Capitolo n. 36 – nakama
La serra delle piante
aromatiche, a Jared, sembrò deserta, ma sbagliava.
Kevin stava cercando un
posacenere, per spegnere la Camel, ormai consumata ed alla fine.
Le evoluzioni di fumo,
oltre ai suoi capelli ondulati, ma corti, si arrampicavano nell’aria
dispettosi, come i suoi pensieri.
Aveva appena assistito
al dialogo tra il cantante dei Mars ed il suo ex, poco oltre la soglia di quel
luogo, carico di profumi e colori provenzali.
“Eri qui dunque …” –
esordì Leto, arrivando alle sue spalle, per poi bloccarsi a breve distanza da
Kevin, che non si girò.
“Non vi stavo spiando,
se è questo che credi” – replicò a tono basso, accendendosi una seconda
sigaretta.
“Pensavo avessi smesso”
– e sorrise, posandogli una mano sulla spalla destra, per voltarlo finalmente a
sé – “Anche se bella, non mi piace parlare alla tua schiena, Kevin”
Quella battuta lo fece
arrossire, ma il bassista mantenne una calma di circostanza, dando voce alle
proprie riflessioni.
“Quando ero in ritiro,
Jay, ho preso un foglio ed ho tracciato tre linee verticali, suddividendo
l’elenco di chi volessi come amico, amore ed amante” – e rise, notando un lieve
stupore nelle iridi dell’altro.
“Scommetto che il nome
di Glam è apparso in tutte le sezioni, vero?”
“Infatti, daddy ha il
suo posto, in ognuna di esse”
“Continui a chiamarlo
in quel modo”
“Se pensi che io sia
ridicolo ad apostrofarlo ancora così, non sai che figura ci fai tu, a
rincorrerlo come un cane fa con un osso, sai?”
Sostenere gli zaffiri
puntati di Leto non era semplice, ma quel discorso, già affrontato, ma mai
definito, forse era giunto ad una resa dei conti, ad un epilogo necessario, tra
loro.
Il ragazzo di Bossier
City strinse i pugni, sotto il bordo delle lunghe maniche, del suo chiodo in
pelle nera, mentre il ragazzo con la motocicletta, che si fermò a soccorrere
Geffen in panne con la sua Ferrari, assottigliò le palpebre, guardandolo senza
timore alcuno.
“Il mio rapporto con
Glam non è a questo punto, se davvero vuoi saperlo, Kevin”
“E dove siete, adesso,
sentiamo!” – e sorrise un po’ strafottente.
“Ti credi speciale
perché hai un figlio con lui?”
“Lula è e sarà sempre
la nostra vita, così Pepe, per Glam e Robert, questo è un punto a nostro
favore, anche se non l’ho mai preso in considerazione per considerarmi migliore
di te e neppure Rob l’avrà fatto” – tenne duro, provando un senso di
superiorità, effettivamente, per via di soldino.
Jared prese un respiro
– “Anch’io e Glam avremo un bambino”
Kevin aggrottò la
fronte spaziosa, allargando un po’ le braccia muscolose – “Ma se siete
divorziati, come potrete accedere ad un’adozione?!”
“Non si tratta di
questo, sto parlando di Stella e del progetto, al quale né io e tanto meno
Glam, abbiamo rinunciato” – rivelò, conquistando una meta sgradevole, ai sensi
di Farrell, arrivato sulla scena, alla ricerca del futuro marito.
Kevin scosse il capo,
senza notarlo, almeno quanto Jared.
“Daddy mi ha detto che,
con Colin, vi risposerete a breve e tu, senza alcun buon senso, riconoscerai il
bimbo di Stella, geneticamente concepito da Glam? Ma dai i numeri?”
“Affatto, io posso
farlo!”
“E Glam lo sa?”
“Ora sì”
Geffen si affiancò a
Colin, rimasto in silenzio, sconcertato nell’apprendere le intenzioni del
compagno.
“Glam … Cole …?”
