Capitolo n. 99 – nakama
https://www.youtube.com/watch?v=8GrXKr8Sr70
Anno nuovo.
Vita nuova.
Forse non era proprio così, pensò Jesse.
Contrariamente a lui, Mads, lo pensò.
Si scontrarono,
guardando, il primo, il cartellone delle partenze per New York, mentre il
secondo era concentrato su quello dei voli verso l’Europa.
“Professor Mikkelsen”
Mads lo scrutò –
“Pinkman … Jesse, vero?” – e gli fece un sorriso strano, di chi aveva pianto,
allergico a qualunque contatto, almeno in quel frangente.
Un collega del Pasteur,
gli aveva confidato che Will era stato appena assunto all’istituto francese,
per un periodo di prova di tre mesi, sezione ricerca cardiologica.
Il
ragazzo annuì – “Proprio io, sì”
“Ho una certa
fretta, ma mi ha fatto piacere vederti” – lo tagliò svelto il chirurgo,
allontanandosi.
“Ok” – mormorò
Jesse – “… buon anno doc” – e anche lui proseguì, al lato opposto, senza sapere
che stavano soffrendo sotto lo stesso cielo d’inverno.
JD, affossato
nel divano, dalle molle cigolanti, accese la tv, stupendosi del suo effettivo
funzionamento.
C’erano pochi
canali, con televendite e spot inutili, solo un tg sembrò interessante.
Nonostante gli
sforzi dell'entourage di Palmer, la notizia del rapimento del figlio era trapelata
e decine di cronisti si erano precipitati davanti ai cancelli, della sua
lussuosa residenza californiana, sperando in una qualche esclusiva.
“Accidenti, alla
fine, l’ha fatto …” – mormorò l’ex galeotto e, proprio al suo periodo di
reclusione, la sua mente volò veloce.
Quei ricordi,
contorti e sporchi, si interruppero subito, alla vista di Reedus, appena uscito
dal bagno, con addosso unicamente i jeans strappati e piuttosto aderenti.
Sembravano tanto
ad un paio di quelli indossati da Philip, forse glieli aveva passati proprio
lui, notando la sua rinnovata magrezza.
“Che succede?” –
chiese roco il poliziotto, senza avvicinarsi ancora, infastidito dalla luce di
quel giorno, che avrebbe voluto rimanesse un ieri e mai un domani.
Morgan si
ossigenò, fissandolo; Norman gli era entrato nel sangue, gli ribolliva nello
stomaco e nel cervello stanco.
“Prima vieni
qui, poi te lo dico, ok?” – disse intenso, tendendogli la mano sinistra.
Norman adorava
quei momenti, inutile negarlo.
Adorava perdersi
in quel contatto ispido, tra la barba incolta e i capelli, entrambi brizzolati,
di JD.
Sigarette e
dopobarba, avrebbe portato con sé quel ricordo di lui, di loro, nell’eternità,
anche se lo avesse perduto.
Per sempre.
“Ti amo” –
pronunciò, soffocato dal pianto e dall’abbraccio dell’altro, che gli aveva
sceso quei jeans sgualciti, sbiaditi, non certo paragonabili alla loro storia,
fatta di battiti, di vita vera, da fare male ad ogni respiro.
Scott spalancò
la blindata, senza controllare chi avesse suonato.
Rovia lo aveva
fatto quasi timidamente.
I cieli,
intrappolati nei suoi occhi, si sgranarono in una luce vivida, sulla figura
mezza nuda, che Scott, aveva avvolto in un asciugamano posticcio.
“Paul?!”
“Ciao”
“Cosa ci fai
fuori dall’ospedale?” – chiese con stupore, senza preoccuparsi del fatto, che
Glam potesse spuntare dal corridoio centrale, inopportuno e poco vestito,
quanto lui.
Accadde.
Rovia lo guardò,
sorridendo appena – “A quanto pare ho interrotto i miei zii preferiti, nei loro
festeggiamenti per Capodanno”
“Ciao Paul” – lo
salutò Geffen, in palese imbarazzo.
“Tesoro non è
come pensi” – l’uscita di Scott suonò davvero infelice e ridicola.
Nessuno rise.
JD condivise
l’ennesima sigaretta con lui.
Adesso era pieno
giorno, forse avrebbero dovuto mangiare qualcosa e decidersi, a fare qualcosa.
Qualcosa di
loro, che avrebbero potuto avere un quotidiano, fatto di normalità, focolare
domestico, udienze dai professori, orari di lavoro da poliziotto e bancario;
strisce grigie, in un cielo, dove altri arcobaleni vivevano di una luce, che a Reedus
e Morgan, non sarebbe appartenuta mai.
