Capitolo n. 12 – nakama
Il tragitto verso Palm
Springs, a Will sembrò non finire mai.
Rambo dormiva, sopra ad
una coperta, sul sedile posteriore, mentre Mads guidava, concentrato sul
percorso, verso la villa di Geffen.
“E la tua piccola
tribù?” – esordì il più anziano.
“Ho un amico che
provvede in mia assenza … Ha il negozio per animali nel palazzo di fronte al
mio” – spiegò Graham, perso in mille pensieri.
“Capisco” – l’uomo
sorrise, immaginandosi questo misterioso sconosciuto; mai aveva visto Will in
compagnia di qualcuno di particolare.
Will, che si era
svegliato di soprassalto, su quel divano, insieme al suo cane, con Mikkelsen in
poltrona, crollato verso le tre del mattino, dopo averli vegliati amorevole.
“Come mai l’avvocato
non l’abbiamo incontrato a Los Angeles?”
“Pare ci trascorra meno
tempo possibile, da quando il figlio adottivo è riapparso miracolosamente nella
sua vita piuttosto movimentata”
Graham lo fissò –
“Quanto sai di questo tizio? Ho sentito voci su di lui per nulla rassicuranti”
“E’ il migliore,
secondo altre voci … E poi mi affascina, è finito anche sotto ai miei ferri,
sai?”
“Davvero? Ok … L’importante
è che ti tiri fuori da questo guaio”
Mads lo guardò, intenso
– “Ti importa davvero, Will?”
Colin preparò i gemelli
per la loro partenza verso il campeggio.
Yari e Misaki si erano
iscritti come volontari al campo base, dove, con Robert e Jude, li avrebbero
scortati, insieme alle loro figlie, come quasi ogni anno.
Law sorrise, vedendo
Farrell intento a fare raccomandazioni ai due monelli, che gli somigliavano
sempre di più.
“Ciao Colin”
“Jude! Che bello
vederti” – e si precipitò ad abbracciarlo, come se stesse per mettersi in salvo
da chissà quale pericolo, grazie all’inglese.
“Che entusiasmo,
dobbiamo vederci più spesso” – Jude rise – “… adoro le coccole!” – scherzò,
andando poi a dare un buffetto a Thomas e Brian.
“A chi lo dici … La mia
vita da single, anzi da ex, non mi aggrada più di tanto, anche se l’ho scelta
con queste mani … e questa testa” – rivelò più serio.
“E questo cuore, Colin
… Non dimenticarlo”
“Già, per il bene di
Jared, ne abbiamo parlato alla nausea, tu ed io, dopo Parigi” – e si
accomodarono in un salottino, ricavato in una delle torri della End House.
Da lì si poteva godere
della vista quasi completa del parco antistante l’edificio.
“E’ una giornata
magnifica” – sospirò Law, osservando Robert, tra i roseti, chiacchierare con il
maturo Mr. Wong.
“Sì … Per gente
innamorata come voi, di sicuro” – Farrell sorrise sincero.
“Anche tu lo sei, amico
mio”
“Puoi dirlo forte, ma
chi conta, per me, non ascolterà le tue parole”
“Non lamentarti, non
devi ridurti alla malinconia … Guardati intorno”
“L’ho fatto, con
Taylor, non ricordi? Pessima idea”
“Abbiamo entrambi avuto
una storia con lui, Colin e siamo stati fortunati, non trovi? Ci siamo sentiti,
Taylor ed io, giusto ieri: si è confidato con me, su Richard e questa nostra forma
di amicizia, recuperata dopo tanto astio, a me sembra un miracolo, credimi”
“Avete fatto tutti progressi,
Jude, tranne il sottoscritto!” - sbottò amaro.
“Con Jared potrebbe
essere altrettanto, non forzare tempi e situazioni: io ti conosco”
“Anche lui mi conosce e
sa che il mio impeto non troverà mai pace, quando si tratta di lui … E poi ne
sono terribilmente geloso, più del solito, accidenti!” – ringhiò, a pugni
chiusi.
Le iridi lucide.
Appena si rese conto
della spiaggia, Rambo andò incontro alle onde.
Will lo rincorse,
trovando di colpo il buon umore, giocando tra gli schizzi e le capriole di
quell’ex randagio, molto fortunato, pensò Mikkelsen, intento ad osservarli, con
un sorriso.
Un bimbo corse verso la
coppia, ridendo ed invocando il nome del segugio.
“Ehi, come sai che si
chiama Rambo?”
Soldino ammiccò – “E’
scritto sulla medaglietta!”
Graham scosse il capo
scapigliato dal vento – “E’ vero … Ciao, io sono Will”
“Io sono Lula e questo
è Vas!”
Il sovietico si
avvicinò, fissando Mikkelsen.
