Capitolo n. 70 – nakama
Paul esitò, prima di passare
oltre a Scott, che gli sfiorò la schiena, con un accenno di carezza.
“Ehi dove scappi?” –
disse mesto il doc, dagli occhi azzurri quanto il mare, così simile a quelli di
Rovia, da potersi rimescolare al suo di celeste, agitato e confuso da mille
incertezze.
Il giovane si voltò con
uno scatto repentino, indietreggiando, sulla difensiva – “Non toccarmi … tu …
tu non mi devi toccare, ok?” – disse brusco, i pugni chiusi, quanto il suo
stomaco.
“Volevo aiutarti”
“E come? Molestandomi?”
“Ma Paul, cosa”
“La devi smettere,
ok??!” – sbottò, agitandosi in maniera spropositata.
La sua reazione, attirò
l’attenzione di Brendan Laurie, poco distante da loro.
L’analista si avvicinò
svelto, intuendo quanto stava accadendo al compagno di Norman, che aveva appena
parcheggiato la sua HD, oltre ai cancelli della villa di Geffen, affacciatosi
al balcone, dopo essere rientrato a cercare qualcosa da bere: la discussione
con Scott lo aveva amareggiato parecchio, ma vedere Paul in quello stato,
peggiorò le sue percezioni in modo più che negativo.
“Io non ho fatto un bel
niente!” – reagì con veemenza il medico, ma Laurie sembrò liquidarlo con
un’occhiata storta, mentre si frapponeva tra lui e Rovia, al colmo di
un’inquietudine, non più gestibile.
Reedus corse ad
abbracciare il suo ragazzo, ma questi lo respinse, in lacrime – “Vale anche per
te, sono stanco di essere usato!”
“Tesoro, cosa stai
dicendo, accidenti!?”
“Credo che Paul abbia
bisogno di un po’ di pace e di parlare con qualcuno, se vuole ovvio” – sembrò
zittirli Laurie e il figlio del defunto e mai compianto giudice Nelson, annuì,
rifugiandosi sotto la sua ala.
Norman si sentì andare
il cuore in fiamme.
“Non significava
nulla, ok? Quel bacio, intendo, con Sara, è stata lei a darmelo, se è questo il
problema!”
“Abbassa la
voce” – gli chiese educato Brendan.
L’ex tenente non
gli diede retta, lambendo con i polpastrelli della mano sinistra, le ciocche di
quel ragazzino trentenne e spaesato.
“Tu ed io, Paul,
siamo in grado di chiarire, senza sostegni esterni, ok?” – aggiunse con
dolcezza, ma anche con successo.
Rovia si
allacciò a lui, prendendo un lungo respiro – “Portami via di qui” – disse
sommesso.
Norman lo
accontentò.
Senza esitare.
Quel colpo di
clacson, alle sue spalle, mentre Louis percorreva lento il lungomare di Los
Angeles, sembrò colorare l’aria.
Tomlinson non ci
fece caso, ma il ripetersi del suono, ancora più vicino a lui, lo fece voltare
finalmente.
“Vincent
…”
L’affarista,
barba e capelli folti, ma in ordine, camicia bianca aperta, sul petto
abbronzato, svolazzante su dei bermuda in tinta, balzò giù dalla sua
fuoriserie, con un sorriso da canaglia irresistibile.
“Mon petit!” –
ed il suo abbraccio, avvolse Boo, come la brezza di quella giornata stranamente
poco afosa.
“Ciao, ma quando
sei arrivato?”
“Ieri sera, ho
dormito al Palace, nella parte rimasta in piedi, non certo come la mia villa …
Sono tornato per l’assicurazione” – si affrettò a chiarire, vedendo l’altro
adombrarsi di un imbarazzo palese.
“Sì … Sì, certo,
ma potevi avvisarci” – Louis rise frastornato.
“Avrei voluto,
ma ho lasciato fare al destino, mi sembrava più giusto, ecco … No, sono un
coniglio, ammettiamolo” – e a propria volta sorrise, ma più tirato.
