mercoledì 15 maggio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 111


Capitolo n. 111  -  zen


“Ho quasi il timore di chiederti cosa hai combinato …”
Tom inspirò, mentre medicava le nocche di Geffen, assorto e pallido, su ciò che il terapista stava compiendo con delicatezza.
“Ho fatto ciò che andava … fatto” – disse incolore, ma poi, appena l’altro finì, lo abbracciò, con una delicata urgenza di sentire il calore umano di una persona bellissima, come Tom.
“Glam …”
“Ed ai tuoi polsi ... Che è successo Tommy …?” – gli chiese senza lasciarlo andare.
Il silenzio che ne seguì aveva un sapore strano.
“Nulla …” – si distaccò lento, come se gli dispiacesse.
“Dimmi la verità”
“Tu sei un uomo che sa essere spietato con i malvagi, ma diventi dolce ed affettuoso con chi ami: non tutti siamo … siamo così, Glam” – replicò, a testa bassa, massaggiandosi quei lividi, più per nasconderli che per alleviarne il fastidio.
“E’ stato dunque Chris, non occorre un genio per capirlo” – sospirò frustrato.
Tom annuì – “Lui fa l’amore in questo modo …”
“Potete farlo come volete, però tu ne esci sempre ammaccato o sbaglio?” – ribatté più diretto, rimettendosi la giacca.
“Non importa” – il suo respiro si spezzò e fu lui, questa volta, a cercare l’abbraccio di Geffen, che mai glielo avrebbe negato.

“Una volta, Tom, mi hai detto di avercelo un padre, che ti adora e di non sostituirmi a lui, nemmeno per un attimo: non lo farò neppure adesso, anche se avresti bisogno di un consiglio da parte sua, quindi ti esorto ad incontrarlo, per fare chiarezza, su di un problema irrisolto come il tuo. Cosa ne pensi tesoro?”


Robert appoggiò la stampella a lato del divanetto nella saletta, dove stava aspettando di entrare da Kevin, prendendo fiato e ricomponendosi la camicia, fuori dai jeans e poi i capelli, comunque in ordine.
Sgranò gli occhi, indagando curioso su ciò che lo circondava, cercando di calmare il proprio disagio, per essere giunto sino a lì senza Jude, rimasto negli ambulatori dell’infantile, per le vaccinazioni di Camilla.
Lo avrebbe raggiunto al più presto, lasciando la figlia a Jared ed alle sue principesse, riunite lì per l’appuntamento periodico con il pediatra, che seguiva la cucciolata di quei divi anticonformisti e stravaganti agli occhi dei più, mentre invece le loro esistenze erano fatte di cose comuni e semplici, come questa.

“Rob … Cosa ci fai qui da solo?”
La voce di Farrell lo investì come un’onda rassicurante e benevola.
“Colin … Ciao, sono qui per Kevin” – e provò ad alzarsi, con fatica.
L’irlandese lo raccolse, come se fosse un cucciolo indifeso e senza energie, quasi cullandolo, mentre gli parlava con estrema affezione.
“Potevi venirci con me, in fondo ci siamo sparsi per l’ospedale …” – disse simpatico, tornando a guardarlo.
“Grazie Colin … Sono spaesato, perché c’è sempre qualcuno che mi assiste … Ho un badante per ogni stagione” – sorrise amaro.
“Ne uscirai, il peggio è passato Robert”
“Lo vorrei credere e ci sto provando, ma i miglioramenti sono minimi, come vedi” – ed indicò il suo sostegno metallico.
“Quello è solo per la tua sicurezza, Rob, per non avere … ulteriori guai”
“Certo mi ci manca una bella ingessatura” – e scrollò la testa.

Un infermiere diede loro libero accesso alla camera di Kevin, già in piedi per provare la sua nuova armatura.
Fu molto felice di vederli, rivolgendo a Downey un saluto caloroso e colmo di gratitudine per avergli fatto visita.

“Ti ringrazio per il sostegno Rob …”
“Sono terribilmente dispiaciuto per quanto ti hanno fatto, tesoro …” – disse limpido.
“Voglio dimenticare in fretta … Tim mi sta aiutando come nessuno e poi c’è daddy … ed il nostro Lula” – replicò commuovendosi, mentre si accomodavano intorno ad un tavolo, dove c’erano i resti di un pasto leggero.
“Glam sa essere presente nelle fasi più difficili delle nostre vite …”
“Sì, Robert ha ragione” – intervenne Colin, prendendo tra le proprie, la mano sinistra di Kevin, che arrossì per quel gesto sincero.
“Forse non tutto il male viene per nuocere: questa fase ci sta avvicinando come mai prima … Dobbiamo farci forza a vicenda … Anche se il mondo là fuori mi spaventa”
“Lo supereremo insieme Kevin”
“Glam …”
“Ciao tesoro”
Il bassista gli volò tra le braccia, aprendosi poi la vestaglia, per mostrare a Geffen il suo busto in materiale sintetico, frutto di una ricerca scientifica all’avanguardia.
“Denny non aveva qualcosa di simile?” – chiese sereno.
“Sì, in effetti … Ciao Robert … Colin”
“Ehi grand’uomo cos’hai combinato?” – domandò Farrell, incuriosito dai cerotti di Geffen.
“Niente di grave, un piccolo incidente … domestico” – spiegò sorridendo, mentre Robert lo guardava con l’aria di chi aveva capito.
Farrell non fu ugualmente persuaso, ma non volle insistere.
Kevin tornò a sedersi, portandosi appresso Glam.

