giovedì 7 aprile 2011

GOLD - Capitolo n. 124

Capitolo n. 124 – gold



Glam si ritrovó da solo al risveglio.
Un biglietto giallo spiccava sul suo comodino.
Era di Jared.
§ Ciao tesoro, volevo ringraziarti per quello che hai fatto sino ad ora per me, anche quando non lo meritavo affatto.
Sono sconvolto per ció che è successo, ma voglio raccogliere quello che resta di me ed andare avanti.
Vorrei starmene da solo questa mattina, perché ho bisogno di riflettere. Sto pensando a certe cose, a questa assurda situazione.
Sto meglio, per merito delle tue cure e dell’amore, che hai saputo donarmi ancora una volta.
Cerca di capire le mie scelte, anche quando non ti piaceranno Glam, tu sei un uomo incredibile e sei il centro di un mondo, che io non riesco ad abbandonare. Hai rappresentato spesso, il meglio di questa mia esistenza, che ho lasciato masticare ai lupi ed ai mostri, che tu conosci.
Perdonami quando ti deluderó.
Perdonami se non sono lí adesso.
Mentre dormi, sei ancora piú bello ed andarmene all’alba è stato davvero difficile, ma necessario.
Mi faró sentire presto… abbi cura di Syria, se io…
Io ritorneró quanto prima, ti amo Glam, ciao… JJ §

La confusione ed i colori del Lax erano sempre i soliti, che Jared conosceva a memoria.
Prese al bar un frappé gigante al cioccolato, mentre aspettava Simon.
Lo vide arrivare, era molto elegante nel completo blu scuro, estremamente professionale, un bell’uomo, per cui Jared non si spiegava fosse single.
Voleva pensare a cose normali, anche stupide, per distaccarsi dal sentore oscuro, che gli nasceva dallo stomaco e saliva al cervello, pulsando come una vergogna senza uscite.
“Ciao… Ho ricevuto il tuo messaggio, come stai Jared?”
Lo abbracció, come se sapesse qualcosa di piú, rispetto a quello che Jared gli aveva scritto.
“Stanco…ma ho mangiato, non preoccuparti…Dov’è lui?”
“Sta dormendo. È rientrato con un taxi, si è chiuso in camera ed ha detto di non disturbarlo.”
“Hai trovato quell’indirizzo Simon?”
“Sí certo, so dove andare.”
“Va bene, ora portami alla End House.”

La maniglia fece un leggero cigolio.
C’era un’atmosfera piacevole nella loro stanza, tutto era in ordine, l’unico elemento stonato sembrava proprio Colin, immerso in un torpore artificiale, la barba lunga, i capelli sudici, gli zigomi rigati da un pianto recente, le palpebre gonfie, le labbra screpolate.
Era seminudo, indossava solo i boxer ed era avvolto in un lenzuolo, macchiato di sudore e qualche goccia di sangue, uscita probabilmente dal naso.
Jared scrutó per pochi minuti il suo sembiante, poi gli sfioró i piedi.
Colin ebbe un sussulto, aprí gli occhi a metá.
Le sue dita, incerte, li strofinarono, schiudendoli del tutto.
Si sollevó, fino a sedersi.
“Jay…?!” – era incredulo e spaventato.
Sembró che i ricordi recenti e le sensazioni, gli arrivassero come un tir impazzito a spaccargli la testa.
“Ciao Colin, sí sono io.” – rispose calmo.
Il fatto piú assurdo era che dalle iridi di Jared trapelava dolcezza, dal suo volto bellissimo un’incredibile compassione.
Fece il giro andandosi a sedere accanto a Farrell, che inizió a tremare.
“Stai calmo adesso… stai… stai calmo Cole.” – e lo strinse, accarezzandogli la schiena.
Colin era come impietrito, ma a propria volta avvolse Jared, affondando nel suo collo.
“Ora… ora fatti una doccia… Se non ce la fai ad alzarti, Simon è qui fuori e ti aiuterá…Poi dobbiamo andare.”
Colin tornó a guardarlo – “Andare…? Andare dove Jay?”
“In clinica. È un posto che conosci, i dottori sono gli stessi, li ho giá chiamati. Ti hanno salvato giá una volta, lo faranno nuovamente. Sei d’accordo…?”
Farrell annuí.
“Ti amo Colin… non ti lasceró per un solo minuto, finché non ne sarai fuori, ok?” – e gli diede un bacio, dapprima esitante, poi totale ed intenso.

