Capitolo n. 82 – nakama
Pinkman si sentì come
nudo, senza la presenza di White al proprio fianco, mentre il ragazzo se ne
stava seduto alla scrivania di Hemsworth, con l’agente speciale Costa dell’FBI,
appoggiato al muro, che lo fissava da cinque minuti.
Chris leggeva i
rapporti del Bureau, inarcando le sopracciglia, a fasi alterne, a seconda del
contenuto, dei vari paragrafi.
“Immunità totale … Ma
questo valeva per il New Mexico o sbaglio?” – chiese improvviso, puntando
Costa.
“No, per tutti gli
Stati Uniti” – ribatté seccato, in imbarazzo per le scelte altrui.
I suoi superiori
avevano preso decisioni censurabili, per come la coppia di chimici, si era
comportata e mossa ad Albuquerque, tra omicidi, regolamenti di conti e
produzione di sostanze illecite, destinate, peraltro, ad un mercato,
soprattutto di adolescenti.
White diceva spesso a
Pinkman, che nessuno puntava la pistola alla testa, di chi voleva buttarsi via
così.
Jesse, peraltro, era
stato il primo della lista, con la sua tossicodipendenza, mai del tutto
superata, neppure a Los Angeles.
Qualche canna, lo
studente, se la faceva ancora, desiderando spesso di tornare alle vecchie
abitudini.
Dure a morire.
Come Geffen, del resto.
I palmi caldi di Scott
e la sua guancia ispida, si erano come incollati alla mano destra di Glam,
prossimo al risveglio, dopo un breve intervento.
Il suo respiro, arrivò
ai sensi del suo migliore amico, come l’ennesimo segno di speranza.
Si destarono
praticamente insieme, il medico crollato al suo capezzale, in bilico su di una
sedia e l’uomo dai mille segreti, uno su tutti, il sopravvivere ad ogni cosa.
“Ehi la vuoi smettere
di farmi prendere degli spaventi?”
“Scotty …” – Geffen
arrise alla sua vista.
“Sei salvo, una ferita
perfetta, dritta come un fuso, nessun organo lesionato … Un miracolo, ma non mi
sono neppure più sorpreso, sai?”
“E Robert?”
“A lui è andata peggio,
gli abbiamo asportato un breve tratto di intestino, ma il decorso è stabile,
nessun problema, è vivo, ok?”
“Ok …” – e si commosse.
“In compenso, tutto il
tuo clan ha invaso l’ospedale: hai così tanti figli ed ex, che dovremmo
allargare la sala d’attesa … Non so come hanno fatto a trattenerli”
“Sono stati avvisati
che”
“Ma certo” – anche
Scott rise, più rilassato – “… Comunque tutti bloccati, tranne uno”
“Papà!”
Lula corse sulla
lettiga, avvolto all’istante da Glam – “Amore … Ciao soldino”
“Ha ragione zio Scott,
basta spaventi!” – protestò buffo, accoccolandosi.
“Avete ragione, però è
accaduto tutto molto in fretta, non so neppure chi fossero quelle persone, come
mai Rob fosse lì, ma ho sentito parecchi spari”
“Jude ha ferito
gravemente un tizio, di nome Walter White: l’ho saputo da Chris, che è venuto a
prelevare il marito di Robert, giusto un’ora fa, per interrogarlo”
“Marc Hopper è con lui,
vero?”
“Penso di sì, Jude l’ha
chiamato subito … Ora tranquillizzati, non pensare a questo casino, non ora,
d’accordo? Io torno in corsia e poi ripasso, prima di andare a casa …”
“Non fare tardi per me,
Scott”
“Nessuno mi aspetta,
non fa differenza, a dopo” – e se ne andò.
Lula si mise seduto sul
bordo, scuotendo il capo riccioluto – “Lui e Jimmy hanno litigato di nuovo …” –
rivelò mesto.
