mercoledì 25 aprile 2018

NAKAMA CAPITOLO N. 99


Capitolo n. 99 – nakama



 https://www.youtube.com/watch?v=8GrXKr8Sr70


Anno nuovo.
Vita nuova.

Forse non era proprio così, pensò Jesse.
Contrariamente a lui, Mads, lo pensò.

Si scontrarono, guardando, il primo, il cartellone delle partenze per New York, mentre il secondo era concentrato su quello dei voli verso l’Europa.

“Professor Mikkelsen”

Mads lo scrutò – “Pinkman … Jesse, vero?” – e gli fece un sorriso strano, di chi aveva pianto, allergico a qualunque contatto, almeno in quel frangente.

Un collega del Pasteur, gli aveva confidato che Will era stato appena assunto all’istituto francese, per un periodo di prova di tre mesi, sezione ricerca cardiologica.

Il ragazzo annuì – “Proprio io, sì”

“Ho una certa fretta, ma mi ha fatto piacere vederti” – lo tagliò svelto il chirurgo, allontanandosi.

“Ok” – mormorò Jesse – “… buon anno doc” – e anche lui proseguì, al lato opposto, senza sapere che stavano soffrendo sotto lo stesso cielo d’inverno.




JD, affossato nel divano, dalle molle cigolanti, accese la tv, stupendosi del suo effettivo funzionamento.
C’erano pochi canali, con televendite e spot inutili, solo un tg sembrò interessante.

Nonostante gli sforzi dell'entourage di Palmer, la notizia del rapimento del figlio era trapelata e decine di cronisti si erano precipitati davanti ai cancelli, della sua lussuosa residenza californiana, sperando in una qualche esclusiva.

“Accidenti, alla fine, l’ha fatto …” – mormorò l’ex galeotto e, proprio al suo periodo di reclusione, la sua mente volò veloce.

Quei ricordi, contorti e sporchi, si interruppero subito, alla vista di Reedus, appena uscito dal bagno, con addosso unicamente i jeans strappati e piuttosto aderenti.

Sembravano tanto ad un paio di quelli indossati da Philip, forse glieli aveva passati proprio lui, notando la sua rinnovata magrezza.

“Che succede?” – chiese roco il poliziotto, senza avvicinarsi ancora, infastidito dalla luce di quel giorno, che avrebbe voluto rimanesse un ieri e mai un domani.

Morgan si ossigenò, fissandolo; Norman gli era entrato nel sangue, gli ribolliva nello stomaco e nel cervello stanco.

“Prima vieni qui, poi te lo dico, ok?” – disse intenso, tendendogli la mano sinistra.

Norman adorava quei momenti, inutile negarlo.

Adorava perdersi in quel contatto ispido, tra la barba incolta e i capelli, entrambi brizzolati, di JD.

Sigarette e dopobarba, avrebbe portato con sé quel ricordo di lui, di loro, nell’eternità, anche se lo avesse perduto.
Per sempre.

“Ti amo” – pronunciò, soffocato dal pianto e dall’abbraccio dell’altro, che gli aveva sceso quei jeans sgualciti, sbiaditi, non certo paragonabili alla loro storia, fatta di battiti, di vita vera, da fare male ad ogni respiro.




Scott spalancò la blindata, senza controllare chi avesse suonato.
Rovia lo aveva fatto quasi timidamente.

I cieli, intrappolati nei suoi occhi, si sgranarono in una luce vivida, sulla figura mezza nuda, che Scott, aveva avvolto in un asciugamano posticcio.

“Paul?!”

“Ciao”

“Cosa ci fai fuori dall’ospedale?” – chiese con stupore, senza preoccuparsi del fatto, che Glam potesse spuntare dal corridoio centrale, inopportuno e poco vestito, quanto lui.

Accadde.

Rovia lo guardò, sorridendo appena – “A quanto pare ho interrotto i miei zii preferiti, nei loro festeggiamenti per Capodanno”

“Ciao Paul” – lo salutò Geffen, in palese imbarazzo.

“Tesoro non è come pensi” – l’uscita di Scott suonò davvero infelice e ridicola.

Nessuno rise.





JD condivise l’ennesima sigaretta con lui.
Adesso era pieno giorno, forse avrebbero dovuto mangiare qualcosa e decidersi, a fare qualcosa.

Qualcosa di loro, che avrebbero potuto avere un quotidiano, fatto di normalità, focolare domestico, udienze dai professori, orari di lavoro da poliziotto e bancario; strisce grigie, in un cielo, dove altri arcobaleni vivevano di una luce, che a Reedus e Morgan, non sarebbe appartenuta mai.

