sabato 19 febbraio 2011

GOLD - Capitolo n. 74

Capitolo n. 74 – gold




La saletta d’attesa era semideserta.
Glam guardava i risultati delle ultime analisi, dopo avere fatto un’ecografia mirata a verificare il buon esito dell’intervento.
Kevin curiosava tra quei fogli, poi sorridendo disse a Glam di avere prenotato a propria volta una risonanza magnetica – “Daddy è quella che devo fare una volta l’anno per le gambe…”
“Sí tesoro, lo so… Hai fatto bene a fissarla per oggi, giá che siamo qui.”
“Ok, allora vado…”
“Aspetta, ti accompagno.” – disse sereno, per poi dargli un bacio leggero sulle labbra.

Il lettino era gelido, cosí come la stanza.
Kevin aveva indossato il camice sterile e stava seduto, fissando Glam, che con le mani appoggiate ai lati dei suoi fianchi, sorrideva e gli faceva dispetti.
“Non puoi stare qui…”
“Lo so… ma se hai bisogno tu chiama ed io arrivo.”
Kevin abbassó lo sguardo pulito, asciugandosi poi una lacrima – “Sai… quando eravamo in montagna, nel nostro chalet isolato… non si apprezzano mai fino in fondo le cose quando …”
“Kevin…” – replicó turbato, per poi abbracciarlo.
“Scusami Glam… era solo un pensiero triste… forse è stato il periodo migliore della mia vita… tu eri tutto per me, lo so, è egoistico…”
“No, non lo è per niente piccolo.” – disse deciso, tornando a scrutare il suo volto malinconico.
“Ti amo daddy… ti amo oltre me stesso…”
“Lo so Kevin… non ti saró mai abbastanza grato… non riusciró mai ad essere all’altezza di ció che unicamente tu mi sai dare… Ti amo tesoro…” – un altro bacio, poi il medico lo pregó di andarsi a prendere un caffè, ci sarebbero voluti almeno trenta minuti.

“Signor Farrell, iniziamo con una flebo e poi una seduta con l’analista di sostegno… cosí inganna il tempo mentre il liquido scorre, cosa ne pensa?”
Colin guardó per un secondo Jared, che lo prese per mano, annuendo – “Sí dottore, va bene… Da solo?”
“Ci sará lo psicologo con lei… Ah, no, il signor Leto non puó essere presente, mi dispiace.”
“Nessun problema, sono qui fuori, appena hai finito mi mandi un sms, ok Cole?”
“Perfetto Jay, facciamo cosí allora…” – ribatté rassicurato.

Geffen tamburellava sulla tastiera del distributore automatico, poi decise cosa prendere.
Un caffè doppio – “Mmm facciamo triplo…”
Il liquido caldo scese con estrema lentezza, lui sbuffó, avrebbe voluto essere insieme a Kevin, sapeva quanto lo infastidisse il rumore dell’apparecchiatura in quel tubo di acciaio, ma era davvero impossibile.
Quando Jared lo vide ebbe un sussulto.
Gli arrivó alle spalle mentre Glam si stava girando: fu un attimo e la bevanda voló dal bicchiere alla sua camicia .
“Accidenti! Jared… ma … Oddio scusa!”
“Ahahahah miseria… volevo farti uno scherzo e sono stato punito… pazienza… lo sai che è la tua.”
“Sí… ma mi stavi cercando?”
“No Glam, ho accompagnato Colin per la prima seduta di disintossicazione… Senti vado a lavarla subito, cosí non si macchia… Solo che non ho altro.”
“Ti presto la mia, ho una t-shirt sotto, cosí non daremo scandalo, dai ti seguo, guarda che disastro…” – brontoló guardandosi le mani ed i polsi imbrattati ed appiccicosi.
Jared si diresse al lavandino della toilette, poco distante dalla zona bar, togliendosi la casacca, mentre Glam prese alcune salviette, senza badare a ció che stava facendo l’altro, non subito.
Alzó gli occhi e poi aggrottó la fronte, avvicinandosi a Jared, che stava imprecando – “C’è un po’ di sapone Glam?... Glam cosa c’è?” – domandó perplesso nel vederlo fermo dietro di lui – “Cosa mi stai facendo, una radiografia forse?” – dapprima rise, ma poi capí.
Si voltó di scatto.
“Jared… cosa… cosa sono quei segni sulla schiena?”
“Quali segni?...”
“Questi segni!” – e lo prese per le braccia, indicandogli poi i lividi e le inconfondibili tracce di morsi e graffi profondi.
Jared rimase in un silenzio pietrificato.
“È stato Colin?”
“Glam ascolta…”
“Dimmelo cazzo!”
Dei passi si stavano avvicinando: Glam spinse Jared nel primo bagno libero, chiudendo a chiave.
“Cosa stai facendo…?”
“Jared rispondimi!” – chiese stizzito.
“Glam… non devi preoccuparti… Non è colpa di Colin eravamo… non… non é…”
Geffen gli posó delicatamente il palmo della mano sulla bocca, affinché i due infermieri che erano entrati non li sentissero.
Gli occhi di Jared si riempirono di lacrime, il suo corpo inizió a tremare – “Sssttt… calmati… amore calmati…” – e lo raccolse sul suo petto, sfiorandogli i capelli, poi rivestendolo con la propria camicia.
Quando furono nuovamente da soli, uscirono e Geffen se ne andó.

