sabato 4 maggio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 103


Capitolo n. 103  -  zen


Preston scaricò i file delle cartelle del controllo mattutino: verificò gli aggiornamenti forniti dal reparto e si avviò per il consueto giro tra i pazienti.
Un lieve bussare lo bloccò ad un passo dalla soglia.
Era Denny, con caffè e cornetti al cioccolato, appena sfornati.
“Pausa coccole!” – esclamò, incontrando, però, una smorfia da parte del medico.
“Scusami, ho da fare …” – disse imbarazzato.
“Ah capisco … Ti aspetto, che ne pensi?” – e gli sorrise limpido.
“Denny potrei metterci almeno un’ora, devo fare anche due prelievi del midollo”
“Non c’è Jim?”
“Sì, certo, ma è più impegnato di me … Magari ci vediamo a pranzo? Oh no, ho una riunione, peccato”
“Capisco … E’ da ieri che mi stai evitando, sai?” – e si appoggiò alla porta, richiudendola.
“Non mi pare …”
“Sì, invece. Cosa non ti è piaciuto della domenica trascorsa a Villa Meliti?”
McIntyre abbozzò un sorriso – “Cosa non mi dovrebbe essere piaciuto, sentiamo?”
“Dimmelo tu, Preston. La presenza dei miei ex?” – domandò asciutto, fissandolo.
“No … No, vedi, forse non ero a mio agio, in mezzo a tanti personaggi ricchi sfondati, senza sapere cosa avessero fatto di tanto speciale per esserlo”
Denny sgranò le iridi chiare e pungenti – “Devo considerarmi tale?”
“No. No, tu almeno hai un lavoro, anche se non rientra nei miei canoni di massima stima, sai i principi del foro non ne godono, però potrei fare un’eccezione” – bissò semi serio.
Denny non sembrò gradire – “Di Antonio allora chissà quale opinione avrai …”
“Sarà pure un brav’uomo, un anziano brontolone, ma lo ricordo come un boss mafioso: appena arrivai in città lessi del suo arresto”
“Quello era suo fratello!”
“E cosa cambia? Il suo carisma e la sua opulenza, non cancellano certe macchie di … famiglia” – e sbuffando provò ad uscire.
Denny lo afferrò per un braccio – “Loro sono la mia famiglia!”
McIntyre scrollò la testa – “Quella gabbia di matti? Sicuro? Ho delle persone che devo visitare, anche con urgenza, ne riparliamo stasera … Vuoi?” – propose più calmo.
“E dove?” – ribatté con astio l’avvocato.
“Alla camionetta di Stub, al molo venti … A me piace quel posto. La puzza di pesce non è poi così male” – e rise, andandosene.


“E’ una lotta di classe, presumo! A proposito grazie per avermi ricevuto, dr Laurie”
Hugh lo scrutò, assaggiando quella delizia al cacao – “E’ buono anche il caffè, comunque ti sei infilato qui e non ho avuto la forza di mandarti via, sappilo, grazie a questa manna, di caffeina e zuccheri” -  bofonchiò leccandosi le dita.
Denny sorrise – “Jim la sta distruggendo?”
“Insomma … Credevo che la vita da sposati fosse una noia, invece …”
“Quando lo ero anch’io, si dormiva poco … A me piace molto il sesso”
“Bene!” – esclamò l’analista, prendendo carta e penna – “Cos’altro ti piace?”
“Preston, ovvio”
“E lui cosa ne pensa?”
“Mi fa incavolare, ecco, con le sue sentenze”
“Dovresti esserci abituato” – Hugh rise sarcastico.
“Sì, ok, questa me la sono cercata, comunque … Mi ha ferito, con i suoi giudizi” – rivelò mesto.
“Ha detto qualcosa di non corrispondente al vero?”
“Se fare l’attore od il cantante, il regista o lo scultore è un reato, solo perché …” – prese un respiro, accigliandosi – “No, non ha detto nulla di … falso” – ammise.
“Voi siete un bel gruppo”
“Lui dice di matti!”
“Di psicopatici, volevo dire io” – precisò lo psicologo, con aria solenne.
“Ok, OK, non rientreremo nei canoni della massa, del resto neppure lei lo fa!”
“Tu forse lo spaventi”
“Chi, io? Ma in che modo? Se sono uno zerbino con Preston” – protestò.
“E quando mai, Denny, per favore: tu sei mister perfezione, ammettiamolo, talmente bello da sembrare … finto”
“Co come, scusi?”
“Rilassati, spettinati, vestiti come … Preston” – rise.
“Lui abbina le camice a quadri con i maglioni a scacchi! E’  orrendo”
Ci fu un attimo di silenzio, poi Denny scoppiò a ridere.
“Mio Dio, sembro una checca isterica …”
“Ecco, lo vedi, ci sei arrivato da solo …”
“Non sono così, cazzo!”
“Inizi a migliorare, Denny …” – sibilò.
“Stasera dovrei andare al molo venti …” – confessò timido.
“Lì scaricano gamberi e sardine!”
“Vorrà mettermi alla prova, doc?”
Hugh strizzò le palpebre – “Perché mi chiamate tutti così, accidenti!?”