“Dunque torni a casa da me, con Tim, vero?”
“La tua villa è diventata un lazzaretto” – sbuffò teso Downey, poi si scusò.
“Robert ha ragione, siamo un po’ acciaccati daddy, ma io accetto volentieri, lo dirò a Tim”
“Perfetto ora devo andare”
“Dove?” – chiese il bassista, istintivamente.
“Lavoro, una causa in sospeso Kevin … Ci vediamo a casa Robert?”
“No, ecco, volevo parlarti … Veramente lo avremmo fatto con Jude”
“So che è con Camilla, li raggiungiamo, così facciamo due chiacchiere?” – propose senza nascondere un lieve disappunto.
“Ok …”
Downey si congedò dagli amici, lasciando Colin insieme a Kevin, che salutò Geffen con aria triste.


Tom fissava le finestre, allungato sopra al divano, indossando una maglia troppo pesante per la stagione, le maniche tirate sino a coprire il dorso delle sue mani gelide, nell’attesa di Chris.
Il tenente varcò la soglia parlando al telefono con un collega di un caso irrisolto, che lo stava facendo dannare da settimane.

“Ok ci sentiamo per il turno di notte, mangio qualcosa e poi sono da te …”
Chris notò il compagno, assente e silenzioso, la tavola ancora spoglia, nessun profumo per casa e tanto meno le consuete candele accese un po’ ovunque.

“Ciao Tommy … Non si cena stasera?” – chiese con circospezione.
“Ciao … A quanto pare no: devo dirti una cosa, è importante.” – replicò guardandolo serio, ma con una freddezza che inquietò il poliziotto.
“D’accordo … Parliamo, però ho un po' fretta e”
“Sì, posso capirlo, l’ho sempre fatto, giusto?” – e si mise seduto, stringendo il bordo in pelle nera, avvertendo i palmi già madidi per il disagio.

“Certo Tommy … Stai bene?” – e gli si avvicinò, appoggiando la pistola ed il distintivo sulla mensola del living, dove c’erano le loro foto.
“Non abbastanza per rimanere qui: è di questo che volevo discutere, con calma, prima di … Prima di prendermi una pausa da noi” – rivelò con fermezza.
Il cuore di Chris gli schizzò nel cervello, come un proiettile.
Provò a mantenere quella calma richiesta da Tom, ma era davvero complicato, quasi impossibile.

“E’ per l’altra notte? Senti” – il suo tono si sbriciolò immediato – “Senti ho esagerato, però”
“E’ accaduto troppe volte Chris” – anche lui si commosse, inevitabilmente – “Non riesci ad avere un limite, a porre un freno alla tua … alla tua esuberanza” – disse con gli occhi pieni di lacrime.
“Tesoro …” – e gli spostò i capelli dalla tempia, ma Tom si alzò, scattando come una molla.
“No, non funziona, non voglio ricascarci, le tue moine non mi fregano stavolta, cazzo!” – ringhiò alterato.
Stava parlando a sé stesso e Chris lo comprese, ma non riusciva a coordinare un ragionamento concreto, per dissuaderlo.

“Tommy andrò … andrò in terapia, ok?”
“E’ meglio tu lo faccia, certo, ma devi darmi l’opportunità di respirare”
“Sì … sì, ma non andartene, non voglio tornare qui senza trovarti, senza il tuo sorriso …”
Era disperato, reagiva quasi da copione, ma non fingeva, non era proprio in grado di mutare o conciliare questo esasperante senso del possesso nei riguardi di Tom, con il suo effettivo ed incondizionato amore per lui.

“Il dottor Laurie è la persona giusta … Quindici giorni, poi ne riparliamo Chris.”
“Dove vai? Posso saperlo? Ne … Ne ho il diritto …?”
“Rimango in città e non andrò in ferie, questi sono i miei turni … Non cercarmi altrove. Se mi ami.”
“Io … io ti amo … ti amo da impazzire Tommy” – gli prese i polsi, ma Tom fece una smorfia e Chris cadde in ginocchio, come se il peso delle sue responsabilità lo avessero affossato senza scampo.
“Perdonami …” – mormorò, vinto da un pianto lacerante.
“L’ho fatto subito, come sempre, ma non è abbastanza per farmi vivere sereno, Chris … Non lo è. Lasciami andare …”
E se ne andò.


“Rientriamo al nostro attico Glam … Tutto qui.”
Erano in auto, aspettando Jude e Camilla.
Downey si contorceva le falangi ossute, ma poi Geffen gliele prese in ostaggio, baciandole profondo.
“Ti amo Robert” – disse piano, strizzando le palpebre.
“Glam …”
“E sei libero di decidere, per il tuo benessere, non voglio altro … Non pretendo nulla” – aggiunse, tornando ad appoggiarsi contro il sedile di guida, passandosi le mani sulla testa rasata.
“Tu hai … Hai pestato quel tizio? Non so come, ma devi averlo fatto” – disse timido l’attore.
“Sì. Lo stavo ammazzando di botte.”
“In … in tribunale …?!”
“No, ho trovato il modo di compiere questa … nefandezza?” – rise sarcastico.
“Il vendicatore … Non puoi comportarti così, accidenti Glam”
“Ucciderei per chi amo” – ribatté asciutto.
“Questo lo so … La vita e la morte passano attraverso il tuo cuore, come linfa inscindibile … Come un veleno necessario” – disse assorto.
“Oppure una medicina … Chi può saperlo? Io non so più niente, Rob” – e mise in moto, vedendo Law sopraggiungere con la bimba.
“Glam …”
“Sì?”
“Anch’io ti amo …” – ed inspirò, inforcando i Ray-Ban.
“Lo so amore … Lo so.”





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