Si ritrovarono, invece, a fuggire, in una notte, dove entrambi, però, erano riusciti ad accenderli gli arcobaleni.

Buffa la vita.

“Sinceramente non ricordo il suo nome, era davvero uno squilibrato e lavorava per Palmer; poi venne sorpreso a rubare i fondi per le elezioni e lo stronzo venne sbattuto fuori dallo staff: promise di farla pagare al futuro senatore e così è stato, capisci Norman?”

“Ma potrebbe essere chiunque, non credi?”

“No” – JD rise senza allegria, spegnendo la Marlboro nel piattino del caffè bevuto la sera prima – “… Per me è lui e sai una cosa? Io credo di sapere dove tiene il ragazzo”

“Ma stai scherzando?!”

“Assolutamente” – e si alzò, andando alla finestra – “… Jordan, ecco come cazzo si chiamava, mi parlò di un magazzino, dove aveva portato le cose del suo alloggio, roba preziosa, diceva: si vantava di continuo quel coglione”

“Accidenti, conosci l’indirizzo?”

Morgan si massaggiò le tempie – “Dammi un minuto, ok?”






“Adam farò il possibile per aiutarvi” – Geffen scrutò i volti di Palmer e della moglie, sconvolta e in affanno, al pensiero dell’unico figlio, finito nelle mani di qualche maniaco, ne era convinta.

Vas e Peter si erano resi disponibili a qualsiasi iniziativa di Glam, ma i coniugi Palmer li stavano osservando turbati.

“Non abbiate paura” – Geffen sorrise – “loro risolvono, quando gli altri scappano” – e provò persino a scherzare, ma fu inutile.

“Josh è ancora un bambino, è fragile, questo trauma lo distruggerà!” – sbottò la donna, versandosi l’ennesimo cognac.

Il senatore la affiancò, togliendole il bicchiere – “Ora basta Katy, non serve ubriacarsi, non oggi almeno” – e c’era del rimprovero profondo, in quella grave asserzione, pronunciata a mezza voce dal consorte.

Senza preavviso, Lula si palesò, accompagnato dagli zii Kurt e Dave.

Rossi era un esperto in rapimenti.
Infine Glam presentò soldino ad Adam e Katy, che gli offrì, affettuosa, una bibita.

“Il famoso Lula, tu sei speciale vero?” – le chiese in piena apprensione, stemperata, però, da una nuova speranza.
Quindi puntò Geffen – “Ho letto delle cose strane, su questo bimbo, ma sono vere?” – domandò alienata.

“Lula è un bambino speciale, ma uguale a qualsiasi suo coetaneo” – puntualizzò il legale, infastidito.

Mai e poi mai avrebbe permesso a qualcuno, di considerare soldino come un fenomeno da baraccone.

“Josh sta bene” – Lula sorrise, poi fece un cenno al padre.

“Che c’è amore?” – Geffen gli si avvicinò, certo che si trovassero ad una svolta.

“Rispondi al cellulare papà”

“Non sta suonando e”

Glam sbagliava: un trillo improvviso fece sobbalzare i presenti.

“Si pronto!”

Silenzio.

All’altro capo, qualcuno si decise a parlare, agitato, almeno quanto Geffen, seppure concentrato a non perdersi una sola parola di quello, che pensò fosse un miracolo.

Riattaccò.

“Vas, dobbiamo andare: David, se vuoi venire con noi” – e fissò Rossi, che accettò prontamente.

“Lula, tu rimani qui con Kurt e Peter, ok? Io torno prima possibile”

“Ma cosa diavolo ti prende Glam?!” – Palmer esplose, corroso dalla tensione; ma non ottenne risposte.





Scott versò la tisana, in due buffe tazze, a forma di Babbo Natale, in camice bianco e con tanto di stetoscopio penzolante, dono di qualche infermiera.

“Ti ringrazio, ma ho una certa fretta” – sussurrò Rovia, soffiando sulla bevanda fumante.

“Di andare dove o di fare cosa?” – chiese l’altro, accomodandosi accanto a lui.

“Vorrei partire: questa città mi soffoca ormai”

“Mi dispiace Paul”

“Non è colpa tua, anzi: non sto scappando, è una scelta” – rise, sorseggiandone pochi sorsi, per poi desistere.

“E’ una vera schifezza, giusto?” – anche Scott rise.