“Lo immaginavo … E tu
cosa mi racconti, tesoro?” – domandò, sollevando lo schienale, con il
telecomando apposito.
“Ti racconto che zio JJ
sta dando i numeri, è disperato, anche per zio Robert e papake è sulle spine
per te … Le gemelle poi e Pam e Sveva” – rise allegro – “… anche Pepe, doppia
paura, per i suoi papà … Insomma l’avete fatta grossa” – e, nel dirlo, soldino
sollevò il bendaggio di Geffen, posando una carezza, su quel foro arrossato,
che di lì a poco scomparve, come quello alla parte opposta, dove il proiettile
era entrato, lasciando dei minuscoli segni, perfettamente cicatrizzati.
“Lula …?!” – mormorò
Glam, con rinnovato stupore.
“Tu devi stare bene,
devi fare ancora tante cose importanti” – e si appese al suo collo, emozionato
da chissà quali pensieri sul futuro di Glam, che lo avvolse amorevole.
“Tu sei la mia vita
soldino”
“E tu la mia, papi …
Per sempre.”
Jesse chiese una
sigaretta, che nessuno gli diede, quindi uscì in corridoio, dopo essere stato
congedato da Hemsworth, trattenutosi insieme a Costa, per dare conto al
procuratore, di un rapporto accettabile, su quell’enorme pasticcio.
Law aveva reagito per
legittima difesa, però, secondo le affermazioni di Pinkman, supportate da
Costa, lui e White erano in costante pericolo di imboscate e vendette: per cui
Walt lo aveva semplicemente ed ugualmente protetto, pensando che Jesse fosse stato
rapito da dei malviventi.
Seppure la storia
facesse acqua da tutte le parti e in attesa di ascoltare anche White, Jesse fu
lasciato andare, anche perché non responsabile di alcuna azione illegale.
Lo sguardo celeste del
ragazzo, si scontrò, all’improvviso, con quello marino di Rovia, giunto al
distretto, per rivolgersi a Chris, preoccupato dalla prolungata assenza di
Reedus.
Paul se ne stava come
raggomitolato, su di una panca, davanti alle macchinette del caffè, in attesa
che Hemsworth lo ricevesse, finalmente.
“Ehi … Vuoi qualcosa da
bere?” – chiese Pinkman, che, di solito, non dava confidenza agli sconosciuti,
se non per interesse “commerciale”.
Quei fanali liquidi e
impauriti, lo avevano colpito.
Rivide sé stesso,
nell’inquietudine, di quel bellissimo sconosciuto.
“Magari un tè … Grazie”
“Prego” – Jesse
sorrise adorabile.
“Ok … Io prendo
una cioccolata, fa un freddo cane …”
“Non qui, non mi
sembra” – Rovia sorrise, poi cominciò a bere.
“Aspetti
qualcuno?” – chiese, accomodandosi accanto a lui.
“Sì, Chris … E’
un ex collega del” – poi si morse le labbra; perché avrebbe dovuto raccontare
gli affari suoi a quel tizio?
“Di tuo
fratello?” – bissò l’altro, sentendosi un idiota e senza saperne il motivo.
“No. Del mio
partner, il mio fidanzato, ecco”
“Ah mi spiace,
magari … Magari è solo in ritardo, c’è un traffico, là fuori, ci abbiamo messo
un sacco ad arrivare qua” – l’essere prolisso, per Pinkman, per ogni ex
tossico, era una peculiarità incancellabile.
“Sì, forse … Ma
lui è in moto, non dovrebbe avere certi problemi … Ah ecco Chris, scusa, io
vado, ci vediamo, ti ringrazio per” – e si bloccò, vedendo spuntare Norman
dagli ascensori.
Aveva un aspetto
orrendo e trasandato.
La cosa non
colpì Rovia, che azzerò la distanza in pochi secondi, volandogli al collo, in
lacrime.