Si ritrovarono,
invece, a fuggire, in una notte, dove entrambi, però, erano riusciti ad
accenderli gli arcobaleni.
Buffa la vita.
“Sinceramente
non ricordo il suo nome, era davvero uno squilibrato e lavorava per Palmer; poi
venne sorpreso a rubare i fondi per le elezioni e lo stronzo venne sbattuto
fuori dallo staff: promise di farla pagare al futuro senatore e così è stato,
capisci Norman?”
“Ma potrebbe
essere chiunque, non credi?”
“No” – JD rise senza
allegria, spegnendo la Marlboro nel piattino del caffè bevuto la sera prima –
“… Per me è lui e sai una cosa? Io credo di sapere dove tiene il ragazzo”
“Ma stai
scherzando?!”
“Assolutamente”
– e si alzò, andando alla finestra – “… Jordan, ecco come cazzo si chiamava, mi
parlò di un magazzino, dove aveva portato le cose del suo alloggio, roba
preziosa, diceva: si vantava di continuo quel coglione”
“Accidenti, conosci
l’indirizzo?”
Morgan si
massaggiò le tempie – “Dammi un minuto, ok?”
“Adam farò il
possibile per aiutarvi” – Geffen scrutò i volti di Palmer e della moglie,
sconvolta e in affanno, al pensiero dell’unico figlio, finito nelle mani di
qualche maniaco, ne era convinta.
Vas e Peter si
erano resi disponibili a qualsiasi iniziativa di Glam, ma i coniugi Palmer li
stavano osservando turbati.
“Non abbiate
paura” – Geffen sorrise – “loro risolvono, quando gli altri scappano” – e provò
persino a scherzare, ma fu inutile.
“Josh è ancora
un bambino, è fragile, questo trauma lo distruggerà!” – sbottò la donna,
versandosi l’ennesimo cognac.
Il senatore la
affiancò, togliendole il bicchiere – “Ora basta Katy, non serve ubriacarsi, non
oggi almeno” – e c’era del rimprovero profondo, in quella grave asserzione,
pronunciata a mezza voce dal consorte.
Senza preavviso,
Lula si palesò, accompagnato dagli zii Kurt e Dave.
Rossi era un
esperto in rapimenti.
Infine Glam presentò
soldino ad Adam e Katy, che gli offrì, affettuosa, una bibita.
“Il famoso Lula,
tu sei speciale vero?” – le chiese in piena apprensione, stemperata, però, da
una nuova speranza.
Quindi puntò
Geffen – “Ho letto delle cose strane, su questo bimbo, ma sono vere?” – domandò
alienata.
“Lula è un
bambino speciale, ma uguale a qualsiasi suo coetaneo” – puntualizzò il legale,
infastidito.
Mai e poi mai
avrebbe permesso a qualcuno, di considerare soldino come un fenomeno da
baraccone.
“Josh sta bene”
– Lula sorrise, poi fece un cenno al padre.
“Che c’è amore?”
– Geffen gli si avvicinò, certo che si trovassero ad una svolta.
“Rispondi al
cellulare papà”
“Non sta
suonando e”
Glam sbagliava: un
trillo improvviso fece sobbalzare i presenti.
“Si pronto!”
Silenzio.
All’altro capo,
qualcuno si decise a parlare, agitato, almeno quanto Geffen, seppure
concentrato a non perdersi una sola parola di quello, che pensò fosse un
miracolo.
Riattaccò.
“Vas, dobbiamo
andare: David, se vuoi venire con noi” – e fissò Rossi, che accettò
prontamente.
“Lula, tu rimani
qui con Kurt e Peter, ok? Io torno prima possibile”
“Ma cosa diavolo
ti prende Glam?!” – Palmer esplose, corroso dalla tensione; ma non ottenne risposte.
Scott versò la
tisana, in due buffe tazze, a forma di Babbo Natale, in camice bianco e con
tanto di stetoscopio penzolante, dono di qualche infermiera.
“Ti ringrazio,
ma ho una certa fretta” – sussurrò Rovia, soffiando sulla bevanda fumante.
“Di andare dove
o di fare cosa?” – chiese l’altro, accomodandosi accanto a lui.
“Vorrei partire:
questa città mi soffoca ormai”
“Mi dispiace
Paul”
“Non è colpa
tua, anzi: non sto scappando, è una scelta” – rise, sorseggiandone pochi sorsi,
per poi desistere.
“E’ una vera
schifezza, giusto?” – anche Scott rise.
