sabato 23 gennaio 2016

NAKAMA - CAPITOLO N. 42

Capitolo n. 42 – nakama



Hugh si grattò la nuca, sbuffando al tavolo della colazione, preparata da Jim, ancora intento ad impacchettare la merenda per Nasir, scatenato sul suo tappeto musicale, al centro del salotto, antistante la zona cucina.

“Ultimo giorno di scuola, eh monello?” – esordì il più anziano, con un sorriso colmo di tenerezza, mentre guardava il figlio, che esclamò un “Yipiii!” – in un’esplosione di simpatia irresistibile.

Mason scosse il capo, ben pettinato – “Dobbiamo deciderci per la montagna, Glam mi ha mandato una e-mail, con la prenotazione codificata … Ci ospita, sai com’è fatto” – e rise, accomodandosi.

Laurie gli versò del caffè, ormai tiepido – “Re Mida al confronto era un novellino … Già … Farà un freddo cane ad Aspen, come al solito” – si lamentò buffo.

“Cos’hai Hugh?” – chiese dolce l’oncologo, imburrandosi un panino.

“Ma, sai, sempre le solite stronzate del clan, ora ci sono Tim e Niall in crisi: occhi blu mi ha chiesto di parlare ai loro bimbi, a Thomas e Layla, spiegando che i rispettivi papà ci saranno sempre, anche se separati etc etc”

“Occhi blu?” – Jim rise.

“Horan o come si chiama … L’ho spedito da mio fratello, tanto con quei baffoni sembra già un clown, li farà ridere, anche senza naso di pezza rosso ed io ho risolto!” – sentenziò.

“Strano”

“Cosa?”

“Che ti arrenda così”

“Ma che dici Jim?! Francamente non li reggo quando fanno così, da uno all’altro, come marionette senza controllo, escono ed entrano dai letti di ex o meno, con una leggerezza deprecabile!” – ringhiò a mezza voce, per non farsi sentire da Nasir.

In fondo anche Thomas e Layla erano i suoi cuginetti e, con il primo, il loro cucciolo andava particolarmente d’accordo.

“Io comprendo Hugh, il tuo discorso è logico, ma se una persona ti chiede aiuto, tu di solito non ti tiri mai indietro, ecco”

“E questa volta è andata così … Ok …?” – replicò improvvisamente mogio.

“Quindi ora sputa il rospo” – bissò più serio il compagno.

Laurie inspirò, puntando il soffitto, con i suoi cieli lucidi – “La gamba … sono tre notti, che mi fa impazzire … Contento?”

“No. Io non sono contento nel saperti soffrire, in silenzio, per giunta” – obiettò partecipe.

“Scusami Jim …”

“Lascia che parli con Mikkelsen, tanto verrà anche lui in Colorado”

“A proposito di che? Di quel farmaco?!” – sbottò nervoso l’analista, fissandolo.

“Certo! Il Kolestor H può darti sollievo!”

“Il Kolestor H mi cuocerebbe il fegato e”

“Non al minimo dosaggio e sarebbe sufficiente per calmare i tuoi spasmi, accidenti Hugh!”




“Come diavolo si chiama quel … Aspetti Geffen”

L’ispettore capo lesse in fretta il dossier Graham/Rattler, già archiviato.

“Kolestor H mi pare: cosa centra con la sua telefonata?”

“Lei, nel frattempo, ha avvisato il suo assistito?”

“Io curavo la difesa di Will, non di Vincent Lux …” – disse stanco.

“Mi spiace di non averla aspettata ieri sera, ho avuto un’urgenza”

“Nessun problema, come vede siamo entrambi mattinieri, però io ho bisogno di garanzie, ok?”

“E’ ovvio … Dunque, le dicevo, è stata la compagnia assicurativa a sollevare il problema: nel caso di morte per ragioni di salute, il premio sarebbe stato quello pattuito, all’atto della stipula, ma, se Rattler fosse deceduto per cause violente, come un omicidio, allora l’importo andava a raddoppiarsi e parliamo di una cifra a sei zeri, capisce?” – e rise, come divertito.