“Sei una sorpresa senza
fine Jay, devo ammetterlo” – disse gelido l’irlandese, poi si allontanò,
faticosamente, sulle sue stampelle.
“Cole aspetta!”
“Sembra una trottola,
forse sta facendo una gara podistica”
La battuta di Law,
acida, come la sua occhiata, in direzione dei movimenti di Leto, poco lontani
dalla postazione, condivisa con Robert, fece ridere quest’ultimo, con
spensieratezza.
“Tutti lo vogliono, ma
chissà chi se lo meriterà veramente” – disse sibillino l’americano.
“Come una piaga sociale?”
“Dai Jude, quanto sei
cattivo”
“Penso a Colin, al
fatto che Jared lo prende in giro ad ogni buona occasione, dove Glam si infila
a pennello, alla stregua di un guanto di velluto”
“Su di una manina
candida ed innocente?”
Risero.
“Jared non è né l’una e
tanto meno l’altra cosa: li ha costantemente manovrati come burattini, siamo
onesti Robert”
“A costo di farti
incazzare, è mia intenzione difendere la principessa Sissy”
“Questa poi” – Law si
lisciò il mento e poi la stempiatura – “… forse le sue crisi esistenziali,
inficiano la tua obiettività, amore” – insinuò più tranquillo.
“Scherzi a parte, non
credi che Jared abbia sofferto almeno quanto loro, per questa perenne
situazione, in bilico tra due realtà, dove avrebbe potuto essere felice, ma non
lo è mai stato veramente?”
“Tu lo sei, Rob? Perché
a me non interessa di lui e forse neppure di Colin, che non riesce a farlo
smettere, di calpestarlo intendo”
Downey gli diede un
lungo bacio, poi incastrò i loro profili – “Io ti ho scelto, Jude, se non te ne
fossi accorto e non tornerò sui miei passi, a girare a vuoto come dici tu, alla
stregua di una trottola” – e scese nel collo dell’inglese, sensuale ed unico,
come esclusivamente riusciva ad essere lui.
“Voglio fare l’amore
con te Rob … Adesso.”
Tom frenò la sedia a
rotelle, nell’angolo predisposto per farsi una doccia in maniera decente, ma
con l’indispensabile ausilio di qualcuno.
Chris si sentiva
fortunato, nel non dovere ricorrere a qualche inserviente specializzato del
reparto, perché si sarebbe vergognato a morte.
La sua bellezza stava
come sfiorendo, affaticata da quell’ormai lunga degenza, ma i gesti amorevoli
di Tom, lo facevano rinascere.
Ogni volta.
“Non … non devi
toccarmi per forza” – disse piano, baciandolo tra i capelli, mentre Tom faceva
altrettanto, tracciando una scia calda, tra l’ombelico e l’inguine del
compagno.
“Ti … ti bagni tutto” –
provò ad insistere, ansimando lieve, non senza risparmiarsi nello sfiorargli la
schiena nuda, mentre per il resto il fisiatra indossava unicamente i boxer e
delle infradito.
“Non importa …” – Tom lo
guardò, dal basso, sgranando quei fanali azzurro cielo, dove Chris riusciva a
perdersi e ritrovarsi, anche nei momenti peggiori.
Come quello, verso il
quale stava correndo, minuto dopo minuto, all’ombra di una clessidra
immaginaria, inesorabile e minacciosa.
Lui
non aveva alternative.
L’orgasmo lo avrebbe
debilitato ulteriormente, ma a Hemsworth non importava: forse sarebbe stato l’ultimo
e poi il buio, dell’anestesia, con il ricordo del sorriso di Tom, mentre lo
guardava andare via, inghiottito da quell’oscurità.
Chris pianse,
venendogli tra le labbra e le dita affusolate, impegnate entrambe a dargli
piacere e sollievo.
Tom lo abbracciò
vigoroso, come ad infondergli una forza, che l’altro aveva smarrita nelle
tenebre.
