Capitolo n. 28 – nakama
“Io sono uno stupido …
Un maledetto stupido, perché ogni volta, ogni dannatissima volta ci ricasco”
La sua voce era calda,
così utile, come se si fosse materializzata sotto forma di mantello, ad
avvolgere le spalle di Jared, rannicchiato in un angolo, contro al muro
perimetrale della residenza di Antonio, fatta di pietre ed un reticolo di edere
rosse e gialle.
Il cantante tremava, le
braccia incrociate sul petto – “Io … io non voglio più litigare con te, Glam,
per cui vattene, per favore” – singhiozzò.
“No, io non me ne vado,
sono un idiota, te l’ho appena detto” – e lo voltò a sé, con la sua dolce foga,
con cui lo abbracciò stretto, un secondo dopo.
La guancia un po’
ispida dell’avvocato, passò veloce sulla fronte spaziosa e scoperta di Leto,
arricchendola di quel profumo buono, della sua presenza, irruente, del suo
amore contagioso ed inestinguibile, come sempre.
Come Jared voleva, in
fondo al suo cuore, dove non aveva più il coraggio di guardare, da quando era
fuggito a New York.
“Scusami Glam …”
Geffen lo guardò,
serio, incazzato forse, ma non riusciva ad odiarlo, proprio non ci riusciva.
Ogni tentativo si
rivelò vano, in quegli anni e poi odiare Jared, avrebbe unicamente confermato
quanto lo amasse.
Ancora ed ancora.
“Quando ti guardo, Jay,
come adesso, vedo questi occhi grandi, da bambino, che ti porti dietro da
quando sei nato, vedo la tua inquietudine, che si dibatte, come le ali di una
farfalla, intrappolata in una ragnatela … Ed io non sono il ragno, in agguato, nascosto
nel buio, ma probabilmente il grillo parlante” – sorrise triste - “… che con un
grande salto spezza la trama complicata della tua vita e ti libera, restandoci
invischiato … puntualmente” – ed incastrò i rispettivi profili, quindi lo
baciò, intenso.
Appena si distaccò,
Geffen prese un lungo respiro, dando ancora un bacio lieve alle labbra del suo
ex, sentendo il peso di quella condizione, tra loro, di non essere più nulla e
di percepire un tutto, incagliato nei rispettivi cuori alla deriva.
“Io non smetterò mai di
amarti … Lo capisco, ogni volta che ti perdo” – ed una lacrima tagliente,
segnò il suo zigomo sinistro, precipitando sino al collo taurino, dove Leto si
rifugiò.
Per poco.
Glam lo allontanò,
senza prepotenza alcuna.
“Devo andare Jay”
“Glam aspetta” –
mormorò sconvolto l’artista, ma fu inutile.
Completamente
inutile.
Mikkelsen venne fatto
accomodare nello studio di Charles Bolson, da una cameriera, ineccepibile e
silenziosa.
“Mads, questo non è
regolare” – lo accolse tetro il giudice, che aveva deciso la custodia
preventiva per Graham, poche ore prima.
“Lo so perfettamente,
ma sono qui in veste ufficiale, in qualità di primario di chirurgia generale,
per farti una richiesta precisa e ragionevole” – replicò lui rigido e glaciale,
accomodandosi.
“Va bene, ti ascolto”
“Will Graham non è solo
il mio fidanzato è anche un collaboratore prezioso per il reparto, che guido da
anni nell’ospedale, dove entrambi lavoriamo”
“Conosco il vostro
lavoro e l’impegno, nonché i successi”
“Infatti Charles, non
ultimo quello riguardante il tenente Hemsworth, un progetto lasciato comunque a
metà”
“Sì, ho letto i
giornali, ma cosa intendi? Lui è vivo …”
“No, lui sopravvive, in
condizioni penose, per l’uomo che era, ma noi, Will ed io, siamo pronti a dargli
una nuova vita, attraverso un trapianto rivoluzionario”
“Capisco …”
“Nessuno, a parte Will,
può coadiuvarmi ed assistermi in un simile intervento, lo specifico, prima che
tu faccia delle ipotesi alternative”
“Io non dimentico,
Mads, ciò che hai fatto per mio figlio … Ed aveva solo due anni, senza le tue
capacità ed il talento, dimostrato in più di un’occasione, non avrebbe
festeggiato ieri, il suo diciottesimo compleanno”
“Non ho bisogno di
elogi, ho bisogno di Will, non solo il giorno dell’operazione: noi dobbiamo
prepararci … Ecco la documentazione, per significarti nel dettaglio, di cosa
sto parlando”
Bolson prese il
fascicolo, dandogli una rapida occhiata.