“Già …” – il ragazzo si guardò in giro – “Ti sei scelto un bel covo”

“Trovi? Pensa che volevo traslocare”

“Dunque sarà l’anno dei cambiamenti”

“Può darsi”

“Con Glam sarebbe ora: o dentro o fuori, non credi Scott?”

“In che senso?”

“O te lo sposi oppure la smetti di scoparci” – bissò schietto.

Scott si grattò la nuca – “Non le mandi a dire … Sono ridicolo, a questo punto, vero?”

“Giusto un pochino”

“Il problema è che mi fisso sempre con l’uomo sbagliato … Anche con te, sai?”

“Ma io sono troppo incasinato, una causa persa”

“No Paul, sbagli: tu saresti perfetto … Se solo imparassi a volerti un po’ bene”

“Avrei bisogno di un insegnante dalle aspirazioni suicide …” – e si alzò.

Scott gli prese il polso sinistro, trattenendolo.

Fu semplice.
Rovia non voleva andarsene da nessuna parte; non più, ormai.



Il luogo dell’appuntamento, lo decise Reedus.

Geffen si guardò intorno e lo stesso fece Rossi, controllando poi il palmare.

“Le coordinate sono esatte Glam”

“Sì, ma loro non si vedono, forse sarebbe meglio richiamarli”

“No, aspetta, eccoli la” – e Dave indicò l’incrocio, in fondo all’unica via di accesso a quell’area industriale, abbandonata da anni.

Il rombo delle HD dei due fuggitivi, rimbombò in lontananza, come se si stesse avvicinando un temporale.

Vas era rimasto sull’Hummer, in attesa di istruzioni.

Norman scese, posando a terra un revolver, alzando poi le mani e così fece Morgan, alle sue spalle.

“Lui è disarmato” – precisò il tenente, restando fermo.

Rossi annuì, dimostrando che anche lui e Glam non avevano pistole e tanto meno microfoni.

“Siamo soli Reedus, come ci hai chiesto” – esordì l’ex profiler.

Geffen azzerò la distanza – “Mi hai detto di sapere dove è tenuto prigioniero Josh: credo non ci sia un minuto da perdere, se quel Jordan, è fuori di testa come asserisce il tuo socio”

Durante la telefonata, quelle erano state le poche, ma esaustive indicazioni dell’agente.

A Glam non restava di meglio che credergli, vista la situazione senza sbocchi.

Il rapitore, infatti, non si era ancora fatto vivo e quindi la sua rivalsa, contro Palmer, poteva significare un unico epilogo; il peggiore per l’ostaggio.


“Non siamo qui a caso” – si inserì JD.

“Vorresti dire che”

“Sì Glam, nella zona H, quella verso l’oceano, dove ci sono i moli di attracco per le navi cargo, vennero costruiti anche una serie di box, di quelli che si noleggiano, hai presente?”

“Certo, anche il mio studio ne ha diversi in centro, per gli archivi ormai in disuso; quindi Josh potrebbe essere lì?”

“Jordan me lo diceva di continuo, che ci avrebbe fatto marcire Palmer, appena libero; dopo il sisma, anche lui è evaso, approfittando della confusione”

“Come hai fatto tu, del resto” – Geffen si lisciò il capo rasato, teso, ma pronto ad agire – “Ok, ma senza una squadra d’assalto ed un negoziatore, come facciamo uscire vivo Josh, da quella trappola?”

“Ci parlo io con lui” – asserì convinto Morgan, ma l’occhiata del suo compagno lo incenerì.

“Scherzi, vero?! Quello come minimo ti ammazza, come pensi di poterlo convincere o distrarre?”

“Se riuscirai nell’intento, Palmer ti concederà la grazia: ti do la mia parola” – replicò Glam, senza esitare.

“A me basta potere lasciare questo inferno, con Norman, Philip e Lucas, avere soldi per rifarci una vita altrove e una fedina pulita, ok?”

Geffen scrutò Rossi – “D’accordo” – e gli tese la mano.

Morgan gliela strinse.

“JD … Mio Dio” – mormorò Reedus, impotente, verso le loro decisioni, ormai irrevocabili.



 https://www.youtube.com/watch?v=qgmXPCX4VzU


Jared riordinò i giocattoli dei gemelli, per l’ennesima volta.

Sorrise, trovando sotto ai letti, dei vecchi peluche di Isotta, che lo stava spiando.

“Che c’è principessa?”

Isy rise fragorosa, correndo poi ad avvinghiarsi a lui, come un cucciolo portatore di gioia.

“Ciao papà! Posso aiutarti?” – e si misero seduti al centro della camera di Ryan e Thomas.

