mercoledì 27 aprile 2011

GOLD - Capitolo n. 143

Capitolo n. 143 – gold



Owen distribuí dei baci profondi sulla schiena di Shannon.
Avevano il pomeriggio tutto per loro, Josh era ai campi estivi con Yari e Steven, mentre la galleria era chiusa per un restauro e gli impegni del Leto maggiore davvero esigui nell’ultimo periodo.
Shan ebbe un brivido, che lo fece ansimare, precipitando il viso nel cuscino, cercando il sesso di Owen, con la mano sinistra, dietro ai propri fianchi.
“Dove sei amore…?”
“Qui… vicino a te Shan…dentro di te…tra un attimo, devo… devo prepararti.” – replicó succhiandogli la nuca, mentre le sue dita frugavano tra le sue gambe muscolose.
Il gel che stava usando era profumato delicatamente, come i tessuti damascati, che vestivano il letto di Rice, come l’aria intorno, grazie ad un impianto climatizzato molto particolare.
Erano solo dettagli, ma tutto sembrava perfetto in quella casa, mentre il mondo lá fuori era immerso in una lunga notte, che sembrava non volere finire, nonostante i raggi del sole accarezzassero i sembianti stanchi di coloro i quali stavano scendendo dal jet privato di Meliti.
Antonio si era assicurato che le indagini su chi aveva aggredito Kevin ed i suoi compagni, non si fermassero mai, anche se i risultati tardavano ad arrivare.
Si impose mentalmente si dare un vantaggio di una settimana a quelli della polizia di New York ed il termine era scaduto.
I suoi contatti a Los Angeles furono assai piú efficienti.
Una volta arrivati alla End House, per restare lí solo per la cena, a Geffen arrivó una telefonata.
Fissó il nome sul display, respiró forte e poi rispose.
“Sí, dimmi…”
“Li abbiamo trovati.”
Strizzó le palpebre, poi parló – “Vengo subito. Grazie.”
Chiese scusa ai presenti e le chiavi della Ferrari a Colin – “Ci faccio solo un giro…”
“Dove stai andando Glam?” – gli domandó in ansia, come se avesse un presentimento.
Kevin coccolava il suo gatto certosino Igor e quelli che anni prima avevano regalato a Jared per un Natale indimenticabile.
Geffen lo guardó – “Non posso fermarmi adesso. Non posso Colin, ma torneró presto.”
Si avvicinó poi a Kevin, che sembrava assorto e distante – “Piccolo io faccio una commissione e poi arrivo per mangiare con gli altri, ok?...” – gli disse dolcemente.
Kevin annuí, dandogli poi un lungo bacio.
Glam lo sollevó, cullandolo tra le sue braccia avvolgenti e solide – “Ti amo cucciolo mio adorato…”
“Anch’io daddy… stai attento… dovunque tu vada…Ti amo tanto…” – e lo bació di nuovo.
Colin sorrise, pensando che tra loro fosse tornata la pace e l’intesa.
Pregó che fosse cosí.

Robert stava facendo una partita a poker con Chris, le carte appoggiate al tavolino dove il ragazzo aveva mangiato una pizza, insieme a lui, che gliela aveva portata di nascosto.
“Stai molto meglio oggi.” – disse con gioia.
“Sí Rob… merito del sangue nuovo…e di certe flebo… Anche i biscotti che mi portano le infermiere da parte dei fans non sono male ahhahah…”
Sembrava rinato, ma se si alzava gli girava ancora la testa.
Tomo lo accompagnava in bagno, resistendo alle provocazioni del giovane, che voleva fare l’amore con lui.
“Ti prometto, anzi no ti giuro, che succederá appena saremo in California, ok?” – ribatté Tomo ridendo, mentre Chris giocava con la sua lampo.
“Ma io sto bene… se solo il pavimento tornasse sotto ai miei piedi…”
“Ok, andiamo a sederci… anzi, a stenderci…”
“Sí, sí, sono d’accordo!”
“Chris daiii ahahahah Dio ti amo…”
Si baciarono finché non arrivó Downey, dando un simbolico cambio a Tomo, che tornó in albergo per una doccia fredda
“Magari mi farebbe bene se lui ed io…” – e fece un broncio irresistibile.
Robert fece una smorfia maliziosa – “Mmm sí, stai davvero meglio, ma non affrettare i tempi, siete giovani, avete tutta la vita per fare l’amore, poi il sesso, poi di nuovo l’amore…”
“Tu e Jude lo fate tutti i giorni?” – domandó con una curiositá acerba.
“Quasi… diciamo che succede quando ci vediamo, tra un impegno e l’altro. In pratica sí.”
“Wow… fico!”
“Oddio ahahahah… ah ecco il mio tesoro biondo…” – mormoró, vedendolo in fondo al corridoio.
Chris si sporse – “È bellissimo… e molto geloso di te, ma lo capisco. Sei l’uomo ideale Rob…” – lo affermó con convinzione, ma poi arrossí.
“Grazie Chris… non sono sempre stato … ideale, credimi.”
“Ció che conta è come sei ora, anche per merito di Jude… penso.”
“Sí, lui ha dei meriti incredibili… Ciao Judsie, guarda il nostro paziente, sta quasi alla grande.” – disse, per poi baciarlo.
“Ciao Rob, ehi Chris, tutto bene?” – e lo salutó scompigliandogli i capelli.
“Buongiorno Jude, sí, a posto… ho spennato il tuo uomo!” – esclamó ridendo.
“Hai fatto bene. Ti ho portato delle riviste ed il tablet che mi avevi chiesto.”
“Grazie, voglio mandare un messaggio ai miei sostenitori su Twitter…”

