mercoledì 28 ottobre 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 28

Capitolo n. 28 – nakama



“Io sono uno stupido … Un maledetto stupido, perché ogni volta, ogni dannatissima volta ci ricasco”

La sua voce era calda, così utile, come se si fosse materializzata sotto forma di mantello, ad avvolgere le spalle di Jared, rannicchiato in un angolo, contro al muro perimetrale della residenza di Antonio, fatta di pietre ed un reticolo di edere rosse e gialle.

Il cantante tremava, le braccia incrociate sul petto – “Io … io non voglio più litigare con te, Glam, per cui vattene, per favore” – singhiozzò.

“No, io non me ne vado, sono un idiota, te l’ho appena detto” – e lo voltò a sé, con la sua dolce foga, con cui lo abbracciò stretto, un secondo dopo.

La guancia un po’ ispida dell’avvocato, passò veloce sulla fronte spaziosa e scoperta di Leto, arricchendola di quel profumo buono, della sua presenza, irruente, del suo amore contagioso ed inestinguibile, come sempre.

Come Jared voleva, in fondo al suo cuore, dove non aveva più il coraggio di guardare, da quando era fuggito a New York.

“Scusami Glam …”

Geffen lo guardò, serio, incazzato forse, ma non riusciva ad odiarlo, proprio non ci riusciva.

Ogni tentativo si rivelò vano, in quegli anni e poi odiare Jared, avrebbe unicamente confermato quanto lo amasse.

Ancora ed ancora.

“Quando ti guardo, Jay, come adesso, vedo questi occhi grandi, da bambino, che ti porti dietro da quando sei nato, vedo la tua inquietudine, che si dibatte, come le ali di una farfalla, intrappolata in una ragnatela … Ed io non sono il ragno, in agguato, nascosto nel buio, ma probabilmente il grillo parlante” – sorrise triste - “… che con un grande salto spezza la trama complicata della tua vita e ti libera, restandoci invischiato … puntualmente” – ed incastrò i rispettivi profili, quindi lo baciò, intenso.

Appena si distaccò, Geffen prese un lungo respiro, dando ancora un bacio lieve alle labbra del suo ex, sentendo il peso di quella condizione, tra loro, di non essere più nulla e di percepire un tutto, incagliato nei rispettivi cuori alla deriva.

“Io non smetterò mai di amarti … Lo capisco, ogni volta  che ti perdo” – ed una lacrima tagliente, segnò il suo zigomo sinistro, precipitando sino al collo taurino, dove Leto si rifugiò.

Per poco.

Glam lo allontanò, senza prepotenza alcuna.

“Devo andare Jay”

“Glam aspetta” – mormorò sconvolto l’artista, ma fu inutile.

Completamente inutile.




Mikkelsen venne fatto accomodare nello studio di Charles Bolson, da una cameriera, ineccepibile e silenziosa.

“Mads, questo non è regolare” – lo accolse tetro il giudice, che aveva deciso la custodia preventiva per Graham, poche ore prima.

“Lo so perfettamente, ma sono qui in veste ufficiale, in qualità di primario di chirurgia generale, per farti una richiesta precisa e ragionevole” – replicò lui rigido e glaciale, accomodandosi.

“Va bene, ti ascolto”

“Will Graham non è solo il mio fidanzato è anche un collaboratore prezioso per il reparto, che guido da anni nell’ospedale, dove entrambi lavoriamo”

“Conosco il vostro lavoro e l’impegno, nonché i successi”

“Infatti Charles, non ultimo quello riguardante il tenente Hemsworth, un progetto lasciato comunque a metà”

“Sì, ho letto i giornali, ma cosa intendi? Lui è vivo …”

“No, lui sopravvive, in condizioni penose, per l’uomo che era, ma noi, Will ed io, siamo pronti a dargli una nuova vita, attraverso un trapianto rivoluzionario”

“Capisco …”

“Nessuno, a parte Will, può coadiuvarmi ed assistermi in un simile intervento, lo specifico, prima che tu faccia delle ipotesi alternative”

“Io non dimentico, Mads, ciò che hai fatto per mio figlio … Ed aveva solo due anni, senza le tue capacità ed il talento, dimostrato in più di un’occasione, non avrebbe festeggiato ieri, il suo diciottesimo compleanno”

“Non ho bisogno di elogi, ho bisogno di Will, non solo il giorno dell’operazione: noi dobbiamo prepararci … Ecco la documentazione, per significarti nel dettaglio, di cosa sto parlando”

Bolson prese il fascicolo, dandogli una rapida occhiata.

