martedì 20 dicembre 2016

NAKAMA - CAPITOLO N. 85

Capitolo n. 85 – nakama



Law si fermò oltre la soglia, a spiare la loro conversazione.
Proprio come un ladro.

Jared stava riordinando nervosamente la biancheria pulita destinata a Robert, dentro ad un cassetto del comodino, dove l’attore aveva riunito e sparpagliato oggetti come un copione, il cellulare, succhi di frutta e occhiali da lettura.

“Ci penserà Jude … Non dovresti tornare a casa?” – esordì Downey, con garbo.

“No, preferisco rimanere qui e chiarirmi con te” – bissò il cantante, tornando a fissarlo.

“Ma chiarire cosa, Jay?” – sbottò più brusco.

“Voglio recuperare il nostro rapporto, ecco …” – disse più timido il leader dei Mars, accomodandosi sul bordo, per stargli vicino e posare sul volto smagrito di Robert, una carezza calda e intensa.

Come quel bacio, di pochi minuti prima.

“E come, pomiciando?” – poi Rob rise solare.

Era bellissimo, nonostante quanto stava passando.

“Tu ed io, Jay, vedi, abbiamo in comune molte cose … Le nostre fragilità, le insicurezze … Mariti infedeli” – e fece una smorfia, buffa per certi versi.

Leto sorrise – “Quella è acqua passata”

“Non direi … Se sono qui, adesso, è per via dell’ennesimo tradimento di Jude: da lì è partito tutto, anche se non ho molte certezze, è come se avessi vissuto un sogno o un’allucinazione, piuttosto drammatica, considerato l’epilogo”

“Mi dispiace …”

“Anche a me Robert” – Law si decise a entrare, mentre Colin, appena giunto con delle bibite, era rimasto nel corridoio.

“Jude …” – “Ciao amore, possiamo parlare?” – e gli sorrise, tremando nella voce.

“Vi lascio da soli” – Jared uscì’ frettoloso, inciampando nel marito.

“Cole …”

“Ciao Jay, tutto bene?”

“Non lo so … Ce ne andiamo?”

“Come vuoi … Consegno queste a Robert e ti raggiungo.”




Pinkman sbirciò dentro la camera, dov’era stato trasferito temporaneamente Paul, ancora sedato.

Jesse entrò, scrutando quel viso d’angelo, contratto e turbato, da chissà quali incubi, in quell’istante.

Rovia schiuse le palpebre e le labbra ben disegnate-

“Ehi …”

Jesse prese una sedia, sistemandosi al suo capezzale.

“Ciao” – gli sorrise impacciato, aggiustandogli il lenzuolo, stropicciatosi, sul suo corpo semi nudo.

“Non mi ricordo il tuo nome”

“Jesse” – Pinkman rise leggero.

“Io … Io sono Paul, Paul Rovia, ho … Ho preso il cognome da mamma e non da mio padre, il giudice Nelson: sono morti entrambi” – e non seppe spiegarsi, come mai gli stava dicendo tutte quelle cose sul suo privato.

“Rovia? Non era americana, tua madre”

“No, infatti, era europea” – e si sollevò, aiutato da Pinkman ad aggiustarsi i cuscini.

“Le somigli?”

“Dicono di sì …” – e gli si illuminarono le iridi, gemmate di acquamarina.

“Cosa ti è capitato? Con il tuo fidanzato, intendo”

“Non lo è più, mi ha lasciato …”

“Cavoli” – e anche Jesse sgranò i suoi fanali, lucidi ed emozionati.

“Ho … Ho fatto una cazzata e lui pure … Cioè, per Norman non aveva più senso stare insieme”

“Forse ha ragione, se avete cercato entrambi una distrazione, se è di questo che stai parlando”

“E’ … E’ complicato, Jesse”

“Non stancarti adesso” – e gli spostò i capelli dalla fronte – “… prova a riposarti, ok?”

“Ok … Però non perdiamoci di vista, non ho molti amici in questa città”

“A me non sembra, la vostra famiglia è così numerosa”

Rovia rise a propria volta – “Se ti riferisci a zio Glam e soci, in effetti dovremmo essere un bel clan, ma io e Norman ce ne stavamo per conto nostro, sulla spiaggia, a casa mia … Ma dopo il terremoto c’eravamo riuniti tutti a Palm Springs, da Glam, appunto … Una lunga storia”

“Allora me la racconterai, prima o poi: anch’io conosco tanta gente a Los Angeles, in università per lo più, ma è Walt il mio mondo … Io senza di lui non ci vivo proprio … Credo tu mi capisca, Paul”

Rovia annuì – “Anche se non so di chi stai parlando, Jesse, sono certo sia importante, per te …” - poi si ridistese, provando a riaddormentarsi, dopo averlo salutato, con un ultimo sorriso.

Prima di mezzanotte.




