Capitolo n. 45 – nakama
Gli era venuto dentro.
Norman provava a non
pensarci, accasciatosi nella doccia, sotto i getti bollenti.
Senza riuscirvi.
Ci pensava.
E ripensava.
Anche a quel piacere
sordo, che si era fatto spazio, con irruenza, in mezzo a tutto quel dolore, a
quella paura, di non tornare più gli stessi di prima.
Né lui, né tanto meno
Chris.
Chris che lo aveva
liquidato, gli occhi vitrei, con un “a domani”, in risposta ad un distaccato,
alienato “siamo arrivati”, pronunciato da Reedus, parcheggiatosi sotto casa
sua, come se nulla fosse accaduto.
Per entrambi.
Forse erano sotto
shock, di sicuro Hemsworth, incapace di realizzare, ciò che aveva fatto pochi
minuti prima, sotto a quel viadotto.
Come se la pioggia,
avesse potuto cancellare tutto.
Anche dalla sua testa
vuota, di ricordi, di buon senso.
Jared aveva lasciato
Tom con Luna, per poi tornare in camera, dove Geffen era rimasto a riflettere,
affacciato a una vetrata semicircolare, contro cui la neve, picchiettava,
fermandosi, senza sciogliersi, per la temperatura ormai notturna.
“Cosa intendi fare,
Glam?”
La sua voce era
vibrante di rammarico, per quanto successo a Tommy.
Jared riviveva, ancora
una volta, un dramma personale, che niente e nessuno, sarebbe mai riuscito a
seppellire, tra le pieghe della sua memoria.
“Lui verrà qui …” – e
si voltò lento, fissandolo – “Io lo aspetterò”
Leto avanzò di qualche
passo – “Tu sei encomiabile, per come ci proteggi, ogni volta che se ne
presenta l’occasione, ma questa io la vedo così pericolosa, forse Tom dovrebbe
chiamare la polizia e denunciarlo, non credi?”
“Non voglio fare il
giustiziere, non questo giro: la versione di Tom, seppure vera al cento per
cento, non ha senso, nonostante Chris abbia un caratteraccio, quindi voglio
capire cosa gli sia preso veramente, capisci?”
Il leader dei Mars
aggrottò la fronte spaziosa, dove, un secondo dopo, Glam posò un bacio casto –
“Certo, dovrò armarmi di pazienza, per non spaccargli quel bel muso” – e
sorrise, provando a scherzare, mentre lo teneva a sé, sul petto spazioso.
Leto chiuse gli occhi,
appoggiando di lato la testa, con l’attenzione rivolta ai battiti di Geffen,
regolari, vividi.
“Ti voglio bene Glam e
… e dovrei parlarti del matrimonio, anche se siamo in piena emergenza.
Tornarono a guardarsi.
“Anch’io te ne voglio,
Jay, ma non pretendere che assista alla cerimonia di ben due, dei miei ex
mariti!” – e rise, anche se emozionato, nell’immaginarsi quel rito, dove lui
sarebbe stato escluso doppiamente.
Dimenticato.
Forse.
“Se non ci sarai, una
parte di me soffrirà”
“Quella parte di te,
che dovrebbe essere ancora mia, tesoro?” – chiese con dolcezza, spostandogli ai
lati degli zigomi, le chiome di nuovo lunghe.
“Lo sarà, così, per
sempre e tu lo sai Glam”
“Ci penserò” – replicò distaccandosi.
Avevano appena bussato.
Erano Mikkelsen e
Graham.
Il chiacchiericcio di
Sara, gli giungeva fastidioso e a tratti.
Norman si decise a
chiudere i rubinetti, affacciandosi, non senza avere indossato un accappatoio,
con l’idea di coprire i presunti segni, lasciati dal passaggio di Hemsworth.
Anche se
dell’antidroga, Reedus conosceva bene le procedure da seguire, in seguito a
un’aggressione sessuale, ma non fece nulla.
Assolutamente nulla.
