giovedì 16 maggio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 113


Capitolo n. 113  -  zen


La caletta adiacente la villa di Palm Springs era perfetta per quel servizio fotografico.
Jared si alzò il berretto della felpa, dopo essersi delineato lo sguardo con una matita nera, ritrovata in uno zainetto, che si portava sempre appresso durante i concerti, anni prima.
Era ancora sigillata e pronta all’uso, al quale il leader dei Mars non seppe resistere.
Il fedele Terry Richardson la trovò un’idea geniale ed era talmente assorbito dal fargli scatti a ripetizione, da non accorgersi dell’arrivo di Geffen.

“Perfetto Jared … Guarda l’oceano … Ok, ti andrebbe di fare un tuffo, vestito ovvio!” – e rise.
“C’è troppo vento, si prenderà un accidente” – esordì Glam, facendo sobbalzare l’amico di Leto, che scoppiò a ridere.

“Salve …”
“Buongiorno signor Richardson” – disse brusco, rivolgendosi poi a Jared in tutt’altra maniera – “Ciao tesoro, vuoi mangiare qualcosa? C’è anche Tom ”
“Tom …? E’ qui per te, non stai bene, per la schiena?” – chiese incuriosito.
“No, se vieni su per la colazione ti spiego … Ovviamente è invitato anche lei, con il suo assistente”
“Oh che fortuna” – Terry sogghignò, sapendo di non piacergli affatto.
“Dai zio, non ti va un caffè?”
“No Jared, mando tutto a New York via e-mail. Ti aspetto qui, finiremo dopo, adesso c’è troppa luce …”
“Ok a fra poco … Glam andiamo?”
Si allontanarono.

“Perché lo chiami in quel modo?”
“Zio? E’ un gioco tra noi … Sei geloso?” – chiese allegro.
“Ti risulta mi sia andato mai a genio quel”
“Glam!” – lo interruppe – “E dai … Allora dicevi di Tom?”
“Ha litigato con Chris”
“E si rifugia da te?”
“Me ne aveva parlato, in ospedale intendo, di questa crisi”
“Ah … Tra poco ci saranno anche Kevin e Tim, insomma un vero harem” – affermò provocatorio.
“Ma la più bella del reame rimani tu” – ribatté Glam, fermandosi, faccia a faccia con lui.
Leto perse un battito – “Ok non dovevo dirla … la stronzata dell’harem …”

“Già non dovevi dirla” – mormorò assorto, scrutando il viso di Jared, incorniciato da una barba accennata e ben curata, passando quindi il pollice sinistro sul mento del cantante, immobile, estatico quasi, nell’accogliere quella carezza contemplativa – “In compenso sono felice tu sia qui.” – concluse l’avvocato, per poi riavviarsi lento verso casa.

Jared rimase fermo, poi gli andò dietro, le mani in tasca del giubbino, la gola asciutta.


“Tom è mio”
“Cominciamo bene …” – bofonchiò Laurie, mettendo i piedi sulla scrivania.
Chris si raddrizzò sopra la poltroncina, scomoda per la sua stazza.
“E’ ciò che sento, voleva saperlo sì o no?”
“Qua le domande le faccio io tenente” – e si rimise composto, sbuffando, nell’aprire il taccuino per gli appunti.
“Certo, mi perdoni …”
“E Tom l’ha fatto? L’ha perdonata?”
Il poliziotto annuì triste.
Appariva così fragile, senza l’amore del suo compagno.

