Capitolo n. 49 – nakama
Jared posò guanti e
sciarpa, su di una mensola, dopo avere schivato Jude.
“E’ di ottimo umore” –
disse piano il cantante, avvicinandosi al suo futuro sposo – “tu un po’ meno,
Cole: che succede?” – e gli si appese al collo, sorridendogli.
“Niente …” – e gli
cinse i fianchi stretti – “… parlavamo di Chris: come sta?”
“Lo hanno portato in
sala operatoria: era da solo, Tom è sparito con Norman, non ne conosco il
motivo, però la situazione era tesa”
“Ci hai parlato? Con
Tom, intendo”
“No, me l’ha spiegato
Glam al telefono: anche lui non c’era, stava riportando Lula in hotel” – e andarono
ad accomodarsi sul divano.
“Hanno già dimesso
soldino?” – chiese con stupore l’irlandese.
“Nessuna lesione o
cicatrice: tutto sparito” – Leto rise allegro.
“La sua magia, quindi”
Il leader dei Mars
annuì, sbirciando poi verso la camera da letto.
“E’ quello il tuo
completo? Molto elegante”
“Il tuo è nell’armadio,
nella sua custodia, non ho curiosato, tranquillo” – anche Farrell rise, ma più
rigido.
Jared gli accarezzò gli
zigomi, poi scese con le dita affusolate e tiepide verso la nuca del compagno,
massaggiandogliela lieve, mentre si guardavano assorti.
Poi si baciarono.
“Andiamo di là … tanto
la cena è a mezzanotte Cole” – gli mormorò a un centimetro dal volto
abbronzato, rubandogli l’aria.
Rubandogli l’anima.
Ancora
una volta.
Geffen lo stava come
spiando, senza che Lula se ne rendesse conto.
O così sembrò al
legale, che gli stava preparando una cioccolata calda.
“Ecco qui … per il mio
campione” – e gli sorrise, porgendogli la tazza, mentre il figlio stava seduto
alla scrivania, intento a disegnare e scrivere biglietti di auguri
coloratissimi.
“Grazie papà” – e la
sorseggiò, fissando Glam, con quei fanali profondi e liquidi – “… buona!” – affermò
soddisfatto, pulendosi il mento e la punta del nasino.
Era adorabile.
Come sempre.
Quindi, com’era
possibile, ciò che aveva detto Miriam Lebeau?
Geffen non smetteva di
domandarselo mentalmente.
Si voltò, per tornare
all’angolo cottura, allestito nella loro suite, ma un vento gelido, lo investì
in mezzo alle scapole.
“Tu non devi avere
paura di me …”
Di nuovo quella voce,
che gli sembrò salire da un abisso.
Glam si rigirò di
scatto, facendo cadere la mug, con il nome di Lula, immobile, le orbite oculari
divenute nero pece.
Da esse, un secondo
dopo, uscirono due serpenti, dalle squame arancio, striate di rosso vivido.
“Lula!!”
In un bagno di sudore:
l’avvocato si destò in quella maniera, di soprassalto, senza rendersi conto di
dove fosse, per alcuni istanti interminabili.
“Papà!”
Soldino arrivò di corsa
dalla propria camera, volandogli sul cuore, per consolarlo – “Sono qui papà, guardami,
è stato solo un incubo!”
“Amore … sembrava
talmente reale … Lo hai visto anche tu?”
“Cosa?”
“No … No, nulla” – Glam
balbettò, poi riprese il controllo – “… mi daresti un po’ d’acqua, tesoro?”
“Certo!” – Lula sorrise
affettuoso, prendendo subito una bottiglietta dal frigo bar.
“Ti ringrazio cucciolo …
Ti ho svegliato, scusami …”
“Ma io facevo i
pacchetti, però ho fatto pasticci con i fiocchi!” – replicò gioioso e solare.
“Allora ti aiuto …” – e
si alzò, seguendolo nel living.
Accanto al tavolino, c’erano
dei cocci.
Geffen rabbrividì.
“E quelli?” – chiese a
mezza voce, indicandoli.
“Mi hai detto di non
toccarli, che poi veniva la signora delle pulizie papà”
“Sono stato io … a fare
questo di pasticcio?” – e provò a scherzare.
“Yesss!!!”
Norman riprese la
sigaretta, lasciata sul bordo del davanzale, sopra al lavello, dove Tom aveva
dimenticato le confezioni di cibo, ancora sigillate.