Reedus lo
avvolse, ma senza convinzione.
Era scioccato e
questo, Jesse, lo notò subito.
In compenso, la
devozione e la disperazione di Paul, gli spaccarono il cuore a metà.
Anche in quello,
evidentemente, erano davvero simili.
Forse solo un
sorriso di Colin o l’esercito, lo avrebbero staccato da quell’abbraccio saldo.
Jared non voleva
neppure saperlo.
Geffen lo baciò
tra i capelli, come poche ore prima, quando lo aveva salutato, davanti alla End
House, con la loro Syria.
“Sono qui Jay,
non ti sbarazzerai facilmente di me” – l’uomo sorrise, standosene in piedi, nel
mezzo della stanza, intrecciato all’ex.
Il front man lo
guardò, esterrefatto – “Come puoi essere già così in forma?” – chiese
perplesso.
“Guarda” – e, alzandosi
il bendaggio, Glam rivelò la sua piena guarigione.
“Lula …?” –
sussurrò incredulo Leto.
“Già, Lula …” –
Geffen prese un lungo respiro, poi tornò a sedersi.
“Ma come sono
andate le cose? Qui nessuno ha saputo dircelo”
“Non ne ho idea,
sai? … Con Jude, eravamo alla ricerca di Robert e lui stava parlando in auto
con un ragazzo, che poi è sceso e quel White ha cominciato a sparare”
“White?”
“Non conosco
nessuno di loro, Jared, non saprò niente finché non avrò parlato con Hopper: in
compenso Jude ha sparato a White, con il mio revolver”
“Bel guaio” –
Leto inspirò, versando dell’acqua.
“Comunque è una
storia assurda: innanzitutto questo White ha usato un’arma davvero inconsueta e
poi tutto è esploso, il loro cottage suppongo, non me lo spiego …”
“Il nonno ti
saluta, ha detto anche che sta indagando per conto proprio” – Jared sorrise,
porgendo il bicchiere a Glam, che annuì – “Antonio farà a modo suo, lo sappiamo
… Eppure qui sotto, c’è qualcosa di grosso e pericoloso: come Rob, ci sia
finito dentro, è davvero un mistero … Come altri dettagli, a dire poco
surreali, credimi.”
Mikkelsen
aggiornò la cartella di Walt, per poi uscire in corsia, a parlare con i
parenti.
Uno solo, a dire
il vero.
Pinkman lo stava
attendendo trepidante, mentre anche Will sopraggiungeva, per andarsene dal
reparto, con Mads, esausto, dopo un’intera giornata trascorsa con il bisturi in
mano.
“Buonasera, lei
è …?” – chiese il chirurgo, educatamente, con un bel sorriso, vedendo Graham
avvicinarsi.
“Sono … Sono
Jesse, vivo con il signor White …” – ed un rossore imporporò le sue guance
smagrite e tese.
“Ciao Jesse, ti
presento Will, lui vive con me”
“Ah ecco” – e
sorrise, più a suo agio.
Anche Graham lo
salutò, rassicurandolo sul decorso post operatorio – “Il signor White è
stabile, gli abbiamo fatto diverse trasfusioni e l’emorragia è stata
rimarginata adeguatamente”
“Ok … Ok, posso
vederlo?”
“E’ debole, ma
vigile” – spiegò Mikkelsen, facendogli strada.
Walter aveva le
palpebre socchiuse e tremolanti.
Jesse corse da
lui, in apprensione, ma con la gioia di saperlo salvo.
“Ciao, non
stancarti” – mormorò affettuoso e quasi in lacrime.
White tossì –
“Po posso bere qualcosa?”
“Non ancora, ha
le flebo in ogni caso” – intervenne Will – “… tra tre o quattro ore le farò portare
del tè caldo”
Walt annuì
infastidito, non solo dagli aghi e sai sensori, sparsi ovunque, sul suo corpo
infreddolito, ma anche da tutti quei volti senza nome, che, di colpo, erano
entrati nei loro giorni.