La chiave non girava – § Di nuovo… bene, perfetto! § pensó Shannon.
Suonó con insistenza, finché qualcuno si decise ad aprirgli – “Era ora!” – disse prima di vedere che era Chris e non Tomo, oltre la blindata.
Indossava l’accappatoio dell’ex compagno ed aveva una lattina di birra in mano.
Rimasero un attimo senza dire nulla, poi Shan entró, spostandolo con uno strattone.
“Ti sei giá sistemato vedo. Dov’è Tomo?”
“Ciao Shan… è di sopra, penso non abbia sentito il campanello.”
“Eravate impegnati in qualcosa di meglio?” – gli chiese aspro.
“Io… io guardavo la tv, lui sta lavorando, non è come pensi e poi a te cosa importa, scusa?” – si appoggió al muro, abbastanza tranquillo nonostante l’aria minacciosa dell’altro.
Tomo scese, con un paio di cacciavite in mano – “Chris hai visto la mia…Shan…?”
“Ciao. Scusa se non ti ho avvisato, pensavo che questa fosse ancora casa mia, visto che comunque ci sono le mie cose.”
“Le tue cose sono in garage, il telecomando non l’ho cambiato, puoi venirci quando vuoi.” – arrivó nella stanza, poi proseguí – “Tecnicamente questa casa è mia, ma è solo un dettaglio. È di nostro figlio, questo è sicuro, ma ti pregherei di telefonarmi prima di piombare qui e fare certe scene.”
Tomo era serafico, rilassato, non riusciva neppure a spiegarselo, ma temeva di avere un crollo da lí a poco.
Chris sparí in veranda, mentre a Shan saliva dentro una rabbia senza limiti.
“Non voglio litigare, ma a quanto pare mi sono fatto troppe paranoie, su quanto stavi male, visto che la cura te la sei trovato da solo, cazzo…!”
“Tu mi hai lasciato ed io sono libero di decidere se portare il lutto per un giorno, un mese, un anno oppure tutta la vita, non sono CAZZI TUOI!” – esclamó, buttando via i suoi arnesi.
“Ok… OK TOMO! Scopati chi vuoi, fai quello che vuoi ma il nostro Josh ha solo due genitori e siamo tu ed io RICORDATELO!”
“No Shan, vedi di ricordartelo tu, perché quello stronzo di Rice fará di tutto per portarmi via anche il bambino, visto che pensa di comprare tutto e tutti con i suoi sporchi soldi… ma io lo ammazzo se solo ci prova, LO AMMAZZO VA BENE!?!”

