Capitolo n. 85 – nakama
Law si fermò oltre la
soglia, a spiare la loro conversazione.
Proprio come un ladro.
Jared stava riordinando
nervosamente la biancheria pulita destinata a Robert, dentro ad un cassetto del
comodino, dove l’attore aveva riunito e sparpagliato oggetti come un copione,
il cellulare, succhi di frutta e occhiali da lettura.
“Ci penserà Jude … Non
dovresti tornare a casa?” – esordì Downey, con garbo.
“No, preferisco
rimanere qui e chiarirmi con te” – bissò il cantante, tornando a fissarlo.
“Ma chiarire cosa,
Jay?” – sbottò più brusco.
“Voglio recuperare il
nostro rapporto, ecco …” – disse più timido il leader dei Mars, accomodandosi
sul bordo, per stargli vicino e posare sul volto smagrito di Robert, una
carezza calda e intensa.
Come
quel bacio, di pochi minuti prima.
“E come, pomiciando?” –
poi Rob rise solare.
Era bellissimo,
nonostante quanto stava passando.
“Tu ed io, Jay, vedi,
abbiamo in comune molte cose … Le nostre fragilità, le insicurezze … Mariti
infedeli” – e fece una smorfia, buffa per certi versi.
Leto sorrise – “Quella
è acqua passata”
“Non direi … Se sono
qui, adesso, è per via dell’ennesimo tradimento di Jude: da lì è partito tutto,
anche se non ho molte certezze, è come se avessi vissuto un sogno o
un’allucinazione, piuttosto drammatica, considerato l’epilogo”
“Mi dispiace …”
“Anche a me Robert” –
Law si decise a entrare, mentre Colin, appena giunto con delle bibite, era
rimasto nel corridoio.
“Jude …” – “Ciao amore,
possiamo parlare?” – e gli sorrise, tremando nella voce.
“Vi lascio da soli” –
Jared uscì’ frettoloso, inciampando nel marito.
“Cole …”
“Ciao Jay, tutto bene?”
“Non lo so … Ce ne
andiamo?”
“Come vuoi … Consegno
queste a Robert e ti raggiungo.”
Pinkman sbirciò dentro
la camera, dov’era stato trasferito temporaneamente Paul, ancora sedato.
Jesse entrò, scrutando
quel viso d’angelo, contratto e turbato, da chissà quali incubi, in
quell’istante.
Rovia schiuse le
palpebre e le labbra ben disegnate-
“Ehi …”
Jesse prese una sedia,
sistemandosi al suo capezzale.
“Ciao” – gli sorrise
impacciato, aggiustandogli il lenzuolo, stropicciatosi, sul suo corpo semi
nudo.
“Non mi ricordo il tuo
nome”
“Jesse” – Pinkman rise
leggero.
“Io … Io sono Paul,
Paul Rovia, ho … Ho preso il cognome da mamma e non da mio padre, il giudice
Nelson: sono morti entrambi” – e non seppe spiegarsi, come mai gli stava
dicendo tutte quelle cose sul suo privato.
“Rovia? Non era
americana, tua madre”
“No, infatti, era
europea” – e si sollevò, aiutato da Pinkman ad aggiustarsi i cuscini.
“Le somigli?”
“Dicono di sì …” – e
gli si illuminarono le iridi, gemmate di acquamarina.
“Cosa ti è capitato?
Con il tuo fidanzato, intendo”
“Non lo è più, mi ha
lasciato …”
“Cavoli” – e anche
Jesse sgranò i suoi fanali, lucidi ed emozionati.
“Ho … Ho fatto una
cazzata e lui pure … Cioè, per Norman non aveva più senso stare insieme”
“Forse ha ragione, se
avete cercato entrambi una distrazione, se è di questo che stai parlando”
“E’ … E’ complicato,
Jesse”
“Non stancarti adesso”
– e gli spostò i capelli dalla fronte – “… prova a riposarti, ok?”
“Ok … Però non
perdiamoci di vista, non ho molti amici in questa città”
“A me non sembra, la
vostra famiglia è così numerosa”
Rovia rise a propria
volta – “Se ti riferisci a zio Glam e soci, in effetti dovremmo essere un bel
clan, ma io e Norman ce ne stavamo per conto nostro, sulla spiaggia, a casa mia
… Ma dopo il terremoto c’eravamo riuniti tutti a Palm Springs, da Glam, appunto
… Una lunga storia”
“Allora me la
racconterai, prima o poi: anch’io conosco tanta gente a Los Angeles, in
università per lo più, ma è Walt il mio mondo … Io senza di lui non ci vivo
proprio … Credo tu mi capisca, Paul”
Rovia annuì – “Anche se
non so di chi stai parlando, Jesse, sono certo sia importante, per te …” - poi
si ridistese, provando a riaddormentarsi, dopo averlo salutato, con un ultimo
sorriso.
Prima
di mezzanotte.
