One
shot – Alle porte del sogno
“Ho
parlato di te, ad una goccia d’acqua.
Lei
non ha mantenuto il segreto …
E
da oggi, la pioggia, ripete di continuo il tuo nome.” ***
Londra, 5 settembre
2018
Pov Tom Hiddleston
Le nostre mani, dietro
la schiena di Boseman, si sono sfiorate appena per un attimo, uno solo, Chris.
Era il solito segnale,
era qualcosa di nostro.
Questa volta, però, non
ti avrei raggiunto.
L’intenzione, solida,
era incastrata nel mio cervello stanco.
Come me, del resto.
Stanco, stufo marcio
per tutto, da mesi.
Tutto
cosa?
Di un ieri, che non
sarebbe mai diventato un domani.
Per noi.
Per te e per me, Chris.
E poi questa fermezza,
che mi brucia dentro, mentre ti vedo andare via, svanisce.
Tremo.
Sorrido ancora ai
fotografi, ai colleghi, qualcuno mi offre da bere, altri mi parlano di
progetti, dell’avvenire, dietro l’angolo.
Tu e io, Chris, non ci
siamo mai arrivati, a quell’angolo.
Alle
porte del sogno, noi ci siamo fermati.
Qui, ora, la porta si
chiude, tu ci incolli la mia schiena, come uno dei miei sorrisi stampati, su di
un volto, che ha smarrito quella giovinezza, dove tu, anche tu, un tempo, sei
stato innocente.
Ingenuo.
Come
nessuno.
Mi baci.
In realtà mi divori con
rabbia.
Eppure, il colpevole,
non sono io.
“Chris” – a fatica respiro
il tuo nome, tra le nostre bocche, i denti, la tua voglia di non smettere.
Per non parlare.
O parlare il meno
possibile.
In fondo ci diremmo le
stesse, identiche cose, dell’ultimo incontro, di una telefonata all’alba,
mentre tu corri sulla spiaggia davanti a casa ed io porto fuori il cane, a due
estremità del mondo, così distanti, ma mai quanto noi.
Adesso.
E se solo potesse
bastare un “ti amo”, uno dei tuoi, quasi categorico, invadente, necessario, se
solo potesse …
Risolvere.
O stancarmi
Anche di te.
Di quello, che mi dice
il mio agente, di quello, che non voglio più leggere sui dannati social, dei
sussurri per strada, delle occhiate di chi, si aspettava chissà cosa da me.
Sì, da me.
“Devo andare via, Chris”
“Via? Via dove Tom?”
E me lo chiedi disperato.
Cosa ti è successo?
Da sempre, tu sei
quello che ha mille certezze.
Hai ragione.
Cosa ti manca?
Una famiglia perfetta,
una carriera stellare, era ciò che desideravi.
E per chi aveva qualche
aspettativa professionale, tu sei stato capace di sorprendere anche il più scettico.
Bravo.
Bravo
Chris.
Vorrei solo fuggire, da
questa camera d’albergo, dalla notte, che tu hai acceso nel mio cuore, facendomi
sentire al sicuro.
Dalle tue parole.
“Non
cambiare mai questa luce, che hai negli occhi, Tom, quando mi guardi, quando nessuno
può derubarci da ciò, che loro non avranno mai, ok?”
Annuivo, intossicato
dalle tue carezze, dalla totalizzante invasione, del tuo corpo dentro al mio.
Come se il nostro
mosaico fosse perfetto.
E lo era.
Per davvero.
E quell’altro, che era
giusto per te, guardato da distante, poteva sembrare altrettanto.
Eppure, quel pezzo, l’ultimo,
all’altezza del cuore, aveva degli angoli smussati, dalla tua determinazione.
In pochi potevano
accorgersene.
Ti respingo.
Ti fisso.
Riprendo fiato.
“Tom …”
“Tom cosa? Cosa vuoi?!
Cosa diavolo pretendi ancora da me?!”
Togli la giacca, getti
la cravatta sul letto, sei teatrale, ma non ridicolo.
La nostra tragedia
quotidiana.
