sabato 22 agosto 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 12

Capitolo n. 12 – nakama



Il tragitto verso Palm Springs, a Will sembrò non finire mai.

Rambo dormiva, sopra ad una coperta, sul sedile posteriore, mentre Mads guidava, concentrato sul percorso, verso la villa di Geffen.

“E la tua piccola tribù?” – esordì il più anziano.

“Ho un amico che provvede in mia assenza … Ha il negozio per animali nel palazzo di fronte al mio” – spiegò Graham, perso in mille pensieri.

“Capisco” – l’uomo sorrise, immaginandosi questo misterioso sconosciuto; mai aveva visto Will in compagnia di qualcuno di particolare.

Will, che si era svegliato di soprassalto, su quel divano, insieme al suo cane, con Mikkelsen in poltrona, crollato verso le tre del mattino, dopo averli vegliati amorevole.

“Come mai l’avvocato non l’abbiamo incontrato a Los Angeles?”

“Pare ci trascorra meno tempo possibile, da quando il figlio adottivo è riapparso miracolosamente nella sua vita piuttosto movimentata”

Graham lo fissò – “Quanto sai di questo tizio? Ho sentito voci su di lui per nulla rassicuranti”

“E’ il migliore, secondo altre voci … E poi mi affascina, è finito anche sotto ai miei ferri, sai?”

“Davvero? Ok … L’importante è che ti tiri fuori da questo guaio”

Mads lo guardò, intenso – “Ti importa davvero, Will?”




Colin preparò i gemelli per la loro partenza verso il campeggio.

Yari e Misaki si erano iscritti come volontari al campo base, dove, con Robert e Jude, li avrebbero scortati, insieme alle loro figlie, come quasi ogni anno.

Law sorrise, vedendo Farrell intento a fare raccomandazioni ai due monelli, che gli somigliavano sempre di più.

“Ciao Colin”

“Jude! Che bello vederti” – e si precipitò ad abbracciarlo, come se stesse per mettersi in salvo da chissà quale pericolo, grazie all’inglese.

“Che entusiasmo, dobbiamo vederci più spesso” – Jude rise – “… adoro le coccole!” – scherzò, andando poi a dare un buffetto a Thomas e Brian.

“A chi lo dici … La mia vita da single, anzi da ex, non mi aggrada più di tanto, anche se l’ho scelta con queste mani … e questa testa” – rivelò più serio.

“E questo cuore, Colin … Non dimenticarlo”

“Già, per il bene di Jared, ne abbiamo parlato alla nausea, tu ed io, dopo Parigi” – e si accomodarono in un salottino, ricavato in una delle torri della End House.

Da lì si poteva godere della vista quasi completa del parco antistante l’edificio.

“E’ una giornata magnifica” – sospirò Law, osservando Robert, tra i roseti, chiacchierare con il maturo Mr. Wong.

“Sì … Per gente innamorata come voi, di sicuro” – Farrell sorrise sincero.

“Anche tu lo sei, amico mio”

“Puoi dirlo forte, ma chi conta, per me, non ascolterà le tue parole”

“Non lamentarti, non devi ridurti alla malinconia … Guardati intorno”

“L’ho fatto, con Taylor, non ricordi? Pessima idea”

“Abbiamo entrambi avuto una storia con lui, Colin e siamo stati fortunati, non trovi? Ci siamo sentiti, Taylor ed io, giusto ieri: si è confidato con me, su Richard e questa nostra forma di amicizia, recuperata dopo tanto astio, a me sembra un miracolo, credimi”

“Avete fatto tutti progressi, Jude, tranne il sottoscritto!” - sbottò amaro.

“Con Jared potrebbe essere altrettanto, non forzare tempi e situazioni: io ti conosco”

“Anche lui mi conosce e sa che il mio impeto non troverà mai pace, quando si tratta di lui … E poi ne sono terribilmente geloso, più del solito, accidenti!” – ringhiò, a pugni chiusi.

Le iridi lucide.




Appena si rese conto della spiaggia, Rambo andò incontro alle onde.

Will lo rincorse, trovando di colpo il buon umore, giocando tra gli schizzi e le capriole di quell’ex randagio, molto fortunato, pensò Mikkelsen, intento ad osservarli, con un sorriso.

Un bimbo corse verso la coppia, ridendo ed invocando il nome del segugio.

“Ehi, come sai che si chiama Rambo?”

Soldino ammiccò – “E’ scritto sulla medaglietta!”

Graham scosse il capo scapigliato dal vento – “E’ vero … Ciao, io sono Will”

“Io sono Lula e questo è Vas!”

Il sovietico si avvicinò, fissando Mikkelsen.

