lunedì 21 maggio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 116

Capitolo n. 116 - sunrise


Il silenzio insospettì Robert.
Erano le nove e trenta del mattino, Jude di solito faceva colazione e diverse telefonate a quell’ora.
Girava inoltre per casa in boxer e vogatore, esitando tra un tapis roulant ed i pesi, dimenticati da Downey sotto alla scrivania, dove accendeva il pc e magari chattava con i figli a Londra.
Niente.
In bagno uno strano disordine, la vasca era stata usata, ma non ripulita a specchio, come Law pretendeva, apparendo come un’acida zitella fissata con le pulizie.
Robert sorrise, ripromettendosi di tirargli le orecchie e fargli dispetti, canzonando il biondo per quella inconsueta disattenzione, ma quando lo vide, riverso tra i cuscini, macchiati dal sangue rappreso, ebbe quasi un mancamento.
“Jude … Jude!!”


Geffen diede il buongiorno a Jared, tramite il web.
Era impegnato nella lezione quotidiana agli studenti della sua classe mista e virtuale, ma aveva deciso di prendersi un caffè, salutando Leto, ancora in pigiama.
“E quello da dove esce Jay?” – chiese ridendo, mentre il cantante si stropicciava la faccia.
“Regalo di Shan!”
“Ma è un sedere con un bel perizoma, ciò che vedo stampato sulla t-shirt?” – ed aguzzò la vista in maniera buffa.
“Yes sir! Certo prof, come vedi è pure femminile, così non sarai geloso ahahaah”
“Beh insomma … dormito bene Jared?”
“Abbastanza … strani sogni … forse per il senso di essere stato abbandonato la prima notte di nozze.” – disse sibillino Jared, masticando un biscotto al cioccolato.
“Jared …”
“Sto scherzando!” – puntualizzò, gli occhi sbarrati e divertiti – “Sul serio Glam … ho capito che … che avevi ragione tu.”
“Se non mi sentissi un coglione, per giunta pazzo, ad avere rinunciato a … a fare l’amore con te … Ecco se non mi sentissi tale, allora potrei annuire come quei pagliaccetti appesi al cruscotto dei camper …”
“Provo la stessa sensazione Glam, a volte ecco … Mi lascio prendere dalle sensazioni, reagisco d’istinto, ma sono infantile … e stupido.”
“Sei confuso Jared”
“Da Colin?”
“Anche …” – disse mesto.
“Non da te Glam, te l’assicuro.”
“Ora devo riprendere con i ragazzi … ops telefono …”
“Tutti ti reclamano avvocato …” – e rise, senza rendersi conto di avere ricevuto un paio di chiamate da Robert, pochi istanti prima: Jared comprese che era lui a cercare Geffen.


Downey aveva un tremore diffuso, non riusciva a parlare.
Jared arrivò subito all’ospedale, poi giunse Glam trafelato.
Lo strinsero, provando a calmarlo.
“Un … un tizio l’ha aggredito … e picchiato, per derubarlo …”
“Ma dove è successo Robert?!”
“Al centro commerciale Glam … di Los Feliz, Jude stava tornando dalla End House, era andato a trovare Colin, però non l’ha trovato e … e così voleva comprarsi dei piatti pronti per cenare …”
Jared scrutò i suoi interlocutori – “Sarà meglio avvisarlo … non credete?” – chiese timidamente.
Downey acconsentì, rimanendo a parlare con Geffen.