Law si mise le mani
nelle tasche dei pantaloni, prendendo un lungo respiro, mentre se ne stava
appoggiato al davanzale, invaso da fiori e peluche.
“Ok, ci sono ricascato”
– ammise, gli occhi bassi, mortificati.
“Perché non vieni qui,
Judsie?” – Downey gli tese le dita mancine, dove la fede, delle loro rinnovate
nozze, brillava semplice e pulita, come il suo sguardo amorevole.
Nonostante
tutto.
L’inglese lo accontentò
subito, un po’ sorpreso dal suo atteggiamento per nulla ostile.
“Quante volte mi hai
perdonato, Robert?”
“Infinite, direi …
Eppure ne avanza sempre una di troppo, a quanto pare” – e scosse il capo
brizzolato e in ordine.
“Sinceramente non so
cosa mi sia preso … Forse il bisogno, idiota, di sentirmi lusingato dalle
attenzioni di Taylor”
“Può darsi, ma la cosa
peggiore è che lui ha un compagno, Richard e non ne hai tenuto minimamente
conto, Jude”
“Avrei dovuto pensare a
te, non certo al primogenito da copertina del tuo ex marito!” – obiettò
schietto.
“Ecco vedi, sei un
narciso ed un egocentrico, pensi alla bellezza di Ricky e non certo al dolore,
che questa stronzata potrebbe procurare a lui e a suo padre!” – ribatté l’americano,
alterandosi.
Law scattò in piedi –
“Scusami, accidenti! Ogni volta che Glam torna nei nostri discorsi o nei nostri
casini, io mi incazzo come non mai!” – e strinse i pugni, stizzito.
“Glam ti ha donato un
rene, se te ne fossi dimenticato, mettendo da parte ogni rancore, che, più che
legittimamente, poteva nutrire nei tuoi riguardi, dopo che ci hai quasi
ammazzato sulla scogliera: la tua memoria sembra così corta, a volte, Jude,
così miseramente sbiadita o inquinata dalla tua insulsa gelosia!”
“Robert calmati, non
dovresti agitarti, non così, non ora” – e tornò svelto da lui, per poi
abbracciarlo, senza che Downey ricambiasse, non subito almeno.
Law iniziò a piangere,
sommessamente.
Il resort era uno di
quelli preferiti da Colin.
Ricostruito a tempo di
record, in vista delle imminenti festività natalizie, l’Open Sea, vista oceano
ovviamente, gli aveva riservato una suite da sogno.
Jared ne varcò
l’ingresso, non senza qualche perplessità, poi si girò, all’unisono con il
tonfo della porta, appena chiusa da Farrell.
“Non capisco … Ho
dimenticato qualche ricorrenza, Cole?”
“No, affatto … Era per
staccare la spina dagli ultimi avvenimenti Jay” – e, affabile, gli si avvicinò,
cinturandone i fianchi stretti e asciutti.
Si baciarono.
Leto si sentì confuso
e, stranamente, in trappola.
“Hai prenotato anche
massaggi, sauna, piscina termale?” – provò a scherzare il front man, prendendo
fiato da quell’apnea gradevole.
In
realtà voleva solo andarsene.
“No, ma se vuoi, dopo …
Nessun problema” – l’irlandese rise, coccolandolo, senza badare al suo
smarrimento, ben celato comunque.
C’era stato un tempo,
in cui Leto avrebbe pagato a peso d’oro certe iniziative e sorprese.
Un tempo, durante il
quale erano le assenze di Farrell, a condannarlo a delusioni cocenti.
Ed era come se, Colin,
dagli albori del loro legame, non fosse mai riuscito a recuperare del tutto il
terreno perduto, nonostante innumerevoli sforzi, non sempre apprezzati dal
compagno.
Come
in un’eterna, quanta inutile, vendetta.
Kevin gli allacciò la
camicia elegante, cominciando dal basso, stando in piedi, quanto lui.
Geffen sorrise,
dandogli poi un bacio tra i capelli, dorati e tirati indietro, mentre lo teneva
per le braccia muscolose, in una morsa di tenerezza.
“Sicuro di stare bene,
daddy?” – chiese con un filo di voce il bassista, senza guardarlo ancora negli
occhi.
“Ci ha pensato nostro
figlio, ancora una volta”
“Già, il nostro Lula …”
– e posò un bacio intenso sul segno, lasciato da soldino, al posto di una
ferita, che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi, per Glam.
Pinkman, in
pellegrinaggio tra i reparti, alla ricerca di un lettino pieghevole, per stare
accanto a White, li stava osservando, un po’ stranito.
L’ennesimo bel tipo,
che si era avvicinato a Geffen, pensò, e che, evidentemente, era l’altro
genitore di Lula.
Quando i due si
baciarono, come a suggellare la loro unione, dedusse erroneamente il giovane,
Jesse si decise a muoversi, anche se Walt stava dormendo come un orso,
russando, a causa di un potente sedativo.
Per Scott, infatti, l’ex
professore, non doveva affaticarsi oltre, evitando nuove e tediose discussioni.