“Buongiorno, ho un appuntamento con il signor Geffen” – precisò il medico, notando i suoi modi protettivi verso Lula.

“Sì, la sta aspettando in casa … Ehi peste, rientriamo per la colazione?”

“Con Will e Rambo, okkei!”

“Ok …” – mormorò Graham, poi Lula si rivolse a Mads – “Tu hai salvato il mio papà … Grazie!”

“Prego … Tu sei il famoso Lula quindi …”

“Io non sono famoso” – e rise, senza smettere di accarezzare Rambo, in estasi per tutte quelle attenzioni – “… tu in compenso lo sarai presto! … Forse!” – e fuggì via, inseguito dal suo nuovo amico a quattro zampe.

“Faccio strada” – brontolò Vas, incamminandosi.

Will e Mads si scrutarono, incuriositi soprattutto dall’affermazione di soldino, di per sé poco rassicurante in realtà.




Downey era rimasto solo, ad osservare un intricato cespuglio di edere e gerbere, una vera composizione, creata dal vecchio Wong.

“A lui riesce l’impossibile”

La voce di Jared lo fece voltare – “Ehi ciao … Anche tu qui”

“Sì, volevo salutare i ragazzi … Ciao Robert, come stai?”

Il suo atteggiamento era distaccato.

“Molto bene e tu? Glam?”

“Mio marito è rimasto a casa, aveva un appuntamento di lavoro” – precisò, guardandosi in giro, dopo avere sottolineato il ruolo di Geffen, nella sua vita.

Come se ce ne fosse bisogno.

Downey avrebbe voluto ridergli in faccia, per come vedeva la situazione in quel preciso momento, ma si rammaricava altresì per Glam, di sicuro destinato all’ennesima delusione, riservatagli da un Jared, nella sua forma più classica.

Infedele ed innamorato di Colin James Farrell.

“Il mio, di marito intendo, è in casa con il tuo: il tuo ex, Jay”

Leto assottigliò impercettibilmente le palpebre, le mani in tasca, le labbra schiuse, a carpire un po’ d’aria, per mantenersi calmo.

Si stavano educatamente scannando.

“Ok … Vado da Cole adesso”

“Ottima idea, salutamelo e dì a Jude che qui siamo ormai pronti ed in ritardo, come al solito” – rise, inforcando gli occhiali – “Arrivederci Jared”

Il cantante gli passò oltre, sussurrando un – “Addio Robert” – più che esaustivo.




Mikkelsen lo stava come analizzando, dopo essersi accomodato all’altro capo della scrivania di Geffen, rimasto in piedi, a riordinare dei fascicoli sul ripiano in marmo rosso, striato di bianco.

“Trovo sia incredibile, ritrovarmela davanti, sa Mr. Geffen?”

“Mi chiami Glam, se vuole”

“Io sono Mads, piacere … Raramente do del tu, comunque”

“Nessun problema: chi l’ha indirizzata a me?”

“Conoscenti … I Flannigan, ma non solo”

“Amici di mio padre, quindi, senatori, fiscalisti” – Geffen sorrise, sarcastico.

“So che lei non li frequenta più da anni”

“Infatti” – e si mise a sedere, fissandolo.

“Ho messo queste proprio lì, alla sinistra di quelle cicatrici, sa? Per rimuovere il tumore, formatosi dietro al suo muscolo cardiaco” – e fece ondeggiare le dita affusolate, davanti al volto teso.

“Per quanto le ha assicurate?”

“Venti milioni di dollari”

“Ne valgono ogni centesimo” – Glam rise – “… forse dovrei farlo con la mia lingua, la dialettica è la dote migliore io possegga”

“Pare ne avesse altre”

“Chiacchiere Mads, solo chiacchiere”

“La sua guarigione rimarrà un mistero eterno” – Mikkelsen sorrise, più rilassato.

“Non sono un demonio, come qualcuno ha scritto oppure uno zombie … Sono un uomo e padre fortunato, questo sì”

In quell’istante transitò Lula – “Hai visto Brady, papi?”

“Non ti stancherai mai di quel peluche, amore?”

Padre e figlio si guardarono, abbracciandosi un secondo dopo, in una simbiosi, che sembrava tagliare fuori il resto del mondo, ogni volta.

“Brady è il mio portafortuna! Will e Rambo sono in veranda” – disse Lula, rivolgendosi al chirurgo.

“Chi sono?” – chiese Glam.

“Sono il fidanzato ed il cane di questo signore qui!” – ed indicò Mikkelsen, avvampato come un tizzone.