“Bevi questo Rob e stai tranquillo, Jude se la caverà.”
“Ha sbattuto qui … ha un bernoccolo …” – e balbettando rise nevrotico – “Gli è sparito il portafogli, con denaro, documenti, carte di credito, ma non ci importa un cazzo …” – inspirò, provando un’improvvisa rabbia – “Quel balordo poteva ucciderlo!!”
“Sì, ma non è accaduto, è andata bene, come a Jared, ricordi quei teppisti? Ormai la città ne è infestata, accidenti!” – inveii Glam.
“Forse l’ha picchiato perché non aveva abbastanza contanti …”
“Sono vendicativi … ed il cellulare?”
“No … no, quello era rimasto in auto …”
“Ok chiamo la polizia Rob.”
“Jude non vuole! Ti prego Glam … Jude ha bisogno di tranquillità adesso, non di un poliziotto che lo perseguita di domande.”
“Sì, comprendo, però dove sono i vestiti? Magari ha delle tracce sotto le unghie, se si è difeso …” – spiegò Geffen con pacatezza.
“E’ svenuto … e quello ha infierito, con calci, pugni … Il fatto di essere celebre non ha aiutato, temo.”
“Sì, plausibile … come mai non ci ha avvisati prima Robert?”
“Come ti ho anticipato al telefono, ero con Lillybeth, da Susan: Jude è arrivato a casa per miracolo, sotto shock … si è lavato ed è crollato … voleva solo dormire … Forse sperava fosse un incubo Glam”


Farrell si era sbarbato, scherzando con i gemelli, piazzati sull’ampio pianale del bagno, nel loro trasportino.
Voleva fare una sorpresa a Jared, facendogli visita nel nuovo alloggio.
“Andiamo da papà a Malibu campioni … Ma dobbiamo comprare il pranzo, voglio che sia tutto perfetto …” – si bloccò, fissandosi nella lastra lucida – “Ho bisogno che lo sia, che torni da noi sapete …? Mi manca da morire, sto impazzendo …”
Il vibracall del suo b-berry si intromise in quei ragionamenti ad alta voce.
“E’ lui! … Ok, un bel respiro … Pronto Jared …” – ed arrise al solo pensiero di parlargli.


“La tac è negativa … Le costole integre, allo zigomo sinistro abbiamo dato un paio di punti, non rimarrà neppure una cicatrice … Signor Downey volete sporgere denuncia? Suo marito mi ha detto di essere stato malmenato da un delinquente in un parcheggio sotterraneo …”
La dottoressa Redsale era gentile e comprensiva.
“Jude non vuole pubblicità … lui è spaventato … Questo è il nostro avvocato, Glam Geffen, stiamo decidendo in proposito …”
“Si conosco il signor Geffen, è amico di mio cugino Scott da sempre.” – e sorrise.
“Salve … Conosco la procedura, ma la prego di fare un’eccezione per i miei amici, almeno temporaneamente.”

Jared rimaneva in disparte, trepidando per vedere Jude.
La Redsale lo accontentò.
Quando lo vide con lo sguardo puntato alla finestra, il respiro gli morì in gola.
“Ehi ciao …” – gli disse l’inglese, appena si accorse della sua presenza.
Jared corse a raccoglierlo sul proprio petto.
Jude iniziò a singhiozzare, disperatamente.
Nella sua testa andavano ad accavallarsi da ore le immagini proprio di Jared, violentato da Colin ad Haiti ed abusato da lui anche in Los Angeles, senza contare i problemi avuti dal cantante dei Mars, all’inizio della sua relazione con Farrell, schiavo di droghe ed alcol.
Quando Jared gli disse che Colin si stava precipitando e che era sconvolto per avere appreso di quanto accaduto al suo migliore amico, Jude realizzò la paradossale beffa, materializzatasi nella mente dell’irlandese.
Fu anche peggio, quando se lo ritrovò davanti: Colin era sinceramente rammaricato nel profondo, ma aveva rimosso ogni dettaglio della notte precedente.