Syria stava camminando a piedi nudi sulla battigia, a fianco di Jared, che le scattava delle istantanee di tanto in tanto.
“Le faremo vedere alla nostra bimba…” – disse con un sorriso sincero.
“Sí, vedrá quanto sono ingrassata!” – sbuffó, per poi arridere a quel bel tramonto.
“A proposito, ho prenotato al ristorante dove fanno il pesce alla piastra, come piace a te e… a Glam…”
Sospiró, inforcando gli occhiali scuri.
“Ti manca tanto, vero?”
“Sí Syria… Cado sempre nella confusione piú totale quando torno sull’isola…”
“È come un incantesimo, forse…” – ribatté la ragazza, scrollando le spalle.
Anche a lei Geffen mancava molto: gli scriveva tutti i giorni, via sms ed email.
Lui la riscontrava appena poteva, ringraziandola per tutte le sue attenzioni a distanza.

“Noi non ci dovremo sporcare le mani.”
La voce di Antonio Meliti sembrava persino diversa.
Era la cattiveria ritrovata, la voglia di fare male a qualcuno che aveva osato toccare qualcuno che lui amava.
Un tempo la cosa sarebbe rientrata in un discorso di zone da controllare, per le tangenti o per qualche appalto su cui mettere le mani, prima delle famiglie rivali.
In fondo lui non si era mai macchiato di omicidi o violenze, come il fratello, che Geffen mandó in galera nel passato.
In ogni caso era sempre stato al corrente di cosa accadesse nel suo ambiente, senza opporsi.
Il figlio maggiore era stato sacrificato, per punirlo e minacciarlo, ma lui era passato sopra a chi lo aveva portato via la persona migliore e piú distante da quell’universo oscuro.
Adesso era pronto a fare pentire nuovamente qualcuno delle proprie azioni sconsiderate.

Geffen abbassó il finestrino della limousine.
Con Meliti era seduto comodamente sui sedili posteriori, a debita distanza da un sotto passo, grigio e squallido.
Antonio strinse il pomello del bastone di ebano, la sua bocca era come una smorfia di dolore e disprezzo.
“Eccoli lí. Quello a destra é… Lui ha fatto del male al nostro Kevin. L’altro a Chris. Li hanno fatti parlare, prima… Ok, possiamo andare.” – decretó, bussando al vetro, che li separava dall’autista.

Il detective Brown con la sua squadra li trovó appesi per i piedi, seviziati e finiti con un taglio netto alla gola.
Un agente si avvicinó a lui, trattenendo il senso di vomito a stento – “Li hanno torturati a quanto pare… chi diavolo sono questi due disgraziati?”
“Semmai chi erano… Chiunque fossero, devono avere fatto incazzare davvero qualcuno, che non ha avuto nessuna pietá. Davvero nessuna pietá…”

Glam e Kevin si trattennero per la notte a casa di Colin, che non aveva il coraggio di fare domande a Geffen, limitandosi a studiarne le espressioni a tavola, in un misto di sollievo ed ansia, a fasi alternate.
Kevin si fece una doccia insieme al proprio uomo, che non aveva mai spesso di ricoprirlo di attenzioni, sia di fronte agli amici, che nella loro intimitá.
“Ho le gambe indolenzite daddy…”
“Ti faccio subito un massaggio…” gli sussurró, baciandolo nel collo lievemente, ma con sensualitá, tanto da fare gemere Kevin, che si appese a lui, succhiandone i capezzoli, come a cercare nuova energia vitale.
Glam lo masturbó con intensitá, fino a farlo venire nella propria gola.
“Tu… tu mi fai stare cosí bene daddy… ed io ti ho trattato male… mi dispiace…”
Inizió a piangere, ma Glam voleva solo vederlo sereno – “No, non pensarci… Tu meriti il meglio dalla vita ed io faró il possibile per farti tornare ad essere felice, te lo prometto anima mia.”



KEVIN

Nessun commento:

Posta un commento