mercoledì 23 febbraio 2011

GOLD - Capitolo n. 80

Capitolo n. 80 – gold




Josh era talmente entusiasta della sua vacanza al campeggio, che non rimase zitto nemmeno un secondo.
Raccontó un mare di avventure, facendo ridere a piú riprese sia Simon che Shannon, che a stento trattenne le lacrime, nel vederlo tanto felice.
Tomo era affacciato al balcone e li salutó con la mano, correndo verso di loro ed abbracciando il bambino, salutando con un mezzo sorriso anche l’ex – “Bene arrivati, avete giá mangiato?”
“Solo un panino mofo papi!”
“Allora ho fatto bene a prendere le pizze.”
“Sí hai fatto benissimo Tomo…Josh deve farti la telecronaca dei fantasmi del lago, delle ronde di mezzanotte e poi… cos’altro tesoro?”
“Mmmm il guardiano della torre papá!”
“Sí… quello, appunto.”
Mangiarono in allegria, anche se le occhiate tra Tomo e Shan erano profondamente sconfortate.
Josh stava sbadigliando, era distrutto.
“Lo sapete che quasi tutti i miei amici hanno i genitori divorziati? Io e Yari invece abbiamo due papá super!” – esclamó all’improvviso.
“Ora ti metto a nanna… cosa ne pensi Josh?”
“Sí… ho tanto sonno papá…”
“Shan ascolta, noi non dovremmo…?”
“Tomo adesso nostro figlio deve riposarsi. Poi… poi parliamo un po’ tu ed io…”

Kevin si fece trovare davanti alla web cam all’ora stabilita dal messaggio di Geffen.
Gli altri erano chiassosamente impegnati a festeggiare ancora per qualche ora il compleanno di Glam; dopo, avrebbe accompagnato Jared e Syria dalla Roy, per l’ecografia mensile.
“Ciao Kevin, grazie per essere qui…”
Lui inspiró, abbozzando un sorriso – “Auguri daddy… non ti ho preso regali…”
“È un dono splendido vederti, anche se sei dall’altra parte del mondo.”
Kevin abbassó lo sguardo – “Per… per come mi sento vorrei essere dall’altra parte dell’universo, ma non è cosí semplice.”
“Me ne rendo conto Kevin. Per quanto possa valere, mi dispiace per come ci siamo salutati a Los Angeles.”
Il bassista dei Red Close a quel punto lo fissó, lacerando la sua anima, nell’aprirsi a Geffen – “Sei semplicemente tornato a ció per cui stai vivendo… dalle persone che ami. Ci sono delle prioritá ed io non ne faccio piú parte. Tutto qui.”
“Kevin… ti sbagli… Dio solo sa quanto.” – replicó Glam deciso.
“Sei un uomo cosí buono, che non basterebbero le parole di un dizionario per elencare tutte le tue doti Glam… Il mio non è sarcasmo… sono soltanto alienato e stanco…”
“Dovevo dirti una cosa… una cosa che…”
“Quale cosa Glam?”
“Forse l’ennesima che ti fará arrabbiare.”
“Ti ascolto…” – disse aggrottando la fronte.
“Ho… ho adottato Lula, ufficialmente intendo. Per ora da solo, visto che...”
“Fantastico. Glam vedi… ho tanta rabbia qui dentro… e potrei dire solo inutili cattiverie. Abbi cura di te, ora devo andare. Ciao.” – e spense.
“Kevin…”
Geffen prese subito il cellulare per chiamarlo.
In quella stanza di albergo, a Varsavia, Kevin urló cosí forte, cadendo dalla sedia, accartocciandosi sul pavimento.
Chris corse, sentendo quei singulti, facendosi aprire da una cameriera al piano.
“Kevin! Dio Kevin cos’hai?!” – lo tiró sú, provando a calmarlo.
Lui non riusciva neppure a respirare, era troppo sconvolto.
Il suo cellulare suonava.
Chris lo prese, leggendo il nome di Geffen.
“È Glam… cosa devo fare…? Kevin dimmelo…”
Lui tremava, steso sul letto, faticava a parlare – “Digli… digli che deve sparire…dalla… dalla mia vita…!” – non fece neppure in tempo a finire la frase, che scivoló sulla moquette, vomitando quel poco che aveva mangiato.
Chris spense il telefono, portando via da lí Kevin, direttamente nella sua suite.