Tom intrise le dita nell’olio essenziale, dopo avere chiesto a Jared di allungarsi a pancia in giù.

“Scusa per Glam, ha insistito e vedendoti triste ho creduto ti facesse bene parlare con lui.”
“Quando discutiamo lo divento … e poi il mio stato d’animo peggiora, nel sacrificare Colin alle mie paranoie …”
“Hai un marito amorevole, che ti adora Jared”
“Non è sempre stato così, però voglio andare oltre, devo farcela, Colin lo merita.”
“Girati e siediti, stai respirando male”
“Ho un po’ di affanno …”
“Chiamo Mason, vorrei ti desse qualcosa e misurasse la pressione, sei d’accordo Jared?” – chiese premuroso ed educato.
Leto annuì.


I polpastrelli di Jim erano morbidi e gradevolmente tiepidi.
Sorrise, all’espressione ansiosa di Jared.
“Sciogli questa sotto la lingua e stenditi. Tom mi passi quella coperta?”
“Sì subito”
“Gli faresti un massaggio plantare?”
“Certo … Posso farlo entrare, ora?” – chiese piano.
Mason diede il suo assenso.
Jared teneva le palpebre chiuse, ma quel profumo lo avrebbe riconosciuto tra mille.

Colin si accomodò alle sue spalle, sopra una sedia, in modo da potergli accarezzare gli zigomi, mentre gli baciava le tempie, parlandogli con un tono suadente – “Ciao piccolo …”
“Cole … ti amo tanto …”
“Non agitarti, io lo so quanto ci amiamo, dal primo istante, sai?”
“Mi manchi …”
Jim sussurrò all’attore – “Lascia che pianga, gli fa bene, è liberatorio”
Farrell sorrise, intrecciando poi le sue dita a quelle del marito, che si sentì rinascere, accudito come un bimbo senza più difese, ma non esposto ad alcun pericolo.


La caletta era deserta, nonostante gli arredi sembrarono anticipare una festa tra amici.
Robert si incuriosì, mentre Geffen lo sistemava su di un lettino, sotto al gazebo centrale.

“E gli altri quando arrivano Glam?”
“Quali altri?”
“Mica mangeremo da soli tutta quella roba?” – e si sporse a controllare le vivande sotto le ampolle in cristallo ed argento.
“Veramente non sapevo cosa ti andasse ed ho chiesto allo chef alcune variazioni sul tema …”
“Il tema dei golosi?” – Downey rise solare.
“Vuoi farti un bagno Rob?” – domandò togliendosi gli abiti.
“Sono un po’ debole … Non saprei”
“Ok, ci penso io” – e lo sollevò.
Robert si guardò intorno, divertito – “Sembro una sposa, spero tu non voglia affogarmi prima della luna di miele!”
“Dopo tutto quello che abbiamo passato, sarei un pazzo, non credi tesoro?” – e si immerse, facendo in modo che Downey galleggiasse, ancorato al suo collo.
“Potrei avere dei braccioli? Come per Camilla?”
“Per lei ho un bel materassino rosa, lo vedrai quando arriverà insieme a Jude”
“Ah … Quindi una serata davanti all’oceano, noi tre e la bimba …”
“E Lula”
“Ed i colossi, Glam?”
“Loro sono fissi … Abbiamo un’ora di tempo per rimanere a mollo o farci dei gavettoni Rob … Verranno anche Tim e Kevin” – rise
“Sono bellissimi insieme”
“Sì, sono davvero felice per Kevin” – replicò sincero.
“E per noi …?” – chiese esitante.
“Noi siamo in alto mare … Mi passerai la battuta”
Si guardarono, profondi.
Robert lo baciò, ampiamente corrisposto.
Il suo tremore diffuso, inquietò Glam – “Vuoi uscire amore?” – domandò spontaneo.
“Sì … Mi tieni ancora un po’ con te …?”
“Certo Rob …”

Si allungarono, specularmente, avvolti in teli di spugna bianca.
La mano di Downey passò veloce dal fianco sinistro di Geffen, al suo inguine bollente.

