venerdì 11 marzo 2011

GOLD - Capitolo n. 99

Capitolo n. 99 – gold



“É… è solo un motel di lusso! Uno… squallido motel e tu… tu sei un maledetto stronzo Shan!”
“Ma da quando parli cosí tanto…?” – ansimó, strappandogli i vestiti su quel letto quadrato e basso, mentre Tomo gemeva per i suoi morsi, subito ammorbiditi da baci appassionati.
Shan gli strinse il viso tra le mani, per catturare le sue labbra turgide ed arrossate – “Cazzo… voglio… voglio scoparti fino a stasera… a… aspetta…” – ed estrasse dalla tasca del giubbotto buttata sul cuscino, un tubo di gel violaceo, preso apposta per l’occasione.
I loro gesti divennero febbrili, accavallandosi, con una bramosia convulsa.
Shannon bloccó Tomo per i fianchi sottili, era dimagrito molto da quando si erano lasciati.
Lo dilató con la lingua, dispettosa e decisa tra le sue membra – “Sei… sei giá bagnato… chi è lo stronzo qui adesso?!” – gli urló piano nel collo, penetrandolo a forza.
Tomo esplose in un grido incontrollato, avvinghiandosi all’altro, che lo colpiva duro e continuo, masturbandolo perché godesse a pieno di quell’amplesso, che era solo il preludio di altri tre, durante i quali il possesso divenne vicendevole ed assoluto.

Fuori era ormai buio, come in quella stanza, dove i loro respiri erano tornati finalmente alla normalitá.
Tomo si mise seduto sul bordo, lo sguardo perso nel vuoto – “Ho messo Chris su di un aereo stamattina e poi vengo qui a … mi faccio schifo sai? Ma cosa siamo diventati Shan…? Me lo sai dire?” – domandó arrabbiato, piú con se stesso che con il suo interlocutore, che si era acceso l’ennesima sigaretta.
“Io ti amo e sei il padre di mio figlio. Non devo giustificarmi oltre, visto che hai accettato di vedermi. Ora devo andare… scusami.”
“Ma certo! Devi tornare da chi? Tuo… marito?!”
“Non sono la puttana che pensi.” – disse rivestendosi.
“No Shan, non l’ho mai pensato… Vado a prendere Josh alla End house. Ci si vede.” – e sparí oltre la porta di colore blu scuro.

Jude corse sú per le scale, trepidante come una ragazzina.
Si bloccó, ripensando alle parole di Robert e tirando un lungo respiro.
Colin spuntó dalla biblioteca, facendogli un cenno.
“Ehi english buddy! Bentornato!”
Lui si precipitó ad abbracciarlo, con un sorriso traboccante di gioia – “Irish buddy… ti sono mancato?” – chiese ridendo.
“Fatti vedere… che abbronzatura! Dillo che hai scopato come un coniglio in Grecia ahahahah”
“E tu allora?! Sei andato nel Maine per i tuoi accoppiamenti selvaggi, guarda che segni!!” – starnazzó spostandogli il colletto della camicia – “Ok ok, lo ammetto… è stato fantastico Jude… con… con Jared… è stato tutto magnifico… vieni, ti racconto.”
Presero un caffé, scambiandosi i dettagli degli ultimi avvenimenti.
“Dio Colin, potevi morire…”
“Ma non è successo… poi sai che sono pazzo…”
“Di Jared, certo…” – annuí poco convinto, ma abbozzando sorrisi a ripetizione.
“Ora a piccoli passi arriveremo alla meta, Jared ha bisogno di respirare ancora un po’ ed io gli devo rispetto e comprensione, soprattutto ora che…”
“È successo dell’altro?”
“Sí… Glam e Kevin hanno adottato Lula e sono molto felici… in perfetta armonia.”
“E quanto durerá?... Cioè ti fidi di Geffen?”
“Arrivati a questo punto devo farlo Jude. Ne va della mia salute…” – replicó mestamente.
“A proposito, come ti senti?”
“Ho la terapia tra mezz’ora… mi accompagni? Poi ti porto a cena, che ne pensi?”
“Vengo volentieri… Robert è con la bimba, fino a domani a pranzo, ci rivediamo nel pomeriggio.”

Il medico fu premuroso e concesse a Jude di restare con Colin.
“Dopo potrebbe avere dei brividi, anche sonnolenza, quindi non deve guidare e mangiare troppo…”
“Va bene dottore, tanto ho l’autista e sceglieró del pesce dal menú…”
Law sorrise complice, aprendo una rivista, dopo essersi seduto al suo fianco.
Quando furono soli, Colin chiuse le palpebre, sentendole pesanti – “Sei… sei comodo Jude?”
“Questa seggiola deve averla ideata qualche nazista… mi verranno le chiappe piatte ahahahah…”
“Peccato, Rob mi ucciderá… po… potresti tenermi la mano…?”
“Ehi buddy, tutto a posto?”
“Sí… ma mi sento strano…”
“Vuoi che chiami qualcuno?”
“No Jude… raccontami qualcosa… qualunque cosa…”

La serata si concluse nella camera di Colin.
Lí mangiarono su di un piccolo tavolo, visto che lui si sentiva frastornato da quelle sostanze.
“Sono davvero cotto…Mi dispiace Jude…”
“No dico scherzi?! L’essenziale è che queste flebo siano utili alla tua completa disintossicazione.”
“Sí… speriamo… mi stendo...”
“Ti aiuto… ecco qui…Ehi Colin…?” – ma si era giá assopito.
Jude rise sgranando gli occhi – “Accidenti, aveva ragione quel simpaticone in camice bianco… Ok, ora non pensare male, ma ti tolgo solo jeans, scarpe, calze owww ahahaha Buddy era meglio resistere fino ad una doccia …” – con movimenti rapidi lo piazzó sotto alle lenzuola, spegnendo poi la luce centrale.
Colin era rimasto solo con la camicia ed i boxer.
Jude lo osservava, nel chiarore della luna piena, Farrell era bellissimo.
Gli spostó i capelli dalla fronte, leggermente sudata.
“Via anche questa… si soffoca qui dentro…”- mormoró, slacciandogli i bottoni automatici.
“Miseria… come faccio a togliertela senza…”
Colin respiró intensamente, chinando il volto da un lato, russando appena.
Jude gli sfioró gli zigomi, scendendo poi sul petto, esitando sui capezzoli, con i pollici.
Deglutí, sobbalzando quando Colin aprí di poco gli occhi – “Jude… dormi qui… ho… ho freddo…”
“Colin… non credo sia una buona idea…” – replicó, dandosi poi dell’idiota mentalmente.
Praticamente vestito, si allungó al suo fianco, sorvegliandolo per poi crollare per la stanchezza, fino al mattino.

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