“Ti credo sulla parola”
– e gli ripassò il plico – “… del resto non ho una laurea in medicina” –
sorrise tranquillo.
“Concedi a Will dei
permessi speciali, ti garantisco che non fuggirà”
Bolson sbuffò – “Tu hai
i mezzi per farlo sparire, questa è la verità Mads”
Mikkelsen scosse il
capo, frustrato – “Non esiste un modo per convincerti, a quanto pare”
“In questo sbagli …
Prego che nessuno ci denunci per un conflitto di interessi, ma ti concedo ciò
che chiedi, sotto sorveglianza e solo per sei ore quotidiane, per la quantità
di giorni, che riterrai più opportuna, ok?”
Mads esplose in un sorriso,
scattò in piedi e gli strinse la mano – “Hai la mia parola, che tutto andrà
bene Charles!”
Anche Bolson si rialzò,
senza mollare la presa, puntandolo interrogativo – “Tu credi alla sua
innocenza? Sii sincero”
“Io credo che Will
avrebbe potuto fare, ciò di cui è accusato, per amore mio, ma no, non lo
ritengo possibile, lui non ha alcuna responsabilità nella morte di Rattler:
dovete cercare altrove, credimi” – replicò asciutto e convincente, poi se ne
andò, senza aggiungere altro.
Reedus spuntò alcune
risposte prestampate, senza sollevare gli occhi su Will, immobile ed
ammanettato al tavolo degli interrogatori, dove il tenente lo aveva fatto
riportare, per chiarire alcuni punti della sua personale indagine.
“Io non faccio parte
della omicidi, te l’ho già detto, vero? Ah, scusa, posso darti del tu,
dottore?”
Graham si morse le
labbra – “Sei un tale villano …” – sibilò, provando a mantenere un tono civile.
Norman scoppiò a ridere
– “Già così diverso da quel maniaco, fasciato in costosi completi italiani di
alta sartoria, che tu chiami fidanzato, giusto?”
“Mads è un genio! Tu in
confronto sei”
“Ehi vacci piano
signorino, non vorrai aggiungere alle accuse anche quella di oltraggio a
pubblico ufficiale, vero?” – bissò ostile, ma anche divertito dalla situazione.
“Tu ce l’hai con noi
due, posso saperne il motivo?!” – chiese brusco.
“No, affatto, sto solo
facendo il mio lavoro … Dunque, Kolestor H, cosa mi racconti in proposito? Eri
tu a fornire il caro Boris, pace all’anima sua …” – e sospirò, guardandolo di
sguincio.
“Non sono obbligato a
rispondere”
“Se collaborerai il
giudice sarà più indulgente o quanto meno la giuria” – rise.
“Voglio il mio avvocato
e subito!”
A quel punto qualcuno
bussò al vetro e Reedus diede un calcio alla sedia, mentre si avvicinava alla
lastra, attivando un interfono – “Che diavolo c’è, ora?!” – ringhiò.
“Esci”
“Ma che”
“Esci Norman e non
fartelo ripetere!”
Reedus ubbidì,
sigillando la porta, appena si ritrovò nella stanza adiacente – “Capo, cosa
sono questi modi?!”
“Graham ha ragione, ho
appena avvisato Geffen, quindi o aspetti lui oppure sei fuori e mando dentro
Corigan, ok?” – gli ordinò con fermezza.
“Cory la seppia?! Ma
dai, quello va giusto bene a fare cruciverba dal mattino alla sera!” – si
lagnò, anche un po’ buffo.
“Piantala Norman”
“Dobbiamo battere il
ferro finché è caldo, quel farmaco vale milioni di dollari, alcune
multinazionali hanno incaricato persino la mafia cinese per averne la formula
ed è probabile che Mikkelsen o Graham sappiano dov’è ubicato il laboratorio,
avranno un contatto, insomma sono la chiave dell’enigma!” – protestò vivido.