Jesse prese
subito una coperta, capendo le sue esigenze, come accadeva da sempre.
Mads sorrise
sereno – “Dovrà avere molta pazienza: quando la dimetteremo, potrebbe avere
problemi a deambulare”
“Ti aiuterò io”
– puntualizzò Pinkman.
“Non sono un
invalido!” – sbottò il più anziano, con il poco fiato, che gli restava.
Jesse si grattò
la nuca – “Fa così d’abitudine, vi chiedo scusa, ma sa essere anche buono”
“Finiscila di
giustificarmi” – e il tremore aumentò.
“Si calmi, non
dovremmo neppure essere qui, ma questo ragazzo le vuole bene davvero, quindi si
ritenga fortunato, ok?” – affermò Graham, con decisione.
Mikkelsen se lo
portò via, pregando Jesse di non trattenersi oltre l’orario delle visite.
“Non posso stare
qui, stanotte?” – chiese, con quegli occhi enormi, per un viso minuto, ma
incantevole, qual era il suo, alla vista di chiunque lo incontrasse.
Mads fece un
cenno – “Vieni di là, ti firmo il permesso”
Will sorrise, ma
non tanto quanto Pinkman, in grado di trovare anche il tempo di fare un
occhiolino simpatico a White, che perse un battito, nella speranza di
rivederlo, di nuovo, vicino a lui, al più presto.
Il tepore della
sua voce, lo riportò alla consapevolezza, dopo un breve attimo di smarrimento.
“Glam …”
Robert gli
sorrise, prima con i carboni delle sue iridi e poi tendendogli le mani fresche
e magre, affinché l’ex consorte, gliele avvolgesse, baciandone il dorso e le
dita affusolate.
“Ciao amore” –
Geffen non riuscì ad esprimersi in altro modo.
“E’ da tanto che
sei qui?”
“Non ti ho mai
lasciato … credo” – e posò lo sguardo sul cuore di Downey, sotto la casacca
verde acqua.
“Lo credo anch’io
… Hai un nuovo segno, anche per me” – e l’attore indicò il punto di uscita del
proiettile, dove, certamente, sarebbe rimasto come un marchio, simile a quelli,
che Geffen aveva riportato, a causa di Jared.
“Temo di sì … Ma
non importa, rimarrà l’ennesimo ricordo di noi e di una follia, di cui so ancora
poco Rob: vuoi aiutarmi ad uscire da questo vicolo cieco, dunque?” – scherzò,
ma i suoi turchesi, che Downey stava scrutando, erano terribilmente seri.
“Vieni qui Jesse”
Il tono roco di
White, sembrò a Pinkman quasi paterno.
Il giovane non
esitò a dargli retta, dopo avere sistemato un mazzo di fiori, comprato al volo
in un negozio, davanti all’ospedale.
“Non sono ancora
morto” – brontolò il docente.
“Lo so” – Jesse si
era abbandonato, sul petto di quell’insopportabile bisbetico, tra le sue ali
forti, nonostante White non avesse un fisico notevole.
A Jesse piaceva
da impazzire, dal primo momento, dai banchi di scuola; ci aveva fantasticato
parecchio, quando aveva quindici anni e Walt era il suo prof di Chimica.
Si conoscevano
da un’eternità, pensarono entrambi, senza dirselo.
Erano simbiotici,
come pochi.
“Dovevi
andartene, fuggire, invece hai corso un rischio inutile: sono una carcassa, che
te ne fai di me?” – disse piano White, baciandolo tra le ciocche corte e
profumate.
“Me ne faccio
che ti amo Walt … Ti amo anche più di prima, se davvero vuoi saperlo” – ed alzò
il volto verso i suoi quarzi innamorati.
Si baciarono.
Intensi.
Ritrovati.
Per l’ennesima volta.
Scott
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