domenica 20 maggio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 114

Capitolo n. 114 - sunrise


Quando miss Wong gli citofonò che Jared era arrivato con Isotta e che lo stava aspettando in biblioteca, Colin quasi cadde dal letto, ancora mezzo addormentato e stordito dai sonniferi.
Si precipitò sotto alla doccia gelida, riprendendo alla meglio lucidità e controllo, indossando poi una tuta, che solo mentre scendeva per le scale, si accorse essere del compagno.
In quelle due settimane aveva perso altri cinque chili, per lo stress.
Si bloccò di fronte ad uno specchio nel corridoio, fissando la propria immagine ed inspirando.
Le pupille erano leggermente dilatate, il viso segnato dal suo profondo disagio, il colorito arrossato per l’emozione.
Fece un ennesimo tentativo di dominarsi, ma fu pressoché inutile: non poteva perdere tempo, doveva vedere Jared immediatamente, anche se ne aveva una paura fottuta.


Farrell era privo di argomenti, di fronte alle fredde richieste di delucidazioni, snocciolate da Leto, seduto composto sul divano.
“Devo dunque parlare con quel Bishop, per sapere cosa ne sarà di me, Cole? Di questa casa, che è anche mia, ma prima ancora è la dimora intoccabile dei nostri figli, oltre che tua, ovviamente? In sostanza sono fattori di nessuna importanza per me, voglio, anzi esigo comprendere, il futuro che stai dando ai bambini, dopo questo divorzio che tanto desideri.”
Colin deglutì amaro, piazzandosi in poltrona, dietro alla scrivania, dopo essere stato appoggiato allo stipite, per non cadere, bloccato anche dalla visione di Jared: era bellissimo.
I capelli raccolti ed ordinati, il volto incorniciato da una barba curata, una leggera abbronzatura diffusa, merito del breve soggiorno a Palm Springs, gli abiti eleganti, camicia bianca su pantaloni neri, oltre alla giacca, in un completo firmato, che al cantante stava una meraviglia.
Il profumo, infine, di Jared, speziato, ma leggero, che aleggiava nell’aria, corrotta, peraltro, dalla tensione.
“Io … io non desidero affatto questo divorzio.” – disse finalmente Farrell, tentennando sull’ultima parola.
“Allora perché lo pretendi?” – ribatté serafico Jared.
Dentro aveva l’inferno, ma esteriormente non voleva lasciarsi andare ad inutili scenate.
Lo aveva promesso a Glam, mentre questi lo stringeva, prima di salutarsi.
Jared aveva preso l’ennesima decisione.
Colin non riusciva nemmeno a parlare.
Artigliò i braccioli, serrando le palpebre – “Io … io non sono in grado di affrontare questa situazione Jared … non oggi, io non ci riesco davvero, scusami.” – e si alzò.
Leto lo imitò, senza fretta.
“Questo è il mio nuovo indirizzo Cole.” – e posò un biglietto da visita sul tavolo.
L’attore lo esaminò, perplesso – “Residence Palace, Malibu …?”
“Sì, ho affittato un loft arredato, con pulizie settimanali e ristorante interno.” – così avrebbe mangiato regolarmente e senza scuse, un’altra garanzia quasi pretesa, ma amorevolmente, da Geffen.
“Jared io non”
“C’è poco da capire. Il mio domicilio, per il tuo amico Bishop, rimane lo studio dove lavora Marc Hopper, il mio avvocato attualmente.” – spiegò con insistente calma.
“Bishop non è” – Colin inspirò greve – “Come potevi pensare che riuscissi a tollerare quel tuo anello?!”
Jared era ormai sulla soglia, pronto ad andarsene.
“Io stavo per tornare qui, con Isotta, per chiederti scusa. La mia indelicatezza è stata inaccettabile, ma anche per me è un periodo traumatico da gestire Colin, quindi per distrazione non ho tolto questo anello, che è semplicemente un dono da parte di un uomo, a cui voglio bene e che non mi ha imposto niente, tanto meno un matrimonio.”
“Mi stai … confondendo Jay”
“Tu non hai compreso che senza di te, dopo il mio compleanno, ero come un relitto alla deriva: avevo bisogno di Glam, che mi ha assistito per l’ennesima volta. Certo agli occhi di chiunque io sarò sempre quello che passa da te a Geffen con disinvoltura o come una puttana”
“Jared!”
Farrell si avvicinò, bruscamente, richiudendo la porta e spingendovi contro Jared, dopo averlo catturato per le braccia esili.
“Lasciami andare Colin. Verrò qui ogni mattina, per stare con i bimbi, ma ora, per favore, lasciami andare.”


Solo un pianoforte.
Acquistato cinque minuti dopo avere ritirato le chiavi in agenzia: Jared lo aveva scelto di colore nero, come quello di Palm Springs.
Una postazione con pc ed un’apparecchiatura sofisticata per incidere i brani scritti di getto durante il suo soggiorno da Glam.
In cucina un frigo con qualche cibo vegano e le foto dei cuccioli, bloccati da tante calamite a forma di girasole.
Jared le sistemava ogni volta che gironzolava lì intorno, ripetendo sommessamente i loro nomi.
Nel living un mobile basso, affollato da decine di cornici elettroniche, con immagini del passato e del presente: Colin era ovunque.
Shannon fu il primo visitatore.