Nessuna luce.
La speranza era
divenuta fragile, perché quel passo era verso l’ignoto assoluto: Chris sarebbe
stato una semplice cavia, questa la conclusione, a cui arrivò mentalmente,
durante la notte insonne, trascorsa da poco.
Tom si rialzò,
tamponandolo con un telo bianco e facendo lo stesso, con il proprio corpo
perfetto, anche se smagrito, per lo stress di quelle settimane interminabili.
Chris lo stava
osservando, in ogni centimetro della pelle rosea e delicata.
Tommy era un angelo.
Semplicemente questo.
“Lasciami in pace, ok
Jared?!”
Il suo gli sembrò un
ruggito, dilaniato ed ostile, ma Leto non si sarebbe arreso; non così presto.
“Non volevo che lo
venissi a sapere così, accidenti! Stavo per parlartene, anche per dirti che
Stella è incinta, Colin!”
Farrell roteò, ormai
esperto, nell’usare i propri sostegni in titanio, per guardarlo, livido.
Erano rientrati nella
cucina della casa di zia Betty.
Tutto era in ordine,
sulle mensole, negli armadietti verniciati da poco, forse uno dei suoi ultimi
lavori domestici, di bricolage fai da te.
“Ci sei andato a letto
di nuovo?!”
“No, Cole … Non è
andata così … La cosa, che più mi fa sentire in colpa, è che mentre tu venivi
aggredito, io ero di ritorno dalla clinica, dove … Dove è successo”
Farrell si ossigenò,
appoggiandosi ad una penisola semi circolare.
“Come per i gemelli?
Per Thomas e Brian?”
“Sì … Sì, anche se mi
rendo conto che …” – Leto abbassò lo sguardo colpevole – “… che non fa molta
differenza, vero? E’ come se avessimo scopato, Glam ed io, per come la vedi tu”
– e deglutì, tamponandosi una lacrima.
“Cosa volevi dimostrare,
eh Jay?! A lui o a me, spiegamelo?!”
“Nulla … Io … Io inizio
a pensare che non troverò mai una giusta collocazione, nell’universo” – affermò
flebile.
“Sai come la penso sui
nostri figli ed avrei capito, ma non così, cazzo!!”
“A … avresti capito cosa?”
– balbettò, rialzando le sue iridi liquide e smarrite.
“Mi riferisco alle
vostre buone intenzioni, con Stella, perché una nascita è sempre la benvenuta,
per la premonizione di Lula, su Syria, perché lei era la madre di Isotta,
insomma Jared, accidenti, perché non ti sei fidato di me, perché mi hai
escluso?!?”
“Forse perché temevo
tutto questo”
“Quindi non mi conosci,
nonostante quanto abbiamo affrontato e superato, per quanto abbiamo sofferto e”
“Ma io non voglio più
soffrire Colin!” – esplose, andando ad abbracciarlo, con disperazione,
singhiozzando nella sua spalla sinistra, facendolo oscillare e poi cadere, tra
gli sgabelli, che sembrarono soccombere, quanto loro, al passaggio dell’ennesima
tempesta.
“Scusami Cole …
Perdonami … Se esistesse un nuovo modo, per chiedertelo, io lo userei, credimi,
però non so più cosa fare di me e delle cazzate che combino”
Farrell gli baciò gli
zigomi tremanti – “… io ti ammazzerei … ti ammazzerei Jared” – disse sconsolato,
ma non avrebbe cambiato neppure un frammento, di quell’attimo di loro, quando
convergevano nel medesimo punto, fosse anche il più insopportabile.
Perché l’unica cosa,
che lo sarebbe stata veramente, per Colin, rimaneva l’eventualità di perderlo.
“Ti odio Jay … ti odio,
ti odio, ti odio” – gli respirò nella bocca, tremante e vinto – “… ti amo”
“C’è qualcuno, sulla
tua lista, che ha fatto l’en plein, quanto il sottoscritto, Kevin?”