“E’ sbagliato,
qualunque cosa tu avessi intenzione di fare” – mormorò roco lo sbirro,
allontanandosi da lui.
“Era solo un bacio” –
disse Tom arrossendo, mentre armeggiava con il barattolo dei sottaceti.
Reedus ridacchiò
sornione – “Dai qua” – e lo aiutò, aprendo la capsula senza problemi.
“Grazie …”
“Anni e anni di
grigliate e hamburger … Voi ci venivate spesso”
“Bei tempi” –
Hiddleston inspirò – “… tu non ci hai mai discriminati”
“Nessuno della squadra
l’ha fatto, dopo che Chris ti ha presentato ai colleghi, anche se io già sapevo
da un pezzo, come stavano le cose”
“Lui si è sempre fidato
di te: diceva che eri il bastardo giusto, a cui confessare anche l’inconfessabile”
– e sorrise, passandogli il primo panino.
“Era reciproco … Dai
vieni, sediamoci, il tè è ancora caldo”
“Sì Norman … Me la dici
una cosa?”
“Dipende” – e rise,
guardandolo dritto negli occhi.
Quattro spicchi di cielo
a confronto.
“Quando ti sei
innamorato di Chris? … O meglio, quando te ne sei reso conto?”
Reedus fece spallucce,
emozionato nei gesti, prima più fluidi.
“Stavamo bene insieme,
cioè, lui mi sapeva prendere, anche nelle giornate peggiori e mi sopportava”
“Tu non mi sembri così
male, come partner lavorativo”
“Non era per quello, ma
sai, i guai in famiglia, le bollette da pagare, la scuola delle bimbe”
“In questo noi non
abbiamo effettivamente dei problemi, da quando frequentiamo villa Meliti e …
Glam” – ammise, lo sguardo sfuggente, verso la nevicata, sempre più fitta.
“Ci tengono molto,
vero? Ai bambini dico”
“Sì, Antonio li
considera tutti nipoti … So che è un personaggio un po’ discutibile”
“Mai una condanna” –
Norman rise più sonoro – “… del resto ha solo frodato il fisco, il sogno di
ogni americano per bene”
“E’ un brav’uomo, ha
avuto la sua buona dose di sofferenze, gli avevano ucciso il primogenito, era
un medico ed era gay”
“Ah … Forse per questo siete
entrati nelle sue grazie?”
“Non credo, sai? Penso
si sentisse solo e questo caravanserraglio, questo clan, come lo definisce
spesso Chris, è stata la famiglia migliore gli potesse capitare” – e sorrise,
accartocciando il tovagliolo di carta.
Reedus fece un’espressione
tenera – “E’ bello parlare anche con te, Tommy, è … semplice”
Il terapista si morse
il labbro superiore – “Hai baciato anche lui?” – domandò secco, lo stomaco
leggero.
“No … Non me ne ha data
l’occasione: è capitato in fretta, è stato brusco e violento” – rivelò limpido,
come a liberarsi di un peso.
Il cellulare di Tom
vibrò.
Era Geffen.
Tim, ancora in
accappatoio, schiuse la porta con un sorriso.
“Ehi ce l’avete fatta” –
bisbigliò, lasciando entrare Niall, per poi abbracciarlo caloroso.
Si erano scritti ogni
giorno, prima di ritrovarsi, chiarendosi sul recente distacco e non solo.
Riprendere anche le
rispettive relazioni, con Kevin e Mark, aveva avuto un profondo significato per
entrambi.
“Dormono tutti?” –
chiese emozionato Horan, distaccandosi da lui, appena intravide la sagoma di
Kevin avvicinarsi.
“Infatti” – il musicista
si palesò, cordiale nei toni, comunque – “Benvenuto Niall … e Mark?”
“E’ giù alla reception,
ci sta registrando”
“Papi!!” – la vocina di
Thomas lo distrasse, così quella di Layla, che inseguì il fratellino, sino a
Niall, pronto ad accoglierli con entusiasmo.
“I miei pestiferi!
Siete stati bravi, vero?” – e si commosse, cullandoli.
Tim perse un battito e
sparì, con la scusa di vestirsi, mentre Kevin, più a suo agio, versò da bere
per tutti.
“Ora dobbiamo cambiarci
anche noi, tra poco inizia la festa, apriremo i doni, mangeremo come lupi” –
disse sereno l’artista.
“Sì, avete sentito
bimbi?”