“Ah guarda che prima il
tuo cellulare squillava, l’hai dimenticato sul comodino, era Chris, penso ti
abbia lasciato un messaggio in segreteria, tieni” – e la moglie gli passò il
telefono, tornandosene in cucina, a riscaldargli, per la decima volta, la cena.
Norman l’avrebbe voluto
spegnere, quel maledetto affare, che la gente si portava anche al cesso, per
rimanere connessa, a un mondo, che lui non riconosceva più come prima.
§
Ciao sono io … senti ho un problema … cioè, Tommy, non è a casa, se ne è
andato, ha lasciato un biglietto e io … io non capisco perché si comporti così,
non gli ho fatto dei torti, ma mi accusa, non so neppure di cosa … Accidenti, è
andato ad Aspen, con nostra figlia, capisci? Potresti venirci, con me, ti passo
a prendere all’alba, ok? Tanto siamo di riposo per un paio di giorni, so che
poi è Natale, ma rientriamo in tempo, lo giuro … lo giuro Norman, io non gli ho
fatto niente, ok? … Fammi sapere, anche un sms, ok? Grazie, ciao §
La sua voce era
stranita, strozzata quasi.
Com’era possibile?
Reedus se lo domandò,
notando dei lividi all’avambraccio destro, anche intorno alla gola.
Indossò svelto un
maglione a collo alto, le maniche lunghe e slabbrate, mentre la biancheria
sporca, stava già girando, all’interno della lavatrice.
Vi si accovacciò
davanti, scalzo, il pianto in gola, quasi rannicchiandosi in sé stesso, le
braccia conserte e schiacciate sull’addome, che gli doleva, perché rimasto
premuto a lungo, contro a quella maledetta balaustra.
Come avrebbe voluto,
che la sporcizia, che si sentiva addosso, si fosse dissolta, come quella sui suoi
abiti, sgualciti, quanto il suo malessere.
Il foglio, a quadretti,
Tom lo aveva preso da uno dei quaderni di Luna.
Poche frasi, che a
Hemsworth, sembrarono senza senso.
§
E’ finita Chris, questa volta non tornerò sui miei passi: sei stato terribile,
cattivo e sei pericoloso, ma sembri non rendertene conto … Io non ne posso più,
ora devo portare al sicuro la bambina, anche se non le dirò che sei diventato
un mostro … Ingrato ed ignobile. Addio Chris, addio davvero. Tom §
Le sue mani grandi,
stritolarono quell’addio, facendone poi brandelli.
Nell’inconsapevolezza,
che aveva fatto altrettanto, con l’esistenza di Tom.
Senza ricordarsene un
solo dettaglio.
Così come ai danni di
Norman, che gli scrisse un semplice “Ok”.
A Chris sembrò scontato:
Reedus era il suo migliore amico.
Jared si ritrovò
davanti Robert, rimasto compostamente seduto in corridoio, davanti alla porta
di Geffen.
Downey si alzò,
riponendo gli occhialini da lettura nel taschino sinistro della camicia in pile
a quadri azzurri e neri, sorridendogli – “Ci sei riuscito?”
Leto inspirò, facendo
spallucce – “Non completamente, ci penserà, dice … Tu avrai migliore fortuna,
ne sono certo”
“Non credo Jay”
“Ma sì, tu e lui siete
sempre stati, come dire” – ed enfatizzò un minimo la sua espressione.
“Più complici, che
amanti, rispetto a voi?” – bissò sereno l’attore.
“Già … Sì insomma Rob”
“Ho capito Jay, ho
capito … A proposito, come sta Tom?”
“E’ a pezzi” – il
cantante si adombrò.
“E Glam sta lucidando
l’artiglieria?”
“Non proprio, lui ha
dei dubbi”
“In che senso, scusa?”
“Su Chris, su questo
suo comportamento: ora ci sono Mads e Will con lui, perché Glam pensa centri il
trapianto”
“Glielo hanno fatto al
cuore, non al cervello Jay” – Robert sorrise amaro.
“Vado da Tommy, ora, tu
che fai, resti?”
“Sì, voglio parlare con
Glam … Anche per questa faccenda: ho un brutto presentimento.”
