mercoledì 6 aprile 2011

GOLD - Capitolo n. 122

Capitolo n. 122 – gold



Jared aveva dimenticato sé stesso sui gradini della scala esterna, sotto la veranda della casetta sulla spiaggia.
Una birra ciondolava tra le sue dita affusolate, la chitarra appoggiata alla colonna in legno, come la sua schiena, nella luce del tramonto.
La brezza marina scompigliava i suoi capelli, la luce feriva i suoi occhi lucidi ed assorti.
Geffen parcheggió, scese prendendo fiato, per poi raggiungerlo, accovacciandosi davanti a lui, spostandogli una ciocca ribelle – “Ehi…” – disse pacato con un sorriso.
“Ciao Glam…mi hai trovato.” – disse mesto, bevendo un sorso e porgendo la lattina all’altro, che fece altrettanto.
“Lula ha fatto la spia, mentre ballava sul tavolo di Sebastian, con tutte quelle mossettine…”
Jared rise – “È un amore…voleva telefonare a zio Colin… non so come gli sia venuta questa idea, ma era convinto che fossi triste per lui… ed aveva ragione.” – strizzó le palpebre, strofinandosi poi il viso abbronzato.
“Come vanno le cose a Los Angeles?”
“Stanotte ci siamo sentiti, era… era sconvolto, mi ha detto di una festa, poi di un incontro con Jonathan, il nostro amico attore… cioè soprattutto è amico di Cole…Hanno fumato erba e poi quello ha fatto lo stronzo con lui…”
Glam si mise piú comodo, accanto a Jared, che sembró riflettere sull’episodio, che gli stava raccontando.
“Stronzo in che modo Jay?”
“L’ha portato in auto e gli è saltato addosso… cioè voleva fargli… hai capito, non riesco neppure a dirlo.” – tiró sú dal naso, prendendo una sigaretta dal taschino di Glam, che gliela accese.
Jared fece un tiro, tossí e poi la porse a Glam – “No grazie, adesso non ne ho voglia…Come è finita?”
“Colin è letteralmente fuggito, mezzo nudo sotto alla pioggia… ha guidato per poco, ha vomitato, infine ha telefonato a Simon, per tornare sano e salvo a casa. Dopo una doccia mi ha cercato e mi ha detto tutto.”
“Ti spaventa la sua sinceritá?”
“No… mi spaventa questo ennesimo casino, anche se Colin ha detto che uno spinello non è certo peggio delle pasticche che prende per non impazzire, per andare avanti… Mi ha promesso fedeltá, ma poteva farci sesso, drogato o lucido, che diritto avrei io di protestare?”
“Vuoi… vuoi andare da lui Jared?”
“No… tra una settimana dovrei… cioè gli ho detto che sarei tornato, ma non mi sento di farlo… è come un vuoto pneumatico… è come se nulla avesse un senso ora…Tu andrai a Tokio da Kevin?”
Geffen sbuffó – “L’idea era quella, ma temo sia sbagliata. Siamo… siamo tutti distanti e disperati... Ho brutti presentimenti, vedo tutto nero, non capisco piú chi sono e cosa voglio…”
“É… è da tanto che non parliamo cosí Glam…” – mormoró, iniziando a piangere.
Geffen lo strinse – “Dai andiamo dentro, vuoi dormire qui?”
Jared annuí – “Non… non mi lasci solo, vero?”
“Resto qui, ora stai tranquillo.”
“Grazie Glam…”

Owen stava riordinando le cose, che aveva acquistato per Josh.
A sorpresa il bambino lo chiamó, con il cellulare, un altro dei suoi regali.
“Ciao zio Owen!”
“Piccolo… ciao come stai?”
“Bene, sono in piscina con Yari e Steven, vieni qui?”
Rice provó un’emozione intensa – “Ce… certo…arrivo, hai bisogno qualcosa?”
“Ci porti a fare merenda da Barny´s?”
“Sí… ma papá lo sa?”
“Glielo dico io!”
“Ok, arrivo, poi vediamo… vi accompagno volentieri. Ciao Josh a tra poco…”

