domenica 12 maggio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 109


Capitolo n. 109  -  zen


Lula si tolse i sandali, infilandosi veloce dalla parte del letto, dove Kevin gli aveva fatto spazio.
“Qui non hai la bua, vero papi?” – chiese dolce, appendendosi a lui, che lo strinse più forte che poteva.
Geffen vegliava su di loro, oltre la vetrata, alla quale si affacciò dopo qualche esitazione anche Tim.

“Tesoro coraggio, hanno bisogno di te” – e gli diede una carezza sulla schiena.
Il giovane annuì.
“E tu Glam …?”
“Io ho da fare. Ci vediamo qui domani mattina.”

L’avvocato li guardò riunirsi in un abbraccio caloroso, fatto di baci e di lacrime, che soldino si affrettò ad asciugare, confortando entrambi con il suo sorriso.


Il temporale sorprese Colin e Jared mentre percorrevano la super strada per raggiungere al più presto l’ospedale.
Una telefonata di Steve li aveva tranquillizzati sulle condizioni di Kevin, ma questa ennesima sventura accaduta all’ex di Geffen, aveva procurato loro un profondo senso di smarrimento e sconforto.

“Non doveva succedere Cole …”
“Sì, dopo New York …” – disse con il respiro mozzato.
Quell’evento era collegato a quanto accaduto tra lui e Jared ad Haiti: un filo rosso di violenza ed abusi, che sembrava non avere fine.

Leto deglutì a vuoto, capendo il disagio del consorte, ma una parte di sé continuava ad urlargli che lui era la vittima, come Kevin e non Colin.
Quel Colin, che non esisteva più: se lo augurava da quando era rientrato alla End House con Isotta, lasciando al proprio destino un Geffen sopraffatto dalle scelte degli altri.


Matt non riusciva neppure a comprendere dove fosse e quanto tempo era trascorso da quando Geffen gli era entrato dentro, opprimendolo con la sua corporatura massiccia, mentre lui, tra farmaci ed inappetenza, era dimagrito ulteriormente.
Gli stava sopra, baciandolo e scuotendolo, attraverso colpi sempre più incessanti.

“Gl … Glam …” – gemette, nascondendo il viso nel collo di lui, che pretese la sua bocca, per baciarla, forsennatamente.
Il giovane gridò, ma nessuno poteva sentirlo, anche se erano esclamazioni di piacere spasmodico.
I fianchi di Matt vibrarono, quando il corpo di Glam lo abbandonò, senza molta delicatezza.
Il ragazzo di contorse quasi in posizione fetale, poi si rannicchiò nell’abbraccio dell’altro, che gli baciò le tempie.
“Scusa …” – mormorò assorto.
“Sto … sto ancora venendo” – ansimò Matt.

L’orgasmo procuratogli dall’amante lo stava come divorando, mentre con la mano Geffen lo toccava sfacciatamente.


Kevin appena lo vide gli tese le braccia.
Jared volò da lui, stringendolo a sé con accortezza, per poi cullarlo, mentre entrambi venivano sopraffatti dall’emozione.

Tim li aveva incrociati nel corridoio, mentre accompagnava Lula a prendere una merendina, nell’attesa di Vassily, che lo avrebbe riportato a Palm Springs.
Lui, invece, si sarebbe trattenuto sino all’alba.

“Andrà tutto bene Kevin … Cosa posso fare per aiutarti?” – gli chiese tremando, il leader dei Mars.
“Portare indietro il tempo … L’ho chiesto anche a daddy …”
“Non oso immaginare la sua reazione”
“Era furente, ho paura faccia qualcosa … Potresti parlarci … insieme a Colin” – chiese angosciato.
“Sì … Sì appena lo vedremo …”

Farrell si palesò, lo sguardo lucido; aveva ascoltato la supplica di Kevin e lo rassicurò, accogliendolo sul petto, facendo spazio anche a Jared, che lo ringraziò tacitamente, accarezzandolo con i suoi zaffiri innamorati, in cui l’irlandese riuscì a specchiarsi, come sollevato dalla sua conferma di perdono.


Il ghiaccio tintinnò nel terzo bicchiere, dove Glam si versò del whisky d’annata.

“Quella roba ti ucciderà …”
La voce di Downey era flebile, ma i suoi quarzi estremamente vividi, di quel rimprovero, anche se nulla avrebbe mai cancellato da essi una sconfinata dolcezza, quando si rivolgeva a Geffen, come in quell’istante.

Lui ridacchiò, in preda ad un’alienazione molesta.

“Ciao vecchio mio, ancora alzato?”
“Sì, come vedi …” – e si appoggiò al bancone del living, più per trovare un punto di appoggio, avvertendo le forze oscillare nei suoi muscoli inariditi.