“Ti credo sulla parola” – e gli ripassò il plico – “… del resto non ho una laurea in medicina” – sorrise tranquillo.

“Concedi a Will dei permessi speciali, ti garantisco che non fuggirà”

Bolson sbuffò – “Tu hai i mezzi per farlo sparire, questa è la verità Mads”

Mikkelsen scosse il capo, frustrato – “Non esiste un modo per convincerti, a quanto pare”

“In questo sbagli … Prego che nessuno ci denunci per un conflitto di interessi, ma ti concedo ciò che chiedi, sotto sorveglianza e solo per sei ore quotidiane, per la quantità di giorni, che riterrai più opportuna, ok?”

Mads esplose in un sorriso, scattò in piedi e gli strinse la mano – “Hai la mia parola, che tutto andrà bene Charles!”

Anche Bolson si rialzò, senza mollare la presa, puntandolo interrogativo – “Tu credi alla sua innocenza? Sii sincero”

“Io credo che Will avrebbe potuto fare, ciò di cui è accusato, per amore mio, ma no, non lo ritengo possibile, lui non ha alcuna responsabilità nella morte di Rattler: dovete cercare altrove, credimi” – replicò asciutto e convincente, poi se ne andò, senza aggiungere altro.




Reedus spuntò alcune risposte prestampate, senza sollevare gli occhi su Will, immobile ed ammanettato al tavolo degli interrogatori, dove il tenente lo aveva fatto riportare, per chiarire alcuni punti della sua personale indagine.

“Io non faccio parte della omicidi, te l’ho già detto, vero? Ah, scusa, posso darti del tu, dottore?”

Graham si morse le labbra – “Sei un tale villano …” – sibilò, provando a mantenere un tono civile.

Norman scoppiò a ridere – “Già così diverso da quel maniaco, fasciato in costosi completi italiani di alta sartoria, che tu chiami fidanzato, giusto?”

“Mads è un genio! Tu in confronto sei”

“Ehi vacci piano signorino, non vorrai aggiungere alle accuse anche quella di oltraggio a pubblico ufficiale, vero?” – bissò ostile, ma anche divertito dalla situazione.

“Tu ce l’hai con noi due, posso saperne il motivo?!” – chiese brusco.

“No, affatto, sto solo facendo il mio lavoro … Dunque, Kolestor H, cosa mi racconti in proposito? Eri tu a fornire il caro Boris, pace all’anima sua …” – e sospirò, guardandolo di sguincio.

“Non sono obbligato a rispondere”

“Se collaborerai il giudice sarà più indulgente o quanto meno la giuria” – rise.

“Voglio il mio avvocato e subito!”

A quel punto qualcuno bussò al vetro e Reedus diede un calcio alla sedia, mentre si avvicinava alla lastra, attivando un interfono – “Che diavolo c’è, ora?!” – ringhiò.

“Esci”

“Ma che”

“Esci Norman e non fartelo ripetere!”

Reedus ubbidì, sigillando la porta, appena si ritrovò nella stanza adiacente – “Capo, cosa sono questi modi?!”

“Graham ha ragione, ho appena avvisato Geffen, quindi o aspetti lui oppure sei fuori e mando dentro Corigan, ok?” – gli ordinò con fermezza.

“Cory la seppia?! Ma dai, quello va giusto bene a fare cruciverba dal mattino alla sera!” – si lagnò, anche un po’ buffo.

“Piantala Norman”

“Dobbiamo battere il ferro finché è caldo, quel farmaco vale milioni di dollari, alcune multinazionali hanno incaricato persino la mafia cinese per averne la formula ed è probabile che Mikkelsen o Graham sappiano dov’è ubicato il laboratorio, avranno un contatto, insomma sono la chiave dell’enigma!” – protestò vivido.