Quando Downey lo accompagnò al reparto di Scott, Jude si era aggrappato alla speranza che Colin non dicesse niente e che egli stesso potesse risolvere quel dramma, affrontandolo in un secondo momento.
Si era immaginato le scuse inventate da un Colin affranto, per non fargli visita, ma mai si sarebbe aspettato una simile circostanza, dal sapore troppo amaro.
Era come se il destino si fosse accanito su di lui, facendogli scontare tutte le occasioni in cui aveva preso le difese di Colin, rinnegando la sua indole pericolosa, se esposta alle alterazioni della dipendenza cronica, ma, soprattutto, non accettando la sua debolezza ed immaturità, nell’affrontare gli ostacoli esistenziali, preferendo ubriacarsi e farsi di qualsiasi sostanza proibita reperibile.

Il cervello di Jude era in pieno collasso ed il dopo barba di Colin, che lo stava cullando, divenne il fattore scatenante per una crisi immediata.
“Voglio rimanere da solo … voglio Robert!”
Jared accarezzò le scapole di Farrell – “Usciamo Cole … Jude non agitarti, faccio venire qui Robert, ok?”
Law era in affanno, ma cambiò repentinamente idea – “C’è Geffen di là?!”
“Sì … Glam è con Rob …” – disse flebile Colin.
“Vorrei parlargli … per … per la mia deposizione …” – balbettò.
“Ok, te lo mando.” – concluse Jared, trascinando via Colin, che avrebbe preferito rimanere.


La schiena di Tim era liscia e perfetta, per addormentarcisi, appagati, quanto lo era Kevin.
Avevano dormito per qualche ora, baciandosi semplicemente al risveglio, decidendo di guardarsi un film, durante il quale, Tim improvviso e brioso, finì per salire a cavalcioni su Kevin.
Erano nudi e caldissimi.
Le dita del bassista, frugarono tra le cosce del ragazzo, che andava umettandosi le labbra, pronte ad avvolgere l’erezione di Kevin, bagnandola a sufficienza per essere penetrato con fluidità.
Ci vollero un paio di tentativi, sinuosi da togliere il fiato a Kevin, che con successivi quanto calibrati colpi di reni, risalì all’apice di Tim, che urlò dal piacere, spontaneo e felice, per essere stato toccato nella porzione di carne più ricettiva in sé.
La sua cavalcata successiva, era esperta, ma anche dolcissima, nel suo chinarsi, alla ricerca di ulteriori baci con Kevin.
Il sudore quasi zampillava dal busto scolpito ed asciutto di Tim, la sua estasi tormentata anche dalla masturbazione, messa in atto da un Kevin al limite dell’estasi.
L’orgasmo li assalì, anche nelle più remote terminazioni nervose, devastandole di ludibrio e passione.


Geffen prese la mano di Jude, che lottava per non assopirsi.
“Glam …”
“Sono qui.”
“Chiudi la porta, per favore …” – lo pregò sommesso.
“E’ già chiusa … sigillata direi” – sorrise, provando a distrarlo.
“Potresti aiutarmi Glam …?”
“Chiedi e farò il possibile” – replicò emozionato.
“Devi prima giurarmi … giurarmi su Lula che non dirai niente a Robert ed a nessun altro, nemmeno a Jared, che ti è così caro” – e due lacrime caddero dai suoi opali lunari, straziati dall’angoscia.
Geffen inarcò un sopracciglio, esitando.
“Glam … ti supplico, fallo”
“Ok, te lo giuro su Lula.” – ribatté fermo.
Jude si sollevò di poco, avvicinandosi a lui, parlando pianissimo.
“Quell’essere immondo … quel maiale … mi ha stuprato Glam.”
“Cosa …?”
“Vorrei essere visitato da Scott, in privato, per … perché ho tanta paura e mi vergogno da morire Glam.”
Geffen lo strinse forte, poi tornò a guardarlo.
“Scott ti assisterà al meglio e nella massima riservatezza, te lo garantisco Jude, però dammi la possibilità di assicurare alla giustizia quel bastardo!” – ringhiò furente.
“So che … so che tu ci sei passato con Kevin … ma io voglio solo cancellare questo abominio Glam … Posso contare su di te …?”
“Sino alla fine Jude. Sino alla fine, promesso.”



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