giovedì 10 novembre 2011

One shot – La tua bocca

One shot – La tua bocca



Pov Robert Downey Junior
Novembre 2011 > Malibu


Ho il cuore in gola.
Cammino a passo svelto sul marciapiede del lungo mare, senza curarmi di chi mi passa a fianco, così come del fatto che qualcuno possa riconoscermi.
Ho un berretto di cotone calato come un passamontagna ed una sciarpa leggera, la tuta anonima, l’i-pod acceso su di una canzone piuttosto datata, Barry White You're the first the last my everything, che però esprime ciò che tu sei per me Jude.
Vedo l’auto, che mi hai indicato, con il motore acceso, la targa è quella giusta, i vetri oscurati mi impediscono la conferma definitiva, di quell’incredibile incontro, che mi accingo a vivere.
Salgo trafelato ed incontro il tuo sorriso.
“Jude …”
Mi voli tra le braccia, sei radioso, nonostante tutto … sì, nonostante tutto quello che è accaduto negli ultimi mesi.
Ci baciamo: è la tua bocca la seconda cosa che incontra il mio corpo, dopo gli sguardi, che si sono mescolati in un tripudio di gioia nel ritrovarci.
La tua pelle accarezza la mia, tra gli zigomi ed il collo, dove voglio perdermi, ossigenandomi con il tuo profumo, l’odore della tua meravigliosa persona, che ancora una volta non merito affatto.
“Jude sei davvero qui … sei tu …” – sembra un catarsi, il mio stupore, che annebbia persino la visione di te – “Angelo mio … Jude …”
Prendi con delicatezza la mia mano, aprendoti maggiormente la camicia azzurro polvere, per poi posarne il palmo all’altezza del tuo cuore – “Lo riconosci Rob? … Ti appartiene, non dimenticarlo.” – mormori con serenità, baciandomi nuovamente e sedando un minimo quell’emozione, che stava per farmi scoppiare a piangere.
“Mi sei mancato …” – accenno in un singulto, ma voglio toccarti dappertutto, ne ho un dannato bisogno Jude e tu non sottrai nemmeno una minima porzione del tuo incantevole sembiante al mio tocco, che diventa persino infantile, per quanto confuso ed eccitato.
“Non qui Rob … Dai, andiamo.” – e riparti, avviandoti verso le colline.


Chiudo quella porta ed innalzo una barriera inutile, lasciando fuori i nostri problemi, le ipocrisie, i doveri, la carriera, gli impegni contrattuali.
Ti ci spingo contro, spogliandoti con urgenza, non posso aspettare oltre, non voglio.
Di rimando, tu mi sposti verso il bagno, facendomi precipitare sul pavimento, ma prima di girarmi carponi, davanti a te, mi sussurri un - “Perdonami Rob …” – che sembra nascere da un qualcosa che ti si è scavato dentro, buio e triste, come il tono, in cui sembra essere precipitata d’improvviso la tua voce calda.
Seminudi, mi costringi con una strana ed inconsueta prepotenza, a succhiarti le dita, che userai per violarmi, anche se possiedi il diritto di farlo, da quando ci siamo innamorati.
Perdutamente, sì, è così, amore mio.
Adesso mi stai facendo male, la tua rabbia ruggisce esplodendo dalla tua gola ed infestando l’aria di un non amore, con cui vuoi punirmi.
E’ giusto, anche se va contro ad ogni nostro principio, alla dolcezza che veste i gesti rimescolati tra ricordi e presente, dove tu non sei tu ed io non sono io, ma non importa: fammi ciò che vuoi Jude, non vorrei essere con nessun altro, mai.
Il tuo sesso si infrange dentro di me, come una tempesta, che sembra non avere fine, ma prima o poi succederà.
Succederà persino che io troverò il coraggio di portarti via, portando via me stesso da quel giorno, in cui la nostra storia sembrava volgere all’oblio.
Ricordo le tue frasi, cariche di freddezza, tipica di una Londra autunnale, dove tornai per completare il nostro film.
“Rob hai deciso per entrambi … Nella mia nuova vita, avevo scelto di accoglierti, illudendomi quasi follemente sul fatto che noi … Ecco, noi non esistiamo più, da oggi.”
Un colpo mortale, ma, egoisticamente, una liberazione, davanti alle mie nuove responsabilità irrevocabili.
Avevi colto quel sollievo in me, anche se infinitesimale.
Ora, con la tua veemenza fisica, mi stai dimostrando quanto sono stato stupido: ho trascorso in seguito settimane vuote della tua allegria, le telefonate di mezzanotte, dove mi raccontavi aneddoti teatrali e situazioni buffe, per poi cedere ai respiri, che sembravano lambire il nostro assoluto senso di dipendenza reciproca, fisica, mentale, spirituale.
La distanza si annullava, vanificando la malinconia, acuendo il piacere proibito di amarci in quel modo, che non poteva bastarci a lungo.
Quando mi hai cercato, con un sms piuttosto scarno, ho ricominciato a vivere, lo ammetto.
§ Voglio vederti, i dettagli via e-mail, ti bacio JL §
Quasi una frase in codice, anomala per te, che non hai mai apprezzato i sotterfugi e le mezze verità: sei un uomo migliore di me, Jude, te lo dissi in principio, come per avvisarti di quanto avrei deluso le aspettative ed i progetti comuni.
Il lavoro sarebbe divenuto l’alibi per trascorrere molte settimane gomito a gomito, ma nessun sviluppo soddisfacente, per il nostro sogno, che andava via via sgretolandosi, come stai facendo adesso, scendendo e risalendo in me, dimostrando quanto sei fragile e come sono riuscito a rovinarti.
“Mi di-dispiace Jude … mi dispiace …” – ansimo soffocato dagli spasmi, anche se dovrei essere io a dovere reclamare le tue scuse, per come mi stai maltrattando, ma non oserei, il mio torto è clamoroso.
Sembri disunirti in progressione da ciò che sei, Jude, ma neppure le mie cazzate riuscirebbero a trasformare la persona pulita e sincera, conosciuta su quel set fortunato.

Mi stai fissando, dopo avermi voltato con delicatezza, la stessa che hai usato, abbandonando il campo di battaglia, grondante dei tuoi umori: non facciamo l’amore da quanto tempo? Secoli forse ed io adoro enfatizzare ciò che ci riguarda.
Mi sfiori le tempie con il le nocche tremanti, le stesse che prima hai affondato tra la mia lingua ed il palato, dove vorrei custodire solo il meglio di te.
La tua bocca, Jude.
Me la ridoni, prima di lasciarti andare sul mio ventre, prima di liberare un pianto rimandato ad oltranza dal tuo orgoglio ferito, prima di farmi l’amore, con la tua superba bocca.


Tu sai di buono, anche mentre dormi, disfatto dai sentimenti ai quali non rinuncerai mai: l’hai semplicemente ammesso, asciugandoti il viso con il lenzuolo sporco di noi.
Ti amo Jude: non smetto di ripetertelo, ad intervalli regolari, tra l’attimo in cui ho paura e quello in cui ripongo la massima fiducia.
Il domani è lì pronto ad attenderci.
Io ho deciso: lo vivrò con te, in qualsiasi maniera, possibile ed impossibile, così come è il nostro amore Judsie, non dubitarne mai.
Mai più.

THE END


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