“Fin qui è tutto chiaro: quindi l’autopsia è stata ripetuta”

“Infatti: quel medicinale aveva alterato i valori, ma, una volta dissoltosi, le analisi hanno dato un riscontro a sorpresa, ma esaustivo, perché verificato anche da un perito degli eredi: Rattler è stato ucciso da un infarto, almeno due ore prima il colpo di pistola, sparato dal suo amico francese, pazzesco vero?”

“Tecnicamente Vincent Lux ha  giustiziato un cadavere … Sì, è pazzesco”

“Non è il primo caso, direi che per me è il secondo: una volta un tizio aveva”

“Sì, d’accordo, lei è davvero loquace, potrebbe rubarmi il mestiere, ma i documenti per fare rientrare Vincent, senza rischi, dove sono?”

“Eccoli qui … Appena firmati dal procuratore: tutto regolare Geffen, vede?”

Glam lesse i due fogli con attenzione.

“Perfetto … Spero che Lux non la consideri una trappola”

“Per questo abbiamo interpellato lei: so che sa essere convincente”

“Oh su questo può contarci: grazie, la terrò informata” – e gli strinse la mano, per poi andarsene, ancora frastornato da quell’incredibile svolta.




Mads incrociò le braccia muscolose, ad X, intorno al busto di Will, restando incollato alle sue spalle, sotto alla doccia, dove si erano persi a baciarsi e fare l’amore, da almeno una ventina di minuti.

Si erano presi dieci, meritati, giorni di ferie dall’ospedale e dai molteplici impegni di Mikkelsen, sempre più restio a lasciare Los Angeles, per simposi e convegni, mete di fuga, un tempo, soprattutto da sé stesso e dal dolore di non avere Graham nella propria vita.

“A … amore … io”

Will si piegò in avanti, cercando un appiglio, mentre l’amante gli stava vivendo dentro, come l’infrangersi di onde continue, contro agli scogli immaginari del suo piacere.

“Ma … Mads” – balbettò nuovamente, sorridendo, mentre venivano copiosi ed unisoni.

“Anima mia” – gemette il chirurgo, in un groviglio di singulti, pronti a precipitare in un abisso, dal quale non sarebbe tornato volentieri, se non fosse stato per rivolgere a sé Will e baciarlo.

Baciarlo così tanto.


Ora c’era silenzio, tra loro, abbracciati e nudi, avvolti da una coperta leggera, sul terrazzo dell’ala sud, al riparo sotto ad un gazebo.

“Prima di andare, dobbiamo addobbare l’albero, che ho comprato da Gelson’s” – esordì Mads, ridendo piano, mentre giocava con le dita dell’altro, adorando il luccichio delle rispettive fedi di fidanzamento.

“Quando partiamo?”

“Domani all’alba …”

“Possiamo portarci Rambo e Laika?”

“I nostri randagi più in forma? Certo Will” – e si guardarono.

“Sansone e Briciola meglio lasciarli alla signora Crawford: la tua governante ci sa fare con i cani” – disse allegro, facendo aderire le loro fronti.

“La nostra gov”

“Ok Mads!” – Graham rise, ma non gli servivano certe puntualizzazioni, per capire quanto fosse importante e profondo il sentimento che li univa.

Per sempre.




Reedus fece un cenno a Tom e questi lo seguì nella saletta per i visitatori.

Chris era stato trasferito nel reparto di Medicina, senza più divieti particolari; Mikkelsen aveva promesso di passare a visitarlo prima di andarsene a sciare, così aveva riferito loro il primario di Cardiochirurgia, appena prima di pranzo.

Un pasto, che Hemsworth stava consumando, con una voracità impressionante.


“Fa così da stanotte … Cioè, non proprio, non è che lo abbiano assecondato subito” – rivelò Tom, l’aria triste.

“Ehi, ma sei preoccupato per cosa? A me sembra che Chris stia una favola!” – e rise allegro – “A parte le richieste di pizza e birra, da fuori di zucca, a mezzanotte ovvio!”

“Mi dispiace, io gli avevo detto che vi avrebbe disturbati, a te e”

“Ma no, ero in servizio ed ho fatto sbellicare anche i miei soci, durante l’appostamento, un vero fiasco: ci manca il vichingo, lo ammetto, con le sue intuizioni, la sua … fortuna” – ed ammiccò simpatico, scegliendo una bibita dalle macchinette.