“Diamoci del tu Chris, ok?”
“Ok …”
“Cosa sei disposto a fare per Tom?”
“Pensavo di andargli bene … Non saprei di preciso cosa …”
“E lui cosa dovrebbe fare per te?”
“Niente, Tommy è perfetto: non devo pensare a … a nulla, in casa intendo, lui ripara persino gli scarichi, il frullatore … Riordina l’armadio … Cucina i miei piatti preferiti …”
“Sembra tu stia parlando di una massaia e del suo adorato figliolo” – sibilò aguzzo.
“Lui è un vero uomo!”
“Ah bene, ecco il punto: non ti sentiresti tale, se anche tu facessi le stesse cose?”
“Che … che centra?” – arrossì di botto.
“Dimmelo e basta, Chris”
“Ci pensa Tommy … Ha più tempo, me l’ha detto … lui …” – e si concentrò su quella riflessione, scrollando poi la chioma bionda e raccolta in un codino da un semplice elastico preso in ufficio – “Forse … Forse Tom ha pensato alla stessa cosa … Mi risparmia certe incombenze per non farmi sentire una …”
“Femminuccia?”
“Qualcosa del genere” – deglutì imbarazzato.
“E’ una dimostrazione d’amore tangibile, non trovi?”
“Sì … Vedi io … io non posso abbassare la guardia, intenerirmi, perché temo confonderei il mio quotidiano insieme a Tom con la realtà cruda, che devo affrontare ogni giorno per le strade … In compenso, mi piacerebbe che lui mi seguisse in palestra!”
“Hai trovato la risposta allora”
“Come fa Morgan”
“Morgan chi?”
“Derek, il compagno di Spencer, dell’FBI … Hanno un bimbo, Gregory …”
“Ah quel Morgan, quel Spencer, dimentichi Rossi, che bel trio …” – ventilò maliziosamente simpatico.
“Sono bravi ragazzi”
“Non c’è dubbio, Chris, ma torniamo a Tom, tra pesi, bilancieri, panche per addominali: glielo hai mai chiesto?”
“No … No, lui non …”
“Non ci verrebbe e che ne sai?”
“Ha sempre da fare, insomma lavora, poi il nostro rifugio da gestire, lo chiamiamo così, va persino a domicilio a fare dello shiatsu … raramente” – ed arricciò il naso.
“E’ un problema?”
“Cosa?”
“Dimmelo tu Chris, ti sei infastidito nel parlarne …”
“Oh lo conosci benissimo, è ovunque come il prezzemolo” – rise amaro – “Quel Glam Geffen … Tom l’ha rimesso in piedi, dopo l’incidente sulla scogliera, lo avrai letto sui giornali …”
“Sì, che bei momenti … Jude Law che tenta di fare fuori consorte ed amante, quasi si ammazza a propria volta, il gossip ci sguazzò per mesi: ora, anziché fare le pettegole come dalla parrucchiera, potremmo tornare a te e Tommy?” – sorrise sarcastico.
“E Glam! Tom è da lui adesso!”
“Refugium peccatorum dunque, in riva al mare: ci devo andare, per Kevin, anche se non dovrei dirlo, è confidenziale, ma, a questo punto, vedrò anche Tom, temo.”
“Sì, sì, sarebbe perfetto, gli potrai spiegare di me e che ho fatto ciò che voleva, cioè rivolgermi ad uno specialista …” – propose speranzoso.

Era infantile, in pieno contrasto con la propria figura massiccia e tonica, ma dalle sue iridi limpide, traspariva un amore sconfinato per Tom.

“Cos’ha Glam Geffen, che tu non hai?” – domandò secco lo psicologo.
Chris avvampò di nuovo.
“Spero non abbia il mio Tom, in questo istante … ecco …”
“Questa è una sciocchezza e lo sai anche tu”
“Non fate che ripeterlo, tu, Clever, il mio partner in pattuglia …”
“Ed abbiamo ragione da vendere, Chris.”
“Me lo auguro … E Glam … Lui, probabilmente, lo amerebbe con la dolcezza, che io non ho … Lo metterebbe su di un piedistallo, perché è uno stratega, non lascia nulla al caso”
“Ne parli da sbirro, come se avessi letto un dossier” – obiettò serio Laurie.
“Lo deduco da come i suoi ex gli stanno addosso stile zecche, anche se li ha mollati, traditi, ingannati”
“E se non fosse andata come credi?”
“Forse scopa come un Dio” – sorrise scanzonato.
“Lo temi? Ne sei geloso?”
“Se solo sfiora Tom, io”
“Guarda che Geffen è invulnerabile, ha il mantello di Superman, lo scudo di Capitan America, come pensi di riuscire dove altri hanno fallito?” – rise canzonandolo.
“Tu sei convinto sia migliore di me, è evidente, al di là delle battute, della tua ironia acida, che in fondo merito, perché sono un coglione, a lasciare andare Tom, a non capire le sue esigenze, a non anteporre il suo benessere al mio”
Hugh strizzò le palpebre, puntandolo – “Tu devi avere un disturbo bipolare: adesso ragioni lucidamente o forse è un miracolo?”


