lunedì 14 novembre 2016

NAKAMA - CAPITOLO N. 82

Capitolo n. 82 – nakama



Pinkman si sentì come nudo, senza la presenza di White al proprio fianco, mentre il ragazzo se ne stava seduto alla scrivania di Hemsworth, con l’agente speciale Costa dell’FBI, appoggiato al muro, che lo fissava da cinque minuti.

Chris leggeva i rapporti del Bureau, inarcando le sopracciglia, a fasi alterne, a seconda del contenuto, dei vari paragrafi.

“Immunità totale … Ma questo valeva per il New Mexico o sbaglio?” – chiese improvviso, puntando Costa.

“No, per tutti gli Stati Uniti” – ribatté seccato, in imbarazzo per le scelte altrui.

I suoi superiori avevano preso decisioni censurabili, per come la coppia di chimici, si era comportata e mossa ad Albuquerque, tra omicidi, regolamenti di conti e produzione di sostanze illecite, destinate, peraltro, ad un mercato, soprattutto di adolescenti.

White diceva spesso a Pinkman, che nessuno puntava la pistola alla testa, di chi voleva buttarsi via così.
Jesse, peraltro, era stato il primo della lista, con la sua tossicodipendenza, mai del tutto superata, neppure a Los Angeles.

Qualche canna, lo studente, se la faceva ancora, desiderando spesso di tornare alle vecchie abitudini.

Dure a morire.
Come Geffen, del resto.




I palmi caldi di Scott e la sua guancia ispida, si erano come incollati alla mano destra di Glam, prossimo al risveglio, dopo un breve intervento.

Il suo respiro, arrivò ai sensi del suo migliore amico, come l’ennesimo segno di speranza.

Si destarono praticamente insieme, il medico crollato al suo capezzale, in bilico su di una sedia e l’uomo dai mille segreti, uno su tutti, il sopravvivere ad ogni cosa.

“Ehi la vuoi smettere di farmi prendere degli spaventi?”

“Scotty …” – Geffen arrise alla sua vista.

“Sei salvo, una ferita perfetta, dritta come un fuso, nessun organo lesionato … Un miracolo, ma non mi sono neppure più sorpreso, sai?”

“E Robert?”

“A lui è andata peggio, gli abbiamo asportato un breve tratto di intestino, ma il decorso è stabile, nessun problema, è vivo, ok?”

“Ok …” – e si commosse.

“In compenso, tutto il tuo clan ha invaso l’ospedale: hai così tanti figli ed ex, che dovremmo allargare la sala d’attesa … Non so come hanno fatto a trattenerli”

“Sono stati avvisati che”

“Ma certo” – anche Scott rise, più rilassato – “… Comunque tutti bloccati, tranne uno”

“Papà!”

Lula corse sulla lettiga, avvolto all’istante da Glam – “Amore … Ciao soldino”

“Ha ragione zio Scott, basta spaventi!” – protestò buffo, accoccolandosi.

“Avete ragione, però è accaduto tutto molto in fretta, non so neppure chi fossero quelle persone, come mai Rob fosse lì, ma ho sentito parecchi spari”

“Jude ha ferito gravemente un tizio, di nome Walter White: l’ho saputo da Chris, che è venuto a prelevare il marito di Robert, giusto un’ora fa, per interrogarlo”

“Marc Hopper è con lui, vero?”

“Penso di sì, Jude l’ha chiamato subito … Ora tranquillizzati, non pensare a questo casino, non ora, d’accordo? Io torno in corsia e poi ripasso, prima di andare a casa …”

“Non fare tardi per me, Scott”

“Nessuno mi aspetta, non fa differenza, a dopo” – e se ne andò.

Lula si mise seduto sul bordo, scuotendo il capo riccioluto – “Lui e Jimmy hanno litigato di nuovo …” – rivelò mesto.

“Lo immaginavo … E tu cosa mi racconti, tesoro?” – domandò, sollevando lo schienale, con il telecomando apposito.

“Ti racconto che zio JJ sta dando i numeri, è disperato, anche per zio Robert e papake è sulle spine per te … Le gemelle poi e Pam e Sveva” – rise allegro – “… anche Pepe, doppia paura, per i suoi papà … Insomma l’avete fatta grossa” – e, nel dirlo, soldino sollevò il bendaggio di Geffen, posando una carezza, su quel foro arrossato, che di lì a poco scomparve, come quello alla parte opposta, dove il proiettile era entrato, lasciando dei minuscoli segni, perfettamente cicatrizzati.

“Lula …?!” – mormorò Glam, con rinnovato stupore.

“Tu devi stare bene, devi fare ancora tante cose importanti” – e si appese al suo collo, emozionato da chissà quali pensieri sul futuro di Glam, che lo avvolse amorevole.

“Tu sei la mia vita soldino”

“E tu la mia, papi … Per sempre.”




Jesse chiese una sigaretta, che nessuno gli diede, quindi uscì in corridoio, dopo essere stato congedato da Hemsworth, trattenutosi insieme a Costa, per dare conto al procuratore, di un rapporto accettabile, su quell’enorme pasticcio.