“Già …” – il
ragazzo si guardò in giro – “Ti sei scelto un bel covo”
“Trovi? Pensa
che volevo traslocare”
“Dunque sarà
l’anno dei cambiamenti”
“Può darsi”
“Con Glam
sarebbe ora: o dentro o fuori, non credi Scott?”
“In che senso?”
“O te lo sposi
oppure la smetti di scoparci” – bissò schietto.
Scott si grattò
la nuca – “Non le mandi a dire … Sono ridicolo, a questo punto, vero?”
“Giusto un
pochino”
“Il problema è
che mi fisso sempre con l’uomo sbagliato … Anche con te, sai?”
“Ma io sono
troppo incasinato, una causa persa”
“No Paul,
sbagli: tu saresti perfetto … Se solo imparassi a volerti un po’ bene”
“Avrei bisogno
di un insegnante dalle aspirazioni suicide …” – e si alzò.
Scott gli prese
il polso sinistro, trattenendolo.
Fu semplice.
Rovia non voleva
andarsene da nessuna parte; non più, ormai.
Il luogo dell’appuntamento,
lo decise Reedus.
Geffen si guardò
intorno e lo stesso fece Rossi, controllando poi il palmare.
“Le coordinate
sono esatte Glam”
“Sì, ma loro non
si vedono, forse sarebbe meglio richiamarli”
“No, aspetta,
eccoli la” – e Dave indicò l’incrocio, in fondo all’unica via di accesso a
quell’area industriale, abbandonata da anni.
Il rombo delle
HD dei due fuggitivi, rimbombò in lontananza, come se si stesse avvicinando un
temporale.
Vas era rimasto
sull’Hummer, in attesa di istruzioni.
Norman scese,
posando a terra un revolver, alzando poi le mani e così fece Morgan, alle sue
spalle.
“Lui è
disarmato” – precisò il tenente, restando fermo.
Rossi annuì,
dimostrando che anche lui e Glam non avevano pistole e tanto meno microfoni.
“Siamo soli
Reedus, come ci hai chiesto” – esordì l’ex profiler.
Geffen azzerò la
distanza – “Mi hai detto di sapere dove è tenuto prigioniero Josh: credo non ci
sia un minuto da perdere, se quel Jordan, è fuori di testa come asserisce il
tuo socio”
Durante la
telefonata, quelle erano state le poche, ma esaustive indicazioni dell’agente.
A Glam non
restava di meglio che credergli, vista la situazione senza sbocchi.
Il rapitore,
infatti, non si era ancora fatto vivo e quindi la sua rivalsa, contro Palmer,
poteva significare un unico epilogo; il peggiore per l’ostaggio.
“Non siamo qui a
caso” – si inserì JD.
“Vorresti dire
che”
“Sì Glam, nella
zona H, quella verso l’oceano, dove ci sono i moli di attracco per le navi
cargo, vennero costruiti anche una serie di box, di quelli che si noleggiano,
hai presente?”
“Certo, anche il
mio studio ne ha diversi in centro, per gli archivi ormai in disuso; quindi Josh
potrebbe essere lì?”
“Jordan me lo
diceva di continuo, che ci avrebbe fatto marcire Palmer, appena libero; dopo il
sisma, anche lui è evaso, approfittando della confusione”
“Come hai fatto
tu, del resto” – Geffen si lisciò il capo rasato, teso, ma pronto ad agire –
“Ok, ma senza una squadra d’assalto ed un negoziatore, come facciamo uscire
vivo Josh, da quella trappola?”
“Ci parlo io con
lui” – asserì convinto Morgan, ma l’occhiata del suo compagno lo incenerì.
“Scherzi, vero?!
Quello come minimo ti ammazza, come pensi di poterlo convincere o distrarre?”
“Se riuscirai
nell’intento, Palmer ti concederà la grazia: ti do la mia parola” – replicò
Glam, senza esitare.
“A me basta
potere lasciare questo inferno, con Norman, Philip e Lucas, avere soldi per
rifarci una vita altrove e una fedina pulita, ok?”
Geffen scrutò
Rossi – “D’accordo” – e gli tese la mano.
Morgan gliela
strinse.
“JD … Mio Dio” –
mormorò Reedus, impotente, verso le loro decisioni, ormai irrevocabili.
Jared riordinò i
giocattoli dei gemelli, per l’ennesima volta.
Sorrise,
trovando sotto ai letti, dei vecchi peluche di Isotta, che lo stava spiando.
“Che c’è
principessa?”
Isy rise
fragorosa, correndo poi ad avvinghiarsi a lui, come un cucciolo portatore di
gioia.
“Ciao papà! Posso
aiutarti?” – e si misero seduti al centro della camera di Ryan e Thomas.
