martedì 1 dicembre 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 36

Capitolo n. 36 – nakama



La serra delle piante aromatiche, a Jared, sembrò deserta, ma sbagliava.

Kevin stava cercando un posacenere, per spegnere la Camel, ormai consumata ed alla fine.

Le evoluzioni di fumo, oltre ai suoi capelli ondulati, ma corti, si arrampicavano nell’aria dispettosi, come i suoi pensieri.

Aveva appena assistito al dialogo tra il cantante dei Mars ed il suo ex, poco oltre la soglia di quel luogo, carico di profumi e colori provenzali.

“Eri qui dunque …” – esordì Leto, arrivando alle sue spalle, per poi bloccarsi a breve distanza da Kevin, che non si girò.

“Non vi stavo spiando, se è questo che credi” – replicò a tono basso, accendendosi una seconda sigaretta.

“Pensavo avessi smesso” – e sorrise, posandogli una mano sulla spalla destra, per voltarlo finalmente a sé – “Anche se bella, non mi piace parlare alla tua schiena, Kevin”

Quella battuta lo fece arrossire, ma il bassista mantenne una calma di circostanza, dando voce alle proprie riflessioni.

“Quando ero in ritiro, Jay, ho preso un foglio ed ho tracciato tre linee verticali, suddividendo l’elenco di chi volessi come amico, amore ed amante” – e rise, notando un lieve stupore nelle iridi dell’altro.

“Scommetto che il nome di Glam è apparso in tutte le sezioni, vero?”

“Infatti, daddy ha il suo posto, in ognuna di esse”

“Continui a chiamarlo in quel modo”

“Se pensi che io sia ridicolo ad apostrofarlo ancora così, non sai che figura ci fai tu, a rincorrerlo come un cane fa con un osso, sai?”

Sostenere gli zaffiri puntati di Leto non era semplice, ma quel discorso, già affrontato, ma mai definito, forse era giunto ad una resa dei conti, ad un epilogo necessario, tra loro.

Il ragazzo di Bossier City strinse i pugni, sotto il bordo delle lunghe maniche, del suo chiodo in pelle nera, mentre il ragazzo con la motocicletta, che si fermò a soccorrere Geffen in panne con la sua Ferrari, assottigliò le palpebre, guardandolo senza timore alcuno.

“Il mio rapporto con Glam non è a questo punto, se davvero vuoi saperlo, Kevin”

“E dove siete, adesso, sentiamo!” – e sorrise un po’ strafottente.

“Ti credi speciale perché hai un figlio con lui?”

“Lula è e sarà sempre la nostra vita, così Pepe, per Glam e Robert, questo è un punto a nostro favore, anche se non l’ho mai preso in considerazione per considerarmi migliore di te e neppure Rob l’avrà fatto” – tenne duro, provando un senso di superiorità, effettivamente, per via di soldino.

Jared prese un respiro – “Anch’io e Glam avremo un bambino”

Kevin aggrottò la fronte spaziosa, allargando un po’ le braccia muscolose – “Ma se siete divorziati, come potrete accedere ad un’adozione?!”

“Non si tratta di questo, sto parlando di Stella e del progetto, al quale né io e tanto meno Glam, abbiamo rinunciato” – rivelò, conquistando una meta sgradevole, ai sensi di Farrell, arrivato sulla scena, alla ricerca del futuro marito.

Kevin scosse il capo, senza notarlo, almeno quanto Jared.

“Daddy mi ha detto che, con Colin, vi risposerete a breve e tu, senza alcun buon senso, riconoscerai il bimbo di Stella, geneticamente concepito da Glam? Ma dai i numeri?”

“Affatto, io posso farlo!”

“E Glam lo sa?”

“Ora sì”
Geffen si affiancò a Colin, rimasto in silenzio, sconcertato nell’apprendere le intenzioni del compagno.

“Glam … Cole …?”

“Sei una sorpresa senza fine Jay, devo ammetterlo” – disse gelido l’irlandese, poi si allontanò, faticosamente, sulle sue stampelle.

“Cole aspetta!”




“Sembra una trottola, forse sta facendo una gara podistica”

La battuta di Law, acida, come la sua occhiata, in direzione dei movimenti di Leto, poco lontani dalla postazione, condivisa con Robert, fece ridere quest’ultimo, con spensieratezza.

“Tutti lo vogliono, ma chissà chi se lo meriterà veramente” – disse sibillino l’americano.

“Come una piaga sociale?”

“Dai Jude, quanto sei cattivo”

“Penso a Colin, al fatto che Jared lo prende in giro ad ogni buona occasione, dove Glam si infila a pennello, alla stregua di un guanto di velluto”

“Su di una manina candida ed innocente?”

Risero.

“Jared non è né l’una e tanto meno l’altra cosa: li ha costantemente manovrati come burattini, siamo onesti Robert”

“A costo di farti incazzare, è mia intenzione difendere la principessa Sissy”

“Questa poi” – Law si lisciò il mento e poi la stempiatura – “… forse le sue crisi esistenziali, inficiano la tua obiettività, amore” – insinuò più tranquillo.