“E Marlon?”
“E’ rimasto a
casa”
Quindi la
storia, tra loro, continuava ed avevano un punto di riferimento in comune.
“Ho fatto pace
con Harry, ci stiamo riprovando, anche per Petra”
“Mi avevi
scritto di quel tizio, Keller e di Glam …”
Una e-mail
inviata di getto, con rabbia, una sera che Louis aveva fumato una canna di
troppo e Arthur lo aveva mollato in asso, stanco dei suoi capricci.
“Acqua passata,
ho avuto il mio periodo buio” – e si scostò, cercando l’ombra sotto ad una
palma gigantesca, dopo essersi accomodato su di una panchina rovente.
Tutto gli
scivolava addosso, annullato dal suo batticuore.
“Lo capisco, mon
petit … Ti trovo bene, nonostante questo disastro”
“Nulla in
confronto alla mia vita sentimentale” – replicò simpatico, ma sino ad un certo
punto.
Lux si ossigenò,
scrutando l’orizzonte, dopo essersi affiancato a lui, compostamente.
“Abbiamo
sprecato diverse occasioni, ma è inutile recriminare … Oggi siamo diversi,
siamo sereni”
“Io sono sempre
lo stesso, spero anche tu”
“Non intendevo …”
– poi lo guardò sfuggente, ma commosso, i Ray-Ban tra le dita nervose e magre –
“… Non so quello che dico, quando siamo vicini Louis, questo dovresti saperlo …
Almeno questo”
“Non importa,
non più ormai” – e scattò in piedi – “E’ stato bello rivederti, salutami il
Brasile, tanto ci tornerai immediatamente giusto?”
La residenza di
Vincent era irrecuperabile ed i soldi della polizza sarebbero serviti per un
nuovo ristorante, anche se Boo non poteva saperlo.
O,
semplicemente, non doveva.
Il francese
catturò il suo polso destro, sottile e liscio, come ogni centimetro di
Tomlinson.
“Amore ascolta”
Ecco come il
cuore, prevarica la ragione, passando come un treno, tra il cervello e la
bocca, tramutandosi in parole pesanti, inopportune a volte.
“Oh no Vincent …
NO!”
Boo fu brusco,
determinato.
“Harry e Petra
mi stanno aspettando, ok?” Ho riavuto la mia famiglia e tu sbuchi dal niente,
dopo esserti fatto i cazzi tuoi per mesi, farneticando con queste stronzate?!”
Senza permettergli
una replica, Louis scappò via.
Mentre camminava
verso di lui, sulla battigia, Glam rivide come in un sovrapporsi di fotogrammi,
i cambiamenti fisici di Jared o, più che altro, di look.
Lui era ancora
così giovane e attraente: il tempo, quel dannato tempo, di cui, in qualche
maniera, erano stati derubati, si era come dimenticato del leader dei Mars.
Geffen avrebbe
voluto sapere come ci fosse riuscito, perché per lui, rimaneva un concetto
impossibile.
Vivace e quasi
sbarazzino, mentre roteava sulla sua poltrona dirigenziale, allo studio, alle
pedalate sul boulevard, durante le corse in auto verso le colline o la
scogliera, tra i banchi del mercato ad Haiti, sulle nevi di Aspen, nei viali di
Parigi, Jared era ovunque, non solo nella testa dell’avvocato, che allargò le
proprie ali.
Poteva volare
via.
Oppure stringerlo
a sé.
“Glam …”
Insostenibile,
andarsene via, così.
“Io ti
proteggerò, ogni giorno della mia vita” – mormorò assorto, ma intenso, Geffen.
Leto rise lieve,
guardandolo, il naso all’insù, come quando si ammirano i colori della miriade
di palloncini, che dall’ambulante, nessuno gli avrebbe comprato mai.
Jay sbagliava.
Glam Geffen, lo aveva fatto.
Aveva fatto anche questo.
https://www.youtube.com/watch?v=pyi0ZfuIIvo
Nessun commento:
Posta un commento