martedì 15 febbraio 2011

GOLD - Capitolo n. 67

Capitolo n. 67 – gold



Jude, tornato a Los Angeles, andó a fare visita a Colin sul set, dopo uno strano sms, da parte del suo irish buddy.
Si abbracciarono, una volta entrati nella roulotte, dove Farrell ripassava il copione e si rilassava tra una scena e l’altra.
“Hai un aspetto… orribile ahahahah Ma che parte fai Colin?”
“Sono contento che tu sia qui…un artista pazzoide…vuoi leggere la sceneggiatura?” – sorrise, andando a sedersi sul divano, dove Law lo raggiunse, con due bibite, prese dal mini frigo.
“Si bolle qui sopra…Non c’è il condizionatore?”
“È rotto da due giorni ed io ho sempre freddo ultimamente… effetti collaterali…” – disse imbarazzato, tormentandosi le mani.
“Mi dispiace… Con Jared tutto bene?”
“Sí, mi ha dato tanta gioia vederlo, potere stare con lui…È un bisogno fisico, oltre che … sentimentale…” – sorrise.
“Mi chiedevi un favore… di cosa si tratta?”
“Ero indeciso tra te e Simon…” – ridacchió.
“Simon? Non capisco…”
“È per l’assicurazione… quella specie di antidoping… insomma le mie urine sono alterate dai farmaci e non posso…”
“Oddio… ahahahah ho capito… E cosa ti fa credere che le mie siano limpide come quelle di un bimbo?”
“Perché tu sei a posto… a meno che non mi sia preso una cantonata…” – sorrise, abbassando lo sguardo, come se all’improvviso si vergognasse per quella richiesta.
Jude posó la lattina, prendendolo di nuovo tra le braccia – “Ehi… farei qualsiasi cosa per te, Colin…”
Lui si perse in quel gesto cosí pulito, senza pensare che potevano trascendere e perdere la testa.
“Ti voglio bene Jude… se dovessi perderti, impazzirei…”
“Hai il contenitore…?”
“Eh?... Ah sí… grazie… poi devo portarlo in ospedale, ce ne andiamo a cena dopo?”
“Va bene, avviso Robert, aveva il primo incontro con i legali di Susan… un accordo amichevole… sará a pezzi dopo…”
“Prenota dove vuoi, offro io.” – rise, passandogli una scatoletta – “Ecco qui, il bagno è di lá… Jude sei davvero un amico.”
“Figurati… Vado la faccio e torno ahahahh”

“Signor Geffen vuole la totale o la locale?”
“Guardi dottore, per quanto ho sonno, potrei non avere bisogno di nulla per sedarmi… Senta, puó fare qualcosa di blando in generale e di forte nel punto dove opererá?”
“Va bene, ora completiamo la sua scheda… Chiamo l’anestesista, le analisi le abbiamo tutte, tra venti minuti iniziamo e domani mattina sará giá in piedi.”
“Quanto devo stare qui?”
“Due giorni al massimo… Scusi lei è un parente?” – domandó a Jared, seduto silenzioso in disparte.
“No, sono un amico…” – replicó incerto, cercando gli occhi di Glam, che lo stavano osservando con tenerezza.
“Dovrebbe andare nella sala d’aspetto, in fondo al corridoio. La avviso quando abbiamo finito…”
“Ok… vado subito. Glam se hai bisogno…Con Kevin non sono riuscito a parlare, ma gli ho mandato email ed sms…”
“E Colin? Vai dai bambini e torna domani…” – gli disse, prendendogli la mano, senza badare ai presenti.
“Anche lui non mi ha risposto… Ora vedo, semmai ti aggiorno via cellulare…Ok? Fai il bravo…” – sorrise, baciandolo sulla fronte.
“Tranquillo, di qui non scappo…” – rise, salutandolo.

