lunedì 15 febbraio 2016

NAKAMA - CAPITOLO N. 45

Capitolo n. 45 – nakama



Gli era venuto dentro.
Norman provava a non pensarci, accasciatosi nella doccia, sotto i getti bollenti.

Senza riuscirvi.

Ci pensava.
E ripensava.
Anche a quel piacere sordo, che si era fatto spazio, con irruenza, in mezzo a tutto quel dolore, a quella paura, di non tornare più gli stessi di prima.
Né lui, né tanto meno Chris.

Chris che lo aveva liquidato, gli occhi vitrei, con un “a domani”, in risposta ad un distaccato, alienato “siamo arrivati”, pronunciato da Reedus, parcheggiatosi sotto casa sua, come se nulla fosse accaduto.

Per entrambi.

Forse erano sotto shock, di sicuro Hemsworth, incapace di realizzare, ciò che aveva fatto pochi minuti prima, sotto a quel viadotto.

Come se la pioggia, avesse potuto cancellare tutto.
Anche dalla sua testa vuota, di ricordi, di buon senso.




Jared aveva lasciato Tom con Luna, per poi tornare in camera, dove Geffen era rimasto a riflettere, affacciato a una vetrata semicircolare, contro cui la neve, picchiettava, fermandosi, senza sciogliersi, per la temperatura ormai notturna.

“Cosa intendi fare, Glam?”

La sua voce era vibrante di rammarico, per quanto successo a Tommy.
Jared riviveva, ancora una volta, un dramma personale, che niente e nessuno, sarebbe mai riuscito a seppellire, tra le pieghe della sua memoria.

“Lui verrà qui …” – e si voltò lento, fissandolo – “Io lo aspetterò”

Leto avanzò di qualche passo – “Tu sei encomiabile, per come ci proteggi, ogni volta che se ne presenta l’occasione, ma questa io la vedo così pericolosa, forse Tom dovrebbe chiamare la polizia e denunciarlo, non credi?”

“Non voglio fare il giustiziere, non questo giro: la versione di Tom, seppure vera al cento per cento, non ha senso, nonostante Chris abbia un caratteraccio, quindi voglio capire cosa gli sia preso veramente, capisci?”

Il leader dei Mars aggrottò la fronte spaziosa, dove, un secondo dopo, Glam posò un bacio casto – “Certo, dovrò armarmi di pazienza, per non spaccargli quel bel muso” – e sorrise, provando a scherzare, mentre lo teneva a sé, sul petto spazioso.

Leto chiuse gli occhi, appoggiando di lato la testa, con l’attenzione rivolta ai battiti di Geffen, regolari, vividi.

“Ti voglio bene Glam e … e dovrei parlarti del matrimonio, anche se siamo in piena emergenza.

Tornarono a guardarsi.

“Anch’io te ne voglio, Jay, ma non pretendere che assista alla cerimonia di ben due, dei miei ex mariti!” – e rise, anche se emozionato, nell’immaginarsi quel rito, dove lui sarebbe stato escluso doppiamente.

Dimenticato.
Forse.

“Se non ci sarai, una parte di me soffrirà”

“Quella parte di te, che dovrebbe essere ancora mia, tesoro?” – chiese con dolcezza, spostandogli ai lati degli zigomi, le chiome di nuovo lunghe.

“Lo sarà, così, per sempre e tu lo sai Glam”

“Ci penserò” – replicò distaccandosi.

Avevano appena bussato.

Erano Mikkelsen e Graham.




Il chiacchiericcio di Sara, gli giungeva fastidioso e a tratti.

Norman si decise a chiudere i rubinetti, affacciandosi, non senza avere indossato un accappatoio, con l’idea di coprire i presunti segni, lasciati dal passaggio di Hemsworth.

Anche se dell’antidroga, Reedus conosceva bene le procedure da seguire, in seguito a un’aggressione sessuale, ma non fece nulla.
Assolutamente nulla.