“Hai uno splendido marito … Vai da lui e lascia perdere questo stronzo” – biascicò, crollando in poltrona.
“Dove sei stato?” – domandò incerto.
“Da … Da Matt … Lui scopa sempre con questo vecchio, non lo sapevi?” – e rise più fragoroso, per poi spegnersi, fissando il vuoto.
L’attore inspirò, finendogli davanti, in ginocchio tra le sue gambe, sulle quali appoggiò le braccia nude.
Indossava un pigiama a maniche corte e boxer, di colore nero.

“Hai freddo Rob?”
“Sì … Nel profondo …”

Geffen si sfilò la maglia in filo pesante, restando a petto nudo, e la usò per coprire le spalle di Downey, che preferì indossarla.
“Ti dispiace Glam …?”
“Affatto … Però ora torna da Jude”
Il moro sorrise aspro – “Siete diventati simbiotici … O semplicemente … alleati”
“Può darsi …” – replicò senza alcun interesse alla sua argomentazione.
Era così penoso resistere alla tentazione di baciarlo e rubarlo a quella notte, che sarebbe stata molto lunga.

“Sono cosa, per voi, arrivati a questo punto? Merce di scambio?”  - sbottò esasperato.
“Robert …”
“Tu sfoghi i tuoi biechi porci comodi in quello sciagurato e”
“Hanno aggredito Kevin” – lo interruppe, consapevole che Downey non ne fosse a conoscenza.
Lo aveva deciso proprio con Jude, di tacere, per non turbarlo.

“Kevin …?”
“Due balordi, l’hanno picchiato ed avrebbero fatto anche di peggio, se non fosse arrivata la polizia”
“Glam nessuno ci ha avvisati e”
“Lo so … E’ accaduto in fretta, Lula ha avuto una delle sue percezioni e poi …”  - si interruppe, vinto da una costernazione evidente.

“Mi dispiace …”
“Ciò non giustifica le mie azioni … I miei porci comodi”  - tirò su dal naso, sollevandosi e portandosi incollato a sé anche Robert.
Geffen sfiorò timido le sue ossa, sopra la t-shirt.
I loro profili si incastrarono, per respirarsi, per sentirsi, senza più dirsi niente.

“Glam ...”
“Se potessi alleviare il tuo dolore …”
“Ci sono delle … delle ore nella giornata, in cui non riesco neppure a pensare … sono così stanco”

Le loro labbra, mentre tentavano di consolarsi, collidevano, oltre la pelle, che aderiva ove possibile.
Robert lo baciò, come se da ciò dipendesse una sua ipotetica salvezza.

Quei cenci griffati, che lo coprivano, piuttosto larghi, sembrarono polverizzarsi tra le mani grandi di Geffen, che precipitò con lui tra il divano ed un tavolo basso di tek, dove i bimbi avevano dimenticato giochi e disegni.
La figura di Robert sembrò aggrovigliarsi a quella di Glam, che con un’occhiata distratta notò uno schizzo elaborato da Camilla: lei in mezzo ai suoi papà, davanti all’oceano.

Ebbe come un crepitio nel petto, sul quale Downey stava spargendo baci generosi, come se stesse suggendo l’essenza di Glam, ormai sconvolto e non più disposto a proseguire quell’approccio saturo di delusione, legata ad innumerevoli ragioni accumulatesi nei mesi precedenti, dove nessuno era riuscito ad essere veramente felice.

“E’ … è assurdo Rob” – si lamentò, rivestendolo senza incertezze.
Downey era altrettanto mortificato, come se fosse ripiombato in quella realtà, da cui tentava inutilmente di fuggire, come una scheggia impazzita.
In quella casa c’era anche Jude, due piani sopra, esausto per averlo seguito in ogni passo, lavato, accudito, sorvegliando il suo sonno nervoso, nel pomeriggio, senza mai dimenticarsi della loro Camilla, cercando di farla sorridere, quando la piccola avvertiva i malumori dei genitori, incupendosi a propria volta, ma ad un livello più ingestibile e faticoso per Law.

“La … La nostra bambina … Jude … Mi … mi vergogno così tanto Glam … Mio Dio”
Le sue pulsazioni accelerarono, ma il sorriso di Geffen lo tranquillizzò immediato – “Tutto ciò che fai, Robert, non è in malafede, te lo assicuro. Il domani avrà una luce migliore, non può essere diversamente”
Downey sembrò illuminarsi di stupore – “Jude mi ha detto qualcosa di simile, stamattina …”
“Ti riporto da lui e non come una merce di scambio, che sciocchezza … Sei la persona speciale, che ha tirato fuori il buono, da me, da noi … Jude ed io non faremo mai abbastanza per sdebitarci. Mai, Robert.”






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