuno per affrontarlo con serenità, senza insultarlo e poi fuggire via.
Già
fuggire via …
Mark scrisse e
riscrisse quella breve missiva almeno una decina di volte.
Il mazzo di orchidee lo
aveva messo nell’enorme frigorifero, quasi sempre vuoto, da quando Horan se
n’era andato via.
Il takeaway era così
comodo ed anche mangiare fuori, in qualche locale tipico, non gli sembrava poi
così deprimente, da quando era tornato single.
Eppure doveva
assemblare poche frasi, per convincere Niall ad incontrarlo, per fare un minimo
di chiarezza.
Per dirgli che gli
voleva bene.
E
per non dirgli che lo amava ancora così tanto.
Di un amore perduto e
ripreso per i capelli, per l’ennesima occasione che il fato, ma, soprattutto
Jared, gli aveva dato, Colin non riusciva a realizzarlo pienamente, fermo a
quel semaforo, aspettando che scattasse il verde.
Il fioraio all’angolo,
dove anche Mark si era fermato, prima di rientrare a casa, era aperto con
orario continuato.
Lo gestivano tre
fratelli polacchi, che si davano il cambio, con le rispettive mogli, durante le
ventiquattrore quotidiane, offrendo un servizio completo ad una clientela
spesso celebre.
Vedersi Farrell
scendere dal suv non fu quindi una sorpresa per i gestori, che non furono i
soli a notarlo.
Un drappello di
motociclisti, poco più in là, sul lungomare, schiamazzava al passaggio di ogni
ragazza, ma si ammutolì per qualche secondo, vedendo il noto attore avvicinarsi
alle corbeille di rose e gigli, per sceglierne alcuni, con un sorriso stampato
in faccia, da dare loro un fastidio profondo.
Pochi passi e gli
furono intorno.
Olga e Dimitri si
irrigidirono, temendo una rapina, ma quelli non se la sarebbero presa con loro.
Unicamente con
l’irlandese, che non si rese neppure conto da dove fosse arrivato il primo pugno
e poi un secondo, quindi una raffica di calci e sputi.
Le invettive di quei
delinquenti fecero allontanare chiunque, anche se qualcuno chiamò il 911.
Anche Colin provò a
fuggire, ma il più grosso lo afferrò alle spalle, mentre uno dei suoi amici faceva
sventolare una mazza da baseball, ridendo e sfottendo “questo frocio
succhiacazzi! E se ci facessimo fare tutti un lavoretto eh gente?!” – e la sua
voce sembrò mozzarsi, di netto, così la sua figura massiccia, che carambolò ad
una decina di metri, dopo che un Hummer la centrò in pieno.
Il resto della banda
rimase scioccata da quel volo e dalla frenata assordante del mezzo blindato,
dal quale scese Geffen, armato di una Smith & Wesson, dalla quale partirono
tre spari, verso il cielo.
“I prossimi saranno per
voi, avete capito fottuti bastardi??!” – ruggì l’avvocato, puntandoli uno ad
uno.
Le sirene della polizia
si mescolarono ai rombi delle loro Harley Davidson, ma la fuga fu breve.
“Glam …”
La voce di Farrell,
sofferente, gli giunse come una pugnalata al petto.
Geffen si precipitò da
lui, per soccorrerlo – “Calmati, l’ambulanza sta arrivando, andrà tutto bene,
ok? Non addormentarti, rimani con me Colin, avanti!”
Le
stelle furono inghiottite da un lago di inchiostro.
“Maledetta penna, è di
Carter, quel taccagno, le compra tutte al discount!”
Reedus si lamentò
comico, provando a sottolineare i punti, che Chris voleva analizzare, sul
rapporto Rattler.
“Hai finito somaro, io
dovrei anche dormire!”
“Un attimo, ci sono” –
Norman sorrise.
Era davvero carino.
“Questo farmaco, Kolestor
H, ma è davvero miracoloso?” – chiese Hemsworth, sbadigliando.
“Pare di sì, per l’Aids
di tipo due e qualche altro virus, ma non lo hanno sperimentato legalmente,
potrebbe avere effetti collaterali dannosi”
“O semplicemente
funzionare e volevano boicottarlo” – osservò il biondo, inforcando degli
occhialini da lettura, con la montatura verde acqua.
“E quelli?” – ridacchiò
il più anziano.
“Sono presbite, non
solo finocchio, va bene?” – e gli fece una smorfia.
Norman avvampò.
“Ma io non volevo mica
offenderti, quando ti ho detto che sei un”
“Ma finiscila!” – Chris
scoppiò a ridere: era di ottimo umore, quel giorno era trascorso senza crisi di
debolezza e neppure ansia per l’intervento ormai prossimo.
Reedus era stato il
primo collega, al quale il tenente aveva detto di lui e Tom, facendoglielo
conoscere, senza esitazioni.
“Tu sai tutto di me,
Norman …” – mormorò dolce.
“E di Tommy, certo, non
mi hai mai nascosto niente … E pure io ti ho fatto conoscere Sara, durante la
sua prima dieta vegana, quando era come incontrare un T-Rex! Non so chi ha
avuto più coraggio, tra noi!”
Risero insieme.