“Ah guarda che prima il tuo cellulare squillava, l’hai dimenticato sul comodino, era Chris, penso ti abbia lasciato un messaggio in segreteria, tieni” – e la moglie gli passò il telefono, tornandosene in cucina, a riscaldargli, per la decima volta, la cena.

Norman l’avrebbe voluto spegnere, quel maledetto affare, che la gente si portava anche al cesso, per rimanere connessa, a un mondo, che lui non riconosceva più come prima.

§ Ciao sono io … senti ho un problema … cioè, Tommy, non è a casa, se ne è andato, ha lasciato un biglietto e io … io non capisco perché si comporti così, non gli ho fatto dei torti, ma mi accusa, non so neppure di cosa … Accidenti, è andato ad Aspen, con nostra figlia, capisci? Potresti venirci, con me, ti passo a prendere all’alba, ok? Tanto siamo di riposo per un paio di giorni, so che poi è Natale, ma rientriamo in tempo, lo giuro … lo giuro Norman, io non gli ho fatto niente, ok? … Fammi sapere, anche un sms, ok? Grazie, ciao §

La sua voce era stranita, strozzata quasi.

Com’era possibile?
Reedus se lo domandò, notando dei lividi all’avambraccio destro, anche intorno alla gola.
Indossò svelto un maglione a collo alto, le maniche lunghe e slabbrate, mentre la biancheria sporca, stava già girando, all’interno della lavatrice.

Vi si accovacciò davanti, scalzo, il pianto in gola, quasi rannicchiandosi in sé stesso, le braccia conserte e schiacciate sull’addome, che gli doleva, perché rimasto premuto a lungo, contro a quella maledetta balaustra.

Come avrebbe voluto, che la sporcizia, che si sentiva addosso, si fosse dissolta, come quella sui suoi abiti, sgualciti, quanto il suo malessere.




Il foglio, a quadretti, Tom lo aveva preso da uno dei quaderni di Luna.

Poche frasi, che a Hemsworth, sembrarono senza senso.

§ E’ finita Chris, questa volta non tornerò sui miei passi: sei stato terribile, cattivo e sei pericoloso, ma sembri non rendertene conto … Io non ne posso più, ora devo portare al sicuro la bambina, anche se non le dirò che sei diventato un mostro … Ingrato ed ignobile. Addio Chris, addio davvero. Tom §

Le sue mani grandi, stritolarono quell’addio, facendone poi brandelli.
Nell’inconsapevolezza, che aveva fatto altrettanto, con l’esistenza di Tom.
Senza ricordarsene un solo dettaglio.

Così come ai danni di Norman, che gli scrisse un semplice “Ok”.
A Chris sembrò scontato: Reedus era il suo migliore amico.




Jared si ritrovò davanti Robert, rimasto compostamente seduto in corridoio, davanti alla porta di Geffen.

Downey si alzò, riponendo gli occhialini da lettura nel taschino sinistro della camicia in pile a quadri azzurri e neri, sorridendogli – “Ci sei riuscito?”

Leto inspirò, facendo spallucce – “Non completamente, ci penserà, dice … Tu avrai migliore fortuna, ne sono certo”

“Non credo Jay”

“Ma sì, tu e lui siete sempre stati, come dire” – ed enfatizzò un minimo la sua espressione.

“Più complici, che amanti, rispetto a voi?” – bissò sereno l’attore.

“Già … Sì insomma Rob”

“Ho capito Jay, ho capito … A proposito, come sta Tom?”

“E’ a pezzi” – il cantante si adombrò.

“E Glam sta lucidando l’artiglieria?”

“Non proprio, lui ha dei dubbi”

“In che senso, scusa?”

“Su Chris, su questo suo comportamento: ora ci sono Mads e Will con lui, perché Glam pensa centri il trapianto”

“Glielo hanno fatto al cuore, non al cervello Jay” – Robert sorrise amaro.

“Vado da Tommy, ora, tu che fai, resti?”

“Sì, voglio parlare con Glam … Anche per questa faccenda: ho un brutto presentimento.”