Loro saltellarono
entusiasti – “Posso darvi una mano, Kevin?”
“Certo, hai campo
libero” – poi sorrise – “… solo con i pargoli, ovvio” – ed ammiccò simpatico.
Horan avvampò – “Ma
sicuro!” – e sorrise impacciato, prendendo in braccio Layla e per mano Thomas,
pronti a seguirlo nella loro stanza.
Kevin cercò Tim nella
propria, ritrovandolo quasi pronto a scendere.
“Ehi, hai troppe cose
addosso” – e lo baciò sensuale.
“Ke Kevin ci sono i”
Il bassista lo fissò
brusco – “C’è Niall, vorrai dire”
“No, non è per lui, ma
mi sento a disagio, come prima, ecco” – e si spostò, infilandosi un maglione
pesante, come l’atmosfera, scesa improvvisa e scomoda.
“A me non sembravi
tanto a disagio prima, ma, a parte questo, scusa” – e lo riavvolse, più casto e
tranquillo.
Tim lo guardò – “Sono
lusingato dalla tua gelosia, però non soffochiamoci, ok? Dovremmo avere
superato certe fasi di insicurezza, Kevin, non trovi?” – affermò serio.
“Sì, certo … Avanti,
raggiungiamo la ciurma, ho voglia di vedere anche Mark: sarà al settimo cielo,
per essere tornato con Niall … Come lo sono io, per noi, ok?”
“Ok Kevin … Ok.”
Glam guidava il gatto
delle nevi, come un mezzo qualsiasi.
Tom, seduto nel mezzo,
tra lui e Reedus, sembrava ipnotizzato dal movimento dei tergicristalli.
L’agente dell’antidroga
stava muto come un pesce, da quando erano saliti sul cingolato di soccorso, che
Geffen non esitò a prendere, per quella sorta di missione di salvataggio.
“Penso che gradirete il
buffet nel salone delle feste, al posto di quei sandwich striminziti” – esordì il
più anziano, per rompere quel gelo.
“Veramente erano buoni”
– sbuffò il poliziotto – “per lo meno alla nostra portata, Mr. Geffen” –
aggiunse sarcastico.
“L’operazione di Chris
è riuscita al cento per cento: tra settantadue ore lo sveglieranno dal coma
indotto” – li informò, senza distogliere l’attenzione dalla strada, ormai
divenuta una lastra bianca senza fine.
Hiddleston non proferì
parola, ma guardò Reedus, che si morse le nocche della mano sinistra, il gomito
appoggiato al finestrino.
“Dov’è Luna?”
“Con Pam e Stella … Ti
senti bene, Tommy?”
“Vorrei fare un bagno
caldo e andare a dormire: non sarò dei vostri, mi dispiace Glam, perdonami” – e
prese un lungo respiro, abbozzando un sorriso.
“Nessun problema … E
lei Mr. Reedus? Che fa? Si aggrega?”
“No, grazie, io scendo
qui”
“Ma dove vai Norman?” –
il terapista era spiazzato dalla sua fermezza.
Glam rallentò – “Qui
dove, scusi?”
“Al palazzo del
ghiaccio … Danno anche il punch di mezzanotte, andrò a pattinare, così mi
rilasso … e poi, a pensarci, non ho una sistemazione in albergo”
Geffen gli passò un
badge dorato – “Attico 504, era l’unico libero tenente”
“Lei pensa sempre a
tutto, vero?” – bissò asciutto, afferrando la tessera magnetica.
“E’ la mia specialità,
come la sua arrestare i delinquenti”
“Che lei fa assolvere:
grazie per la prenotazione, ma non si azzardi a pagare il conto, siamo intesi?”
“Non sia mai … Buon
Natale dunque”
“Anche a voi: ciao Tom,
domani torno a Los Angeles, tempo permettendo”
“Come preferisci … Mi
dispiace per questo casino Norman, anche per i tuoi” – asserì triste.
Reedus gli diede un
buffetto – “I miei sono abituati ai miei turni e alle mie assenze, ti faccio
sapere, arrivederci” – e scese, avviandosi veloce verso l’ingresso affollato,
antistante la biglietteria.
Geffen si ossigenò, poi
ripartì – “Strano tipo … eccentrico, direi”
“E’ fantastico invece …
Ma tu non gli piaci ed è reciproco, giusto?”
“Giusto!” – Glam rise,
poi accese la radio.
Mancava
poco alla metà di quella notte senza stelle.
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