venerdì 25 maggio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 119

Capitolo n. 119 - sunrise


Geffen sentì dei rumori inconsueti.
Il quartiere residenziale in cui aveva scelto di abitare a Palm Springs era sorvegliato da diverse squadre della vigilanza privata, piuttosto efficienti, ma il timore di essere derubati non veniva mai meno.
Si alzò, cercando la t-shirt ed i boxer.
Era piuttosto accaldato: aveva fatto una leggera terapia nello studio di Scott, dopo essere passato a vedere Jude, che sarebbe stato dimesso il mattino seguente.
Sbuffando sbirciò in corridoio, vedendo una luce debole provenire dalla camera, che aveva destinato a Jared.
Lui era lì.
Glam arrivò scalzo sulla soglia, lasciando trapelare il proprio stupore, mescolato ad un’immediata preoccupazione.
“Tesoro … cosa ci fai tu qui?”
“Ciao … io vedi … ho fatto una cosa Glam…” – e gli andò incontro, cercando il suo abbraccio.
“Quale cosa?”
“Ho mostrato il loft a Colin, dopo essere usciti dall’ospedale … e poi …” – si interruppe, senza smettere di guardarlo.
Geffen socchiuse di poco le palpebre, sorridendo mesto.
“Jared lui è … è tuo marito …”
“Mi ha chiesto di tornare a casa … e sarei dovuto essere là … tra qualche ora credo … Pensavo di volerlo, che fosse la scelta giusta … invece sto così male” – ed affondò nella sua spalla, un pianto, che non riuscì a trattenere, nonostante se ne vergognasse.
Glam avvolse i suoi zigomi, sfiorando con i pollici la barba appena accennata, scrutando i suoi occhi di un blu unico.
“Perché mi sento sconvolto …?”
“Perché tu mi ami ancora, Jared.”


“Non dormi?”
La voce di Sammy era vellutata, come la sua carezza, sulla nuca di Dean.
Lo teneva a sé, cingendolo alle spalle, con il suo corpo più massiccio, con la sua età giovane, che avrebbe meritato una vita più spensierata, magari sulla neve a fare snow board, in discoteca o dal cantonese, che a Sammy piaceva da impazzire.
Dean non riusciva mai a ricordare il nome di quelle ricette, che il compagno conosceva a memoria, anche nella preparazione, barattata con un paio delle sue creazioni, dopo un’estenuante battaglia con il simpatico cuoco del locale.
Il broker si domandò mentalmente da quanto tempo non ci andavano.
“Pensavo.”
Anche Dean ruppe il silenzio, ossigenandosi, per poi sedersi di scatto sul bordo.
“Mi odierai, prima o poi Sammy.”
“Non dirlo nemmeno per scherzo e per quale motivo, poi?” – domandò stupito il giovane.
“E’ come … è come se le mani luride di quel bastardo avessero sporcato tutti i nostri sogni … E la tua … la nostra libertà Sammy.”
“Vieni qui … sciocco ragazzo con le lentiggini … Una pioggia di stelle deve esserti caduta addosso quando hai visto la luce del mondo Dean … io già ti amavo, non smetterò mai di dirtelo e di portarmi dentro anche ciò che non abbiamo vissuto insieme, lo sai.” – e lo baciò, cullandolo, finché lo sentì finalmente rilassato.


