giovedì 10 febbraio 2011

GOLD - Capitolo n. 62

Capitolo n. 62 – gold



Jared si vestí, lasciando Glam a letto, per poi andarlo a svegliare con un vassoio, colmo di cose dolci e salate, per la loro cena.
“Ciao…” – sorrise, stirandosi – “Ma quanto abbiamo dormito?”
“Un’eternitá… è di nuovo notte… Hai fame?”
“Sí… direi di sí…” – si mise seduto, aiutato da Jared – “A posto?” – “Sí Jay, a posto…” – e lo bació, riabbracciandolo.
“Mi sei mancato Glam…”
“Anche tu tesoro…mi recuperi qualcosa da mettere addosso…?”
“Certo. Il tuo telefono lampeggia… forse ti hanno cercato…” – disse timidamente.
“Fammi vedere… sí, il medico, Pamela…Anche Dimitri, reclamerá il suo tornaconto per averti trovato.”
“È stato lui?” – domandó stupito – “Quel tizio mi spaventa Glam…”
“Lo so, non è molto rassicurante, ma è utile, basta stargli a distanza di sicurezza.” – replicó quasi divertito.
“Mangiamo?”
“Ok cosa hai preso?… uh quanta roba… sí che non mangio da parecchio.”
“Anch’io. Questo è mio!” – ed afferró un toast alle verdure – “Te lo lascio volentieri… c’è qualcosa anche per l’uomo delle caverne, cioè il sottoscritto?” – rise, curiosando nei piatti – “Sí quello…pasticcio di vitello, sedano e maionese, mi sembra che ti piacesse, lo prendevi sempre al ´S bar…”
“È passato un secolo Jared.” – lo guardó sfuggente, ma sereno.
“A me sembra ieri… quando mi lasciavi correre con la tua Ferrari sul lungo mare…”
“Eri una vera peste. Mmm buono, non sfigura con quello californiano. Hai ancora la mia ragazza italiana?”
“Sí, sempre in garage… ci ho fatto un giro prima di… sí insomma, prima di partire per Haiti.” – si rabbuió.
“Capisco… Jared senti, dovrei parlarti un po’ di Syria.”
“Non sta bene?” – domandó teso.
“La gravidanza procede regolare, ma dovresti starle piú vicino, anche un minimo, temo si senta sola e quando una donna aspetta un figlio, ha bisogno di essere rassicurata e gratificata, per molte ragioni.” – espose i concetti pacatamente.
“Sono frastornato da questa cosa… avere un bambino è stata una sorpresa, quasi un trauma, ma comprendo che dovrei impegnarmi di piú con Syria e lo faró. Rispetteró le sue esigenze e se vorrá rimanere sull’isola… io non le imporró nulla.”
“Penso che ti seguirá volentieri a Los Angeles, lá stará meglio, potrá completare i suoi studi, cercarsi un lavoro, vivere al sicuro in una bella casa… So che non le farai mancare niente.”
“Tu le vuoi bene, è fortunata, l’hai sempre assistita e credo che sará sempre cosí…”
“Sará cosí, ma il bambino non è mio, quindi…” – sorrise.
“Tu, peró, gli vorrai bene, al… al mio bambino…”
“Giá lo adoro…” – replicó limpido e distante da tutte le ombre, che lo avevano accompagnato in quel periodo travagliato, accarezzandogli la fronte, per poi attirarlo a sé delicatamente, per baciarlo.
Jared si sentí come un assetato, arrivato ad una sorgente provvidenziale ed amica.
Tolse la camicia, che aveva rubato a Geffen dall’appartamento, restando con i boxer grigi, come quelli di Glam, che si lasció sfilare il vogatore e poi tutto il resto, aiutando Jared a fare altrettanto.
Spensero le poche luci, rimanendo nel riverbero luccicante dei riflessi proveniente dall’acqua della piscina oltre la vetrata, a disposizione della suite.
Con estrema e tormentosa calma, Glam bació il petto di Jared, che ansimava, sopra di lui, rimasto comodamente appoggiato ai grandi cuscini.
Dandogli poi le spalle, la bocca di Jared scivoló tra le gambe di Glam, che non smetteva di accarezzargli la schiena e poi i fianchi, fino a carpire i muscoli tonici di quei glutei disegnati, portandoseli alla bocca avida, pronta a ricambiare baci oltraggiosi ed infuocati, come le labbra del compagno, ormai custodi della sua erezione turgida e pronta per le attenzioni piú estreme.
Si prepararono a vicenda, gemendo per il piacere crescente.
Jared sentiva la lingua di Glam penetrarlo a fondo, fermarsi, tormentandolo, eccitandolo allo spasimo.
Inizió a masturbarsi, ma Geffen voleva sentirlo di piú – “Voglio prenderti… adesso…guardami Jared…” – la sua voce roca era sensuale ed impertinente.
Lui tornó a baciarlo, scambiandosi i reciproci umori, esaltandosi ancora di piú, finché il sesso di Glam lo invase, facendolo urlare e piangere, per la gioia, per l’amplesso completo, per lo spasmo che devastava le membra di Jared, che dava un ritmo smanioso a quel loro ricongiungimento.
Le dita di Glam arrivarono ai suoi capezzoli, per stringerli, mandandolo in un’estasi, che gli sembró non conoscere una fine.
Scese poi a toccarlo, per godere con lui, ma quando lo sentí arrivare al limite, lo staccó da sé, per farlo venire nella sua gola, ingoiandolo totalmente: a Jared sembró di perdere i sensi, ma poi Glam lo prese di nuovo, per completare il proprio orgasmo, dilagando in lui un istante dopo.
Il suo cuore sembró schizzare sul soffitto per le emozioni incessanti.
Si distese al fianco di Glam, che cercava ossigeno almeno quanto lui, con l’accortezza di non fargli male al ginocchio.
Si ritrovó avvinghiato a lui, dopo pochi secondi, alla ricerca di altri baci e sensazioni, con l’unico desiderio di donarsi fino allo stremo delle forze che gli restavano.