“Scherzi a parte, non credi che Jared abbia sofferto almeno quanto loro, per questa perenne situazione, in bilico tra due realtà, dove avrebbe potuto essere felice, ma non lo è mai stato veramente?”

“Tu lo sei, Rob? Perché a me non interessa di lui e forse neppure di Colin, che non riesce a farlo smettere, di calpestarlo intendo”

Downey gli diede un lungo bacio, poi incastrò i loro profili – “Io ti ho scelto, Jude, se non te ne fossi accorto e non tornerò sui miei passi, a girare a vuoto come dici tu, alla stregua di una trottola” – e scese nel collo dell’inglese, sensuale ed unico, come esclusivamente riusciva ad essere lui.

“Voglio fare l’amore con te Rob … Adesso.”




Tom frenò la sedia a rotelle, nell’angolo predisposto per farsi una doccia in maniera decente, ma con l’indispensabile ausilio di qualcuno.

Chris si sentiva fortunato, nel non dovere ricorrere a qualche inserviente specializzato del reparto, perché si sarebbe vergognato a morte.

La sua bellezza stava come sfiorendo, affaticata da quell’ormai lunga degenza, ma i gesti amorevoli di Tom, lo facevano rinascere.

Ogni volta.

“Non … non devi toccarmi per forza” – disse piano, baciandolo tra i capelli, mentre Tom faceva altrettanto, tracciando una scia calda, tra l’ombelico e l’inguine del compagno.

“Ti … ti bagni tutto” – provò ad insistere, ansimando lieve, non senza risparmiarsi nello sfiorargli la schiena nuda, mentre per il resto il fisiatra indossava unicamente i boxer e delle infradito.

“Non importa …” – Tom lo guardò, dal basso, sgranando quei fanali azzurro cielo, dove Chris riusciva a perdersi e ritrovarsi, anche nei momenti peggiori.

Come quello, verso il quale stava correndo, minuto dopo minuto, all’ombra di una clessidra immaginaria, inesorabile e minacciosa.

Lui non aveva alternative.

L’orgasmo lo avrebbe debilitato ulteriormente, ma a Hemsworth non importava: forse sarebbe stato l’ultimo e poi il buio, dell’anestesia, con il ricordo del sorriso di Tom, mentre lo guardava andare via, inghiottito da quell’oscurità.

Chris pianse, venendogli tra le labbra e le dita affusolate, impegnate entrambe a dargli piacere e sollievo.

Tom lo abbracciò vigoroso, come ad infondergli una forza, che l’altro aveva smarrita nelle tenebre.

Nessuna luce.
La speranza era divenuta fragile, perché quel passo era verso l’ignoto assoluto: Chris sarebbe stato una semplice cavia, questa la conclusione, a cui arrivò mentalmente, durante la notte insonne, trascorsa da poco.

Tom si rialzò, tamponandolo con un telo bianco e facendo lo stesso, con il proprio corpo perfetto, anche se smagrito, per lo stress di quelle settimane interminabili.

Chris lo stava osservando, in ogni centimetro della pelle rosea e delicata.

Tommy era un angelo.
Semplicemente questo.




“Lasciami in pace, ok Jared?!”

Il suo gli sembrò un ruggito, dilaniato ed ostile, ma Leto non si sarebbe arreso; non così presto.

“Non volevo che lo venissi a sapere così, accidenti! Stavo per parlartene, anche per dirti che Stella è incinta, Colin!”

Farrell roteò, ormai esperto, nell’usare i propri sostegni in titanio, per guardarlo, livido.

Erano rientrati nella cucina della casa di zia Betty.

Tutto era in ordine, sulle mensole, negli armadietti verniciati da poco, forse uno dei suoi ultimi lavori domestici, di bricolage fai da te.

“Ci sei andato a letto di nuovo?!”

“No, Cole … Non è andata così … La cosa, che più mi fa sentire in colpa, è che mentre tu venivi aggredito, io ero di ritorno dalla clinica, dove … Dove è successo”

Farrell si ossigenò, appoggiandosi ad una penisola semi circolare.

“Come per i gemelli? Per Thomas e Brian?”

“Sì … Sì, anche se mi rendo conto che …” – Leto abbassò lo sguardo colpevole – “… che non fa molta differenza, vero? E’ come se avessimo scopato, Glam ed io, per come la vedi tu” – e deglutì, tamponandosi una lacrima.

“Cosa volevi dimostrare, eh Jay?! A lui o a me, spiegamelo?!”

“Nulla … Io … Io inizio a pensare che non troverò mai una giusta collocazione, nell’universo” – affermò flebile.

“Sai come la penso sui nostri figli ed avrei capito, ma non così, cazzo!!”

“A … avresti capito cosa?” – balbettò, rialzando le sue iridi liquide e smarrite.

“Mi riferisco alle vostre buone intenzioni, con Stella, perché una nascita è sempre la benvenuta, per la premonizione di Lula, su Syria, perché lei era la madre di Isotta, insomma Jared, accidenti, perché non ti sei fidato di me, perché mi hai escluso?!?”

