One
shot – Back to you
Pov Robert Downey Jr
E’ bastata una foto
e sono tornato da te.
Mi è bastato sentire
la tua voce al telefono, per spiegarmi dove trovarti e sono volato da te, Jude.
Dopo mesi di parole,
in chat video a qualsiasi ora del giorno e della notte, appena smesso di girare
o di giocare con i nostri figli.
Nostri.
Eppure, sarò
patetico, non lo saranno mai.
Tu ed io, invece,
reciprocamente, lo siamo dal primo abbraccio, anzi, dalla prima stretta di
mano.
Le tue mani, Jude.
Ora corrono, come
scie di fuoco, così i tuoi baci, arroventandomi la pelle intorno ai capezzoli,
al collo, ovunque tu riesca ad arrivare.
A
tornare.
Tornare
da me.
“Asp aspetta Robert”
Ansiti e sguardi
lucidi, ci rispecchiamo, accade da sempre.
Abbiamo permesso che
avvenisse, ora non lamentiamoci di non avere coltivato e nutrito, una pianta
avvizzita dalla distanza, dai rimorsi.
Se anche non ci
fosse un letto, in mezzo a questa stanza d’albergo, a me non importerebbe
nulla.
Lo farei ovunque, l’amore,
insieme a te, Judsie.
O dovrei chiamarti,
Abus Silente?
Perché è da quella
prima immagine dal set, dove spicchi tra il resto del cast, che non ho più
resistito a incontrarti di nuovo.
O forse dalle decine
di articoli, dopo alcune ore, dove, come una cantilena, si parlava, ancora una
volta, della tua sensualità e non tanto della tua bravura di attore.
E’ il tuo cruccio.
Il tuo dilemma perenne,
nonostante tutte le mie rassicurazioni.
Anche da parte di
Susan.
Mia moglie ha fatto
finta di avere da fare con i bimbi, per non seguirmi qui a Londra, quando, in realtà, abbiamo tre babysitter.
La terza, scherzo indomito,
è per me, anche se lei, è stata anche questo, negli anni, della mia rinascita.
Della mia rivincita.
Su tutto e tutti.
Allora come mai,
sento di avere perduto ogni cosa bella, da quando ci siamo salutati?
Con garbo,
compostezza, direbbe la tua fidanzata e, probabilmente, futura moglie.
Ti prego non
dirmelo, non fare un minimo accenno ad una cosa del genere, Jude: fai ciò che
meglio credi, ma non dirmi niente.
Preferisco saperlo
dai giornali, anche se non guarderò l’album delle nozze, gli scatti rubati dai
tuoi amici e messi sui social, la caterva di servizi online sull’evento, che,
di certo, scaturiranno da una simile decisione.
Lei lo merita?
Come Susan?
Gratitudine, non è
amore.
E’ contorto, ma
resta un’emozione su di un piatto della bilancia, che ci lascerà insoddisfatti
in eterno.
Mentre, invece, tra
noi, è stato complicato, conquistato, sudato, ogni maledettissima volta.
Ogni
terribile addio.
Guardi il soffitto,
le dita mancine intrecciate ai miei capelli.
L’argento comincia a
lambirne sempre di più, ma tu non ci fai caso.
Così io alla tua
stempiatura, mascherata da sapienti tocchi di qualche parrucchiere famoso.
In passato ci
prendevamo in giro di più.
Le risate coloravano
i nostri incontri clandestini e feroci.
Perché, più si
allungava l’intervallo tra un’evasione e quella successiva, meno si
verbalizzava, talvolta scopando e basta.
Ci penso.
Mi sono inaridito.
Prima sognavo, dopo
averti avuto così dentro, da morirci.
Adesso svilisco e
spoglio i ricordi, di quell’aura bella, caldissima, nostra.
Sono incazzato, alzo
lo sguardo su di te.
Tu sorridi.
Tu forse sogni
ancora.
Di me.
Di noi.
Che bastardo, che
stronzo sono, ormai?
Vero?
Mi baci con
dolcezza.
Mi avvolgi e il mio
cuore si ferma.
“Ti amo Robert”
Deglutisco, ti
fisso, schiudo le labbra, non c’è più ossigeno.
Soltanto tu, mi fai
sentire così.
Ci riuscirai sempre.
Anche
quando, non tornerai più da me.
Davvero
mai più.