Capitolo n. 38 –
nakama
Geffen
parcheggiò davanti ai cancelli della residenza di Mikkelsen sul finire di quel
pomeriggio, di metà dicembre.
Aveva ancora in
testa le parole di Robert, che lo aveva rincorso, in fondo al viale, davanti la
villa di zia Betty, per chiedergli come mai stesse lasciando Santa Barbara in
anticipo e quasi di nascosto.
“Ho un impegno in città, Rob, non preoccuparti, non
è successo niente, ok?” – gli aveva spiegato dolce, non senza sfiorargli lo
zigomo sinistro, con il dorso della mano, prima di salire in auto, contro la
quale si erano entrambi appoggiati.
“Posso chiederti una cosa, Glam? Anche se non vorrei
sembrarti invadente e”
“Chiedi pure” – aveva sorriso.
“Che intenzioni hai con Kevin?”
Geffen aveva sbuffato, brontolando qualcosa, nulla
di che.
“Ok non sono affari miei, vero?”
Glam lo fissò, investendolo con quel turchese
granitico, quando il legale sapeva di avere la situazione in pugno.
Nel lavoro, nei sentimenti.
“E’ la mia indole, Robert, io non cambierò mai, quindi
con Kevin, nessuna intenzione vera, finché lui non deciderà per entrambi,
sempre ammesso che a me stia bene, lo sai”
Downey aggrottò la fronte spaziosa, dove in
quell’istante, Geffen posò un bacio caldo e umido, alla menta e tabacco.
“Ma non vuole dire un tubo …” – sospirò, chiudendo
gli occhi.
“Torna da Jude, gli mancherai già da morire, ne sono
certo” – disse piano, ad un centimetro dal suo volto.
“Perché fai così Glam, perché diavolo fai sempre
così …?” – replicò rassegnato, cercando un po’ d’aria, nel fare un passo
indietro, mentre i battiti del suo cuore, si protraevano ancora verso quelli
del suo ex marito.
“Te l’ho appena detto amore …” – quindi rise solare
– “… io non potrei definirti in altro modo, sai Robert? Per sempre, così come
il mio carattere del cazzo, rimarrò tale; arrivederci”
E svanì.
Il tenente
Reedus andò ad accoglierlo.
“Salve,
credevamo non arrivasse più” – lo salutò burbero.
“C’era traffico:
il mio assistito è qui?”
“Sì, Graham è
con il suo fidanzato, di là, mi segua, sono tutti nel salone: c’è anche il
pubblico ministero e quelli della scientifica”
“Come mai?”
“Hanno già
analizzato il materiale inviato da Lux: ci sono le sue impronte e quelle di
Mikkelsen, sulla busta, sui fogli, sul dvd e la micro sd: non ha ricevuto il
rapporto via e-mail?”
“Sì, Hopper me
l’ha mandato”
“C’è anche il
suo socio … ah eccolo”
Marc li
raggiunse, aggiornando Geffen, appartandosi per qualche minuto in un salottino.
“Vincent è
volato via, con il jet di Meliti” – gli bisbigliò, nonostante fossero soli,
anche se per poco.
“Lo so, Antonio
me l’ha spifferato ore fa, ma cosa gli ha preso a Lux, miseria schifosa!?” –
sibilò acre.
“Ha vendicato
Kirill, non c’è molto da aggiungere …”
Bussarono.
“Sì, arriviamo,
un attimo!” – sbottò Glam, accendendosi una sigaretta.
“E da quando
fumi?” – Hopper sorrise.
“Una ogni tanto
… Ho scopato con Kevin” – disse poi di botto.
Con chi
confidarsi, se non con il suo migliore amico d’annata?”
“Eh …? Ma è
tornato?” – bissò lui stupito.
“Certo … Si è
ripulito per bene, andando in convento, una roba del genere, manco fosse una
suora … Non ha nulla di ciò, bene inteso!” – e ridacchiò, strizzando le
palpebre per il fumo.
“Hai bevuto Glam?”
“No, affatto: mi
sento in forma, perché sono stato da Dio, insieme a lui, ok?” – ribatté un po’
acre.
“Cosa c’è in
quella Malboro? Erba? Torna sulla terra, ok? Di là c’è la vita di Will in gioco!”