Shannon osservava gli zampilli di una fontana in marmo bianco di Carrara.
Era una meraviglia, intorno un silenzio quasi finto.
I vialetti erano fatti di ciottoli colore ocra e bianco latte, come le divise del personale della Sheppard, la struttura che stava ospitando Colin.
Jared gli corse incontro.
Si abbracciarono cosí forte da soffocarsi.
“Dio… sei qui… mi sei mancato Shan… da morire…”
“Fatti vedere… Cristo Jared, ma cosa…?”
“È un brutto momento, ma se mi stai vicino… io lo supereró…” – disse singhiozzando, per poi sprofondare nel suo petto muscoloso per ricevere le sue attenzioni amorevoli ed immutate.

Syria portó il pranzo in ufficio a Geffen, che stava scaricando un filmato, sul portatile.
“Ciao piccola… non dovevi disturbarti…”
“Devi mangiare Glam… sei pallido, non farmi stare in ansia…” – e gli diede un bacio sulla fronte.
“Sono sopravvissuto a cose peggiori, ma forse ferisce meno una pallottola a quattro centimetri dal cuore, che i gesti di Jared…Non so piú cosa fare con lui… E con me stesso.”
“Mi parlavi di un video...”
“Sí, eccolo qui. Vediamolo insieme, era indirizzato anche a te Syria.”
“Ok, sono pronta.” – sorrise, accomodandosi sulle sue gambe.
Jared lo aveva registrato in una stanza archivio, che il direttore sanitario gli aveva lasciato a disposizione.
“Ciao ragazzi… Lo so, forse era meglio una telefonata, ma volevo mostrarvi dove sono. In sostanza è un ospedale, ma privato…Colin è stato qui nella sua vita precedente ed ora ce l’ho riportato, con meno fatica devo ammettere, rispetto al suo primo ricovero…” – rise mesto, tirando sú dal naso, poi inspiró e proseguí – “Ok, dovevo fare una scelta…lui é… lui è il padre dei miei figli ed è malato, perché un drogato è solo questo, pericoloso e disperato…Io lo amo, forse è per questo che non voglio arrendermi con Colin, davanti alla sua debolezza, che fino a poco prima di… lui prima era l’uomo piú adorabile che io…”
Adesso stava piangendo senza piú freni.
“L’uomo che mi ha fatto soffrire davvero in tutti i modi è stato Colin Farrell, da quando lo conosco, ma io me ne sono innamorato credendo che ne valesse la pena… anche di salvarlo, perché lui stava facendo lo stesso con me… peró abbiamo sbagliato tanto, ma non tutto… Quando, quando i nostri bambini sorridono e sono in armonia con il mondo, allora non ci sentiamo troppo sbagliati… non siamo orribili, Colin non lo é… e non posso permettere che lo diventi, per colpa mia e solo mia, anche con loro… Ne morirei… Nulla mi potrebbe uccidere piú di questo. Vi voglio bene… Glam, Syria… Isotta…penserete che sono un coglione…ma non posso essere altrimenti. Vi amo, a presto.”

Jared si ricompose, per poi tornare da Colin, che aveva appena finito una flebo.
“Vedo che hanno portato il secondo letto. E ci siamo sbarbati…”
“Jay… sí, è meraviglioso che ti lascino dormire qui accanto a me...”
“Sí… lo é…” – mormoró, accogliendolo sul proprio cuore.
“Jared come ho… potuto…”
“Non dire niente…pensa solo a guarire... solo a questo amore.”





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