venerdì 9 dicembre 2016

NAKAMA - CAPITOLO N. 84

Capitolo n. 84 – nakama



Jared percepì il respiro caldo di Robert nel collo, ma anche il suo imbarazzo.

Alla fine si guardarono.

“Ho avuto così tanta paura di perdervi … Tu, Glam”

“Jay calmati, noi siamo vivi e lui sta anche meglio di me” – provò persino a scherzare, l’attore più celebre del pianeta, dopo anni di lavoro e scandali, senza aspettarsi la reazione del suo “antagonista”, almeno nel caso di Geffen.

La loro amicizia, infatti, si era incrinata, proprio a causa dell’avvocato, mesi prima, senza più riuscire a sanarsi.

E poi un bacio.

Come se Jared volesse rifugiarsi in quel contatto, caldo e bagnato, per rendersi conto che Rob era davvero lì con lui.
Che non era morto.
Che avrebbe continuato a esserci, ma come “prima” di Glam.

“Jay …” – lo stupore di Downey, investì il cantante.

“Scu scusami” – quasi balbettò, il ragazzo di Boxier City, l’amore eterno di uomini come Colin Farrell, impegnato, alla stazione di polizia, a consolare Jude, l’amico del cuore, senza sapere su quale, il suo consorte, stava ora piangendo.

Come un cucciolo impaurito.





Lula mise un broncio sospetto, percorrendo il corridoio insieme al padre, verso la camera di quest’ultimo.

I bodyguards li avevano lasciati da soli, sostando, comunque, a distanza di sicurezza.

“Che c’è soldino?” – chiese improvviso Geffen, fermandosi davanti alle macchinette delle merendine.

“Mmmm ma non dovevi prenderti cura di Jesse? Zio Robert era stato piuttosto chiaro” – e sorrise, afferrando un sacchetto di leccornie, appena selezionato dal genitore, che aggrottò la fronte, perplesso.

Era inutile inventarsi storie con Lula o giri di parole, stile arringa.
Glam lo sapeva benissimo.

“Vieni sediamoci” – propose affettuoso.

“Ok”

“Il fatto è che la mia buona volontà si è scontrata con ciò che sia Jesse che quel White, sono nel mondo reale, capisci amore?”

“E cosa sono?”

“Mercanti di morte … No, anzi, fabbricanti di morte: producevano droghe sintetiche e forse non hanno mai smesso, sai?” – rivelò serio.

Lula storse il nasino – “Sono un po’ contorti, hai ragione papà, però tu sai rimettere tutti … come si dice? In carreggiata, quando vuoi” – e rise allegro.

“Già … Questa impresa la lascerei ad altri, credimi, anche se non vorrei mai deludere zio Robert e se lui ha visto del buono in Jesse, allora …” – e sbuffò.

“Non è il solo, non dimenticarti di me!” – e ammiccò irresistibile.

“D’accordo, ci provo, non mollerò la presa su Jesse; tanto mettermi in mezzo è la mia specialità” – e si rialzò, pronto a varcare la soglia della sua stanza.

Dove qualcuno, lo stava aspettando.





Norman scattò in piedi, per rivestirsi, provando debolezza  diffusa mista a sensazioni più forti e piacevoli, dalle gambe, all’inguine, sino all’addome, dove ora, JD, seduto sul bordo del letto, lo stava baciando e torturando, con un sorriso, tra l’ombelico e lo sterno dell’ex poliziotto, che alla fine gli afferrò le chiome e la nuca, non per staccarselo di dosso, ma per comprimere di più la bocca di Morgan, sulla propria pelle dorata.

“Mi vuoi ancora, lo so” – mormorò il galeotto, in crisi d’ossigeno, per quanto temesse la fuga dell’altro.

Il suo abbandono.

JD, del resto, neppure prendeva in considerazione l’ipotesi che Reedus potesse metterlo KO oppure ucciderlo.

Si fidava di lui. 

“Adesso smettila, devo dirti delle cose” – Norman si allontanò, provando un brivido in mezzo alle scapole.