Il dottore era uno
schianto e, a Pinkman, sembrò essere cotto, anche lui, di Geffen: “ma quanti erano?”, si domandò a quel
punto, il partner di White, non senza ridere sotto ai baffi, immaginando
furibonde querelle tra quelle galline, in un lussuoso pollaio, dove un gallo
cedrone, re del foro, spadroneggiava, senza dubbio, da un’eternità, con pieno
successo.
Scopare con Colin era
sempre fonte di appagamento totale, per Jared.
O per chi, era capitato
nel letto dell’attore, spesso infedele, non solo al leader dei Mars.
Le esperienze etero, di
Farrell, preistoriche ormai, erano spesso naufragate anche per questo.
O, più realisticamente,
a causa della vera e non accettata da subito, natura sessuale del bad boy più
celebre di Dublino.
Il suo fascino,
comunque, si era come cristallizzato, soprattutto grazie a palestra e
alimentazione mirata.
Jared lo stava
guardando, stando appoggiato allo stipite della sala da bagno, mentre Colin si
era assopito, dopo una lunga cavalcata, tra le gambe dell’adorato consorte.
Leto aveva voglia di
una doccia, così cerco il set di cortesia nel primo armadietto a tiro,
trovandovi ben altro.
C’era in effetti un
kit, ma destinato a ben diverso utilizzo.
Jared lo prese,
incuriosito e con una strana sensazione, non gradevole.
Farrell si era
svegliato.
“E questo cosa
significa, Cole?” – domandò, come seccato.
“Tesoro scusa, avrei
voluto parlartene con calma”
“Ma di cosa … Ok, ok,
fallo dunque”
“Non vorrei vederti
reagire così, Jay … E’ … E’ una cosa bella, ecco” – e cominciò a rivestirsi.
“Non dirmi che c’è
qualche tua amica, desiderosa di avere figli, con il seme del mio uomo! E non
sarebbe neppure la prima volta, è il colmo!”
“Ma no, no” – Farrell rise.
“No? Qui dentro ci va
solo una cosa!” – e gli sventolò una provetta sotto al naso.
Colin gli avvolse il
polso svolazzante, posando un bacio, tra bracciali e tatuaggi – “Il seme
sarebbe il tuo, a essere sinceri, Jared …” – rivelò sereno.
“Il mio …? E’ uno
scherzo …?” – replicò flebile, ora.
Incredulo.
“Biologicamente hai
concepito Isotta e sarebbe fantastico tu avessi altri bambini … E così ho
accennato il progetto a Stella, così che la piccola Syria, oltre a Isy, avrebbe
un fratellino o sorellina e lei è d’accordo”
La sua confessione era
completa.
Leto si ammutolì.
“Dopo tanti anni,
riesco ancora a lasciarti senza parole, vero Jay?”
Jesse stava impazzendo,
con quel maledetto affare.
“Permetti?”
La voce gentile di
Geffen, lo investì alle spalle.
L’uomo aprì la branda,
premendo un tasto laterale, con naturalezza.
“Non era difficile” –
osservò, facendo l’occhiolino a Pinkman, paonazzo in viso.
“Sì, ma io sono
imbranato, chiedilo al signor White” – bissò infastidito.
“Sei strano, quando lo
chiami così, sai?” – proseguì Glam, indossando un giaccone, lasciato
momentaneamente sull’attaccapanni, vicino all’uscita della camera di Walt,
immerso in un mondo senza sogni.
“L’ho fatto per un
sacco, tutto qui … Dove vai?”
“A villa Meliti, mi
hanno dimesso”
“Meliti il mafioso?!” –
bisbigliò il ragazzo, fissandolo.
“Se ti sentisse Antonio”
– Geffen rise di gusto, ma senza fare rumore.
“A dire il vero,
credevo fosse morto”
“Oh mio Dio, sempre
peggio”
“Ok, è sano come un
pesce, ma mi darai atto che è un matusa, no?” – e ridacchiò, cercando nelle
tasche una gomma da masticare.
Kevin li interruppe.
“Daddy se sei pronto
andiamo, Tim e i bimbi ci stanno aspettando in auto: hanno insistito per
venirti a prendere tutti insieme” – affermò solare il musicista.
“Tim è l’ennesimo dei
tuoi figli, Glam?” – domandò un po’ acido Pinkman.
“No, è mio marito” – fu
Kevin a esaudire la sua curiosità.
Senza aggiungere altro,
per poi andarsene, insieme a Geffen, che si stava divertendo.
Come
non mai.
Carissime
amiche e amici di EFP, del Blog, di Facebook, dell’etere tutto, Vi auguro un
Natale da sogno e un 2017 tutto da scoprire, in allegria e tanto amore.
Sempre.
A presto, con
le nuove avventure di questi disgraziati, che non riesco a smettere di amare e
di raccontare, soprattutto grazie a Voi.
Un abbraccio
grande, da Maria Rosa J
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