Mikkelsen sorseggiò con
calma il whisky offertogli da Geffen, mentre Graham osservava i disegni di
Lula, entrato dall’ingresso posteriore, di quell’autentico appartamento,
all’attico dell’hotel.
“Ripeteremo le analisi,
le ultime non davano segni di squilibrio ormonale: qui parliamo di eccesso di
rabbia, forse scariche di adrenalina, come avviene sotto l’effetto di alcuni
farmaci o droghe: vero Will?”
“Vero … In ogni caso,
non vedo connessione tra l’intervento e questo episodio di violenza: sicuri che
Hemsworth non sia semplicemente una persona dal carattere problematico? Non ci
sono precedenti?”
Glam non rispose
subito, riversandosi da bere, poi parlò – “Ci sarebbero, ma stavolta ha
superato il limite: non riesco a crederci, era cambiato, ve lo assicuro, anche
grazie all’analisi”
“Gli istinti di un
individuo possono essere messi in letargo, anche razionalmente, ma rimangono
tali” – sottolineò Will, facendo gelare il sangue al futuro consorte.
“Chris ci raggiungerà?”
– domandò il chirurgo, rosso in volto.
Graham gli si accostò,
dandogli una carezza sul fianco, non senza abbozzare un sorriso di scuse.
“Temo sarà inevitabile
… Soldino, tu che ne pensi?”
Lula scelse un
pennarello arancio, per ripassare i contorni, di quelle, che al padre,
sembrarono fiamme.
“Si metterà in viaggio,
alle prime luci del giorno, papà …” – rispose assorto – “… e non verrà da solo
… La paura cammina con lui”
Mads e Will si
guardarono.
Geffen notò delle
immagini, scorrere alla tv ed alzò il volume.
“Ma quello è Chris” –
si intromise Downey, entrato per avvisare l’ex, della sua presenza.
“Robert …?”
“Perdonatemi, ma volevo
parlarti Glam”
“Sì, sì certo, non
sapevo fossi lì fuori, avresti potuto bussare” – ed andò ad abbracciarlo, con
naturalezza.
Nel frattempo gli altri
stavano seguendo la cronaca di quel servizio speciale.
§
Sappiamo ancora poco di lui, ma questo è davvero un eroe, gente: uscito vivo da
una precedente imboscata, il tenente Hemsworth ha subito una delicata
operazione, sulla quale è stato mantenuto il massimo riserbo. Nel vederlo in
azione, adesso, sembra che lo abbiano trasformato in un super poliziotto, non
credete anche voi? Noi non vorremmo essere al posto del malvivente, assicurato
alla giustizia da questa montagna di muscoli e dal suo partner, un certo
Reedus, pluridecorato per la lotta ai narcotrafficanti, che infestano Los
Angeles da decenni: restate in ascolto, per nuovi aggiornamenti e buona serata
dallo staff di L.A. news, sempre in prima linea con la cronaca! §
Sembrava uno spot.
Di cattivo gusto.
Will si ossigenò – “Hai
visto la progressione, nella corsa? E la respirazione, Mads?”
“Sì, l’ho vista: in
teoria non dovrebbe avere recuperato energie e prestazioni del genere, non in
quel modo: insomma, personalmente, l’avrei collocato ad una scrivania per un
anno, durante il quale sottoporsi ad una riabilitazione mirata” – e tornò a
scrutare Geffen.
“Quindi? Conclusioni
plausibili?”
“Quindi Hemsworth, con
tali sollecitazioni inverosimili, potrebbe compromettere il nostro lavoro e …
la sua vita.”
https://www.youtube.com/watch?v=twDtu-eNaN0
I chilometri, scorrevano
veloci, sotto alle ruote del suv, condotto da un taciturno Chris, verso Aspen.
Reedus non era da meno,
precipitato in una sorta di oblio ed inquietudine, che l’altro non percepiva
minimamente.
“Grazie Norman, non
avevo le palle di andarci da solo” – il biondo ruppe il silenzio, provando ad
essere un po’ guascone nei toni, come reciproca abitudine.
“Figurati”
“Cos’hai?”