“Bene, ci uniremo a loro appena avrò finito di parlare con  questo signore qui, soldino” – e lo congedò, affettuoso.




“Quando qualcuno esce dai nostri giorni, è come se nascessimo ad una nuova vita, sai?”

Il tono roco di Farrell, lo fece voltare di scatto, mentre Jared riordinava i giochi di Amely e Florelay, nella loro cameretta deserta.

“Colin … ciao”

Leto rimase fermo, come se ci fosse una barriera invisibile, tra loro.

“Tutto cambia, le abitudini, gli orari, le aspettative, costruite su quella persona, che adesso non c’è più” – proseguì l’attore, nel suo riflettere ad alta voce, senza mai smettere di guardarlo, sofferente ed assorto.

“Io … io credo che, a meno che quella persona non sia morta, tutto è recuperabile, non trovi?” – ed abbozzò un sorriso incerto e smarrito.

“Ci sono assenze anche più pesanti, seppure non definitive Jay” – ed inspirò, raccogliendo una bambola di pezza, ormai consumata dal tempo.

“Gliela comprammo a Dublino, a Flo, per il suo primo Natale con noi” – proseguì Farrell, mettendola poi in un cesto, quasi colmo.

Il leader dei Mars si accostò a lui, flebile negli sguardi e nella successiva affermazione.

“A volte mi chiedo, Cole, se abbiamo dato loro il nostro meglio”

“Almeno a loro, Jay?” – e lo scrutò, senza severità – “Perché il peggio l’abbiamo riservato a noi o sbaglio?”

“No, non sbagli” – e ricambiò lo sguardo.

Un minuto così, che apparve ad entrambi come un’eternità.

Un’eternità in assenza di loro.

Di quanto li aveva portati sino a lì, in quel preciso istante.




“Lei conosce Vincent Lux, Mads?”

Geffen lo chiese, analizzando il file di Mikkelsen, preparato da Denny, dopo avere ricevuto la richiesta di assumere la sua difesa.

“Lux? L’affarista? Vagamente, dai giornali, direi”

“Ha perduto il compagno, Kirill, uno dei”

“E’ buffo” – lo interruppe Mads – “… Kirill è stato anche fidanzato con Will ed è per questo che …” – esitò, in palese imbarazzo – “E’ per questo che Will ha perso la sua stima per me … Oltre al resto, che mai è sbocciato, ad essere sinceri”

“Lo sarò a mia volta, intendo sincero, Mads: non posso rappresentarla, né in aula ed in alcun dove, mi dispiace: lo devo a Vincent ed a me stesso, senza pregiudizio verso di lei ed il suo passato, anche se le risulterà difficile credermi sulla parola”

Mikkelsen sorrise amaro.

“Invece lo farò, sa? Forse stupendola un pochino, ma lei ed io, Glam, siamo così simili, che dopo esserci riconosciuti, ci siamo trattati vicendevolmente con rispetto ed è già molto … Me lo farò bastare.”




Lux lo fece accomodare, senza troppi convenevoli.

Boo si guardò intorno, sistemandosi sopra ad un divano, mentre il francese gli offriva da bere una tonica.

“Il tuo messaggio era … criptico, Vincent” – Louis rise, un po’ tirato.

“Non potevo scendere in particolari, mon petit”

Era così doloroso chiamarlo in quel modo, percepirlo ancora così, come mai più Tomlinson gli avrebbe permesso: non dopo quanto Lux si apprestava a confessargli.

“Quali, esattamente?”

“E’ … è una cosa che … che dovevo dirti io, non potevo permettere a nessun altro di farlo, ecco”

“Altro? A chi, scusa?” – ancora una risatina, stropicciata tra le sue labbra morbide e ben delineate.

Era abbronzato, bellissimo, nella sua t-shirt bianca, come i pantaloni, le scarpe da vela, il suo animo, di una purezza inestimabile e mai totalmente compresa ed apprezzata, neppure dall’uomo, che stava per spazzare via ogni sua certezza.

“Louis ascolta … Si tratta di Harry … e … e di me”

Il tempo si dilatò, crepitando nella gola di Lux e nell’addome di Boo.

“Abbiamo … abbiamo avuto una relazione clandestina, per mesi, ma è finita, te lo assicuro tesoro, è finita”

Il fiato gli bruciava nelle iridi, facendolo avvampare, in quelle rivelazioni assurde, al cuore di Louis.

“Non … non può essere vero Vincent, ma cosa … Cosa ti stai inventando??!”

Louis ruggì sul finale, alzandosi di scatto, lasciando cadere il bicchiere, che andò in frantumi.

Riflesso preciso di come si sentiva lui, ora.

Senza più via di scampo.












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