“Ti sei trovato un bel rifugio fratellino …” – disse, mentre lo abbracciava, guardandosi intorno.
“E’ asettico, scontato … ma a me piace.”
“No c’è … c’è una bella veduta sull’oceano …”
“Sì ricorda il mio vecchio appartamento, vero? Quello che”
“Manca la terrazza” – lo interruppe Shan.
“Già … come ti va la vita?”
“Mi sono divertito in Messico con Owen e le pesti … Josh ora è da Tomo e Denny, sono rientrati dai monti …”
“Vero, la settimana bianca, il mese prossimo dovremmo andarci.”
“Davvero? Tu e Colin?” – e sorrise.
“Non ne ho idea. Mi ha chiesto il divorzio.”
Shan impallidì.
“E’ una barzelletta Jay?!”
“No.”
“Lui ti tradisce e poi chiede il divorzio??!”
“Ha vissuto al peggio il mio trasferimento a Palm Springs, da Glam: si è fatto i suoi film, io li ho alimentati scordandomi di togliere questo” – e gli mostrò la fede nuova “quindi Cole ha tratto le sue conclusioni e mi ha sparato dritto al cuore, se ti piace la similitudine …”
“Porti due vere nuziali Jared …?”
“L’unica è quella del matrimonio con Colin, questa è un dono di Glam, per assicurarmi il suo amore incondizionato, ma senza vincoli, tanto è vero che … ma lasciamo stare.”
“Ci hai fatto sesso?”
“No!”
“Strano Jared, perdonami l’insolenza.”
“Tanto valeva accadesse, io non l’ho respinto, anzi, sai cosa ti dico, avrei voluto farlo, ma Glam mi ha … rispettato.” – e scivolò lungo la parete, accovacciandosi e tenendosi la testa.
“Potevi rimanere da noi.”
“E’ soffocante villa Rice e poi non ti vedo felice Shan, una tortura, che sommata a quella per il casino con Cole, stava diventando assurda!”
“Con Geffen invece è stato un paradiso?”
“Sì … perché negarlo?”


Kevin accompagnò Lula da Violet, per una merenda alla Joy’s House, un’ottima scusa per incontrare Colin ed accantonare il proprio turbamento per Tim.
L’irlandese lo accolse con una cortesia incolore, quasi di maniera.
“Ciao Kevin, rimani tu con i bambini, io ho da fare.”
“Credo che Rebecca e Simon siano più che sufficienti … Volevo parlare un po’ con te, ma se ti disturbo …”
“No … certo che no, andiamo in veranda, beviamo qualcosa.”
“Volentieri.” – Kevin gli sorrise, presagendo le ragioni del suo malessere.


“Volevo farti ascoltare alcune tracce Shan, per il nuovo cd.”
“Il nuovo cd?” – esordì stupito il batterista.
“Sì, non ci credi? Ho composto almeno dodici pezzi, tra ballate e rock pop … con venature di elettronica pura … molto interessante.” – rivelò con entusiasmo il leader dei Mars.
“Ok … sono tutto orecchie!”


“Perdonami per prima Kevin.”
“Riguardo a cosa?”
“Sono scontroso ed … insopportabile, da quando Jared è andato via.”
“Vorrai dire è andato a vivere con Glam.”
“Ah, non lo sai …”
“Cosa Colin?”
“Jared si è appena spostato in un alloggio a Malibu.”
“Non ci credo …”
“E’ tutto vero Kevin.”
“Hanno litigato?”
“Ci stai sperando? Non credo”
“Non me ne importa più un cazzo di Geffen!” – sbottò, posando il drink alla frutta, offertogli da Farrell.
“A questo sì che è difficile credere Kevin …”
“Mi sto … muovendo … cioè non rimango a casa per piagnucolare nel ricordo di lui.”
“Buon per te Kevin.”
Furono interrotti dal cellulare del bassista: era Tim.
“Un attimo Cole … Sì pronto …”
Ne seguì uno scambio di battute brevi a monosillabi.
Kevin chiuse la telefonata, con aria dubbiosa.
“Qualcosa non va?” – domandò incuriosito Farrell.
“Onestamente non lo so … ma voglio scoprirlo. Lula puo’ rimanere qui? Torno domani.”
“Nessun problema Kevin … Avvisa Glam, però.”
“Sì, non temere. A presto ciao.” – e si dileguò.


Quando Jared sentì il campanello rise, pensando che Shannon avesse scordato qualcosa.
“Animale cosa … Glam …?!”
“Ciao tesoro … lo so, avevo garantito che me ne sarei stato a Palm Springs e”
“Su entra.” – replicò Leto con un sorriso.
“Grazie. Permesso …”
“Cosa chiedi permesso a casa tua?”
“Casa mia?” – chiese meravigliato dall’affermazione di Jared.
“Così ricambio, con la tua villa … qui ci sono le chiavi, nel caso servisse Glam.”
“Spero solo per rifornirti di provviste Jay …”
“In effetti siamo due sopravvissuti … Sai che sono tornato a Los Angeles per non perdere i miei figli e per non dare adito a quel Bishop di infangarci inutilmente Glam, però a casa nostra possiamo ospitare chi vogliamo, non siamo in clausura.”
Geffen annuì – “La convivenza invece … un escamotage insomma Jared.”
“Ti offro da bere … come vedi ho già cenato a base di schifezze cinesi con Shannon.” – ed indicò gli avanzi rimasti sul tavolo del soggiorno.
“Almeno questo … guarda che non sono qui per controllarti Jay.”
Leto si girò di scatto, passandogli un succo di frutta – “A me non dispiace. Essere controllato da te. Salute …” – ed abbozzò un brindisi.
“Alla tua nuova … dimora Jay?”
“Anche … ma mi riferivo ad altro … a qualcosa di più importante per noi, che non voglio rimandare più Glam.”



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