Prologo – Life
Zuppo di sudore, ma
in piedi: Glam Geffen stava aggrappato alla balaustra, a fissare il vuoto,
senza tremare, se non dentro, ad una profondità non esplicabile.
Era fermo, all’apparenza
un minimo rinvigorito, anche nel volto, sfigurato, però, dal dolore.
Un dolore, che
nessuno capì all’istante.
Kevin gli piombò
quasi addosso, con una gioia stampata in faccia, luminosa quanto un arcobaleno,
dopo un temporale senza fine.
A seguire Jared e poi
Robert, infine il resto della sua famiglia, incredula davanti a quell’apparente
ripresa fisica.
“Daddy … Mio Dio è un
miracolo … Tu, tu stai meglio, vero?” – domandò il bassista, non senza
balbettare per l’emozione, appeso al collo dell’ex, che lo stava scrutando con
un’aria quasi atterrita e colpevole.
“Tesoro io …”
“Lula, dov’è
soldino?!” – Kevin rise, anche un po’ isterico, cercando il bimbo con lo
sguardo – “Cercatelo, ditegli che Glam sta meglio, è guarito!”
Jared e Robert si
guardarono, senza smettere di confortare Geffen, desiderosi di avere una
spiegazione, come gli astanti, oltre modo sbigottiti.
Più di chiunque Scott
e Jim.
“Kevin devo dirti una
cosa …” – mormorò incerto Glam.
Hugh si affrettò a
farlo sedere, passandogli una bibita, ma Geffen desiderava come liberarsi di un
peso e non volle né accomodarsi e tanto meno bere.
“Kevin guardami!” – quasi
gli impose, mentre il ragazzo non smetteva di invocare la presenza di Lula.
“Daddy ok … Ok, ma
non capisco, tu non sembri affatto felice … La … La tua voce è normale, ti
rendi conto, stai recuperando energie, sei salvo, ne sono sicuro!”
Geffen annuì – “Non
ti sbagli, questo te lo posso assicurare … Lula me lo aveva promesso e così è
stato”
“E’ merito quindi del
nostro bambino? Una delle sue magie straordinarie? Ci ho sperato così tanto …” –
affermò fiducioso.
Tim, a breve
distanza, come escluso da quel tripudio di sensazioni, lo stava fissando.
“E’ … E’ stata l’ultima,
Kevin, perché Lula se ne è andato … Per sempre” – rivelò in sconvolto l’uomo.
“Co cosa …? Per
sempre …?”
“Lui … Lui a dire il
vero, ha lasciato questo mondo mesi fa, dopo l’attentato di Haiti”
“Ma stai
farneticando, daddy …?!” – quasi lo sussurrò, staccandosi da lui e mettendo una
minima distanza tra sé e Geffen, che andò avanti nella sua rivelazione
scioccante.
“No tesoro … Mi
dispiace … Lula è morto in quella terribile disgrazia …”
“Tu … Tu dai i
numeri, Glam, perché Lula è guarito, è … Lui era vivo! Ha recuperato, si è
ristabilito ed è stato insieme a noi fino a questa mattina!!” – esclamò Kevin,
in un misto di rabbia e rassegnazione, a quanto era la pura verità.
Lula non esisteva
più.
“Lui è spirato tra le
mie braccia, la notte in cui Mendoza è morto: eravamo soli, nella sua stanza
all’ospedale: alla fondazione c’era stata un’emergenza, nessuno poteva
aiutarlo, però sarebbe stato inutile: Lula me lo confermò, apparendo pochi
minuti dopo avere esalato l’ultimo respiro, mostrandosi a me sotto forma di
fantasma, concreto, certo, però solo per aiutarmi nei mesi a venire … Mi
predisse la nascita dei gemelli ed il cancro, assicurandomi che mi avrebbe
aiutato, sino all’ultimo giorno, quando avrebbe lasciato il mondo terreno, per
una dimensione, da cui non avrebbe più avuto modo di apparirci, neppure in
sogno … E’ stato un sacrificio estremo, per amore mio, Kevin … Soldino mi ha
fatto credere di potere rimanere, ma voleva consolarmi, illudendo le mie
speranze … Tu non sai quanto vorrei che lui fosse qui, in qualsiasi forma, in
cambio della mia vita, che ora è vuota, è inutile Kevin … Ti prego di credermi!”
Il silenzio calò come
una nebbia gelida.
“Dov’è mio figlio
ora?” – domandò alienato il musicista.