– obiettò il consorte di Jamie.
“Non mi sono mai
distratto durante una difesa, dovresti saperlo, quindi non farmi la predica
Marc: tu sei l’ultima persona con cui voglio discutere, d’accordo?” – affermò
più complice e diretto.
Hopper annuì,
ossigenandosi.
“Dai andiamo:
dopo potremo sbronzarci, per festeggiare e per … commemorare il nostro amico
Lux, finito chissà dove …”
Louis non
riusciva a fare niente.
Harry giunse
alle sue spalle, improvviso e come un fantasma.
Lo avvolse.
Erano nelle
cucine del Dark Blue, ancora chiuso al pubblico, mentre lo staff si stava
preparando per la cena.
“Mi dispiace
Boo” – gli respirò nella nuca, lasciandoci un bacio intenso.
“E’ successo un
vero casino” – e si girò, nervoso – “… ho parlato con Glam, è appena rientrato
ed è da quel Mikkelsen, sai?”
“A fare cosa?”
“A scagionare
Will Graham, grazie alle prove lasciate da Vincent a Mads, appunto”
“Questa cosa è
sfuggita di mano a Lux, al suo buon senso”
“Ne parli come
fosse un estraneo, del resto non è la prima volta Harry!” – obiettò,
scostandolo brusco da sé.
“Stavamo sotto
lo stesso tetto di un assassino, accidenti, possibile tu non te ne renda
conto?!”
“E ci scopavi
con quell’assassino, se vogliamo essere onesti e ne eri innamorato perso!” –
sottolineò avvampando Tomlinson, allacciandosi un grembiule nero, col logo del
ristorante.
Styles
indietreggiò di poco, la mano destra sul bancone, occupato da ciotole in
acciaio e buste di insalate fresche.
“Cosa dovrei
dirti, eh Boo? Senti chi parla? Il bue che dà del cornuto all’asino …? Dio che
schifo … Cosa siamo diventati? Tu neppure prendi in considerazione che Vincent
potrebbe essere impazzito, esponendo nostra figlia ad un pericolo ingestibile!”
“Lui non le
avrebbe MAI fatto del male, OK?!” – reagì con astio, stringendo i pugni lungo i
fianchi magrissimi.
Si stava
consumando.
Un’altra volta.
Il legale fece
un cenno, mordendosi le labbra – “Andiamo a casa” – propose a tono basso, gli
occhi lucidi.
“Quale casa?” –
Louis balbettò, sentendosi tremare le gambe, per lo stress e la commozione.
“Andiamo dal nonno,
Petra è lì … Staremo da Antonio qualche giorno, finché non avremo le idee più
chiare … Che ne pensi?”
La sua voce era
spezzata, come il resto, dentro e fuori, la sua figura bella, cresciuta in
molti sensi, affascinante in ogni senso.
Boo gli andò vicino,
quasi con un balzo, ma non nel vuoto, perché Harry non lo avrebbe più lasciato
andare o fatto cadere, nell’amarezza di una solitudine, insopportabile per
entrambi.
Si strinsero
forte.
“Ce la faremo
Lou … Te lo prometto, ok?” – disse in lacrime, per poi baciarlo, con
appassionata devozione.
Kevin guidava,
senza parlare molto.
Colin era sul
sedile accanto al suo, per stare più comodo, la testa appoggiata al finestrino,
la stanchezza di quel viaggio, ormai a gravare sulle sue sensazioni.
In compenso era
sereno, nello sbirciare l’immagine di Jared, seduto dietro, con Robert e Jude,
assonnati quanto lui.
Pepe e Lula
viaggiavano sul secondo suv blindato, condotto da Vas e Peter, vigili su quello
spostamento verso Los Angeles.
La loro allegra
brigata aveva aiutato Loretta e le sue amiche, con il trasloco alla residenza
di Betty, nuova sede per la loro associazione.
Farrell,
saltellando qua e là con le stampelle, aveva fatto selfie con chiunque, pagando
poi autisti e facchini, senza battere ciglio.
Gli era piaciuto
sostenere il loro progetto, così a Jared, soddisfatto per quella soluzione,
concessa da Geffen, generoso come sempre.
Il cellulare
collegato al mezzo suonò.