“Penso che tornerà presto” – ed inspirò, vedendo una chiamata in arrivo, sul visore del suo Samsung.

Era Geffen.

“Scusa, devo rispondere Norman”

“Ok … Io torno dall’assatanato, ti aspetto in stanza” – ma fece solo finta di allontanarsi.

Era troppo curioso di origliare, durante quella conversazione scarna.

“Ciao Tommy, ho letto la tua e-mail, vuoi che ti raggiunga?” – chiese paterno Glam, dopo avere parcheggiato l’Hummer nel viale principale di villa Meliti.

“No, ti ringrazio, ma io sono sconvolto, lo ammetto” – e si tamponò una lacrima, rannicchiandosi in un angolo, contro le finestre, lato parcheggio, della clinica.

“Penso unicamente che il cuore nucleare stia funzionando a pieno ed il fisico di Chris abbia reagito al meglio, non credi?”

“Non lo so Glam … C’è qualcosa di … di strano” – obiettò a mezza voce.

“Tipo?”

“Un trapiantato non reagisce, così, nella norma intendo”

“Ma qui siamo al cospetto di un intervento rivoluzionario, me lo hai spiegato tu, rammenti?” – e scese, vedendo in lontananza Lula e Pepe avvicinarsi di corsa, felici nel rivederlo, come d’abitudine.

“Glam io ho avuto una sensazione di … di paura, non riesco ad essere felice per questa rinascita, per il vigore, che Chris sta dimostrando … E’ … è aggressivo”

“Temo sia stufo di starsene rinchiuso lì … Senti, se ve la sentite, unitevi a noi, domani o dopo, dico a Vas di aspettarvi e salite ad Aspen, con tutta la brigata” – propose solare, inginocchiandosi per stringere a sé i suoi gioielli.

“Zio Tom vieni, vogliamo Luna con noi!” – esclamò Pepe, mentre Lula sembrava perplesso.

“Ci penserò … Per adesso grazie Glam … Per tutto”

“Se ti servo, fammi un fischio, io arriverò subito … O quasi” – Geffen rise, poi salutò Hiddleston, senza essere riuscito a sollevargli il morale.

Reedus si dileguò alla svelta, non senza provare un turbamento fastidioso.

Le frasi di Tom lo avevano colpito e c’era del vero, in ciò che il fisiatra aveva appena confessato al legale dei vip, quell’odioso Glam Geffen, sempre così affettuoso, pensò Norman, da dargli la nausea.

O semplicemente una viscerale invidia, per come tutti gli davano retta o sembravano venerarlo.




Mikkelsen passò i risultati delle analisi a Will, che inarcò un sopracciglio.

“Ottimi … anche troppo, direi, Mads, non trovi?”

Si erano appartati nello studio del luminare.

Questi, non riusciva a distogliere il proprio sguardo dal profilo di Graham, concentrato su grafici e cifre, che davano la misura di quanto Hemsworth fosse in perfetta forma.

“Sei magnetico, oggi … Anzi, sempre Will” – sospirò, dandogli un bacio sulla spalla destra.

L’altro inclinò il capo, verso le labbra del compagno, ricevendone un ulteriore bacio, perdutamente innamorato.

“L’hai già visitato?”

“Ma chi?”

“Chris! Oh cavoli Mads …” – e rise, abbracciandolo caldo e bellissimo.

“La comunità scientifica è in fibrillazione, non credono ancora al nostro successo, sai?” – Mikkelsen cambiò discorso, senza irruenza, mentre infilava il camice e recuperava lo stetoscopio, dalla valigetta in cuoio scuro.

“C’è parecchia invidia, non stupiamoci Mads” – adorava ripetere il suo nome.



“Hemsworth scalpita, potremmo convincerlo a trascorrere almeno il week end sui monti, giusto per tenerlo d’occhio, che ne pensi?”

“Anche di più direi, tanto il freddo non potrà nuocere ai suoi progressi, anzi” – sorrise, seguendolo in corsia.

“Perfetto, ho già le dimissioni in tasca, sono pronto a firmargliele e monitorare i suoi ulteriori progressi, tra una cioccolata calda ed una discesa libera: anche Tom ne sarà contento, non credi?”

“Assolutamente sì Mads.”


Assolutamente sì.











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