Law si mise le mani nelle tasche dei pantaloni, prendendo un lungo respiro, mentre se ne stava appoggiato al davanzale, invaso da fiori e peluche.

“Ok, ci sono ricascato” – ammise, gli occhi bassi, mortificati.

“Perché non vieni qui, Judsie?” – Downey gli tese le dita mancine, dove la fede, delle loro rinnovate nozze, brillava semplice e pulita, come il suo sguardo amorevole.

Nonostante tutto.

L’inglese lo accontentò subito, un po’ sorpreso dal suo atteggiamento per nulla ostile.

“Quante volte mi hai perdonato, Robert?”

“Infinite, direi … Eppure ne avanza sempre una di troppo, a quanto pare” – e scosse il capo brizzolato e in ordine.

“Sinceramente non so cosa mi sia preso … Forse il bisogno, idiota, di sentirmi lusingato dalle attenzioni di Taylor”

“Può darsi, ma la cosa peggiore è che lui ha un compagno, Richard e non ne hai tenuto minimamente conto, Jude”

“Avrei dovuto pensare a te, non certo al primogenito da copertina del tuo ex marito!” – obiettò schietto.

“Ecco vedi, sei un narciso ed un egocentrico, pensi alla bellezza di Ricky e non certo al dolore, che questa stronzata potrebbe procurare a lui e a suo padre!” – ribatté l’americano, alterandosi.

Law scattò in piedi – “Scusami, accidenti! Ogni volta che Glam torna nei nostri discorsi o nei nostri casini, io mi incazzo come non mai!” – e strinse i pugni, stizzito.

“Glam ti ha donato un rene, se te ne fossi dimenticato, mettendo da parte ogni rancore, che, più che legittimamente, poteva nutrire nei tuoi riguardi, dopo che ci hai quasi ammazzato sulla scogliera: la tua memoria sembra così corta, a volte, Jude, così miseramente sbiadita o inquinata dalla tua insulsa gelosia!”

“Robert calmati, non dovresti agitarti, non così, non ora” – e tornò svelto da lui, per poi abbracciarlo, senza che Downey ricambiasse, non subito almeno.

Law iniziò a piangere, sommessamente.




Il resort era uno di quelli preferiti da Colin.
Ricostruito a tempo di record, in vista delle imminenti festività natalizie, l’Open Sea, vista oceano ovviamente, gli aveva riservato una suite da sogno.

Jared ne varcò l’ingresso, non senza qualche perplessità, poi si girò, all’unisono con il tonfo della porta, appena chiusa da Farrell.

“Non capisco … Ho dimenticato qualche ricorrenza, Cole?”

“No, affatto … Era per staccare la spina dagli ultimi avvenimenti Jay” – e, affabile, gli si avvicinò, cinturandone i fianchi stretti e asciutti.

Si baciarono.

Leto si sentì confuso e, stranamente, in trappola.

“Hai prenotato anche massaggi, sauna, piscina termale?” – provò a scherzare il front man, prendendo fiato da quell’apnea gradevole.

In realtà voleva solo andarsene.

“No, ma se vuoi, dopo … Nessun problema” – l’irlandese rise, coccolandolo, senza badare al suo smarrimento, ben celato comunque.

C’era stato un tempo, in cui Leto avrebbe pagato a peso d’oro certe iniziative e sorprese.
Un tempo, durante il quale erano le assenze di Farrell, a condannarlo a delusioni cocenti.

Ed era come se, Colin, dagli albori del loro legame, non fosse mai riuscito a recuperare del tutto il terreno perduto, nonostante innumerevoli sforzi, non sempre apprezzati dal compagno.

Come in un’eterna, quanta inutile, vendetta.





Kevin gli allacciò la camicia elegante, cominciando dal basso, stando in piedi, quanto lui.

Geffen sorrise, dandogli poi un bacio tra i capelli, dorati e tirati indietro, mentre lo teneva per le braccia muscolose, in una morsa di tenerezza.

“Sicuro di stare bene, daddy?” – chiese con un filo di voce il bassista, senza guardarlo ancora negli occhi.

“Ci ha pensato nostro figlio, ancora una volta”

“Già, il nostro Lula …” – e posò un bacio intenso sul segno, lasciato da soldino, al posto di una ferita, che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi, per Glam.

Pinkman, in pellegrinaggio tra i reparti, alla ricerca di un lettino pieghevole, per stare accanto a White, li stava osservando, un po’ stranito.

L’ennesimo bel tipo, che si era avvicinato a Geffen, pensò, e che, evidentemente, era l’altro genitore di Lula.

Quando i due si baciarono, come a suggellare la loro unione, dedusse erroneamente il giovane, Jesse si decise a muoversi, anche se Walt stava dormendo come un orso, russando, a causa di un potente sedativo.