Mikkelsen sorseggiò con calma il whisky offertogli da Geffen, mentre Graham osservava i disegni di Lula, entrato dall’ingresso posteriore, di quell’autentico appartamento, all’attico dell’hotel.

“Ripeteremo le analisi, le ultime non davano segni di squilibrio ormonale: qui parliamo di eccesso di rabbia, forse scariche di adrenalina, come avviene sotto l’effetto di alcuni farmaci o droghe: vero Will?”

“Vero … In ogni caso, non vedo connessione tra l’intervento e questo episodio di violenza: sicuri che Hemsworth non sia semplicemente una persona dal carattere problematico? Non ci sono precedenti?”

Glam non rispose subito, riversandosi da bere, poi parlò – “Ci sarebbero, ma stavolta ha superato il limite: non riesco a crederci, era cambiato, ve lo assicuro, anche grazie all’analisi”

“Gli istinti di un individuo possono essere messi in letargo, anche razionalmente, ma rimangono tali” – sottolineò Will, facendo gelare il sangue al futuro consorte.

“Chris ci raggiungerà?” – domandò il chirurgo, rosso in volto.

Graham gli si accostò, dandogli una carezza sul fianco, non senza abbozzare un sorriso di scuse.

“Temo sarà inevitabile … Soldino, tu che ne pensi?”

Lula scelse un pennarello arancio, per ripassare i contorni, di quelle, che al padre, sembrarono fiamme.

“Si metterà in viaggio, alle prime luci del giorno, papà …” – rispose assorto – “… e non verrà da solo … La paura cammina con lui”

Mads e Will si guardarono.

Geffen notò delle immagini, scorrere alla tv ed alzò il volume.

“Ma quello è Chris” – si intromise Downey, entrato per avvisare l’ex, della sua presenza.

“Robert …?”

“Perdonatemi, ma volevo parlarti Glam”

“Sì, sì certo, non sapevo fossi lì fuori, avresti potuto bussare” – ed andò ad abbracciarlo, con naturalezza.

Nel frattempo gli altri stavano seguendo la cronaca di quel servizio speciale.

§ Sappiamo ancora poco di lui, ma questo è davvero un eroe, gente: uscito vivo da una precedente imboscata, il tenente Hemsworth ha subito una delicata operazione, sulla quale è stato mantenuto il massimo riserbo. Nel vederlo in azione, adesso, sembra che lo abbiano trasformato in un super poliziotto, non credete anche voi? Noi non vorremmo essere al posto del malvivente, assicurato alla giustizia da questa montagna di muscoli e dal suo partner, un certo Reedus, pluridecorato per la lotta ai narcotrafficanti, che infestano Los Angeles da decenni: restate in ascolto, per nuovi aggiornamenti e buona serata dallo staff di L.A. news, sempre in prima linea con la cronaca! §

Sembrava uno spot.
Di cattivo gusto.

Will si ossigenò – “Hai visto la progressione, nella corsa? E la respirazione, Mads?”

“Sì, l’ho vista: in teoria non dovrebbe avere recuperato energie e prestazioni del genere, non in quel modo: insomma, personalmente, l’avrei collocato ad una scrivania per un anno, durante il quale sottoporsi ad una riabilitazione mirata” – e tornò a scrutare Geffen.

“Quindi? Conclusioni plausibili?”

“Quindi Hemsworth, con tali sollecitazioni inverosimili, potrebbe compromettere il nostro lavoro e … la sua vita.”



 https://www.youtube.com/watch?v=twDtu-eNaN0


I chilometri, scorrevano veloci, sotto alle ruote del suv, condotto da un taciturno Chris, verso Aspen.

Reedus non era da meno, precipitato in una sorta di oblio ed inquietudine, che l’altro non percepiva minimamente.

“Grazie Norman, non avevo le palle di andarci da solo” – il biondo ruppe il silenzio, provando ad essere un po’ guascone nei toni, come reciproca abitudine.