“Rattler ricattava
Mikkelsen per la faccenda del Britannia e Graham voleva convincerlo a smettere,
ma ci sono di mezzo i soldi, che a quel Boris servivano per procurarsi la
medicina tanto preziosa, per cui, la tua chiave di Volta è stata spedita al
creatore, altro che!” – obiettò il superiore.
“Soldi tu dici … Certo
manine di fata ne ha parecchi …”
Glam piombò nel mezzo
di quella accesa discussione, sventolando una busta celeste – “Spiacente di
interrompere questa amena conversazione, ma ho qui l’ordine firmato dal giudice
Bolson, che concede al mio assistito delle uscite speciali, per motivi
professionali e vitali” – nel dirlo, porse l’autorizzazione al comandante di
Reedus, che reagì con stizza.
“Ma cosa vi siete
inventati adesso?!”
“Taci Norman, è tutto
regolare … La scorta è qui fuori, Geffen?”
“Sì, anche se non la
trovo necessaria: ci sono anche i miei bodyguard di fiducia” – e fece avanzare
Vas e Peter, in tenuta mimetica.
“Ma che cazzo …” –
masticò Reedus, squadrandoli dalla testa ai piedi – “… e questi da dove
arrivano, dalle grandi manovre?”
“Dica al suo subalterno
di evitare certe battute, i miei uomini non le apprezzano assolutamente” –
affermò Geffen, in maniera così irritante per Norman, che si mise da parte,
mandandoli mentalmente a quel paese.
“Bene Geffen, il
prigioniero è tutto suo, lo riporti qui domani pomeriggio, in base a quanto
disposto da Bolson, a quanto leggo …”
“Sarà fatto, non si preoccupi,
qui ci sono tutti i nostri recapiti: Will Graham sarà reperibile all’indirizzo
del professor Mikkelsen, così i vostri agenti”
“Perfetto … Se lo porti
via, andiamo Reedus!”
“Quelli vincono sempre,
con le loro regge, le fuoriserie, i vestiti firmati”
Chris sorrise,
nell’ascoltarlo, mentre Norman si lamentava, seduto al suo capezzale.
“Will e Mads vogliono
salvarmi, credevo di avertelo già detto …”
“Me ne ero quasi
dimenticato, sono sincero … Chissà dove ho questa zucca, giusto?!” – e rise, tenendogli
la mano, come d’abitudine.
“Lucciole, direi” –
anche Hemsworth rise, non senza tossire.
“Come mai non ti hanno
dimesso?” – domandò preoccupato Reedus.
“Ma non lo vedi,
zuccone …? Sto da schifo e sarei solo un peso, a casa, per Tom e Luna”
“Quindi ti tengono qui
fino all’operazione?”
“Infatti … Manca poco,
il mio cuore surrogato è quasi pronto” – spiegò fiducioso.
“Mi fa una certa
impressione e me li immagino i tuoi luminari, che scopano sul tavolaccio, tra
alambicchi e la teca con il tuo cuore nucleare, esatto?”
“Ma cosa dici?” – e rise
di gusto.
Reedus lo stava
fissando da più di cinque minuti.
“Ti voglio bene Chris …”
– disse perdendo un battito.
“Allora lascia in pace
Graham e socio, tanto quel Rattler era un maiale schifoso”
“Ho letto i tuoi
rapporti sul Britannia, lo so, ma si tratta pur sempre di un omicidio”
“E tu credi veramente
che uno come Will vada a rovinarsi per uno così? Facendo una simile stronzata?”
“A volte vedi, ci sono
cose che ti mandano fuori dalla grazie di Dio … Ti cambiano o ti logorano a
tale punto da non farti più ragionare come si deve Chris”
“A me accadrebbe se mi
toccassero le persone che amo, Tom, la nostra bimba” – e si commosse.
“Stiamo diventando due
pappamolla o sbaglio? Pazienza tu che sei un finocchio”
“E tu sei un demente!”
Risero, per poi
abbracciarsi.
Tom li stava spiando.
Con un sorriso.
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