“E’ Glam” –
disse Kevin – “… inserisco il viva voce … Ciao daddy” – lo salutò solare.
“Buongiorno
truppa, come procede?”
“Arriveremo tra
un paio d’ore, dovresti dire a Carmela di buttare la pasta” – il bassista rise.
“Ok, ci vediamo
da Meliti, ci sono delle novità”
“Quali?” –
chiese Jared.
“Non posso
parlarne al telefono, comunque non preoccupatevi … Ci vediamo dal boss, ok?
Camilla e Diamond non vedono l’ora di riabbracciare i loro papà, idem gli altri
monelli” – e rise, anche se un po’ forzato.
Qualcosa lo
turbava.
“Ok, dì loro che
ci vedremo a breve, ok?” – intervenne Downey.
“Sarà fatto …
Buon viaggio, state attenti, ora chiamo Lula e Pepe, sono con Vas, vero?”
“Affermativo
capo” – Colin rise e poi spense il viva voce.
Layla gattonò
avanti ed indietro, sopra la scrivania di Ruffalo, facendolo divertire, sotto
l’occhio amorevole di Niall, che era passato a salutarlo, dopo i vaccini
periodici alla bimba.
“Spero non le
venga la febbre” – esordì emozionato lo studente, restando in piedi.
“Mi sembra
vivace e scatenata, non penso proprio, comunque rilassati” – replicò lui di
buon umore e sempre affettuoso con Horan, soprattutto dopo il loro ritrovarsi
molto casto, almeno sino a quel momento.
Si stavano
impegnando per fare funzionare le cose, senza più coinvolgimenti inopportuni.
“Come vanno gli
studi? Hai ancora degli esami, prima delle feste?”
“Uno scritto e
due test, dovrei farcela” – e rise, contagioso e bellissimo.
Mark si alzò,
prendendo sul petto la bimba, adorante nei suoi riguardi.
“Ho un piccolo
regalo per te, principessa …” – e tirò fuori da un cassetto un peluche a forma
di pinguino.
“Ma non dovevi,
la vizi” – disse emozionato Niall, avvicinandosi, per partecipare alla reazione
gioiosa di Layla.
“Figurati, per
così poco …”
Ruffalo lo
scrutò, sfiorando le sue dita, mentre l’altro riprendeva a sé la cucciola, poco
convinta nel doversene tornare a casa – “Dobbiamo andare, zio Mark ha da fare”
– disse piano il biondino, abbassando lo sguardo.
“Ho ancora un
appuntamento e poi”
Qualcuno bussò.
“Sì avanti”
Miss. Gramble si
affacciò sorridente.
“Buongiorno
professore, sono in anticipo?”
Horan si stupì
nel ritrovarsela davanti.
“Oh salve Niall”
“Salve …”
“Ho portato quei
documenti Mark” – proseguì lei, cordiale ed in confidenza con l’ex infermiere –
“… quando li avrai firmati, procederemo con la tua richiesta, ok?”
“Quale
richiesta?” – chiese d’impulso lo studente.
Mark lo guardò –
“Volevo dirtelo, ma non avevo trovato ancora il modo per farlo … Mi sto
attivando per un’adozione da single, ecco” – ed arrossì lievemente.
“Cavoli”
Miss. Gramble rimase
in silenzio, poi tossì – “Il tuo referente è Tim, rientra nei suoi fascicoli di
praticante volontario”
Horan si
ammutolì.
Il compagno,
nell’ottica di aprire il loro asilo nido, si era iscritto a dei corsi
formativi, presso l’orfanotrofio gestito dalla donna e da sempre finanziato da
Geffen, oltre che da Meliti.
“Sono certo che Tim
ti seguirà con cura” – e si affrettò ad uscire dall’ufficio, scioccato per
quella scoperta.
Si domandò
mentalmente come mai Tim non gliene avesse parlato, visto che gli raccontava
ogni minino dettaglio delle sue giornate.
La risposta se
la diede da solo, con rammarico, senza dare ascolto a Ruffalo, che stava
provando a trattenerlo.
Inutilmente.
“Ci vediamo
presto Mark, scusami, ho fretta! Arrivederci Miss. Gramble” – e si dileguò,
senza esitare oltre.
CHANNING TATUM is MARC HOPPER
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