Giro il pomello, gelido
quanto il mio stomaco.
La camera viene
illuminata da un lampo, poi un tuono risuona nel buio.
“Se te ne vai, Tom,
allora sarà finita, una volta per tutte, ok?”
Ridacchio.
Poi rido.
Torno a scrutarti,
inclinando il capo, prima a destra e poi a sinistra.
Tu rigido.
Potrei ucciderti.
Così non ci sei più.
Così non esisterai mai
più, Chris Hemsworth.
Dio
mio …
Dove mi hai fatto finire?
Tu, che non sei stato
cattivo, mai.
Tu, il collega
perfetto, l’amico perfetto, il padre perfetto, il marito perfetto.
Elsa, tua moglie, è
troppo intelligente, per non averti capito.
Decodificato.
Ti ama.
Ti accetta, ha quanto
le serve, da te, per essere felice.
Ognuno, si è preso un
pezzo di te, Chris.
Ci penso.
Mi arrendo, non rido
più.
Accenni un sorriso.
Ti avvicini.
“Io, io non ci riesco,
Tom” – e mi sposti una ciocca di capelli.
Segni i miei zigomi,
con le labbra umide di pianto.
Il mio o il tuo, che
importa?
Dove sono le tue mani,
Chris?
E quelle ali, che non
sanno volare, ma conoscono il modo, di avvolgere e confortare.
“Io ti amo, Tom”
E sarebbe il pezzo di
te, il frammento del mosaico, più importante.
La città precipita nell’oscurità.
Là fuori ruggisce una
tempesta, che non ci fa paura.
I rumori si fanno
ovattati.
L’affresco, che decora
il soffitto, sembra animarsi, tra sprazzi di luce intermittenti.
Ti stendi sopra di me e,
come un groviglio di rovi, mi terrai in ostaggio, sino al mattino.
Artigli i miei fianchi,
come un predatore, che non porrà mai fine al suo volo.
Ti muovi lento e il tuo
sopruso, è saturo di tenerezza.
Mi baci, profondo e
continuo ed è come affogare, ma poi risalgo, avvinghiato al tuo busto, che
sussulta, unisono al mio, che si disseta e poi si svuota, in mille rivoli, portandoci
al largo.
Lontani
da tutto e tutti.
E’ solo un istante
“Io
non rinuncerò mai a te, Tom, mai”
Stretto, tre le mie
braccia e la stoffa della giacca sgualcita e fradicia, torno verso quell’angolo,
dove chiuderò una porta, contro la quale, tu, non mi bacerai, in una casa, all’altro
capo di un mondo, imperfetto e silenzioso, tra libri, polvere di carta e sole,
lo sguardo del mio cane, la sua coda allegra, a reclamare una passeggiata,
senza badare ai vestiti, alle scarpe, ai capelli spettinati, agli occhiali non
alla moda, ai calzini magari spaiati, magari no, dipende dai sogni del mattino,
dal caffè rimasto dalla sera prima, in una tazza, vicina ad un copione, che mai
avrò il coraggio di interpretare.
Il telefono spento.
E tu non mi cercherai.
Tornerai anche tu, dove
sai.
Dove vuoi restare.
“Perché
così mi sento al sicuro, Tom!”
“E
con me come diavolo ti senti, allora?!” – l’ultimo mio rigurgito di
risentimento.
Silenzio.
Affannosamente
cedi – “Felice Tom … Semplicemente felice.”
E’ come girare in
tondo, senza potersi fermare: al centro del cerchio una voragine, oltre i
bordi, un abisso.
Senza
scampo.
Mi sono rivestito
meccanicamente, l’urgenza di sparire.
Io non ti reclamerò.
Io, non ti disturberò.
Io proverò ad
andarmene.
Anche
se la pioggia continua a parlarmi di te.
The end
Un grande abbraccio
alle amiche Jessica, Ele106 e la mia piccinaccia Cielo_a_metà <3
--- Alle porte del
sogno – Irene Grandi
Open one shot – Questa
meravigliosa frase, non è farina del mio sacco … 😊
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