Tomo stava guardando il monitor del computer, un file di alcuni anni prima.
Sorrideva, assorto, ciccando sul mouse.
Shannon entró senza fare troppo rumore.
“Ciao… cosa stai facendo?” – chiese con un filo di voce.
“Amore… bentornato, come è andata?”
“Al solito… si credono tutti fenomeni quando hanno cinque minuti davanti ad una telecamera… Ma quello è il nostro Josh bebé…” – sorrise, appoggiandosi alle spalle di Tomo, che si giró, per baciarlo.
Shannon fissava gli scatti, per di piú buffi, del loro cucciolino, al cambio, nella vasca con loro per i primi bagnetti, con la pappa, sulla faccia di Tomo, che doveva farsi la doccia per ripulirsi la barba ed i lunghi capelli dell’epoca.
“Devo sceglierne un paio per Jared… mi ha scritto una email, diceva che gli servono per un album regalo… Sará per Colin…”
“O per Glam, tra una settimana compie gli anni… te le ricordi le feste che facevamo alla End House per festeggiarlo?”
“Sí, bei tempi… eravamo felici…” – mormoró, per poi strofinarsi gli occhi.
“Non sono piú capace di farti felice, vero Tomo…?” – domandó sentendosi mancare un battito.
Lui si alzó, andandosene in camera da letto, spogliandosi nei pochi metri che lo separavano dalla soglia – “Vuoi fare l’amore con me, Shan?...”
Lui annulló in un attimo quella distanza, iniqua, in confronto a quella che sentiva dentro verso la sua famiglia, una realtá, che sentiva cosí distante da quando amava Owen.

“Eh porca miseria… queste macchinette del cazzo!” – Jared ringhiava per avere la sua diet coke, dando un piccolo calcio al distributore, controllando poi guardingo se qualcuno si fosse accorto della sua reazione poco ortodossa.
Sentí un vocio allegro avvicinarsi e si mise subito composto su di un divanetto rigido.
Oltre le vetrate scorse due volti conosciuti: “Cole…? Cole!” – corse verso di lui, che stava proponendo a Jude di bersi un caffè.
“Jay…?! Jared!! Dio ma…”
Si strinsero forte, incuranti di Jude, che provó un senso di fastidio misto a stupore.
“Amore cosa ci fai qui?!”
“Colin io ti ho scritto e telefonato… ma sembravi sparito…”
“No vedi, è che il cellulare l’ho lasciato a casa ed abbiamo girato per molte ore… Di sicuro miss Wong mi avrá cercato…Ma cosa è successo?”
“Si tratta di Glam, un’operazione per il ginocchio…deve stare qui sino a dopo domani… E tu?”
“Ha accompagnato me per una visita… Ciao Jared.” – si inserí Jude, con un mezzo sorriso.
“Jude ciao… stai bene, vero?”
“Sí, era solo un controllo…”
Colin non aveva mai smesso di cogliere ogni minima espressione di Jared, rapito da ció che rappresentava per lui da sempre – “Ti amo…” – sussurró, baciandolo intensamente.
Erano nella zona bar, deserta.
Jared provó a staccarsi con dolcezza, ma Colin non aveva alcuna intenzione di smettere.
Jude si allontanó per rispondere ad una provvidenziale telefonata di Robert.
Farrell scivoló nel collo di Jared, che si era eccitato come un sedicenne, i suoi jeans leggerissimi tradivano la sua erezione, che si stava scontrando amorevole con quella di Colin – “È troppo bello… sto sognando… sei davvero qui Jay?...”
“Sí amore… cazzo calmiamoci, se no ci arrestano…” – rise piano.
“Meglio… cella doppia, solo per noi…”
“In effetti sembriamo due profughi…” – a quel punto scoppiarono a ridere, squadrandosi.
“Questo è il look del mio personaggio!” – esclamó Colin, facendo cadere dispettosamente la sua mano tra le gambe di Jared, appoggiato al muro.
“Questo invece… è il look da sguattero ad Haiti…Smettila Cole…!” – sibiló, senza alcuna convinzione, sporgendo invece il bacino verso quelle carezze proibite.
Ripresero a baciarsi.
Jude era sparito, inviando poche righe al numero di Jared, che insieme a Colin le lesse pochi istanti dopo.
§ Buona serata, credo siate molto impegnati… Salutami Colin. § - concluso con un faccino sorridente, ma solo per prassi.
Una volta salito su di un taxi, Law sbuffó, provando a calmarsi prima di vedere Downey.
Voleva parlare a Colin di quanto fosse deleterio quel suo rapporto con Jared: era insopportabile vederlo sempre impasticcato, con pochi momenti di luciditá, solo per lavorare senza subire rimproveri.
Paradossalmente il tizio che personificava era talmente borderline, che il regista era entusiasta della sua performance.
Si trattava solo di rimandare quel contraddittorio, che Jude riteneva necessario, per salvarlo da un amore ormai malato, almeno secondo il suo parere.


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