“Certo … Ti
ricordi di questo?”
“Come no, è
Samuel, il babbuino feroce!” – e la sua allegria, in quel ricordo, colorò l’ambiente,
anche grazie alla sua sconfinata bellezza.
Somigliava sempre
di più al celebre genitore, ma anche alcuni tratti di Syria, che sorrideva da
una fotografia, appesa alla parete, con altre cento almeno, erano impressi nel
volto e nei capelli della bimba.
“Dio, che
splendore che sei, tesoro” – disse spontaneo Jared.
Farrell si aggregò
a loro – “Se c’è da lavorare me ne vado subito!” – e anche sul suo volto, la
serenità si animò di sfumature calde e rassicuranti.
Il leader dei
Mars sarebbe impazzito, se solo avesse perduto, anche un solo pezzo di quell’esistenza,
insieme a lui e ai loro figli.
Era meglio non pensarci.
L’efficienza di
Garcia, alla sede dell’FBI, dove Rossi lavorò per anni, fornì dati fondamentali
a Geffen, per individuare la tana di Jordan Hacker, come la definì l’informatica,
senza la consueta vivacità, perché altrettanto in ansia, per le sorti di Josh.
Un paio di sassi,
lanciati contro alla serranda del box numero 1980, fecero sobbalzare sia il figlio
di Palmer, che il suo aguzzino, armato di una vecchia Beretta, eredità, mai
denunciata, di uno zio italo americano.
JD attese
qualche interminabile attimo, poi si avvicinò, tenuto d’occhio dai suoi amici,
poco distanti e ben nascosti.
“Ehi Jordan, non
si apre ai vecchi colleghi di gattabuia?!” – gridò, il cuore in gola.
Morgan pensò
agli occhi di Philip, al suo affetto, che i trascorsi del padre, non erano
riusciti a cancellare.
Un cigolio lo
riportò sulla scena, di quella situazione assurda e pericolosa.
“Che mi venga un
colpo, JD Morgan … Da quale fogna sei riemerso, ti credevo in Messico, figlio
di puttana” – e sghignazzò, accogliendolo in quella maniera confidenziale e
volgare.
JD allargò le
braccia – “Ho sentito alla radio di Palmer e ti ho pensato”
Hacker uscì
guardingo, ma di poco, dal suo nascondiglio – “E che cazzo vuoi, sentiamo”
La canna della
sua arma, luccicò minacciosa.
Reedus perse un
battito.
“Aiutarti e
dividere il bottino, è ovvio”
Jordan tirò su
dal naso – “Aiutarmi? A farmi il moccioso?” – rise ancora, più sinistro – “Ci
ho pensato, sai? E’ molto carino, vuoi vederlo?”
“Certo che sì …
Sbattiamocelo pure e poi prendiamo i soldi, lo liberiamo e”
“Non dire
stronzate JD! Questo non ci torna a casa! Palmer mi ha rovinato, non dimenticarlo,
cazzo!”
Stava sudando
troppo, era di sicuro fatto di coca o di qualche anfetamina.
“Ok ora datti
una calmata: ho dei contatti, ti faccio uscire pulito e con un sacco di grana,
Palmer pagherà qualsiasi cifra e tu lo sai, non fare l’idiota, non sprecare questa
occasione d’oro Jordan! Perché sporcarti le mani del sangue di questo Josh?”
Hacher strizzò
le palpebre, già tremolanti.
“Non era questo
il piano”
“E noi lo
riscriviamo, il tuo piano del cazzo, Jordan!” – JD rise, strozzato dall’angoscia,
di non sapere come uscirne.
“Ehi signore, mi
sono perso, può aiutarmi?”
La voce di un
bambino risuonò al lato opposto, rispetto a quello, in cui Morgan se ne stava
impalato, da almeno dieci minuti.
Anche la sua
figura minuta, non si mosse, mentre quella di Geffen ebbe un tremito convulso –
“Lula!?!”
Hacker guardò
nella direzione di soldino, distraendosi per il tempo sufficiente a JD di
volargli addosso, per sopraffarlo.
Lula si dissolse
in una folata di polvere e luce.
Glam e gli altri
si precipitarono, rendendosi conto che era stata come un’allucinazione
collettiva.
Un sortilegio risolutivo.
La colluttazione
tra i due ex detenuti, fu violenta e drammatica.
Un colpo risuonò
cupo, mandando in frantumi i fotogrammi di quegli istanti terribili.
JD si accasciò.
Norman, ancora
in corsa, sparò al petto di Jordan.
Un colpo dritto
al cuore.
Come quello, che
aveva appena colpito il suo uomo.
Il suo amore maledetto.