“Nulla”
“Sei un bugiardo Norman”
– e gli diede una gomitata, ridendo, ma Reedus sobbalzò, come destatosi di
colpo, dal proprio inferno.
“Ho … ho litigato con
Sara, ok? Guarda la strada e smettila di rompere!” – ribatté brusco.
“Ah ora sei il solito
Norman … Ok, ma tu come la vedi? Per Tom?”
“In che senso?” – e si
sentì morire, avendo intuito che a Hiddleston era toccata la sua stessa sorte.
“Nel senso che penso
abbia esagerato, forse ho sbraitato un po’ oppure”
Reedus lo fissò
interdetto – “Forse? Ma tu non ricordi un cazzo?!”
“Ehi calmati, ti sto
dando la mia versione dei fatti e poi sì, non mi ricordo un cazzo, contento?”
“E’ … assurdo” –
mormorò flebile.
“Cosa è assurdo?!” –
sbottò, poi si ridimensionò rapido – “D’accordo, lui ed io non siamo spesso
sulla stessa lunghezza d’onda, Tommy è fragile, mi asseconda, è di sicuro
provato dall’esperienza avuta accanto ad un relitto, ma sono quello di prima, grazie
a un miracolo, pensavo fosse ciò che desideravamo entrambi, no?”
“Tu … tu forse non lo
sei … quello di prima, intendo”
Chris si strofinò le
palpebre – “Pensavo tu avessi più comprensione, che mi appoggiassi, sei l’unico
di cui mi fidi, dal principio Norman, sono sempre stato sincero con te, con la
paura fottuta mi fraintendessi, se davvero vuoi saperlo”
“Fraintendessi, ma cosa
accidenti?!” – ormai era esasperato, avrebbe voluto dissolversi.
“Lo sai bene! Come
credi mi sia sentito, dopo averti detto di essere gay, di Tom? Cioè eravamo
affiatati e se tu avessi pensato che io”
Anche le palpebre di
Reedus si erano chiuse in quell’istante, cercando un buio, che non c’era.
“Fermati per piacere,
sto per vomitare” – e si tappò la bocca, pallido in viso.
Hemsworth accostò,
senza farselo ripetere, poi lo seguì, tenendogli la fronte, confortandolo con
un tocco lieve, ma bollente, sulla schiena ampia: Norman era in ginocchio,
tremante.
Piangeva, livido di
rabbia, marcio di vergogna.
Will non aveva detto
nulla, durante il tragitto, in ascensore e poi sino alla loro suite.
Una volta entrati in
camera, provò a spiegare, ciò che sentiva.
“Mi dispiace, per
prima, Mads, non volevo dire quelle cose … Non mi riferivo a te, ecco”
Mikkelsen si versò un
liquore.
“Amore, stai bevendo
come non ti ho mai visto: ti prego smettila”
“Tuo padre era un
alcolista? Ti picchiava?” – chiese brusco, le iridi a specchiarsi nel fondo del
bicchiere.
“Mads …”
L’uomo tornò a fissarlo
– “Io lo facevo, anche senza bere, tanto meno fatto di qualche porcheria, come
quelle che bruciava Rattler, come se fosse acqua fresca! Io picchiavo e
brutalizzavo dei ragazzi, in piena coscienza: ero e sono un mostro, al pari di
Hemsworth! Nessuna terapia, nessun farmaco, nessuna analisi cambieranno questa
verità! Tu lo sai, Will, come lo so io!”
Il cognac finì contro
la parete.
Le schegge di
cristallo, sulla moquette, tinta panna.
“Tu non sei un mostro
Mads … Un mostro non avrebbe mai provato dei sentimenti, come quelli, che mi
hai dimostrato in questi mesi” – replicò serio e determinato, il più giovane.
“Come vorrei che tu …
tu avessi ragione!” – e strinse i denti, mentre un pianto lacerante, stava
precipitando dai suoi zigomi.
“Amore”
Graham corse ad
abbracciarlo, per fargli capire quanto si sentisse nel giusto.
Come
nessuno al mondo.
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