Geffen avrebbe baciato ogni centimetro della sua pelle, se solo Jared glielo avesse chiesto, rimandando in eterno quell’attimo unico, in cui avrebbero colliso, come due asteroidi vaganti, per una costellazione, contrassegnata solo i loro nomi.
Nessuna disgregazione, anzi, una formidabile fusione, di corpi e di anime, stava per realizzarsi, nel riverbero delle candele, che Jared aveva acceso, dopo avere chiesto a Glam di tornarsene a letto ad aspettarlo.
Si spogliò davanti a lui, stendendosi sotto al suo corpo massiccio, attirandolo e circondandolo poi con le sue braccia e le sue gambe magre, ma toniche, i cui muscoli sembravano vibrare ad ogni tocco da parte di Glam, che faceva seguire alle proprie dita le proprie labbra, sinuosamente.
La scia calda diveniva un brivido, ad ogni suo respiro: Jared si inarcava e spingeva verso i suoi fianchi, mentre le sue iridi esprimevano più di mille parole, la richiesta di non esitare oltre.
Tormentando la sua apertura, Geffen si aprì un varco senza alcuna fatica: il gel che stava utilizzando, unito agli umori di entrambi, rendeva quella discesa magnifica.
Mai quanto il loro guardarsi, specchiandosi l’uno nell’amore dell’altro.
Glam si fermava, baciava Jared, che sembrava volerlo inghiottire, sperando che l’uomo facesse altrettanto con il suo sembiante gracile, poi riprendeva a dilatarlo, gemendo all’unisono, bocca a bocca, le lingue come impazzite in un’esplorazione umida e bollente.
“Ti voglio così bene Jay … ti amo così tanto” – e prendendo fiato, Geffen si mise in ginocchio, portando con sé Jared, dopo averlo afferrato per i glutei, sistemando perfettamente i suoi polpacci, prendendolo per le caviglie, non senza averle prima baciate e succhiate, destino che ebbero anche i suoi capezzoli ed il suo mento, ormai imperlati da un sudore dorato, fottutamente sexy.
Il movimento liberato in un ritmo incessante da Glam, coronò il loro ritrovarsi: l’avvocato si prese cura anche dell’erezione di Jared, prepotente e febbrile, tra i loro ventri contratti dall’amplesso.
Jared si appese alle sue spalle e Glam riversò altri baci nel collo del cantante, che ormai non lo fissava più come prima, le palpebre strizzate dall’orgasmo, che si propagava nel contatto tra la sua prostata ed il membro dell’altro, che stava per esplodere.
Geffen si sollevò, sentendo ormai il proprio divenire imminente ed irrimandabile: premendo sulle ginocchia di Jared, lo schiuse completamente ai suoi colpi voraci, suscitando in lui una lascivia maggiore.
“Ora pensaci tu … Masturbati Jay” – ansimò.
Jared annuì, al colmo del ludibrio, ricambiando con un altrettanto scabroso incitamento – “Scopami forte … scopami più forte Glam” – e sentendolo ingrossare dentro, dilagò contemporaneamente a Geffen, urlando di gioia.


Le luci dell’alba svegliarono Colin.
Si rese conto dell’assenza di Jared, dopo avere girato mestamente per l’alloggio.
Il blando calmante, che assumeva ogni giorno, gli procurava un sonno profondo e gli permetteva di recuperare energia, ma senza sogni.
Quello, pensò, era l’incubo quotidiano della End House, da quando Jared si era allontanato.
Farrell notò le numerose foto che lo ritraevano, più di quelle dei figli avuti con Leto.
Sorrise, asciugandosi una lacrima dispettosa.
Attese ancora qualche minuto, poi si preparò con calma.
Jared era quasi certamente da Geffen, Colin non aveva dubbi.
Compose un’e-mail stringata sul proprio b.berry e la inviò allo studio Bishop.
§ Buongiorno avvocato. Le avevo chiesto di temporeggiare per la mia richiesta di divorzio, ma ora puo’ procedere. Attendo sue disposizioni in merito. Grazie. §
Colin non provava rabbia, ma neppure rassegnazione.
Sulla lavagnetta della cucina lasciò ancora un messaggio, forse l’ultimo prima dell’inevitabile battaglia legale.
§ Il tuo posto è ancora e sarà sempre accanto a me ed ai nostri bambini Jay. Nessuno riuscirà a sostituirmi, nessuno. Tuo Cole §
Se ne andò, chiudendo piano la porta.



Un grazie all'amica DONAPI di EFP per la foto ;-)

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