Tomo e Shannon salirono al solarium, oltre alla mansarda.
Soffiava un vento tiepido, era una bella giornata.
“Shan devo parlarti di Chris…”
Lui gli dava le spalle, appoggiato alla balaustra.
Si accese una sigaretta.
“Non importa Tomo.”
“Girati per favore, guardami in faccia… devo dirtelo!”
“Ok, eccomi qui. Avanti Tomo, dimmi che te lo sei scopato e facciamola finita!” – urló piano.
“Non è andata cosí.”
“Ci hai fatto l’amore?”
“Sí Shan… ho… ho provato a respingerlo, ma poi è successo…”
“Siamo scesi allo stesso livello, non penso sia fondamentale averlo fatto una o cento volte, ci siamo traditi, con l’unico dettaglio che tu eri un uomo libero quando lo hai fatto.”
“Sembra che non te ne importi Shan…”
“Affatto. Ma ora Josh viene prima di noi e delle cazzate che stiamo facendo!”
“Josh è in cima ai miei pensieri, credimi…”
“Per me è lo stesso… sai Tomo, tu sai ogni cosa di me, di un’infanzia negata, di un dovere crescere in fretta, io … io queste cose ho cercato di superarle da solo, ma poi arrivi tu… ed io… io ti ho amato per mille motivi, uno su tutti la tua tenerezza, nel porti, nell’ascoltarmi… mi hai fatto anche soffrire, non lo nego…Non mi sono mai arreso. Abbiamo adottato un bambino e quando si prendono certe decisioni si dovrebbe avere la certezza che solo la morte potrebbe spezzare un nucleo di persone come il nostro… dove… dove Josh dipende totalmente da noi.”
“Solo… la morte Shan?”
“Sí! Sto estremizzando per farti capire che sono stato un irresponsabile ad andarmene, ma forse siamo stati pazzi a credere che tutto potesse andare bene, che riuscissimo ad allevare un bimbo… siamo stati incoscienti o forse solo dei sognatori… Noi non siamo meglio delle coppie etero, non di certo siamo peggio, ma semplicemente uguali…”
“D’accordo, ma proprio perché siamo uguali, da persone intelligenti pensiamo a fare i buoni genitori, se insieme non funzioniamo piú.”
“Potevamo evitarlo questo disastro.”
“Io non rinnego Josh e quello che abbiamo deciso facendolo entrare nelle nostre vite!” – sibiló ostile.
Shan si mise le mani tra i capelli.
“Cazzo piove… di nuovo…questa primavera è uno strazio… rientriamo.”
“Ok… ma… ma cosa facciamo con Josh?”
“Andiamo da lui, sará spaventato dai tuoni, lo sai che…” – “Sí lo so Shan…” – lo abbracció.

Josh non era nel suo lettino.
“Aspetta, scommetti che… eccolo lí…” – Tomo sorrise, era giá nel loro lettone.
“Io sono a pezzi Shan… mi corico con lui.”
“Ok… io…” – “Papá anche tu!” – esclamó ridendo.
Shan si stese a quel punto, il cucciolo nel mezzo, le loro ali protettive a custodirlo, mentre la pioggia cadeva copiosa sulle palme del giardino, facendo un suono piacevole.

La ginecologa distribuí il gel ed accese l’ecografo.
“Ci siamo Syria… sono aperte le scommesse…” – disse lei sorridendo.
La ragazza strinse la mano sia di Glam che di Jared, ai lati del lettino.
Il battito di quel cuoricino fece sobbalzare di gioia e stupore sia lei che Jared.
Geffen era troppo preso dal pensiero di Kevin, ma cercava di essere partecipe, sapendo quanto Syria ci tenesse.
“Direi proprio che… è una bella bimba.”
“Oddio… una… bambina… Syria hai sentito?” – e le diede un bacio sulla guancia arrossata.
“Sí… una principessa…” – mormoró, rivolgendosi poi a Glam – “Sará l’amore piú grande…” – riuscí a dirle, a fatica.
“Sta bene vero dottoressa?” – domandó Jared.
“Sí, è tutto a posto… vuole un cognac signor papá?” – rise, facendo l’occhiolino in direzione di Geffen, che diede un bacio a Syria tra i capelli – “Perdonatemi ragazzi… io… io devo proprio andare.”
“Ci vediamo a casa Glam?”
Lui si fermó sulla porta – “Mi faccio sentire al piú presto…”
Jared annuí, con gli occhi lucidi.





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