Law aveva reagito per legittima difesa, però, secondo le affermazioni di Pinkman, supportate da Costa, lui e White erano in costante pericolo di imboscate e vendette: per cui Walt lo aveva semplicemente ed ugualmente protetto, pensando che Jesse fosse stato rapito da dei malviventi.

Seppure la storia facesse acqua da tutte le parti e in attesa di ascoltare anche White, Jesse fu lasciato andare, anche perché non responsabile di alcuna azione illegale.

Lo sguardo celeste del ragazzo, si scontrò, all’improvviso, con quello marino di Rovia, giunto al distretto, per rivolgersi a Chris, preoccupato dalla prolungata assenza di Reedus.

Paul se ne stava come raggomitolato, su di una panca, davanti alle macchinette del caffè, in attesa che Hemsworth lo ricevesse, finalmente.

“Ehi … Vuoi qualcosa da bere?” – chiese Pinkman, che, di solito, non dava confidenza agli sconosciuti, se non per interesse “commerciale”.

Quei fanali liquidi e impauriti, lo avevano colpito.
Rivide sé stesso, nell’inquietudine, di quel bellissimo sconosciuto.

“Magari un tè … Grazie”
“Prego” – Jesse sorrise adorabile.

“Ok … Io prendo una cioccolata, fa un freddo cane …”

“Non qui, non mi sembra” – Rovia sorrise, poi cominciò a bere.

“Aspetti qualcuno?” – chiese, accomodandosi accanto a lui.

“Sì, Chris … E’ un ex collega del” – poi si morse le labbra; perché avrebbe dovuto raccontare gli affari suoi a quel tizio?

“Di tuo fratello?” – bissò l’altro, sentendosi un idiota e senza saperne il motivo.

“No. Del mio partner, il mio fidanzato, ecco”

“Ah mi spiace, magari … Magari è solo in ritardo, c’è un traffico, là fuori, ci abbiamo messo un sacco ad arrivare qua” – l’essere prolisso, per Pinkman, per ogni ex tossico, era una peculiarità incancellabile.

“Sì, forse … Ma lui è in moto, non dovrebbe avere certi problemi … Ah ecco Chris, scusa, io vado, ci vediamo, ti ringrazio per” – e si bloccò, vedendo spuntare Norman dagli ascensori.

Aveva un aspetto orrendo e trasandato.
La cosa non colpì Rovia, che azzerò la distanza in pochi secondi, volandogli al collo, in lacrime.

Reedus lo avvolse, ma senza convinzione.
Era scioccato e questo, Jesse, lo notò subito.
In compenso, la devozione e la disperazione di Paul, gli spaccarono il cuore a metà.
Anche in quello, evidentemente, erano davvero simili.





Forse solo un sorriso di Colin o l’esercito, lo avrebbero staccato da quell’abbraccio saldo.
Jared non voleva neppure saperlo.

Geffen lo baciò tra i capelli, come poche ore prima, quando lo aveva salutato, davanti alla End House, con la loro Syria.

“Sono qui Jay, non ti sbarazzerai facilmente di me” – l’uomo sorrise, standosene in piedi, nel mezzo della stanza, intrecciato all’ex.

Il front man lo guardò, esterrefatto – “Come puoi essere già così in forma?” – chiese perplesso.

“Guarda” – e, alzandosi il bendaggio, Glam rivelò la sua piena guarigione.

“Lula …?” – sussurrò incredulo Leto.

“Già, Lula …” – Geffen prese un lungo respiro, poi tornò a sedersi.

“Ma come sono andate le cose? Qui nessuno ha saputo dircelo”

“Non ne ho idea, sai? … Con Jude, eravamo alla ricerca di Robert e lui stava parlando in auto con un ragazzo, che poi è sceso e quel White ha cominciato a sparare”

“White?”

“Non conosco nessuno di loro, Jared, non saprò niente finché non avrò parlato con Hopper: in compenso Jude ha sparato a White, con il mio revolver”

“Bel guaio” – Leto inspirò, versando dell’acqua.

“Comunque è una storia assurda: innanzitutto questo White ha usato un’arma davvero inconsueta e poi tutto è esploso, il loro cottage suppongo, non me lo spiego …”

“Il nonno ti saluta, ha detto anche che sta indagando per conto proprio” – Jared sorrise, porgendo il bicchiere a Glam, che annuì – “Antonio farà a modo suo, lo sappiamo … Eppure qui sotto, c’è qualcosa di grosso e pericoloso: come Rob, ci sia finito dentro, è davvero un mistero … Come altri dettagli, a dire poco surreali, credimi.”




Mikkelsen aggiornò la cartella di Walt, per poi uscire in corsia, a parlare con i parenti.

Uno solo, a dire il vero.
Pinkman lo stava attendendo trepidante, mentre anche Will sopraggiungeva, per andarsene dal reparto, con Mads, esausto, dopo un’intera giornata trascorsa con il bisturi in mano.

