venerdì 22 aprile 2011

GOLD - Capitolo n. 139

Capitolo n. 139 - gold



Tomo si svegliò in un bagno di sudore.
Aveva avuto una lunga serie di incubi, ma doveva sbrigarsi, il suo volo per raggiungere Chris nella grande mela sarebbe decollato poco prima di mezzogiorno.
Il baby control lo fece sobbalzare, quando la voce di Josh arrivò forte e chiara nel reclamarlo.
Si precipitò per vedere cosa avesse, trovandolo febbricitante e con gli occhi leggermente purulenti.
Spaventato telefonò subito a Shannon, che arrivò insieme al pediatra.
“Dottore ha la temperatura a quaranta…” – disse Tomo, con il respiro rotto dal pianto, mentre il Shan cercava di rassicurarlo.
“Sicuramente è per un’infezione, vi consiglio il ricovero, chiamo subito un’ambulanza.”
Shannon provò a convincere Tomo ad andare comunque da Chris, ma fu inutile: “Lui puo’ capire la situazione… Josh rimane la mia priorità.” – replicò deciso, pur ringraziandolo per la premura.

Colin decise di rientrare in anticipo, lasciando i figli dai genitori.
Robert e Jude si diressero a Londra, dopo averlo salutato affettuosamente.
“Allora vai a trovare Brandon e Kurt?” – chiese Downey, prima di andare al check in.
“Sì, colgo l’occasione per stare un po’ con loro e per firmare il contratto per il film con Ridley Scott… a proposito, pensavo di proporre quel biondino, sai l’attore inglese, come si chiama, un po’ isterico quando si perde per i boschi ahahahah”
Jude lo prese a calci e poi lo abbracciò esclamando – “Magari!”, sotto lo sguardo complice di Robert.
Si sarebbero rivisti a Los Angeles dopo una settimana alla End House.
Almeno questi furono i loro programmi.


Jared andó a farsi radere i capelli praticamente a zero: l’idea di avere dei pidocchi era insopportabile.
Glam quando lo vide scoppió a ridere: “Ma allora non scherzavi!?”
“Certo che no! Ora non prendermi in giro, ma mi sono depilato... ovunque!” – ricambió l’allegria di Geffen, volandogli tra le braccia, una volta uscito dalla doccia.
“Vedere... vedere...” – scherzó cercando di togliergli l’accappatoio, ma Jared fuggí in camera, buttandosi sul letto, nella penombra della sera.
Si mise seduto sulle ginocchia e tese le mani verso Glam, appena varcó la soglia.
“Ti amo Jared...”
Lui arrise a quelle parole, spogliandosi ed aiutando Geffen a fare altrettanto.
“Non muoverti...” – mormoró, bloccandolo in piedi per poi slacciare in rapida successione la cintura ed i pantaloni, mentre Glam si sfilava la maglietta colorata.
Scivoló sul tappeto, prendendo in bocca il suo sesso.
Glam cercó piú ossigeno, schiudendo le labbra ed accarezzando le guance di Jared, sentendo la sua erezione riempirle, illuminando gli occhi del suo amante di una gioia completa.
“Jared... Ja... Jared sto venendo... a... aspetta...”
Le sue mani forti lo presero per le spalle, accompagnandolo sul materasso – “Apri le gambe... voglio sentirti... voglio tutto di te Jared...”
“Hai... hai tutto di me... fammi godere...”
Glam lo penetró con un unico affondo, Jared gemette, aggrappandosi prima alle sue spalle, poi al suo collo, inondandolo di baci e morsi, mentre Glam ansimava e gridava il proprio orgasmo.
Si ritrasse piano da Jared, lambí la sua apertura e lui sentí lo sperma caldo di Glam, che poi lo riprese, con un’altra spinta, a completare un amplesso gratificante.