Quando Shannon arrivó vide Josh con Owen, che ridevano insieme a Yari e Steven.
“Ciao…”
“Ciao Shan, Josh mi ha telefonato…Voleva che li scortassi da Barny´s…”
“Ok…grazie per avere trovato un po’ di tempo per mio figlio…” – abbozzó un sorriso, sentiva il viso in fiamme.
“Come… come ti vanno le cose Shan?”
“Regolari…”
Si allontanarono, mentre i ragazzi si cambiavano.
“Shan ascolta, volevo… volevo scusarmi per quello che ti ho detto quando… quando ci siamo lasciati.”
“Non importa, sono io a dovermi scusare…Sono stato un bastardo… la veritá è questa.”
Owen si strinse nelle spalle, asciugandosi una lacrima – “Senti Shannon… mi dispiace non accontentare Josh, potresti… potresti dirgli che mi hanno reclamato in ufficio o che avevo scordato un impegno… perdonami, non … io non ci riesco a starti vicino… è … è troppo presto.”
“Owen…”
“Ciao, abbi cura di te, dí a Josh che lo chiamo per la buonanotte.” – disse andandosene.

Jared si sveglió a metá della notte.
Il corpo caldo di Geffen era rassicurante e sembrava custodirlo sotto la propria ala.
Il cantante dei Mars osservava il profilo di Glam, perso in un sonno profondo; non avevano fatto l’amore e Jared si tormentava nel desiderarlo.
Al tempo stesso non voleva peggiorare il suo stato d’animo, piú di quanto non stesse accadendo dal loro ultimo confronto.
Colin gli aveva mandato un sms per la buona notte, c’era una differenza di tre ore, a Los Angeles era mezzanotte.
Jared si alzó, chiudendosi in bagno.
Compose il numero di Farrell, che rispose subito, con estremo stupore.
“Amore…ciao…”
“Volevo… io volevo darti un bacio prima di dormire Cole…”
“Non sei incazzato con me per…?” – “No. Io non lo sono Colin, come hai potuto pensarlo?” – chiese con dolcezza.
“Dopo ci ho pensato, perché avrei dovuto risparmiarti questa cosa di Jo…”
“Ed io quante cose avrei dovuto risparmiarti Cole?” – sorrise amaro, accovacciandosi vicino al box doccia.
“Ti amo cosí tanto Jay…”
“Anch’io ti amo…e vorrei dirti tante cose…”
“Ti ascolto…” – replicó rannicchiandosi, come se lo tenesse tra le sue braccia forti – “Sei qui, sul mio petto Jared ed io ti bacio le spalle, mentre tu cerchi da qualche parte nella stanza lo spunto per iniziare...” – Colin socchiuse le palpebre e vide la scena, avvertendola come terribilmente reale.
“Cole io… io ti sento davvero…Colin…”
“Jared, ma sei qui?!” – Glam li interruppe all’improvviso.
Farrell si scosse da quella fantasia tanto concreta – “Jay!?...ma… ma dove diavolo…?!” – domandó, irritandosi nel riconoscere la voce di Geffen.
Jared si rialzó – “Nella… nella casa sull’oceano Colin…” – replicó imbarazzato, come se Farrell conoscesse quel posto.
“Non è cambiato proprio niente allora!” – esclamó, andando ad aprire una finestra, sentendosi mancare l’aria.
“Colin asp…” – ma l’altro riattaccó.
Jared scivoló lungo la parete, mentre Glam rimaneva immobile – “Perdonami io… io non sapevo che stavi parlando con lui…”
“Non è colpa tua, tu non centri niente Glam!” – inizió a singhiozzare, sottraendosi all’abbraccio dell’altro, correndo fuori.
Geffen lo rincorse, bloccandolo.
“Jared non puoi andartene in giro cosí!!” – gli urló, scrollandolo per fargli riprendere luciditá.
Lui sentí le proprie energie venire meno.
A fatica tornarono sui propri passi, rimettendosi a letto.
“Dammi … dammi qualcosa per dormire Glam…ho un peso qui… al petto…ho paura…”
Lui lo calmó senza farmaci.
Usó soltanto carezze premurose e baci leggeri: i battiti di Jared sembravano pulsare sotto ad ogni centimetro della sua pelle liscia.
Finalmente si assopí, lasciando Geffen nel completo sconforto, pari soltanto a quello che stava provando Farrell, che prese il suv e lasció la End House. Soltanto il passaporto e due carte di credito, oltre a trecento dollari in contanti ed un cambio, tutto racchiuso in una zaino, insieme ai suoi veleni personali ed una bottiglietta di Evian, sigarette e cellulare, con la batteria di ricambio.
Mandó una email a Claudine ed un’altra a Simon, per non farli allarmare, inventandosi un impegno di lavoro inesistente a Las Vegas.
La sua destinazione era da tutt’altra parte.







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