Reedus si sporse e gli
diede un bacio in mezzo alla fronte, a stampo, sorprendendolo non poco: Chris
deglutì a vuoto – “Guarda che se vuoi venire a letto con me, hai scelto la
serata sbagliata, sono a pezzi” – scherzò il biondo, ma il suo cuore perse un
battito.
E
non per quel colpo di revolver.
“Lei ce l’ha il porto
d’armi per questa, vero signor Geffen?”
Lo sbirro aveva uno
sguardo viscido.
Per Glam non fu
complicato intendere quanto fosse anche omofobo.
“E’ ovvio, ma non ho
tempo per i suoi verbali adesso: devo andare in ospedale subito, può trovarmi a
questi recapiti” – e gli porse un biglietto da visita.
“Sì, vada pure, non
voglio trattenerla, non voglio guai: si tenga a disposizione e domani passi al
comando, siamo intesi?”
“La ringrazio, non
mancherò, buona notte” – e sparì veloce, prima che quello cambiasse idea.
Una matricola si
avvicinò al suo superiore, che stava annotando la targa del mezzo del legale
più noto di Los Angeles.
“Ehi sergente, ma lo
lascia andare via così? Ha quasi ammazzato quel tipo e”
“I testimoni affermano
che il tipo stava per assestare un fuori
campo, sul bel musetto di quel finocchio di Dublino, quindi è stata
legittima difesa: non fare troppe domande, comunque, io ho appena parlato con
un demonio sceso in terra, nel caso non conoscessi la reputazione di Glam
Geffen, è chiaro?” – sibilò, per poi salire a bordo della prima volante,
arrivata sul posto, che si allontanò a lampeggianti spenti.
Zaffiri,
di luce e sale.
Così sembrarono, gli
occhi di Jared, alla vista di Farrell.
“Tesoro …”
“Non stancarti Cole …
Mio Dio” – e singhiozzando, Leto si sollevò, sino a stringerlo a sé.
“Come direbbe Yari?
Papà ti hanno suonato come un tamburo?” – e tossì, provando a farlo sorridere,
con quell’amara ironia – “… anzi no, queste sono le tipiche battute di Shannon,
vero?”
“Come ci riesci,
amore?”
“A fare cosa? Cacciarmi
nei guai?”
“No, a darmi conforto,
quando dovrei essere io a farlo”
Colin inspirò – “Tu
l’hai fatto così tante volte, credimi” – e gli baciò il palmo della mano
sinistra.
“Come mai ti eri
fermato? E perché non c’era il solito bodyguard della produzione con te?” –
chiese più angosciato il leader dei Mars, tamponandogli la fronte madida, per
l’effetto degli antidolorifici.
“Joe è diventato padre,
di una bimba, è nata qui, al sesto piano” – Farrell sorrise con tenerezza – “…
erano le sette, credo e gli ho detto di correre dalla sua compagna, non poteva
perdersi i primi minuti della loro Eve”
“E non c’era nessun
altro?” – il cantante insistette, scacciando via i sensi di colpa, per quella
strana coincidenza di eventi, incastrati in una similitudine beffarda.
“C’era Glam … Lui c’è
sempre … E’ stato un angelo vendicatore … Temo sia nei guai, ha fatto decollare
quel bastardo, che voleva sfigurarmi” – gli rivelò, senza sapere che Geffen
aveva già informato Jared, sulla dinamica della rissa.
“Glam ci è abituato …
anche a salvarci, vero?”
“Sì, lo fa sempre … Gli
sono debitore … E comunque, io mi ero fermato per comprarti un bouquet, dove
nascondere una cosa, ma adesso non serve più: mi passeresti la giacca, Jay?”
“Sì, ok … Eccotela”
Dalla tasca con la zip,
Farrell estrasse un cofanetto – “Non era così, che volevo dartele … Le nostre
fedi nuziali, per decidere, insieme a te, la data della nostra cerimonia,
piccolo”
“Cole …”
“Pensavo alla vigilia
di Natale, così per il tuo compleanno saremo già in luna di miele, dopo che
avremo trascorso le feste in famiglia, che ne pensi?”
“Penso che … sei
incredibile” – e lo baciò, facendolo sussultare, per la tumefazione livida, ai
lati della sua bocca disidratata.
“Dimmi di sì, Jay … E
preparerò un evento da favola …”
Leto
annuì, in lacrime.
“E vissero tutti,
felici e contenti … Luna … ehi principessa …”
La voce di Tom era
ormai un vento leggero, sul richiudersi di quel volume illustrato di mille
colori.
La sua cucciola era nel
mondo dei sogni, da diversi minuti, ma lui volle ugualmente portare a termine
la storia, come d’abitudine.
Al terapista non
piaceva lasciare le cose a metà.
Inviò un sms a Chris,
dicendogli che sarebbe tornato da lui, nonostante fossero quasi le undici.
Del resto Hiddleston
non aveva problemi ad entrare ed uscire dall’ospedale, in qualunque orario e la
voglia di stare con il padre di Luna, gli stava attanagliando ogni pensiero.
Lui non voleva sprecare
alcuna occasione, per stargli accanto, perché il trapianto poteva anche
portarglielo via.
Tom non riusciva a non
pensarci.
Quell’ipotesi lo stava
consumando, quanto una candela ed il destino minacciava di derubarlo ulteriormente.
Come
l’alba fa, con l’ultimo sogno di mezzanotte.
Nessun commento:
Posta un commento