Il cellulare rimasto nei jeans sul pavimento, inizió a vibrare.
“Glam... Glam è il tuo…?”
“Sí... ma chi diavolo rompe...”
“Dai rispondi...” – lo esortó Jared.
“Ok... ok.”
Geffen cercó nervosamente il palmare e fissando il nome sul visore: “Colin...?”
Jared era sorpreso quanto lui.
“Sí pronto...?”
Dall’altra parte un’esitazione, poi Farrell parló.
“Glam ciao... io... io non avrei mai voluto fare questa telefonata...”
“Colin che succede? Cosa stai dicendo?!” – chiese sentendo una fitta allo stomaco.
“Si tratta di Kevin... è... è stato aggredito... Con la sua band, una rissa in un locale di New York...”
“New York...? Ma come sta?”
“È in ospedale... io sono qui con Kurt...”
“Colin quanto è grave...?”
“Ora è sedato, ha delle costole incrinate... Puoi raggiungerci?”
“Sí, parto subito... Grazie Colin...” – replicó affranto.
Jared era pallido – “Kevin... come sta...? Glam cosa gli hanno fatto?”
“Non lo so... cioè sí... lo hanno picchiato... ma Colin... non so, temo non mi abbia detto tutto... Devo andare.”
“Sí... fammi sapere qualcosa... Vuoi che venga con te?”
“Pensa a Syria ed alla fondazione... Ti chiamo appena arrivo...”
“Mi dispiace Glam... mi... mi dispiace...” – disse con gli occhi pieni di pianto.

New York all’alba aveva colori intensi e suoni confusi, che si accavallavano nella testa di Glam, stravolto dal viaggio, sopra ad un taxi che lo stava portando alla clinica dove era stato ricoverato Kevin, insieme al batterista Bobby ed al cantante Chris del suo gruppo, che erano stati entrambi accoltellati, ma nessuno era in pericolo di vita.
Colin stava dormendo su di un divano, mentre Kurt arrivava con due caffè.
Quando vide Glam, li posó su di una mensola e gli corse incontro.
Si abbracciarono, Colin si sveglió.
“Glam... ce l’hai fatta...”
“Prima che potevo... grazie per avermi avvisato... Grazie Kurt, per quello che stai facendo...”
“Brandon arriverá tra poco...”
“Ciao Colin...Posso vedere Kevin?”
“Non lo so Glam... quello è il tenente che segue il caso...”
L’uomo robusto e di mezza etá vide Glam e si diresse verso di lui: “Buongiorno signor Geffen. È un piacere conoscerla, seguo il suo lavoro ad Haiti...”
“Sí... faccio quello che posso... Sa dirmi cosa è successo al mio Kevin?”
Kurt e Colin si guardarono per un attimo su quell’espressione di Glam.
“Sediamoci... da questa parte.”
Andarono tutti in una saletta, per parlare lontano dal personale che andava e veniva nel corridoio.
“I testimoni dicono tutti piú o meno la stessa cosa... Kevin ed i suoi amici stavano bevendo ad un tavolo, senza fare casino, dopo il concerto nel club... Due tizi si sono avvicinati e poi è scoppiato il finimondo... Se la sono presa soprattutto con Kevin e Chris... Sono stati trovati poi in un vicolo, non sappiamo come ce li hanno portati, ma da lí sono fuggiti con il furgone, che avevano lasciato parcheggiato. Credo sia stato tutto premeditato.”
Sopraggiunse anche una dottoressa, che salutó Glam – “Tenente ha aggiornato il signor Geffen?”
“Non del tutto...”
Glam si strofinó la faccia – “La prego... non mi vorrá dire che...” – si sentí mancare un battito.
“Kevin e Chris... sono stati stuprati da quei due balordi... Abbiamo prelevato il dna, se sono schedati la polizia li prenderá.”
“Lo spero proprio!” – una voce tuonó alle loro spalle.
Antonio Meliti era appena entrato nella stanza.
Il poliziotto si alzó, riconoscendolo: “E lei cosa ci fa qui?” – domandó stupito.
“Kevin e questi ragazzi fanno parte della mia famiglia... o meglio, io della loro.” – replicó secco.
Glam si alzó, era intontito, ma si fece forza – “Grazie per essere qui Antonio... Io voglio andare da Kevin...”
“Certo, mi segua, lo voglio svegliare.”
Meliti chiese a Colin e Kurt se c’erano altre novitá, mentre il funzionario di polizia si allontanó.
Antonio prese il cellulare, componendo un numero a memoria: “Ciao, sono io. Ho bisogno un favore, dal tuo amico della scientifica. Si tratta del pestaggio del Kast24… Hai presente? Ok, perfetto. Due stronzi hanno lasciato le loro tracce e voglio sapere i loro nomi. Fammeli sapere subito, sono stato chiaro?”
Meliti non cambió mai espressione, sembrava una statua di marmo. Riattaccó.
“Penseró io a loro. Ci vediamo piú tardi.”
Kurt crolló su di uno sgabello: “Dio mio Colin... Antonio se li trova come minimo li spella vivi...”
“Lo farei anch’io se facessero una cosa del genere al mio Jared...” – replicó stringendo le palpebre ripensando a come proprio lui aveva abusato del compagno ad Haiti.
Volle convincersi che fosse una cosa diversa, ma si sentiva un verme.