“Rattler ricattava Mikkelsen per la faccenda del Britannia e Graham voleva convincerlo a smettere, ma ci sono di mezzo i soldi, che a quel Boris servivano per procurarsi la medicina tanto preziosa, per cui, la tua chiave di Volta è stata spedita al creatore, altro che!” – obiettò il superiore.

“Soldi tu dici … Certo manine di fata ne ha parecchi …”

Glam piombò nel mezzo di quella accesa discussione, sventolando una busta celeste – “Spiacente di interrompere questa amena conversazione, ma ho qui l’ordine firmato dal giudice Bolson, che concede al mio assistito delle uscite speciali, per motivi professionali e vitali” – nel dirlo, porse l’autorizzazione al comandante di Reedus, che reagì con stizza.

“Ma cosa vi siete inventati adesso?!”

“Taci Norman, è tutto regolare … La scorta è qui fuori, Geffen?”

“Sì, anche se non la trovo necessaria: ci sono anche i miei bodyguard di fiducia” – e fece avanzare Vas e Peter, in tenuta mimetica.

“Ma che cazzo …” – masticò Reedus, squadrandoli dalla testa ai piedi – “… e questi da dove arrivano, dalle grandi manovre?”

“Dica al suo subalterno di evitare certe battute, i miei uomini non le apprezzano assolutamente” – affermò Geffen, in maniera così irritante per Norman, che si mise da parte, mandandoli mentalmente a quel paese.


“Bene Geffen, il prigioniero è tutto suo, lo riporti qui domani pomeriggio, in base a quanto disposto da Bolson, a quanto leggo …”

“Sarà fatto, non si preoccupi, qui ci sono tutti i nostri recapiti: Will Graham sarà reperibile all’indirizzo del professor Mikkelsen, così i vostri agenti”

“Perfetto … Se lo porti via, andiamo Reedus!”




“Quelli vincono sempre, con le loro regge, le fuoriserie, i vestiti firmati”

Chris sorrise, nell’ascoltarlo, mentre Norman si lamentava, seduto al suo capezzale.

“Will e Mads vogliono salvarmi, credevo di avertelo già detto …”

“Me ne ero quasi dimenticato, sono sincero … Chissà dove ho questa zucca, giusto?!” – e rise, tenendogli la mano, come d’abitudine.

“Lucciole, direi” – anche Hemsworth rise, non senza tossire.

“Come mai non ti hanno dimesso?” – domandò preoccupato Reedus.

“Ma non lo vedi, zuccone …? Sto da schifo e sarei solo un peso, a casa, per Tom e Luna”

“Quindi ti tengono qui fino all’operazione?”

“Infatti … Manca poco, il mio cuore surrogato è quasi pronto” – spiegò fiducioso.

“Mi fa una certa impressione e me li immagino i tuoi luminari, che scopano sul tavolaccio, tra alambicchi e la teca con il tuo cuore nucleare, esatto?”

“Ma cosa dici?” – e rise di gusto.

Reedus lo stava fissando da più di cinque minuti.

“Ti voglio bene Chris …” – disse perdendo un battito.

“Allora lascia in pace Graham e socio, tanto quel Rattler era un maiale schifoso”

“Ho letto i tuoi rapporti sul Britannia, lo so, ma si tratta pur sempre di un omicidio”

“E tu credi veramente che uno come Will vada a rovinarsi per uno così? Facendo una simile stronzata?”

“A volte vedi, ci sono cose che ti mandano fuori dalla grazie di Dio … Ti cambiano o ti logorano a tale punto da non farti più ragionare come si deve Chris”

“A me accadrebbe se mi toccassero le persone che amo, Tom, la nostra bimba” – e si commosse.

“Stiamo diventando due pappamolla o sbaglio? Pazienza tu che sei un finocchio”

“E tu sei un demente!”

Risero, per poi abbracciarsi.

Tom li stava spiando.
Con un sorriso.









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