Shannon chiese a Tomo di potere vedere Josh, ma lui gli negó l’incontro, dicendogli che dovevano prima parlare loro due da soli.
“Va bene… hai ragione, dove e quando?” – domandó seccato ed angosciato da quel rifiuto.
“Vieni qui a casa, ma dovrai suonare, la tua chiave non funziona piú.”
Shan riattaccó, respirando ed imprecando.
Owen lo abbracció, erano nella sua villa a Los Feliz: “Ti sono vicino, puoi contare su di me per ogni anche minima cosa tesoro…” – gli disse scrutandolo.
“Lo so Owen… ti ringrazio…” – gli diede un bacio nel collo, per poi andarsene.

“Andiamo a Londra per una settimana Colin, sto un po’ con i miei figli e Rob mi aspetterá ogni sera nel nostro ovetto Kinder… Sei sicuro che posso partire tranquillo?”
“Sí Jude, ti prometto che non faró altre cazzate… Simon mi sorveglierá a vista… vero?”
Il body guard sorrise, annuendo, per poi accompagnarli all’aeroporto, dopo i saluti affettuosi ed all’apparenza rilassati, anche con Downey.
Quando furono in auto, lui non rimandó una decisione presa con Law: “Simon ascolta, devi sapere una cosa…”
“Ti ascolto…”
“Tomo e Shan sono in piena crisi, quindi potrebbero crearsi delle situazioni pericolose e stressanti per Colin.”
“Che genere di crisi?”
“Tomo ha mandato via Shan, a causa di un tradimento… anzi, lui è convinto che abbia un amante.”
“Sono a questo punto?”
“Sí… purtroppo, ma Tomo è consapevole di proteggere Colin, ma non possiamo pretendere molto da lui, è troppo sconvolto.”
“Cazzo che casino…C’è forse di mezzo quel gallerista?” – disse Simon preoccupato.
“Lo abbiamo pensato anche Jude ed io, ma Tomo non lo sospetta nemmeno a quanto pare…Forse pensa a qualche ragazzino musicista, ma è solo una mia ipotesi…”

Faccia a faccia.
Era necessario e svilente.
La tensione era palpabile, ma anche lo sfinimento negli occhi di Shan.
“Se non avessi preso io l’iniziativa, per quanto sarebbe andata avanti questa storia?!”
“Tu dai per scontato che io abbia un altro.” – replicó, mantenendo la calma.
“Per quello che so potrebbe anche essere un’altra.”
“Che assurditá Tomo.”
“Trovi? Come si dice? La vendetta è un piatto che va gustato freddo, eh Shan?” – ribatté provocatorio.
“Tu ora sei cosí incazzato, che qualunque cosa possa dirti, non cambierai idea su di me.”
“Idea? Su cosa? Sul fatto che sei un bastardo bugiardo? Fare il talent scout deve averti dato alla testa, qualcuno dei tuoi protetti si è spinto oltre, pur di avere la tua approvazione Shan?”
“Ma cosa cazzo dici?!”
“Il locale era chiuso per ferie da due settimane, il posto dove dovevi andare l’altra sera. Quando si raccontano fandonie al proprio compagno, bisogna essere un tantino piú svegli!” – urló piano.
Shannon si mise le mani tra i capelli – “Ok, non meriti la mia ipocrita falsitá Tomo. Mi vedo con un altro da settimane, è vero, un uomo, non un fantomatico poppante.”
“Chi è? Lo conosco?” - il suo tono divenne controllato, quasi sommesso, all’improvviso.
“Sí lo conosci… all’inizio è stato sesso, una pazzia, credimi, in cui lui mi ha attirato, ma ero consapevole e anche se non lo fossi stato… Cosa importa adesso? Me ne sono innamorato… lui prima di me…”
“Vi… amate?” – il volto di Tomo era una maschera sofferente, tremante, si sentí mancare le gambe, crollando sul parquet, dove inermi i giocattoli di Josh, sembravano spettatori di quegli istanti drammatici.
Shannon lo prese per le spalle, in una specie di carezza, mentre si inginocchiava a guardarlo – “Si tratta di Owen… Owen Rice. Mi dispiace Tomo… l’ultima cosa che volevo era vederti cosí…”
“O…Owen Rice…?” – balbettó incredulo.
“Sí… qualunque cosa sia accaduta tra noi, comunque, io l’ho voluta e non mi sono tirato indietro, non ho avuto rispetto di noi e della famiglia che hai creato con me, con… con il nostro Josh… Sono mortificato…non sai quanto amore…” – scoppió a piangere.
“Torna a casa ed io… io ti perdoneró…” – singhiozzando Tomo riuscí a dire quelle poche parole, prima di piegarsi, dilaniato dal dolore e da un vero e proprio attacco di panico.
“Tomo…! Tomo mio Dio respira…Tomo!!”



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