Jared si mise sul divano, abbracciando Lula, che stava disegnando.
“Cosa fai soldino?”
“I miei papà e Tim! Ora faccio anche zio Jared e zio Tom!” – rise.
“Che bella combriccola” – sospirò, sbirciando poi il pianoforte.
“Suoni per noi?”
“Ok Lula …”
La ballata, che andò ad eseguire, era satura di malinconia.
Tom era per le scale e ne fu attratto.
Fece un cenno a Leto, che gli sorrise, interrompensodi dopo qualche secondo.

“No continua, era bellissima …” – disse il giovane, come rapito da quella melodia.
“Magari dopo … Potrei avere un caffè?” – domandò gentile e Glam, rimasto da parte sino a quel momento, gliene versò una tazza, accompagnandola sopra ad un vassoio ad una fetta di torta.
“Tommy tu cosa prendi?”
“Lo stesso … Grazie Glam” – rispose con il respiro corto.
Era a disagio.
Lula lo condusse ad una poltrona, sfiorandogli i polsi, ancora lievemente segnati.
Jared li notò, turbandosi al solo pensiero di come se li fosse procurati.

“Vola la nuvola, guizza la farfalla” – Lula rise, massaggiando la pelle nelle zone livide, che divennero sempre più rosee – “Canta l’allodola e nasce …” – soldino chiuse gli occhi, poi li riaprì, ipnotico – “… l’arcobaleno!” – e, facendo un saltello, mostrò a Tom il risultato di quella filastrocca.
Le tumefazioni erano scomparse.

“Dio … Cosa …”
“Lula è fatto così” – intervenne Geffen, prendendo il figlio sul petto, ringraziandolo sommessamente per quella sua inesauribile magia.
Jared era esterrefatto, non si sarebbe abituato mai al dono di Lula.

“Arrivati!” – esultò il bimbo, indicando l’esterno.
Suonarono, era Kevin insieme a Tim, pronti per quel periodo di convalescenza ed oltremodo stupiti di incontrare Tom, in qualità di ospite quanto loro.


Taylor si aggiustò l’orecchino al lobo sinistro, un semplice mini cerchio in oro bianco.
Derado controllò le battute, evidenziando quelle dove l’attore doveva essere più incisivo e guardare l’obiettivo.
“Ti farò dei primi piani, ok?”
“Sì Phil, ho capito o almeno spero” – rise candido.
“Sei sveglio abbastanza, per ogni cosa che fai” – gli disse roco, segnandogli la spina dorsale con il dorso della mano destra, prima di uscire dall’inquadratura.

Farrell colse quegli atteggiamenti dalla mattina presto, fra loro, in assenza di Xavier, che comunque dimostrava disinvoltura nei riguardi del proprio fidanzato e del loro comune e glabro amico, forse persino di letto.

“Colin tu sei pronto?”
“Certo … Ho portato Adam”
“Adam … La tua controfigura? Per cosa!?” – Phil rise, dato che non era prevista alcuna scena pericolosa.
“Quel bacio, ecco è scritto qui, giralo di schiena, per me almeno, così Adam potrà sostituirmi” – spiegò accigliato l’irlandese.
“Sei … impazzito??” – sibilò il regista.
“No. Ti avevo detto che avrei preteso delle modifiche, sacrificando metà del compenso”
“Ma io non credevo di questo genere! E’ assurdo e poi la sequenza è frontale, del resto la gente vuole vedere i protagonisti baciarsi, toccarsi, viversi con spasmodica emozione e confusione questo legame controverso!”
Colin prese fiato – “Non transigo e varrà anche per le due scene di sesso”
“Per quelle ti avevo già detto che ce la saremmo ragionata con calma … Cazzo!”