“Buongiorno, ho un
appuntamento con il signor Geffen” – precisò il medico, notando i suoi modi
protettivi verso Lula.
“Sì, la sta aspettando
in casa … Ehi peste, rientriamo per la colazione?”
“Con Will e Rambo,
okkei!”
“Ok …” – mormorò
Graham, poi Lula si rivolse a Mads – “Tu hai salvato il mio papà … Grazie!”
“Prego … Tu sei il
famoso Lula quindi …”
“Io non sono famoso” –
e rise, senza smettere di accarezzare Rambo, in estasi per tutte quelle
attenzioni – “… tu in compenso lo sarai presto! … Forse!” – e fuggì via,
inseguito dal suo nuovo amico a quattro zampe.
“Faccio strada” –
brontolò Vas, incamminandosi.
Will e Mads si
scrutarono, incuriositi soprattutto dall’affermazione di soldino, di per sé
poco rassicurante in realtà.
Downey era rimasto
solo, ad osservare un intricato cespuglio di edere e gerbere, una vera
composizione, creata dal vecchio Wong.
“A lui riesce
l’impossibile”
La voce di Jared lo
fece voltare – “Ehi ciao … Anche tu qui”
“Sì, volevo salutare i
ragazzi … Ciao Robert, come stai?”
Il suo atteggiamento
era distaccato.
“Molto bene e tu?
Glam?”
“Mio marito è rimasto a
casa, aveva un appuntamento di lavoro” – precisò, guardandosi in giro, dopo
avere sottolineato il ruolo di Geffen, nella sua vita.
Come se ce ne fosse
bisogno.
Downey avrebbe voluto
ridergli in faccia, per come vedeva la situazione in quel preciso momento, ma
si rammaricava altresì per Glam, di sicuro destinato all’ennesima delusione,
riservatagli da un Jared, nella sua forma più classica.
Infedele ed innamorato
di Colin James Farrell.
“Il mio, di marito
intendo, è in casa con il tuo: il tuo ex, Jay”
Leto assottigliò
impercettibilmente le palpebre, le mani in tasca, le labbra schiuse, a carpire
un po’ d’aria, per mantenersi calmo.
Si stavano educatamente
scannando.
“Ok … Vado da Cole
adesso”
“Ottima idea,
salutamelo e dì a Jude che qui siamo ormai pronti ed in ritardo, come al
solito” – rise, inforcando gli occhiali – “Arrivederci Jared”
Il cantante gli passò
oltre, sussurrando un – “Addio Robert” – più che esaustivo.
Mikkelsen lo stava come
analizzando, dopo essersi accomodato all’altro capo della scrivania di Geffen,
rimasto in piedi, a riordinare dei fascicoli sul ripiano in marmo rosso,
striato di bianco.
“Trovo sia incredibile,
ritrovarmela davanti, sa Mr. Geffen?”
“Mi chiami Glam, se
vuole”
“Io sono Mads, piacere
… Raramente do del tu, comunque”
“Nessun problema: chi
l’ha indirizzata a me?”
“Conoscenti … I
Flannigan, ma non solo”
“Amici di mio padre,
quindi, senatori, fiscalisti” – Geffen sorrise, sarcastico.
“So che lei non li
frequenta più da anni”
“Infatti” – e si mise a
sedere, fissandolo.
“Ho messo queste
proprio lì, alla sinistra di quelle cicatrici, sa? Per rimuovere il tumore,
formatosi dietro al suo muscolo cardiaco” – e fece ondeggiare le dita
affusolate, davanti al volto teso.
“Per quanto le ha
assicurate?”
“Venti milioni di
dollari”
“Ne valgono ogni
centesimo” – Glam rise – “… forse dovrei farlo con la mia lingua, la dialettica
è la dote migliore io possegga”
“Pare ne avesse altre”
“Chiacchiere Mads, solo
chiacchiere”
“La sua guarigione
rimarrà un mistero eterno” – Mikkelsen sorrise, più rilassato.
“Non sono un demonio,
come qualcuno ha scritto oppure uno zombie … Sono un uomo e padre fortunato,
questo sì”
In quell’istante
transitò Lula – “Hai visto Brady, papi?”
“Non ti stancherai mai
di quel peluche, amore?”
Padre e figlio si
guardarono, abbracciandosi un secondo dopo, in una simbiosi, che sembrava
tagliare fuori il resto del mondo, ogni volta.
“Brady è il mio
portafortuna! Will e Rambo sono in veranda” – disse Lula, rivolgendosi al
chirurgo.
“Chi sono?” – chiese
Glam.
“Sono il fidanzato ed
il cane di questo signore qui!” – ed indicò Mikkelsen, avvampato come un
tizzone.
“Bene, ci uniremo a
loro appena avrò finito di parlare con questo signore qui, soldino” – e lo
congedò, affettuoso.
