lunedì 6 maggio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 105


Capitolo n. 105  -  zen


Jude strinse la balaustra, affacciandosi alla balconata, in quel mattino fresco e ventilato.
Le sue palpebre ebbero un tic, disturbate dal sole, così provò a difendersi da quella luce con il dorso della mano sinistra, notando Geffen, che lo stava salutando.

“Buongiorno, tutto bene?” – gli chiese sorridendo.
Law scosse la testa, poi scese dalla scala laterale.

“Ciao Glam …”
“Vi aspettavamo per la colazione … E Rob?”
“E’ su … Sta riposando, ha avuto qualche problema ieri sera” – spiegò vagamente agitato.
“Di che genere, se posso …”
“In effetti è un argomento delicato e comunque riguarda la sua ripresa fisica: non è semplice come pensavamo, ammesso che ci siamo permessi il lusso di farlo”
“Jim ha detto che occorre del tempo … E molta pazienza” – sorrise paterno, dandogli una carezza sul braccio destro.
L’inglese arrossì, guardandosi le scarpe in tela – “Grazie per … per esserci, in qualche modo, però volevo … E’ da un pezzo che voglio chiederti scusa per … Per quello che è accaduto sulla scogliera, ti ho quasi ucciso e” – le parole gli morirono in gola.
Geffen lo abbracciò, con quella solidarietà tipica del suo carattere, che non serbava rancore, a volte, mentre in altre si rivelava spietato e vendicativo.

“Non lasciamoci schiacciare dal passato, Jude … Ricordiamo solo i momenti belli, ok?”
“Sì … Lo vorrei e ci stiamo provando, con Robert … E’ così svilente vederlo soffrire …” – iniziò a piangere, composto, staccandosi da lui ed incrociando le braccia, scrutando l’orizzonte.
Downey li stava spiando, provando una confusa gelosia, mescolata ad un affetto smisurato per i due uomini, che avevano segnato la sua esistenza, in maniera tanto indelebile, quanto meravigliosa.


“Sono ingrassato tre chili …”
Jamie si lamentò, mentre si stava ingozzando di paste alla crema e caffè nero.
Kurt rise.
“Se continui così … Non era meglio una tazza di latte e cereali?”
“Come fanno piedini ciccioni ed Elettra? Naaaa … Dopo vado a correre, lo giuro su Balls!”
“Povero cagnetto” – sogghignò il moro.
“Sono con Marc, oggi ha il giorno libero”
“E tu stai qui con me?” – chiese quasi con stupore.
“Certo, sei il mio migliore amico e volevi parlarmi, ho ancora i miei spazi ed il matrimonio funziona, senza stressarci inutilmente” – sorrise – “E poi ci vediamo a pranzo con la ciurma!”
“Ok … Ti ringrazio Jam” – replicò solare.
“Si tratta di David?”
“Con lui funziona, sai? Insomma mi andava di raccontarti di noi, visto che c’è sempre un neo, di nome Spencer, che ogni tanto … rompe”
“In che modo?”
“Con la scusa del lavoro, dal quale ormai Dave si è ritirato, gli telefona spesso o chattano ad orari assurdi, per risolvere dei casi davvero orrendi”
“Orari assurdi?”
“Dipende da dove si trova la squadra …”
“Ah capisco … Avete affrontato l’argomento?”
“Certo e David mi rassicura … In effetti fa di tutto per rendermi felice ed appagato”
Jam fece una smorfia buffa – “Scivoliamo nel piccante ora …”
Kurt stropicciò le labbra – “Quel lato della nostra storia è … molto dolce … Ammetto di avere paura di … di stancarlo …”
“Kurt …”
“Insomma non dobbiamo farlo tre o quattro volte, come due assatanati … anche se lo vorremmo … presumo”
“Tu pensi a Brandon, hai ragione in un certo senso, ma non dovresti porre dei limiti, fissandoti su questa … cosa …”
“C’è parecchio, oltre al sesso, con cui divertirsi e …”
Stava tremando, Jamie se ne rese conto e lo strinse, accarezzandogli i capelli.
“Ho il terrore di perderlo Jam …”
“Cancella questi timori e vivilo, ogni istante, senza subordinare ogni tuo gesto a questa inquietudine, perché rischi di rovinare il vostro legame Kurt”
“Lo farò … Avevo bisogno di sfogarmi e tu ci sei sempre Jam … Grazie”
“Noi siamo come fratelli. Io non ti abbandonerò mai … alle tue ossessioni!” – e gli diede un buffetto, prima di congedarsi e tornare dalla sua famiglia.


Jared si stava allacciando la cintura, constatando che sarebbero state più efficaci delle bretelle, per i suoi jeans comodi, anche se di taglia ridotta.
Farrell lo stava ammirando, mentre giungeva dal corridoio.