“Forse perché temevo tutto questo”

“Quindi non mi conosci, nonostante quanto abbiamo affrontato e superato, per quanto abbiamo sofferto e”

“Ma io non voglio più soffrire Colin!” – esplose, andando ad abbracciarlo, con disperazione, singhiozzando nella sua spalla sinistra, facendolo oscillare e poi cadere, tra gli sgabelli, che sembrarono soccombere, quanto loro, al passaggio dell’ennesima tempesta.

“Scusami Cole … Perdonami … Se esistesse un nuovo modo, per chiedertelo, io lo userei, credimi, però non so più cosa fare di me e delle cazzate che combino”

Farrell gli baciò gli zigomi tremanti – “… io ti ammazzerei … ti ammazzerei Jared” – disse sconsolato, ma non avrebbe cambiato neppure un frammento, di quell’attimo di loro, quando convergevano nel medesimo punto, fosse anche il più insopportabile.

Perché l’unica cosa, che lo sarebbe stata veramente, per Colin, rimaneva l’eventualità di perderlo.

“Ti odio Jay … ti odio, ti odio, ti odio” – gli respirò nella bocca, tremante e vinto – “… ti amo”




“C’è qualcuno, sulla tua lista, che ha fatto l’en plein, quanto il sottoscritto, Kevin?”

Geffen glielo domandò sorridendo, mentre riordinavano i giocattoli di Lula e Pepe, scesi a fare una merenda con Vas e Peter.

“Ma tu guarda che casino, daddy, nemmeno ci dovessimo fermare qui un mese” – brontolò il musicista, non dandogli retta, apparentemente.

“Strano che tu eviti un chiarimento, dopo avere gettato una simile esca, con Jared poi” – insistette l’avvocato, ormai troppo vicino, per evitarlo fisicamente.

“La risposta è sì ed il nome è quello di Tim, ok?” – lo accontentò, nervoso.

“Hai dei progetti, con lui? O per lui …”

“Voglio vederlo, certo, abbiamo anche una figlia, anche se Niall pensa che Layla sia loro a tutti gli effetti, ma io mi sono distratto giusto un minimo ed ora voglio essere un genitore a tempo pieno anche per lei, oltre che per Lula” – affermò convinto.

Geffen si grattò la nuca, andandosi ad accomodare in poltrona – “E di Jimmy, cosa mi racconti?”

“Jimmy? Acqua passata”

“Vorrei che tu non ripetessi certe stronzate con lui, per il bene di Scott”

“Era consenziente, partecipe e sudato, dopo, se proprio vuoi saperlo daddy!” – e rise, provocatorio e sensuale, in quella sua camicia grigio cenere, attillata e modaiola, sopra ai cargo aderenti sul sedere, sodo e tonico, come il resto del suo fisico abbronzato.

“Con chi passerai il Natale, quindi?” – chiese fissandolo.

“In che senso Glam …?”

“Quali sono le tue aspettative, insomma?”

Kevin si umettò le labbra, azzerando la distanza, per andare ad appoggiare i palmi caldi ed asciutti, sulle ginocchia di Geffen, che lo osservava compiaciuto, mentre si abbassava – “Sono molteplici e non … vincolanti: ok?”

Glam seguì la linea della sua scollatura, con gli indici, arrivando ai capezzoli turgidi del più giovane, premendoli con i pollici, per poi strappargli la casacca, con una mossa virile, quanto improvvisa.

Sembrò poi divorarlo, con baci focosi, mentre lo portava sul letto, in fondo alla stanza, dopo avere chiuso la porta con un calcio.

Lo spogliò e Kevin non riuscì a verbalizzare il proprio, spasmodico, desiderio di lui, se non con i successivi gemiti, crescenti ed unisoni, alle spinte, con cui Glam lo invase e devastò.

A metà di quell’amplesso magnifico, Kevin si ritrovò impalato, a cavalcarlo, con quella capacità di fare l’amore, introvabile in altri, da parte dell’uomo, che più lo aveva adorato e fatto penare, al mondo.

Artigliandosi alla spalliera, il suo busto incrementò il ritmo, mentre Geffen lo ammirava, in uno splendore ritrovato e dirompente, di energia e lussuria.

Il seme di Kevin sembrò divampare, sollecitato dal tocco esperto del maturo amante, che si inarcò, unendosi a quel divenire bollente.

Impedendogli di liberarsi dal proprio sesso, ancora vivido, in un rinnovato entusiasmo, Glam si erse, sbattendo Kevin contro la parete, ignaro che su quella della camera adiacente la loro, Jude stava facendo la stessa cosa insieme a Robert.

La furia, contrapposta alla sconfinata tenerezza di Law, attento e premuroso, mentre manteneva al sicuro e saldo a sé, l’amore dei suoi giorni, generosamente dilatato ed accogliente, mentre si baciavano, godendo e piangendo, come se fosse sempre la prima volta.

Per Kevin e Glam, forse, non sarebbe stata l'ultima.


Questo, però, sarebbe rimasto un dettaglio inconsistente, almeno quel giorno, che sembrava non finire mai.














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