“Quando qualcuno esce
dai nostri giorni, è come se nascessimo ad una nuova vita, sai?”
Il tono roco di
Farrell, lo fece voltare di scatto, mentre Jared riordinava i giochi di Amely e
Florelay, nella loro cameretta deserta.
“Colin … ciao”
Leto rimase fermo, come
se ci fosse una barriera invisibile, tra loro.
“Tutto cambia, le
abitudini, gli orari, le aspettative, costruite su quella persona, che adesso
non c’è più” – proseguì l’attore, nel suo riflettere ad alta voce, senza mai
smettere di guardarlo, sofferente ed assorto.
“Io … io credo che, a
meno che quella persona non sia morta, tutto è recuperabile, non trovi?” – ed
abbozzò un sorriso incerto e smarrito.
“Ci sono assenze anche
più pesanti, seppure non definitive Jay” – ed inspirò, raccogliendo una bambola
di pezza, ormai consumata dal tempo.
“Gliela comprammo a Dublino,
a Flo, per il suo primo Natale con noi” – proseguì Farrell, mettendola poi in
un cesto, quasi colmo.
Il leader dei Mars si
accostò a lui, flebile negli sguardi e nella successiva affermazione.
“A volte mi chiedo,
Cole, se abbiamo dato loro il nostro meglio”
“Almeno a loro, Jay?” –
e lo scrutò, senza severità – “Perché il peggio l’abbiamo riservato a noi o
sbaglio?”
“No, non sbagli” – e
ricambiò lo sguardo.
Un minuto così, che
apparve ad entrambi come un’eternità.
Un’eternità in assenza
di loro.
Di quanto li aveva
portati sino a lì, in quel preciso istante.
“Lei conosce Vincent
Lux, Mads?”
Geffen lo chiese,
analizzando il file di Mikkelsen, preparato da Denny, dopo avere ricevuto la
richiesta di assumere la sua difesa.
“Lux? L’affarista?
Vagamente, dai giornali, direi”
“Ha perduto il
compagno, Kirill, uno dei”
“E’ buffo” – lo interruppe
Mads – “… Kirill è stato anche fidanzato con Will ed è per questo che …” –
esitò, in palese imbarazzo – “E’ per questo che Will ha perso la sua stima per
me … Oltre al resto, che mai è sbocciato, ad essere sinceri”
“Lo sarò a mia volta,
intendo sincero, Mads: non posso rappresentarla, né in aula ed in alcun dove,
mi dispiace: lo devo a Vincent ed a me stesso, senza pregiudizio verso di lei
ed il suo passato, anche se le risulterà difficile credermi sulla parola”
Mikkelsen sorrise
amaro.
“Invece lo farò, sa?
Forse stupendola un pochino, ma lei ed io, Glam, siamo così simili, che dopo
esserci riconosciuti, ci siamo trattati vicendevolmente con rispetto ed è già
molto … Me lo farò bastare.”
Lux lo fece accomodare,
senza troppi convenevoli.
Boo si guardò intorno,
sistemandosi sopra ad un divano, mentre il francese gli offriva da bere una
tonica.
“Il tuo messaggio era …
criptico, Vincent” – Louis rise, un po’ tirato.
“Non potevo scendere in
particolari, mon petit”
Era così doloroso
chiamarlo in quel modo, percepirlo ancora così, come mai più Tomlinson gli
avrebbe permesso: non dopo quanto Lux si apprestava a confessargli.
“Quali, esattamente?”
“E’ … è una cosa che …
che dovevo dirti io, non potevo permettere a nessun altro di farlo, ecco”
“Altro? A chi, scusa?” –
ancora una risatina, stropicciata tra le sue labbra morbide e ben delineate.
Era abbronzato, bellissimo,
nella sua t-shirt bianca, come i pantaloni, le scarpe da vela, il suo animo, di
una purezza inestimabile e mai totalmente compresa ed apprezzata, neppure dall’uomo,
che stava per spazzare via ogni sua certezza.
“Louis ascolta … Si
tratta di Harry … e … e di me”
Il tempo si dilatò,
crepitando nella gola di Lux e nell’addome di Boo.
“Abbiamo … abbiamo
avuto una relazione clandestina, per mesi, ma è finita, te lo assicuro tesoro,
è finita”
Il fiato gli bruciava
nelle iridi, facendolo avvampare, in quelle rivelazioni assurde, al cuore di
Louis.
“Non … non può essere
vero Vincent, ma cosa … Cosa ti stai inventando??!”
Louis ruggì sul finale,
alzandosi di scatto, lasciando cadere il bicchiere, che andò in frantumi.
Riflesso preciso di
come si sentiva lui, ora.
Senza
più via di scampo.
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