“Figurati”

“Cos’hai?”

“Nulla”

“Sei un bugiardo Norman” – e gli diede una gomitata, ridendo, ma Reedus sobbalzò, come destatosi di colpo, dal proprio inferno.

“Ho … ho litigato con Sara, ok? Guarda la strada e smettila di rompere!” – ribatté brusco.

“Ah ora sei il solito Norman … Ok, ma tu come la vedi? Per Tom?”

“In che senso?” – e si sentì morire, avendo intuito che a Hiddleston era toccata la sua stessa sorte.

“Nel senso che penso abbia esagerato, forse ho sbraitato un po’ oppure”

Reedus lo fissò interdetto – “Forse? Ma tu non ricordi un cazzo?!”

“Ehi calmati, ti sto dando la mia versione dei fatti e poi sì, non mi ricordo un cazzo, contento?”

“E’ … assurdo” – mormorò flebile.

“Cosa è assurdo?!” – sbottò, poi si ridimensionò rapido – “D’accordo, lui ed io non siamo spesso sulla stessa lunghezza d’onda, Tommy è fragile, mi asseconda, è di sicuro provato dall’esperienza avuta accanto ad un relitto, ma sono quello di prima, grazie a un miracolo, pensavo fosse ciò che desideravamo entrambi, no?”

“Tu … tu forse non lo sei … quello di prima, intendo”

Chris si strofinò le palpebre – “Pensavo tu avessi più comprensione, che mi appoggiassi, sei l’unico di cui mi fidi, dal principio Norman, sono sempre stato sincero con te, con la paura fottuta mi fraintendessi, se davvero vuoi saperlo”

“Fraintendessi, ma cosa accidenti?!” – ormai era esasperato, avrebbe voluto dissolversi.

“Lo sai bene! Come credi mi sia sentito, dopo averti detto di essere gay, di Tom? Cioè eravamo affiatati e se tu avessi pensato che io”

Anche le palpebre di Reedus si erano chiuse in quell’istante, cercando un buio, che non c’era.

“Fermati per piacere, sto per vomitare” – e si tappò la bocca, pallido in viso.

Hemsworth accostò, senza farselo ripetere, poi lo seguì, tenendogli la fronte, confortandolo con un tocco lieve, ma bollente, sulla schiena ampia: Norman era in ginocchio, tremante.

Piangeva, livido di rabbia, marcio di vergogna.




Will non aveva detto nulla, durante il tragitto, in ascensore e poi sino alla loro suite.

Una volta entrati in camera, provò a spiegare, ciò che sentiva.

“Mi dispiace, per prima, Mads, non volevo dire quelle cose … Non mi riferivo a te, ecco”

Mikkelsen si versò un liquore.

“Amore, stai bevendo come non ti ho mai visto: ti prego smettila”

“Tuo padre era un alcolista? Ti picchiava?” – chiese brusco, le iridi a specchiarsi nel fondo del bicchiere.

“Mads …”

L’uomo tornò a fissarlo – “Io lo facevo, anche senza bere, tanto meno fatto di qualche porcheria, come quelle che bruciava Rattler, come se fosse acqua fresca! Io picchiavo e brutalizzavo dei ragazzi, in piena coscienza: ero e sono un mostro, al pari di Hemsworth! Nessuna terapia, nessun farmaco, nessuna analisi cambieranno questa verità! Tu lo sai, Will, come lo so io!”

Il cognac finì contro la parete.
Le schegge di cristallo, sulla moquette, tinta panna.

“Tu non sei un mostro Mads … Un mostro non avrebbe mai provato dei sentimenti, come quelli, che mi hai dimostrato in questi mesi” – replicò serio e determinato, il più giovane.

“Come vorrei che tu … tu avessi ragione!” – e strinse i denti, mentre un pianto lacerante, stava precipitando dai suoi zigomi.

“Amore”

Graham corse ad abbracciarlo, per fargli capire quanto si sentisse nel giusto.

Come nessuno al mondo.









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