Taylor, rimasto zitto ed in un angolo sino a quell’istante, le braccia chiuse sul petto nudo e teso, stava fissando Colin, con aria mortificata.
Lui se ne accorse, provando una stretta allo stomaco.
Il ragazzo sparì.

“Ehi e tu dove stai andando?” – gli gridò dietro Phil, inutilmente.


“Non riesco a rilassarmi Tom … E’ stata una pessima idea”
Jared si rialzò bruscamente dal lettino, posto al centro del solarium, dov’erano saliti per una terapia.
“Non importa, non è il luogo ideale”
“No, affatto, l’atmosfera qui è … stupenda” – e sbuffò, afflitto da sensazioni, che non riusciva a reprimere.
Tom gli passò la maglietta – “Ok io scendo, faccio una passeggiata, magari ci vediamo in reparto, quando vuoi” – disse educato.
“Io voglio” – prese fiato, tornando a stendersi – “Io … io vorrei non rovinare tutto con te, Tom” – ed abbassò lo sguardo colpevole.
“Rovinare cosa?” – sorrise dolce.
“La nostra amicizia … Tu mi hai aiutato come nessuno” – disse sincero.
“Ne sono felice”
Jared annuì – “Quando guardo i tuoi occhi, così puri, io penso a quello che può sentire per te Glam … E ne sono geloso” – lo ammise con una franchezza disarmante.
Tom si affiancò a lui, sedendosi composto.
“Continui ad amarlo …”
“Io sono innamorato di Colin, adoro mio marito, i nostri figli e poi” – tossì – “E poi scopiamo ancora benissimo, sai?”
“Non agitarti Jared, io ti credo, non mi devi alcuna spiegazione sui tuoi sentimenti, per Colin o Glam o chiunque … Non ti giudicherò mai”
“Lo so, accidenti … Lo so Tommy … Ho combinato così tanti casini, portando all’esasperazione Cole … Ed anche Glam …”
Iniziò a piangere.
“Allungati, pancia in su, occhi chiusi, non discutere … Ci deve essere una coperta sotto quel divanetto, ora la prendo Jay, tu stai tranquillo” – disse preoccupato.
“Credi sia … un … un attacco di panico?” – balbettò.
“No se intervengo per tempo, ma tu dammi retta.”


“Ehi ciao … Posso parlarti Taylor?”
Colin lo raggiunse alle scuderie, dove il giovane vagava, avvolto in un mantello, rubato alle costumiste.
“Se vuoi, ma tieni una certa distanza, sai mordo o puzzo, non saprei, dovresti dirmelo tu, signor Farrell” – disse aspro, fermandosi contro ad un muro in legno e sassi.
“Ok … Sono stato … indelicato”
“No, sei stronzo, è diverso ed io che credevo di lavorare con un professionista” – incalzò duro.
“Stammi a sentire, non voglio litigare, ma neppure perdere il mio tempo a farmi insultare da un ragazzino, è chiaro?”
“Allora manda qui Adam, magari lui è più onesto e meno divo”
“Non è un fatto personale Taylor”
“Ah no? Se ci fosse Jared, nel mio ruolo, te lo scoperesti davanti a tutti, ammettilo!” – e lasciò cadere quel pastrano soffocante, restando a dorso nudo e jeans, come previsto dallo story board.
“Certo … lui è … è mio marito …” – ribatté a disagio.
“Lo so, ma credo non si sarebbe fatto queste paranoie ed avrebbe seguito il copione, come un vero attore, mica ci dobbiamo fidanzare? O pensi di non essere abbastanza fedele a lui, finendo per flirtare insieme a me oppure peggio?”

Farrell se ne andò, senza ribattere a quelle che considerava delle corrette osservazioni.

Provava rabbia e frustrazione, soprattutto per quel groviglio di sensi, che persisteva nel pulsare, alla vista dei muscoli vibranti e tonici del suo co-protagonista.
Voleva unicamente tornare da Jared.
Senza esitare.





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