“E’ … è questo ciò che vuoi Rob …?” – mormorò in carenza di ossigeno.
“E’ ciò di cui ho bisogno … perché voglio vivere … E vorrei amarvi … entrambi …” – gli gemette nell’incavo della spalla, scusandosi implicitamente per la sua iniziativa.
“La morte non ti porterà via, Rob” – e gli sfiorò i capelli con le labbra, che il moro cercò nuovamente, sigillandole alle proprie.
“Io ti amo Glam … ed amo Jude … sono un mostro … E sono già stato punito” - affermò disorientato.
“Stai tranquillo tesoro …” – e lo abbracciò, provando a ridargli la serenità, che Downey dimostrò al loro arrivo.


Colin lo raggiunse nel parcheggio dell’ospedale.
Jude gli aveva mandato un messaggio, per un saluto veloce.
Si strinsero, sorridenti, dopo essere saliti in auto.

“E Camilla?”
“E’ con Vassily, Peter e Lula, stanno andando alla villa di Glam, dove lui ci sta aspettando con Rob …”
L’inglese deglutì a vuoto, arrossendo.
“Tutto a posto, UK buddy …?”
“Il mio unico desiderio è vedere Robert felice … in qualsiasi modo”
“Lo immagino, vale anche per me, con Jared, lo sai”
“Ora comprendo il tuo atteggiamento nei riguardi di Glam, che spesso criticai”
“Non si tratta solo di questo … L’equilibrio di Jared è stato minato sin dall’adolescenza ed i miei errori, le mie mancanze, le vigliaccate, le debolezze, l’hanno devastato a più riprese: averne la consapevolezza, mi ha aiutato a maturare ed accettare i suoi sentimenti, che non possono e non devono essere una mia esclusiva”
Law sorrise – “Lo sto … assimilando anch’io, credimi Colin … Ed ogni volta che guardo Robert, consumato dal cancro, ma indomabile, nell’afferrare la vita, nella sua ostinata voglia di fare l’amore, io credo all’impossibile e così ringrazio Geffen di esserci …”
“Il che era improbabile, fino a qualche mese fa, vero?” – anche Farrell sorrise affabile.
“Forse dovrei lasciare loro uno spazio … particolare … E’ una follia, Colin?”
“No … Ho avuto la stessa intenzione, quando Jared precipitò nella dipendenza, nonostante la sua relazione con Glam restasse la ferita mai cicatrizzata sulla nostra pelle, da sempre, però poi capii che non era giusto, per nessuno, ma soprattutto per lui”
“Mi domando sino a quando Glam reggerà i nostri egoismi … La sua sopportazione è incredibile” – disse assorto.
“Preferisco definirla … devozione, sai Jude? Specialmente verso il tuo consorte, che ha tirato fuori il meglio dal nostro squalo” – rise, senza pesi nel cuore.

Quelli lambivano solo i battiti di Law, che mai si sarebbero spenti per l’altra metà del suo cielo, che ora si stava perdendo in quello di Glam, screziato d’amore e passione, mai sopiti verso Robert.


“E’ stato il mio primo lavoro!”
La risata di Preston gli arrivò alla schiena, mentre Denny lo stava cercando tra quei mozzi indaffarati con il pescato del tardo pomeriggio.
Anche il medico indossava una salopette azzurra ed un maglione a righe blu e bianche, con tanto di berretto arrotolato sulla testa, nello stesso tono.
“Prendi questa” – e gli passò una cesta di mitili.
“Oh miseria”
Denny sbirciò la propria casacca in cotone e seta, tinta sabbia, come i pantaloni e le scarpe, coordinate alla cintura: era bellissimo e per nulla a disagio, quasi con stupore reciproco.
“Ci pagavi gli studi Preston?”
“Certo … Posala lì … abbiamo finito, grazie Denny … E grazie Bob!”
“Torna quando vuoi con il tuo fidanzato e ricordati le pastiglie per mia moglie” – gli rispose ridendo un omone di cento chili, pelato e gentilissimo.
“Non temere, miss Ross è sempre nei miei pensieri …” – e prendendo Denny sotto l’ala si allontanò verso le onde.

Stagliate contro il sole al tramonto, le loro figure si incollarono, ritrovando una simbiosi fanciullesca e trepidante.
Preston spostò i capelli dal volto di Denny, con tenerezza – “Perdonami per stamani, sono stato arrogante amore”
“Dillo di nuovo …”
“Sono”
“No, non quello”
McIntyre sorrise – “Ti amo Denny”
Ne seguì un bacio.
Senza fine.



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