Kevin riprese lentamente conoscenza, ma quando si accorse della presenza di Glam sorrise.
Si sollevó con fatica, per rifugiarsi sul cuore di Geffen, traboccante di disperazione.
“Daddy...... dove mi trovo.?” – pianse.
“Ciao piccolo... sei al sicuro... ehi... andrá tutto bene... ti amo sai?”
Il medico gli chiese solo di non stancarlo, poi li lasció soli.
“Perché... perché sono qui?”
“Sei in ospedale Kevin... vi hanno picchiato... non lo ricordi?...”
“Ricordo soltanto che abbiamo suonato... ho male dappertutto... Dov’è Chris?... E Bobby...?”
“Si sono presi una coltellata, ma stanno bene... almeno cosí dicono... stai tranquillo adesso...”
“Li hanno feriti...? Anche a me...?”
“No, no... tesoro hai delle costole incrinate... Kurt e Colin sono sempre stati con te, mi hanno avvisato loro...”
“E dove sono adesso...?”
“Stanno bevendo l’orribile brodaglia delle macchinette...” – sorrise.
Kevin si mosse ed ebbe una fitta alla schiena.
Chi lo aveva violentato non si era risparmiato in morsi e graffi.
A quel punto si rese conto di ció che era accaduto, pur non mettendo a fuoco i dettagli.
Il suo corpo gli stava parlando.
Sbarró gli occhi, toccandosi dove gli doleva.
“Daddy... cosa... cosa mi hanno fatto...?”
Geffen gli accarezzó le guance, asciugando le copiose lacrime – “Tesoro... mi... mi dispiace...”
“No... no... ti prego... dimmi che...”
“Non posso Kevin... lo vorrei davvero, farei di tutto per cancellare la notte scorsa...”
Kevin urló la sua rabbia, facendo rientrare la specialista e due infermieri.
Si strappó la flebo, provando ad alzarsi, ma Glam lo fermó – “Calmati... calmati Kevin...!”
Kurt e Colin arrivarono di corsa, ma vedendoli, insieme agli altri, si coprí il volto, rannicchiandosi in posizione fetale, come vergognandosi – “Mandali viaaa!! Non voglio che nessuno mi veda… non voglio!!” – gridó.
Uscirono tutti, tranne la dottoressa e Geffen.