Geffen glielo domandò
sorridendo, mentre riordinavano i giocattoli di Lula e Pepe, scesi a fare una
merenda con Vas e Peter.
“Ma tu guarda che
casino, daddy, nemmeno ci dovessimo fermare qui un mese” – brontolò il
musicista, non dandogli retta, apparentemente.
“Strano che tu eviti un
chiarimento, dopo avere gettato una simile esca, con Jared poi” – insistette l’avvocato,
ormai troppo vicino, per evitarlo fisicamente.
“La risposta è sì ed il
nome è quello di Tim, ok?” – lo accontentò, nervoso.
“Hai dei progetti, con
lui? O per lui …”
“Voglio vederlo, certo,
abbiamo anche una figlia, anche se Niall pensa che Layla sia loro a tutti gli
effetti, ma io mi sono distratto giusto un minimo ed ora voglio essere un
genitore a tempo pieno anche per lei, oltre che per Lula” – affermò convinto.
Geffen si grattò la
nuca, andandosi ad accomodare in poltrona – “E di Jimmy, cosa mi racconti?”
“Jimmy? Acqua passata”
“Vorrei che tu non
ripetessi certe stronzate con lui, per il bene di Scott”
“Era consenziente,
partecipe e sudato, dopo, se proprio vuoi saperlo daddy!” – e rise,
provocatorio e sensuale, in quella sua camicia grigio cenere, attillata e
modaiola, sopra ai cargo aderenti sul sedere, sodo e tonico, come il resto del
suo fisico abbronzato.
“Con chi passerai il
Natale, quindi?” – chiese fissandolo.
“In che senso Glam …?”
“Quali sono le tue
aspettative, insomma?”
Kevin si umettò le
labbra, azzerando la distanza, per andare ad appoggiare i palmi caldi ed
asciutti, sulle ginocchia di Geffen, che lo osservava compiaciuto, mentre si
abbassava – “Sono molteplici e non … vincolanti: ok?”
Glam seguì la linea
della sua scollatura, con gli indici, arrivando ai capezzoli turgidi del più
giovane, premendoli con i pollici, per poi strappargli la casacca, con una
mossa virile, quanto improvvisa.
Sembrò poi divorarlo, con
baci focosi, mentre lo portava sul letto, in fondo alla stanza, dopo avere
chiuso la porta con un calcio.
Lo spogliò e Kevin non
riuscì a verbalizzare il proprio, spasmodico, desiderio di lui, se non con i
successivi gemiti, crescenti ed unisoni, alle spinte, con cui Glam lo invase e
devastò.
A metà di quell’amplesso
magnifico, Kevin si ritrovò impalato, a cavalcarlo, con quella capacità di fare
l’amore, introvabile in altri, da parte dell’uomo, che più lo aveva adorato e
fatto penare, al mondo.
Artigliandosi alla
spalliera, il suo busto incrementò il ritmo, mentre Geffen lo ammirava, in uno
splendore ritrovato e dirompente, di energia e lussuria.
Il seme di Kevin sembrò
divampare, sollecitato dal tocco esperto del maturo amante, che si inarcò,
unendosi a quel divenire bollente.
Impedendogli di
liberarsi dal proprio sesso, ancora vivido, in un rinnovato entusiasmo, Glam si
erse, sbattendo Kevin contro la parete, ignaro che su quella della camera
adiacente la loro, Jude stava facendo la stessa cosa insieme a Robert.
La furia, contrapposta
alla sconfinata tenerezza di Law, attento e premuroso, mentre manteneva al
sicuro e saldo a sé, l’amore dei suoi giorni, generosamente dilatato ed
accogliente, mentre si baciavano, godendo e piangendo, come se fosse sempre la
prima volta.
Per Kevin e Glam,
forse, non sarebbe stata l'ultima.
Questo, però, sarebbe
rimasto un dettaglio inconsistente, almeno quel giorno, che sembrava non finire
mai.
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