Si coprì con un maglione, ma non era il suo.
Il profumo di Morgan lo distrasse per un secondo.

Quel tizio lo aveva mandato fuori di testa, Chris glielo avrebbe urlato in faccia di sicuro, se mai Hemsworth fosse venuto a sapere di loro.


Reedus tornò a concentrarsi sullo sguardo liquido di JD, attento, a quel punto, ad ogni suo discorso.

“Ti ascolto” – e si accese la solita sigaretta.

Anche quell’aroma, associato al suo dopobarba, stava come accarezzando i sensi di Norman, che alla fine spiegò i suoi progetti.

“Voglio rientrare al distretto, in una sezione tranquilla, così da potere gestire certe situazioni”

“Quali situazioni?” – Morgan lo interruppe brusco.

“La tua, la nostra, cazzo! E non lamentarti, non andare in paranoia, riavere un distintivo, non farà la differenza, con te!”

Era davvero lui a dirle, quelle cose, quelle stronzate?

“E poi anche tu hai bisogno di un lavoro: ho molte conoscenze, troverò qualcosa di pulito e lontano dalle zone a rischio, dove potrebbero riconoscerti, magari un ristorante o un autolavaggio, parecchia gente mi deve dei favori, ok?” – puntualizzò deciso.

“Sguattero o lava macchine … Interessante” – Morgan sghignazzò, ma aveva le pulsazioni a mille.

“Vuoi rimanere intanato in un motel a vita?” – bissò roco l’ex eroe della narcotici, rubando la Camel, lasciata a metà dall’altro, per dare un paio di boccate nervose.

“E sia … Se ti sembra una buona idea …” – replicò calmo il più anziano, infilandosi jeans e camicia, sul corpo nudo e infreddolito, ormai.

“Mi cercherò un alloggio, dove potremo vederci e … E stare insieme, ok?” – aggiunse più timido Norman, mentre il suo interlocutore gli dava le spalle.

“Hai due figlie, giusto?” – JD si voltò di scatto – “Ed una ex moglie, che magari nutrirà delle speranze!” – sottolineò aspro, azzerando la distanza tra loro.

“A lei so badarci io”

“Ma sicuro, dovrai farlo, perché se solo ci prova a rompermi i coglioni” – e lo afferrò per il collo, spingendolo contro la parete – “la ammazzo come un cane, quella puttana, ok?!” – ringhiò cattivo, per poi mollare la presa e baciare Reedus, come una furia.

Intrisa di assurda dolcezza.





“Ciao zio …”
“Paul …?! Ma cosa ti è successo? Lula prendi un asciugamano per favore”

“Subito papà!”

Soldino corse nel bagno e ne tornò con un telo, con il quale Rovia si tamponò i capelli: era bagnato come un pulcino.

Geffen lo fece alzare dalla sedia, dove se ne stava rannicchiato, nella semi oscurità, chissà da quanto tempo.

“Tesoro, cosa ti è successo?” – domandò premuroso il legale.

“Ho … Ho perso tutto” – disse a mezza voce Paul, iniziando a spogliarsi.

“Scotti, hai la febbre, ora chiamo qualcuno, ok?”

Paul cominciò a piangere e a Geffen, non restò che cullarlo – “Chi ti ha fatto questo?” – chiese in un sussurro, immaginando la causa di una simile disperazione.

“Nessuno … E’ solo colpa mia Glam … è sempre colpa mia” – singhiozzò.

Nel frattempo Scott li raggiunse.

“Ora stenditi … Misuriamo la febbre e ti somministro un po’ di vitamine via flebo, che ne pensi?” – domandò il medico, con estrema delicatezza.

“Volevo farmi … O sniffare o peggio” – sbottò, un po’ delirante nei toni.

La sua temperatura era preoccupante.
Rischiava un collasso, Scott lo bisbigliò a Geffen, mentre un infermiere coadiuvava le operazioni per stabilizzarlo.

Jesse stava transitando, alla ricerca di un distributore di bibite fresche; White stava morendo di sete e non voleva più aspettare il tè caldo, promessogli ore prima da Graham.