Per Scott, infatti, l’ex professore, non doveva affaticarsi oltre, evitando nuove e tediose discussioni.

Il dottore era uno schianto e, a Pinkman, sembrò essere cotto, anche lui, di Geffen: “ma quanti erano?”, si domandò a quel punto, il partner di White, non senza ridere sotto ai baffi, immaginando furibonde querelle tra quelle galline, in un lussuoso pollaio, dove un gallo cedrone, re del foro, spadroneggiava, senza dubbio, da un’eternità, con pieno successo.





Scopare con Colin era sempre fonte di appagamento totale, per Jared.

O per chi, era capitato nel letto dell’attore, spesso infedele, non solo al leader dei Mars.

Le esperienze etero, di Farrell, preistoriche ormai, erano spesso naufragate anche per questo.

O, più realisticamente, a causa della vera e non accettata da subito, natura sessuale del bad boy più celebre di Dublino.

Il suo fascino, comunque, si era come cristallizzato, soprattutto grazie a palestra e alimentazione mirata.

Jared lo stava guardando, stando appoggiato allo stipite della sala da bagno, mentre Colin si era assopito, dopo una lunga cavalcata, tra le gambe dell’adorato consorte.

Leto aveva voglia di una doccia, così cerco il set di cortesia nel primo armadietto a tiro, trovandovi ben altro.

C’era in effetti un kit, ma destinato a ben diverso utilizzo.

Jared lo prese, incuriosito e con una strana sensazione, non gradevole.

Farrell si era svegliato.

“E questo cosa significa, Cole?” – domandò, come seccato.

“Tesoro scusa, avrei voluto parlartene con calma”

“Ma di cosa … Ok, ok, fallo dunque”

“Non vorrei vederti reagire così, Jay … E’ … E’ una cosa bella, ecco” – e cominciò a rivestirsi.

“Non dirmi che c’è qualche tua amica, desiderosa di avere figli, con il seme del mio uomo! E non sarebbe neppure la prima volta, è il colmo!”

“Ma no, no” – Farrell rise.

“No? Qui dentro ci va solo una cosa!” – e gli sventolò una provetta sotto al naso.

Colin gli avvolse il polso svolazzante, posando un bacio, tra bracciali e tatuaggi – “Il seme sarebbe il tuo, a essere sinceri, Jared …” – rivelò sereno.

“Il mio …? E’ uno scherzo …?” – replicò flebile, ora.

Incredulo.

“Biologicamente hai concepito Isotta e sarebbe fantastico tu avessi altri bambini … E così ho accennato il progetto a Stella, così che la piccola Syria, oltre a Isy, avrebbe un fratellino o sorellina e lei è d’accordo”

La sua confessione era completa.

Leto si ammutolì.

“Dopo tanti anni, riesco ancora a lasciarti senza parole, vero Jay?”





Jesse stava impazzendo, con quel maledetto affare.

“Permetti?”

La voce gentile di Geffen, lo investì alle spalle.
L’uomo aprì la branda, premendo un tasto laterale, con naturalezza.

“Non era difficile” – osservò, facendo l’occhiolino a Pinkman, paonazzo in viso.

“Sì, ma io sono imbranato, chiedilo al signor White” – bissò infastidito.

“Sei strano, quando lo chiami così, sai?” – proseguì Glam, indossando un giaccone, lasciato momentaneamente sull’attaccapanni, vicino all’uscita della camera di Walt, immerso in un mondo senza sogni.

“L’ho fatto per un sacco, tutto qui … Dove vai?”

“A villa Meliti, mi hanno dimesso”

“Meliti il mafioso?!” – bisbigliò il ragazzo, fissandolo.

“Se ti sentisse Antonio” – Geffen rise di gusto, ma senza fare rumore.

“A dire il vero, credevo fosse morto”

“Oh mio Dio, sempre peggio”

“Ok, è sano come un pesce, ma mi darai atto che è un matusa, no?” – e ridacchiò, cercando nelle tasche una gomma da masticare.

Kevin li interruppe.

“Daddy se sei pronto andiamo, Tim e i bimbi ci stanno aspettando in auto: hanno insistito per venirti a prendere tutti insieme” – affermò solare il musicista.

“Tim è l’ennesimo dei tuoi figli, Glam?” – domandò un po’ acido Pinkman.

“No, è mio marito” – fu Kevin a esaudire la sua curiosità.

Senza aggiungere altro, per poi andarsene, insieme a Geffen, che si stava divertendo.

Come non mai.


Carissime amiche e amici di EFP, del Blog, di Facebook, dell’etere tutto, Vi auguro un Natale da sogno e un 2017 tutto da scoprire, in allegria e tanto amore.
Sempre.

A presto, con le nuove avventure di questi disgraziati, che non riesco a smettere di amare e di raccontare, soprattutto grazie a Voi.
Un abbraccio grande, da Maria Rosa J









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