“Buonasera, lei è …?” – chiese il chirurgo, educatamente, con un bel sorriso, vedendo Graham avvicinarsi.

“Sono … Sono Jesse, vivo con il signor White …” – ed un rossore imporporò le sue guance smagrite e tese.

“Ciao Jesse, ti presento Will, lui vive con me”

“Ah ecco” – e sorrise, più a suo agio.

Anche Graham lo salutò, rassicurandolo sul decorso post operatorio – “Il signor White è stabile, gli abbiamo fatto diverse trasfusioni e l’emorragia è stata rimarginata adeguatamente”

“Ok … Ok, posso vederlo?”

“E’ debole, ma vigile” – spiegò Mikkelsen, facendogli strada.

Walter aveva le palpebre socchiuse e tremolanti.

Jesse corse da lui, in apprensione, ma con la gioia di saperlo salvo.

“Ciao, non stancarti” – mormorò affettuoso e quasi in lacrime.

White tossì – “Po posso bere qualcosa?”

“Non ancora, ha le flebo in ogni caso” – intervenne Will – “… tra tre o quattro ore le farò portare del tè caldo”

Walt annuì infastidito, non solo dagli aghi e sai sensori, sparsi ovunque, sul suo corpo infreddolito, ma anche da tutti quei volti senza nome, che, di colpo, erano entrati nei loro giorni.

Jesse prese subito una coperta, capendo le sue esigenze, come accadeva da sempre.

Mads sorrise sereno – “Dovrà avere molta pazienza: quando la dimetteremo, potrebbe avere problemi a deambulare”

“Ti aiuterò io” – puntualizzò Pinkman.

“Non sono un invalido!” – sbottò il più anziano, con il poco fiato, che gli restava.

Jesse si grattò la nuca – “Fa così d’abitudine, vi chiedo scusa, ma sa essere anche buono”

“Finiscila di giustificarmi” – e il tremore aumentò.

“Si calmi, non dovremmo neppure essere qui, ma questo ragazzo le vuole bene davvero, quindi si ritenga fortunato, ok?” – affermò Graham, con decisione.

Mikkelsen se lo portò via, pregando Jesse di non trattenersi oltre l’orario delle visite.

“Non posso stare qui, stanotte?” – chiese, con quegli occhi enormi, per un viso minuto, ma incantevole, qual era il suo, alla vista di chiunque lo incontrasse.

Mads fece un cenno – “Vieni di là, ti firmo il permesso”

Will sorrise, ma non tanto quanto Pinkman, in grado di trovare anche il tempo di fare un occhiolino simpatico a White, che perse un battito, nella speranza di rivederlo, di nuovo, vicino a lui, al più presto.



Il tepore della sua voce, lo riportò alla consapevolezza, dopo un breve attimo di smarrimento.

“Glam …”

Robert gli sorrise, prima con i carboni delle sue iridi e poi tendendogli le mani fresche e magre, affinché l’ex consorte, gliele avvolgesse, baciandone il dorso e le dita affusolate.

“Ciao amore” – Geffen non riuscì ad esprimersi in altro modo.

“E’ da tanto che sei qui?”

“Non ti ho mai lasciato … credo” – e posò lo sguardo sul cuore di Downey, sotto la casacca verde acqua.

“Lo credo anch’io … Hai un nuovo segno, anche per me” – e l’attore indicò il punto di uscita del proiettile, dove, certamente, sarebbe rimasto come un marchio, simile a quelli, che Geffen aveva riportato, a causa di Jared.

“Temo di sì … Ma non importa, rimarrà l’ennesimo ricordo di noi e di una follia, di cui so ancora poco Rob: vuoi aiutarmi ad uscire da questo vicolo cieco, dunque?” – scherzò, ma i suoi turchesi, che Downey stava scrutando, erano terribilmente seri.




“Vieni qui Jesse”

Il tono roco di White, sembrò a Pinkman quasi paterno.

Il giovane non esitò a dargli retta, dopo avere sistemato un mazzo di fiori, comprato al volo in un negozio, davanti all’ospedale.

“Non sono ancora morto” – brontolò il docente.

“Lo so” – Jesse si era abbandonato, sul petto di quell’insopportabile bisbetico, tra le sue ali forti, nonostante White non avesse un fisico notevole.

A Jesse piaceva da impazzire, dal primo momento, dai banchi di scuola; ci aveva fantasticato parecchio, quando aveva quindici anni e Walt era il suo prof di Chimica.

Si conoscevano da un’eternità, pensarono entrambi, senza dirselo.
Erano simbiotici, come pochi.

“Dovevi andartene, fuggire, invece hai corso un rischio inutile: sono una carcassa, che te ne fai di me?” – disse piano White, baciandolo tra le ciocche corte e profumate.

“Me ne faccio che ti amo Walt … Ti amo anche più di prima, se davvero vuoi saperlo” – ed alzò il volto verso i suoi quarzi innamorati.

Si baciarono.
Intensi.
Ritrovati.

Per l’ennesima volta.





 Scott



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