“A Port au Prince: ho
fatto costruire una cappella, per lui e Syria …” – disse mesto, provando ad
allungare le mani verso il marito di Tim, senza riuscire neppure a sfiorarlo.
“Non toccarmi! … Tu
mi stai dicendo che Lula è morto e sepolto, lontano da qui, da me, da Tim, da
chi lo ama …?” – sibilò acre.
“Era necessario … Perché
Lula voleva vivere accanto a te, ad ognuno di voi, finché fosse stato in grado
di mantenersi visibile …”
Kevin iniziò a
piangere, ricordando alcuni dettagli – “In … In montagna, i suoi vestiti, le
scarpe … Gli andava bene la roba vecchia, non era cresciuto …”
“Kevin …”
“SMETTILA!! COME HAI
POTUTO?? ERA ANCHE MIO FIGLIO, ERA LULA, ERA LA MIA VITA!!!” – urlò livido,
singhiozzando.
Colin lo strinse,
cercando di portarlo via.
“E TU SEI QUI, SEI
SANO E SALVO, LUI E’ MORTO PER TE!! E CI HAI INGANNATI, CI HAI TENUTO ALL’OSCURO
DI QUESTA VERITA’ TERRIBILE PER SALVARTI IL CULO!!”
Ormai era fuori di sé
e lo avrebbe ucciso, se solo il male, che provava, a seguito di una perdita
incolmabile, non gli stesse prosciugando ogni forza ed ogni lacrima.
Sul petto di Farrell,
Kevin perse i sensi, incapace di respirare.
Il giorno si fece
notte, improvviso.
L’amore, tutto l’amore,
che aveva circondato Glam, sino a quell’attimo prima di salire al terzo piano
della villa di Palm Springs, sembrò essersi dissolto o semplicemente
fagocitato, da un buco nero, lasciato dall’esplosione della stella più luminosa
e vivida: Lula.
26 dicembre 2021
Jared guardò fuori
dal finestrino.
Il jet di Meliti era giunto
a destinazione.
“Essere qui, oggi …” –
sussurrò il cantante, stringendo le mani di Colin, al suo fianco.
“Quest’isola ci ha
portato sfortuna, da sempre …” – bissò mesto l’irlandese.
La comitiva, formata
dalla coppia, Robert e Jude, Kevin e Tim, Scott e Jimmy, Hugh e Jim, sembrava
avere accerchiato Glam, isolato in una poltrona distante da loro, come
schiacciato da un’accusa corale e destabilizzante.
Mason e Scott lo
avevano comunque assistito, verificando le sue condizioni, rilevandone l’effettivo
miglioramento, già dalla sera precedente.
Laurie diede una
carezza al dorso della mano destra del coniuge – “Qui più che un team di
psicologi, ci vorrebbe un esorcista Jim …” – provò a sdrammatizzare, con scarsa
efficacia.
L’oncologo scosse la
testa – “Qui non ci sono demoni,
amore … Certo, non ho mai visto nulla di simile”
“Potrebbe essersi
trattato di un’allucinazione collettiva, sai? Se non ci fossimo di mezzo anche
noi” – bisbigliò circospetto.
“In che senso, Hugh?”
“Nel senso che i
nostri amici hanno assistito alla morte di Lula e si sono convinti che lui
fosse vivo, vedendolo, parlandoci …”
“Sì, capisco, ma noi
che centriamo?”
“Noi non eravamo qui,
quando è accaduto, quando è esplosa la bomba ed abbiamo interagito con soldino
tante volte, per cui …” – ed aggrottò la fronte, inspirando perplesso.
Ormai erano
atterrati.
La capitale di Haiti li
accolse con una giornata di vento e pioggia intermittente.
Sebastian, il
fratello di Pamela, rimasta a Los Angeles con Antonio, a distrarre i bimbi di
tutti, andò a ricevere Geffen, dopo avere letto una sua prolissa e-mail, dove
gli spiegava il motivo di quella visita fuori programma, nonché la sua inaudita presenza.
“Ciao Glam … Vuoi
andarci subito?” – domandò il diagnosta, accogliendolo con gentilezza.
“Sì, non posso
rimandare … Ho disposto il trasferimento delle salme in California”
“Anche di Syria?”
“Sì, abbiamo bisogno
di avere un luogo dove piangere i nostri cari …” – e guardò Kevin, che si era
ripreso a stento da quel trauma.
Tim aveva provato a
farlo riflettere sugli eventi incredibili, dei quali erano stati, loro malgrado,
protagonisti, ma senza alcun esito positivo.