Nel tardo pomeriggio Kurt e Colin tornarono per fare visita a Kevin insieme a Brandon.
Glam non lo aveva lasciato nemmeno un minuto; riuscí a convincerlo ad ascoltare almeno l’analista.
“Brandon lo aiuterá... ne sono sicuro...”
“Sí Kurt... ho la testa che mi scoppia... hai un’aspirina?”
“Ne ho una io se vuoi...”
Farrell ebbe un sussulto nell’ascoltare quella voce a lui tanto cara – “Jared…?!”
Si abbracciarono.
Era arrivato su indicazione di Kurt via sms.
Fuori pioveva ed era bagnato come un pulcino.
Colin non riusciva a lasciarlo – “Jay... Prenderai una polmonite...” – gli sfioró le labbra e si baciarono.
Sembravano isolati in un mondo a parte.
Trascorse un tempo indefinito, poi Jared volle chiedere come stesse Kevin.
Appena seppe la veritá, si accasció sul pavimento.
“Non... non è possibile...”
“Gli sbirri dicono che è stata un’aggressione mirata... Hanno approfittato anche di Chris... Comunque Meliti li sta cercando...” – intervenne Kurt.
“Antonio... Cosa vuole fare Colin?”
“Giustizia... credo... a modo suo.” – rispose, ma poi aggiunse – “Jared ho una camera nell’hotel qui davanti, per favore vieni e mettiti qualcosa di asciutto...”
“Sí... sí d’accordo...”
“Ok... ma cosa ti è successo ai capelli?”
“Ah... nulla... c’è stata un’invasione di parassiti al centro dove faccio volontariato ad Haiti... meglio prevenire...” – sorrise come alienato, tirandosi sú.

Il temporale aumentó.
La camera di Colin era dotata di un caminetto.
Jared si spoglió e fece subito una doccia calda.
“Ti... ti aspetto qui Jay...”
Jared lo fissó, nel lampeggiare, tra i rumori di tuoni sempre piú assordanti, come se anche il cielo si ribellasse a quell’orrore, che aveva coinvolto Kevin ed i suoi amici.
“No Colin... vieni... ti prego...” – gli tese le mani, poi strinse quelle di Farrell tra le proprie, portandolo sotto i getti, che non riuscivano a riscaldarlo quanto il suo abbraccio ritrovato.
Si travolsero reciprocamente di baci e sussulti, fino a crollare sul letto, ancora bagnati ed insaponati.
Jared salí sui fianchi di Colin, ansimando – “Prendimi subito... amore...” – lo bació, facendosi penetrare, gemendo forte, mentre Colin inizió a seguire i movimenti del suo bacino, risalendo in lui, per poi ricadere, gli sembró di impazzire dalla gioia.
Si sentí poi in colpa, terribilmente, perché Kevin e Glam stavano da cani e lui aveva offeso anche l’amore che lo univa a Jared, al quale non sembrava importare nulla di quanto gli aveva fatto subire ad Haiti.
Colin inizió a godere, fu bellissimo.
Jared si spostó, aprendogli le gambe e prendendolo, era il suo turno di colmarlo di sé.
Bastarono pochi minuti, ma diede ad entrambi un appagamento profondo.
Continuavano a baciarsi ed a leccarsi.
Colin si mise in ginocchio, portando Jared ad avvinghiarsi alle sbarre della testata del letto in ferro battuto, tornando dentro di lui, alle sue spalle.
Lo cinturó con le braccia, la sinistra intorno all’esile vita di Jared e la destra intorno al suo petto, infilandogli due dita nella bocca, dove si mescolavano sudore e gocce dal cielo dei suoi occhi.
Era una furia dolce e sconvolgente.
Venne di nuovo.
Jared era stremato, quasi svenne supino, accarezzando il volto stravolto, ma felice di Colin, che si insinuó nuovamente in lui.
Cercó di farlo con estrema tenerezza, ma Jared gemeva – “Perdonami Jared... perdonami…”
“Non importa... non... non importa amore... ti amo tanto... ahhh”
Il seme caldo di Colin inondó di nuovo la prostata di Jared, il punto piú sensibile di lui, il cuore del massimo piacere.
Gridó, mentre il rimbombo dall’esterno copriva il suo orgasmo, Colin faceva altrettanto, tremando su di lui, dentro di lui, oltre lui, ancora una volta.



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