“Cole …!”
Leto corse ad abbracciarlo.
“Ehi sei già in piedi, potevi telefonarmi”
Si baciarono.
“Cole … ho dormito come un sasso e poi al risveglio non sapevo dove fossi … Mi sono spaventato”
“Tesoro mi dispiace, non dovevo lasciarti qui da solo accidenti” – si rammaricò.
“Ma no, è stato un attimo” – sorrise, rassicurandolo.
“Ho passato la notte a Palm Springs, c’erano anche Jude, Robert, i bimbi”
“I nostri bimbi …?”
“No, solo Lula, Drake e Camilla” – spiegò imbarazzato.
“Anche Pam …?”
“Sì e poi Tim, Kevin, Vass e Peter, ovviamente Glam”
Jared infilò le infradito, con noncuranza, mantenendo il sorriso – “Ovviamente”
“Mi ha accompagnato lui, è con Pamela per l’ecografia …”
Era inutile nascondergli la verità ed alquanto stupido, pensò l’attore.

“Con gli esami di ultima generazione, gli diranno già se è maschio o femmina”
“Così presto? Come lo sai Jay?”
“Leggevo una rivista … per caso” – ormai era pronto e voleva lasciare l’ospedale subito.
Lo disse a Colin, che non desiderava di meglio.


“Pamela il gel è freddo, abbia pazienza”
“Non c’è problema dottoressa, ne ho da vendere” – e guardò Geffen, al suo fianco e nervoso quanto lei.
“Ok … il battito è regolare … ancora un secondo ...”
Quel suono era toccante.
Le loro mani si intrecciarono, così i reciproci sguardi.
“Aspettate, ma …”
“Che c’è?” – domandò apprensivo l’avvocato.
Miss Rayon sorrise – “Sono … due battiti”
Pam ebbe un sussulto – “Dos??”
“Gemelli”
“Oh mio Dio” – mormorò Geffen.
“Maldido sei cabreado?!”
“No tesoro, non sono … arrabbiato, anzi, sono al settimo cielo” – e deglutì a vuoto, ma con un sorriso stampato sul volto da antologia.
“Sono arrivate le analisi, vediamo … Due  … bei maschietti! Complimenti”
“Ok ora posso anche svenire Pam, tu sei già stesa, ti verrà meglio”


“Siamo rimasti soli, Jude?”
“Amore … Potevi chiamarmi”
“Ce l’ho fatta comunque … Arrancando …” – sorrise mesto, lasciandosi quasi sorreggere dal marito, sino alle panche intorno alla piscina.
“Ci sono i cuccioli, i giganti e poi Kevin, con Tim”
“Ah capisco …”
“Glam è con Pamela, per la visita ed hanno riportato Colin a Los Angeles, tanto doveva recuperare Jared nel reparto di Mason …”
“Colin era qui?”
“Sì, ma noi eravamo già in camera, non ce ne siamo manco resi conto”
“Appunto … E Jared?”
“Ha avuto un malore, un attacco di panico, mi raccontava Geffen”
“Sono esperienze terribili … Le conosco bene”
“Hai fame?”
“Non lo so Jude … e tu?”
“Ho bevuto del tè, guardo se ce n’è ancora” – e si affrettò a controllare.
Downey lo osservava.
“Jude sei … sei stanco, vero?”
“Di cosa amore?”
“Di questa agonia” – ed inspirò profondo.
“Non dire stronzate” – ribatté secco, pentendosene immediatamente.
“Sì … sei stufo marcio” – replicò rassegnato l’americano, ma con un sorriso.
“Robert …” – tornò a sedersi accanto a lui, prendendogli i polsi.
“Sai io prima … Prima mi specchiavo … E contavo le mie ossa … Ci sono ancora tutte” – tossì, tirando su dal naso, ingabbiato da una commozione inevitabile – “… ed ho pensato ci sono ancora anch’io … E’ evidente, ma, in quale modo? A quale prezzo?”
“Tu devi fare un passo alla volta, non dobbiamo avere fretta” – replicò angosciato.
“Ti consumerai quanto me … con me … e non è giusto, anzi, è penoso, ammettilo Judsie” – e gli sfiorò i capelli, le orecchie, il mento, con entrambe le mani gelide, ma mai separatesi da quelle di Law.
“Sei l’unica vita che voglio, Rob … Rassegnati” – lo disse in lacrime, ma con determinazione.
Downey scoppiò a piangere, fondendosi al corpo del suo compagno, come in un meccanismo realizzato da una compiutezza maniacale.
O semplicemente perfetto ed incastonato nei loro destini, come una gemma di inestimabile valore.







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