L’ex di Geffen provava
impotenza e frustrazione, così che l’immensa gioia di vederlo in salute, era
stata vanificata irrimediabilmente e nel peggiore dei modi.
Il cimitero era
deserto.
Un tizio andò ad
aprire quella sorta di mausoleo, spuntato come un fungo, all’epoca dei
drammatici fatti dell’orfanotrofio, per accogliere i corpi di Syria e di Lula,
il cui decesso era stato tenuto segreto dai pochi, che aiutarono Geffen a
trafugarne in pratica le spoglie, ricomposte in una bara bianca, sopra la
quale, adesso, Kevin stava sciogliendosi in un pianto disperato.
Gli amici lo
osservavano, inermi ed arrabbiati, anche se nessuno provava l’impeto di
sfogarsi contro Glam, come aveva fatto lui.
Ad uno ad uno, dopo
avere recitato una preghiera, abbandonarono quel luogo e lui, verso il quale provavano un misto di sentimenti contrastanti
ed ingestibili.
Quasi indecifrabili.
Kevin urlò ed
imprecò, invocando il nome di soldino, forse con la vana speranza che si
palesasse, per donargli quel conforto unico, prerogativa di Lula, dal principio
del loro legame.
Quindi si tolse la
fede in oro, con il simbolo dell’infinito, scagliandolo contro Geffen e
fuggendo via, un secondo dopo, verso il parco secolare, a pochi passi dall’oceano.
Jared si avvicinò al
feretro di Lula, posando un bacio sulla minuscola fotografia, che lo ritraeva
sorridente e felice.
Rivolgendosi poi a
Geffen, la voce flebile, andò a ripetere un paio di volte, le iridi e la bocca
tremanti – “Mi dispiace … mi dispiace” – posando la stessa vera, sui marmi
gelidi, di quel tavolo, che reggeva l’estremo giaciglio di soldino.
Robert si avvicinò
lento a Glam, fissandolo, mortificato negli occhi liquidi, senza proferire una
sillaba, ma con quell’anello, dai mille significati, stretto tra il pollice e l’indice
destro.
L’attore prese il polso
sinistro di Geffen e, nel palmo della stessa mano, ve lo posò, per poi
congedarsi da lui, seguendo Jude e chi, ammutolito, era stato testimone di
quello che sembrò l’ultimo atto di una tragedia, dai contorni surreali.
Geffen chiuse le
palpebre, sperando che quel buio lo inghiottisse.
Definitivamente.
Sei mesi dopo … Los
Angeles
https://www.youtube.com/watch?v=u1xrNaTO1bI
Giornalisti e
fotografi si assieparono davanti all’uscita del tribunale.
Il noto produttore
Morsel era appena stato scagionato dall’accusa di molestie sessuali, sollevata
da alcune modelle ed una ex moglie.
A difenderlo, il noto
avvocato dei vip, che, secondo la cronista di punta del locale L.A. News …
“…
è miracolosamente sopravvissuto ad un cancro inguaribile, non senza destare
nella comunità scientifica più di un dubbio. Su di lui aleggiano storie di ogni
genere ed una fama, di legale, mai scalfita, neppure dalla lunga malattia. Un
alone di mistero aleggia anche sulla prematura scomparsa del suo adorato figlio
adottivo, Lula, perito per mano del cartello di Mendoza, trafficante di droga
ostile alle iniziative della fondazione umanitaria, di questo filantropo,
spesso associato a clan mafiosi, oltre che ai divi di Hollywood più
chiacchierati! Ma … eccolo, sta arrivando”
La donna,
affascinante nel suo tailleur di lino indaco, si precipitò in cima alla
scalinata, per essere la prima, con il proprio operatore di ripresa video, a
catturare le inedite immagini in diretta, di colui il quale, in molti
ritenevano essere come riemerso dall’inferno.
In un completo
italiano costosissimo, lui non esitò
ad accontentarla, parandosi davanti alla telecamera, brandendola per un’inquadratura
ravvicinata, senza alcun preavviso e con una veemenza, pari al suo sorriso
sfacciato e virile, quanto il suo sembiante, completamente rinfrancato.
“Qualunque
cosa voglia chiedermi, bella signora, sappia innanzitutto che ho vinto la causa
Morsel, dopo il mio rientro, a pieno titolo sia chiaro! Almeno quanto una
verità insindacabile: io sono Glam Geffen e sono tornato!”
GLAM GEFFEN
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