Lula lo rincorse – “Ehi ciao, tutto bene?” – chiese il bimbo cordiale.

Pinkman gli sorrise, non resistendo alla sua simpatia contagiosa.

“Sì, Walt ha un deserto in gola”

“Penso che un’aranciata sia perfetta!” – e la selezionò – “Offro io!”

Jesse rise divertito – “Di sicuro il tuo salvadanaio traboccherà di monetine”

Soldino lo scrutò – “Anche il tuo direi”

“Non c’è paragone …” – replicò il giovane, più assorto.

Vas e Peter erano ormai ad un passo da loro.

“Ho l’amore dei miei papà e quindi sono ricchissimo! Hai ragione” – affermò solare il cucciolo di Geffen, che lo stava cercando.

“Tesoro cosa stai facendo? Ah, sei con Jesse …” – Glam lo notò, solo dopo che Vas si spostò di lato.

Il ragazzo non disse nulla, se non un grazie frettoloso a Lula, defilandosi, con la bibita stretta tra le mani, con l’urgenza di tornare dal proprio compagno, senza più perdere tempo.

Un’unica esitazione, distrasse per un attimo Pinkman: vedere Paul, tremante e in difficoltà, tra lenzuola madide di sudore e pioggia, senza sapere come mai fosse lì, in quello stato poi, come se fosse in piena crisi di astinenza.

Quella notte, gli sembrò non finire mai.





“Quel tizio sembra una calamita, tutti accorrono e si riuniscono intorno a lui e poi sono tutti belli e sono gay!”

Pinkman stava gesticolando, parlando a White di Geffen.

Walt rise.

“Che c’è adesso, che ho detto?” – chiese oltre modo comico il ragazzino.

“Sei buffo … Dai vieni qui” – e tornò a stringerlo amorevole.

“Mi sono sentito assediato, sai Walt?”

“Appena mi rimetto in forma, ti porto via da questa città”

“E se l’FBI dovesse cambiare idea?”

Si fissarono.

“No, non lo faranno, ho ancora qualche asso nella manica, qualcuno da vendergli, se proprio dovessero metterci alle strette per il casino al cottage”

“Pensi che troveranno prove?”

“No, ho usato un composto esplosivo davvero efficace, non è rimasto nulla, non temere” – e lo baciò appassionato.





Law si sistemò, specchiandosi nell’aletta parasole.

Colin rise a metà – “Pensi al tuo look, dopo tutta questa faccenda, sei incredibile Jude”

“E che dovrei fare? Presentarmi come uno straccio al mio Robert?” – ribatté a tono l’inglese, poi prese un lungo respiro, curvandosi un po’, sul sedile del suv di Farrell, che si accese una Marlboro, passandogli il pacchetto – “Vuoi?”

“No grazie, vorrei smettere … Anche di mettermi in certi guai … Ho quasi ammazzato quel White”

“Per difendere chi ami … E Glam”

“Già, mentre Glam salvava Rob”

Colin scosse il capo spettinato – “E’ una sua abitudine, fare il suo super eroe … Anzi esserlo”

Jude lo puntò – “Credi che riguadagnerà punti agli occhi dei nostri compagni? Perché ci ficco anche Jared in questo melodramma, sappilo”

Colin aprì la portiera – “Temo che la loro venerazione per Geffen, non avesse bisogno di ulteriori incentivi: dai andiamo, Jay e Rob ci staranno aspettando.”





Erano finiti di nuovo tra quelle lenzuola macchiate di loro.

JD ansante, virile e ovunque, sulla pelle di Norman, a spargere carezze sporche e morsi sfuggenti, come i suoi baci e i suoi quarzi scheggiati d’oro e caffè, nel riverbero di una lampada rimasta accesa all’angolo cottura, di quel mini alloggio scarno di arredi e colori vivaci.

“Restami dentro” – gli gemette nella bocca Reedus, quando tutto finì, aggrappandosi a lui, come se non gli restasse altro al mondo.

Norman aveva capito, che, per la prima volta, JD Morgan, era ciò che voleva davvero.

Senza più averne paura.









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