“Certo … Ti ricordi di questo?”

“Come no, è Samuel, il babbuino feroce!” – e la sua allegria, in quel ricordo, colorò l’ambiente, anche grazie alla sua sconfinata bellezza.

Somigliava sempre di più al celebre genitore, ma anche alcuni tratti di Syria, che sorrideva da una fotografia, appesa alla parete, con altre cento almeno, erano impressi nel volto e nei capelli della bimba.

“Dio, che splendore che sei, tesoro” – disse spontaneo Jared.

Farrell si aggregò a loro – “Se c’è da lavorare me ne vado subito!” – e anche sul suo volto, la serenità si animò di sfumature calde e rassicuranti.

Il leader dei Mars sarebbe impazzito, se solo avesse perduto, anche un solo pezzo di quell’esistenza, insieme a lui e ai loro figli.

Era meglio non pensarci.





L’efficienza di Garcia, alla sede dell’FBI, dove Rossi lavorò per anni, fornì dati fondamentali a Geffen, per individuare la tana di Jordan Hacker, come la definì l’informatica, senza la consueta vivacità, perché altrettanto in ansia, per le sorti di Josh.


Un paio di sassi, lanciati contro alla serranda del box numero 1980, fecero sobbalzare sia il figlio di Palmer, che il suo aguzzino, armato di una vecchia Beretta, eredità, mai denunciata, di uno zio italo americano.
JD attese qualche interminabile attimo, poi si avvicinò, tenuto d’occhio dai suoi amici, poco distanti e ben nascosti.

“Ehi Jordan, non si apre ai vecchi colleghi di gattabuia?!” – gridò, il cuore in gola.

Morgan pensò agli occhi di Philip, al suo affetto, che i trascorsi del padre, non erano riusciti a cancellare.

Un cigolio lo riportò sulla scena, di quella situazione assurda e pericolosa.

“Che mi venga un colpo, JD Morgan … Da quale fogna sei riemerso, ti credevo in Messico, figlio di puttana” – e sghignazzò, accogliendolo in quella maniera confidenziale e volgare.

JD allargò le braccia – “Ho sentito alla radio di Palmer e ti ho pensato”

Hacker uscì guardingo, ma di poco, dal suo nascondiglio – “E che cazzo vuoi, sentiamo”

La canna della sua arma, luccicò minacciosa.

Reedus perse un battito.

“Aiutarti e dividere il bottino, è ovvio”

Jordan tirò su dal naso – “Aiutarmi? A farmi il moccioso?” – rise ancora, più sinistro – “Ci ho pensato, sai? E’ molto carino, vuoi vederlo?”

“Certo che sì … Sbattiamocelo pure e poi prendiamo i soldi, lo liberiamo e”

“Non dire stronzate JD! Questo non ci torna a casa! Palmer mi ha rovinato, non dimenticarlo, cazzo!”

Stava sudando troppo, era di sicuro fatto di coca o di qualche anfetamina.

“Ok ora datti una calmata: ho dei contatti, ti faccio uscire pulito e con un sacco di grana, Palmer pagherà qualsiasi cifra e tu lo sai, non fare l’idiota, non sprecare questa occasione d’oro Jordan! Perché sporcarti le mani del sangue di questo Josh?”

Hacher strizzò le palpebre, già tremolanti.

“Non era questo il piano”

“E noi lo riscriviamo, il tuo piano del cazzo, Jordan!” – JD rise, strozzato dall’angoscia, di non sapere come uscirne.

“Ehi signore, mi sono perso, può aiutarmi?”

La voce di un bambino risuonò al lato opposto, rispetto a quello, in cui Morgan se ne stava impalato, da almeno dieci minuti.

Anche la sua figura minuta, non si mosse, mentre quella di Geffen ebbe un tremito convulso – “Lula!?!”

Hacker guardò nella direzione di soldino, distraendosi per il tempo sufficiente a JD di volargli addosso, per sopraffarlo.

Lula si dissolse in una folata di polvere e luce.

Glam e gli altri si precipitarono, rendendosi conto che era stata come un’allucinazione collettiva.

Un sortilegio risolutivo.

La colluttazione tra i due ex detenuti, fu violenta e drammatica.

Un colpo risuonò cupo, mandando in frantumi i fotogrammi di quegli istanti terribili.

JD si accasciò.

Norman, ancora in corsa, sparò al petto di Jordan.

Un colpo dritto al cuore.

Come quello, che aveva appena colpito il suo uomo.

Il suo amore maledetto.














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