Kevin guidava verso il lungo mare, la radio a volume basso.
“Ti hanno asportato le corde vocali daddy?” – sorrise, ma provava uno strano disagio.
“Come…? Scusami…”
“Mi sono distratto forse, ma mi sfugge il motivo della faccia che hai da quando siamo venuti via dall’ospedale…” – e su quella frase parcheggió.
“Si tratta di Jared… era lí anche lui, per sostenere Colin al primo appuntamento con lo specialista per la sua dipendenza da farmaci…”
“Sei preoccupato per loro?”
“No… cioè certo non fa piacere vedere che… senti facciamo due passi Kevin, cosí ti racconto i dettagli.”
Erano praticamente soli, sulla sabbia tiepida, i gabbiani a pelo d’acqua e poi in volo, seguiti nelle loro evoluzioni da Kevin, che aveva ascoltato Geffen con attenzione.
“Quindi tu capisci che io non posso sopportare questi abusi, questi suoi sfoghi… Colin ha sempre avuto problemi con le droghe, ma se fosse accaduto qualcosa con i figli?”
Kevin respiró forte, le mani in tasca, poi lungo il corpo teso. Ingoió amaro, ma non riuscí a trattenersi.
“Colin non fará mai del male ai bimbi… Preferirebbe morire, ne sono certo.”
“Non vorrei contraddirti, ma…”
“Ma cosa Glam? COSA?”
Geffen allargó le braccia, come ad arrendersi – “D’accordo, è stato bravo ad evitarlo, credo sia questa la veritá Kevin…”
“No. No, la veritá è che tu perdi ogni buon senso quando si tratta di Jared… Non sto dicendo che gli sta bene, non sto pensando che Colin abbia il diritto di trattarlo cosí, ma Jared è sempre il martire, Jared è quello che riesce ad attirare comunque la tua attenzione, il tuo rammarico, il tuo… amore incondizionato, perché seppure lui ti ferisca di continuo, tu lo ami… lo ami e basta… e se te lo toccano, il TUO PREZIOSO JARED, potresti uccidere … e farti uccidere… Dovrei ricordarmelo piú spesso… anzi, sai cosa ti dico, dovrei IMPARARE da lui, i cento modi per legarti a vita!”
Senza lasciarlo controbattere, Kevin corse verso l’auto, salendo sul sedile posteriore, rannicchiandosi, singhiozzando e pentendosi per quello sfogo.
Geffen andó da lui, provando a stringerlo – “Non toccarmi…” – protestó debolmente, sommesso – “Cosa… cosa devo fare daddy…? La cosa peggiore è che non esiste una sola dannata cosa che io possa fare per averti davvero… perché tu sia mio… non esiste… non esiste…”
“Kevin per favore… ho sbagliato… ho sbagliato…” – cominció a cadere una pioggia tiepida, cosí come la bocca di Glam sul suo collo.
Vederlo cosí inerme e disperato, glielo faceva apparire ancora piú desiderabile: Geffen si sentí un bastardo, come tanti anni prima, quando si prendeva tutto ció che voleva, senza chiedere il permesso.
“Daddy… andiamo a casa… non… non voglio farlo qui.”
Glam sembró destarsi da un brutto sogno.
Tentó di chiarirsi con Kevin, ma lui era giá passato davanti, aveva messo in moto ed era ripartito verso il loro attico.
Quando arrivarono, fece scendere quasi del tutto le tapparelle elettriche, accese il condizionatore ed andó a farsi una doccia – “Mi aspetti di lá daddy…?” – disse a mezza voce.
Geffen si spoglió, infilandosi sotto alle lenzuola.
Si sentiva stremato, un nodo alla gola nel vedere Kevin in quello stato.
Kevin che lo raggiunse dopo un quarto d’ora, con un asciugamano intorno alla vita, che gettó sul letto, sdraiandosi al fianco di Glam, braccia incrociate sotto alla testa, sguardo al soffitto, come ad aspettare che lui facesse qualcosa.
“Tesoro ascolta…”
“Non ho piú voglia di ascoltarti daddy…”
“Lo so che sei stanco Kevin di questa situazione e…”
“Voglio solo fare l’amore con te...” – i suoi battiti si potevano quasi sentire nel vuoto tra di loro.
Glam prese il proprio cuscino, inserendolo sotto alle reni di Kevin, che ansimó, togliendolo con un gesto brusco – “Tu sei troppo premuroso daddy! Scopami e basta!”- e nel dirlo, prese il gel che di solito usavano, tirandolo in un angolo lontano.
Geffen gli si mise sopra, aprendogli le gambe con veemenza, stringendogli gli zigomi – “Puoi dirmi cosa vuoi dimostrare?! COSA KEVIN!?”
A quel punto Glam sentí i palmi gelidi del compagno scorrere fino alle sue scapole, mentre il suo viso si chinava da un lato – “Nulla… nulla…”
Scivoló via da lui, che lo sentí prendere il suo trolley ed uscire, senza fare troppo rumore, come a non disturbarlo oltre con la propria presenza.

Jared prese il cellulare, che aveva appena vibrato.
Lesse il messaggio strizzando leggermente le palpebre.
Colin stava scorrendo le voci del menú, concentrato sugli ingredienti.
§ Ciao JJ, mi sto imbarcando, ho anticipato il mio rientro. Ci vediamo ad Haiti, abbi cura di te. GG §
“Amore tutto a posto?”
“Sí… sí Cole, allora mangiamo qualcosa?”



GLAM


KEVIN

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