martedì 8 febbraio 2011

GOLD - Capitolo n. 58

Capitolo n. 58 – gold



Robert parcheggió nel vialetto della End House, prendendo la mano di Jude fra le sue, calde ed confortevoli – “Salutami Colin…”
“Ma… ma devi proprio andarci da questo fiscalista Rob?” – domandó con aria smarrita.
“Sí amore, dobbiamo fare… quadrare i conti…” – sorrise.
“Ok… ok, peró per pranzo ci raggiungi qui?”
“Ovviamente.” – e lo bació amorevole.
Jude scese, salutandolo con la mano ed avviandosi verso l’ingresso.
Le dita di Downey tremarono leggermente sul volante, ma poi lo afferró e ripartí, dirigendosi verso il lungo mare.
Aveva raccontato una balla a Jude, capitava di rado, praticamente mai, ma questa volta era necessario.
Sentiva che doveva lasciarlo da solo con Colin, per superare quei fantasmi del passato rendendosi utile in qualunque modo con l’amico in difficoltá.
La fragilitá e l’affetto che lo legava a Farrell, poteva farlo dubitare, ma quel piccolo spillo nel cuore non faceva cosí male.
Il compagno aveva mille occasioni per tradirlo, soprattutto con Colin, se solo lo avesse voluto davvero.
Il fatto restava che Robert fosse convinto dell’amore di Jude ad un punto estremo, che varcava l’umana razionalitá.
Si fermó a passeggiare sulla spiaggia vicina alla casa di Shannon e Tomo, senza neppure rendersene conto.
Il chitarrista dei Mars era poco distante da lui, lo riconobbe solo quando gli fu ad un passo, salutandolo.
“Ehi… ciao Tomo, come stai?”
“Robert…? Ciao, cosa ci fai tu qui?”
“Mi sgranchisco le gambe!” – e fece una piroetta delle sue, buffa a tale punto da suscitare una fragorosa risata in Tomo, nonostante il pessimo umore, che vestiva il suo volto.
“Come ti va la vita…? E Jude?”
“Jude è in visita a Versailles da sua maestá Colin, mentre io dovrei essere dal mio commercialista, ma hanno annullato il nostro incontro…Un contrattempo. Per pranzo vado alla End House, se vuoi unirti a noi…”
“No, mangio con Josh… Pizza, ho fatto una promessa…”
Robert si mise sulla sabbia, in posizione per fare meditazione.
“Ora ti insegno il controllo del respiro…” – disse solenne.
“Che ne dici di darmi le istruzioni per l’uso in amore?”
“In che senso?”
“Come riesci a fare funzionare le cose con Jude, dopo tanti anni?”
“Lasciandolo libero, con la consapevolezza di potere contare su di me, sempre, anche a costo della vita.” – replicó fissandolo, convinto e sereno.
“Per come lo dici… sembra semplice…”
“Non lo è affatto. Ma la vita è un grande bluff, devi sapere incantare la gelosia ed il sospetto. Quando Jude mi dice che andrá in un posto oppure torna e mi racconta che ha visto una persona, in me non nasce mai il dubbio che sia successo qualcosa, che vada contro il nostro legame… si chiama… fiducia!” – e strizzó l’occhiolino, battendo le mani in un unico colpo secco.
Tomo abbassó lo sguardo, scrollando le spalle – “Io … io non ci riesco piú… temo… temo che Shannon abbia un altro.” – gli costó parecchio ammetterlo, cosí come trattenere le lacrime, che alla fine gli bagnarono le guance abbronzate.
Downey gli accarezzó i capelli – “Ehi…cosa ti fa pensare che sia cosí?”
“Un … un sacco di cose…” – singhiozzó.
“Quali cose?” – gli domandó dolcemente, abbracciandolo.
“Lui…sparisce… poi torna…è strano… a volte piange e non per me… ne sono sicuro.”
“Forse stai fraintendendo Tomo…”
“No. E poi in montagna abbiamo fatto… lo abbiamo fatto in un modo che non mi è piaciuto affatto.” – arrossí, suscitando commozione nell’animo di Robert, che nella propria vita ne aveva viste di tutti i colori, superando momenti di violenza ed oblio pesanti ed incancellabili.
“Mi dispiace ragazzo…È ingiusto, per te, per vostro figlio.”
“Ne… ne volevo un altro, forse questa mia idea lo ha spaventato… allontanato…”
“Tomo non è un buon motivo per tradirti, ammesso sia cosí.”
“Io so… io so soltanto che è un vero disastro la mia vita ora e non so come uscirne. Non so come cazzo fare…”

Colin era immerso nel buio, dentro e fuori, ancora una volta.
La sua camera sapeva di chiuso, ma il suo lieve russare diede l’impressione a Jude che avesse preso di nuovo un sonnifero, ma non era cosí.
Arieggió un minimo, prendendo una sedia ed accostandosi al letto, sorrise, spostando un ciuffo dalla fronte di Colin, per poi posarci un bacio che lo sveglió.
“Ciao campione…”
“Jude… ti stavo… ti stavo sognando… mi prendevi a calci…”
“Sicuro fosse un sogno?” – risero, per poi stringersi l’uno all’altro.
Law tolse le scarpe e vestito si infiló sotto alle lenzuola, accogliendo sul suo cuore, quello ferito del suo migliore amico.

Jared si sveglió all’alba, restando per qualche minuto a fissare il sembiante addormentato di Glam.
Le medicine gli provocavano dei veri crolli, tanto che rimase immobile per tutta la notte, mentre il sonno di Jared fu agitato e doloroso, come il distacco che sentiva in Geffen, nei suoi confronti.
Tornó con la mente agli attimi in cui era entrato in quella casa, ritrovando tutto l’amore e la passione per Glam, che ora si era chiuso nella sua corazza, fatta di silenzi e disapprovazione.
La fedeltá che voleva dimostrare a Kevin aveva un peso insopportabile per Jared, consapevole di avere raggiunto punte di egoismo incredibili sia con lui, che con Colin, ma incapace di venirne fuori una volta per tutte.
“Ti amo Glam…” – disse sottovoce, prima di alzarsi ed andare in cucina a preparare la colazione.
Avrebbe voluto baciarlo, su quelle braccia forti, che gli aveva negato o meglio, non offerto.
Jared aveva paura di chiedere o di pretendere, il che sarebbe stato assurdo, ma cosí necessario.
Respiró a fondo, per riempirsi i polmoni di ossigeno, nel caso gli mancasse quando Geffen si fosse alzato ed avessero discusso.
Aveva voglia di litigarci, ma lo trovó cosí stupido, da prendere una fetta di crostata ed uscire, lasciando tutto pronto sulla tavola ed un biglietto § Sono di turno… Ci vediamo nel pomeriggio, se hai bisogno chiamami. J §
Inforcó la bicicletta e si diresse verso la fondazione, asciugando un pianto con la manica della camicia, che aveva rubato a Glam, respirando il suo profumo, accontentandosi di quel poco, dopo avere avuto cosí tanto.


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