venerdì 11 novembre 2011

GOLD - CAPITOLO N. 294

Capitolo n. 294 - gold


“Jared sei lì dentro?”
La voce di Colin era allegra: aveva insistito per trascorrere qualche giorno nel loro cottage, “Fuck the world” e Jared aveva acconsentito di mala voglia, con il pensiero ai bambini, affidati alle cure degli altri, ormai rientrati in Svizzera.
Il cantante stava parlando al cellulare con il fratello, con aria bizzarra e comica – “Non mi lascia solo un attimo!” – bisbigliò, per poi rispondere – “Sì sono qui!”
“Cosa stai facendo?”
“Secondo te?! … Mioddio Shan, sono in bagno, cosa dovrei fare seduto qui … Colin ne ho per cinque minuti, ok?”
“Ma parli da solo?” – domandò perplesso.
“No, con l’animale! … Ecco vedi, mi … perseguita!”
“Ah ottima idea, allora potrei telefonarti anch’io, così stiamo insieme anche lì!” – e lo fece sul serio.
Jared schiuse le labbra stranito dall’incredulità – “Non è possibile … chiamata in entrata Cole … Shan ti devo salutare, scusa il rumore poco romantico … a proposito sento delle campane …”
“Sì Jared, siamo in paese …”
“Ok saluta tutti.” – e tirò lo sciacquone, sbuffando.
Spalancò la porta, allacciandosi i jeans e fissandolo.
“Come mai non mi hai risposto?” – il suo tono era dolce.
Jared gli tastò la fronte – “Eppure di febbre non ne hai … mmm vediamo …” – ma ormai non resisteva più e scoppio’ a ridere insieme a Colin, che lo portò in braccio sopra al letto.
“Voglio baciarti Jay …” – disse piano, togliendogli i vestiti.
“Lo voglio anch’io tesoro … ma prima devo dirti una cosa.”
“Ok … ti ascolto.” – e sorrise poco convinto.
“Si tratta di Sonia: è lei che mi ha detto dove trovarti. Avevo chiamato Eamon, ma lui sapeva soltanto che eri in partenza e … sì insomma, che eravamo in crisi …”
“D’accordo Jared, nessun problema …”
“No vedi, il fatto è che lei l’ha fatto per aiutarci, ma anche perché non voleva averti lì a casa sua … insomma è stata gentile ad ospitarti, ma non l’ha fatto volentieri ed io questo discorso lo sto facendo solo perché non vorrei che tu avessi qualche aspettativa da questa nascita … Non voglio vederti soffrire Colin, visto che so quanto ci tieni.”
Farrell lo scrutò, sgranando quei pozzi di petrolio terribilmente innamorati di lui, Jared poteva sentirlo ad ogni gesto del compagno: gli prese le mani, poi chiarì i suoi dubbi.
“L’unica persona da cui ho voluto dei figli sei tu Jared: oggi te lo ribadisco, perché queste cose non sono mai ripetute abbastanza, insieme alla gratitudine, che ti è dovuta da parte mia. La paternità naturale, è un’esperienza che hai conosciuto con Syria e sono certo tu sia stato presente ed attento alle sue necessità, così come sarà stato lacerante il dolore per averla perduta. E’ la mamma della tua bambina, che hai generosamente condiviso con me e lo avresti fatto comunque, io so che è così, anche se ci fossimo lasciati per sempre. Tu non solo sei il padre migliore, che io conosca, tu sei la persona ideale per crescere un bambino Jared, lo hai dimostrato con tutti i nostri figli. Nostri, capisci? Nostri e basta. Sonia non ci vuole tra i piedi, ne ha il diritto, credo sbagli, ma è giusto, fine del discorso.” – era serio, ma sereno.
Jared annuì, dandogli un bacio carico di affetto e trasporto.
Colin avvolse caldo le sue guancie, con i palmi grandi e sicuri, poi si staccò lento, ma con uno sguardo ispirato da un pensiero, che non voleva rimandare.
“Vuoi sposarmi Jared? Un’altra volta …”
“Co-cosa …?” – balbettò felice.
“Vieni! Non ci resta molto tempo!” – ed afferrandolo per un polso, lo trascinò in garage.
“Ma che sta succedendo Cole …?!”
“Prendi questi ed indossali!” – disse passandogli dei pantaloni grigio scuri ed una maglietta a serafino in tinta.
“Spero che i mocassini ti piacciano … non ho trovato di meglio all’emporio, mentre ti sei barricato alla toilette ahahahahh”
“Sono carini … e comodi … ma … quella cos’è?” – esclamò, indicando una fuoriserie, di colore rosso fuoco, decorata con due fiocchi bianchi legati agli specchietti ed alcuni barattoli al tubo di scappamento.
“Una vecchia, gloriosa, Alfa Romeo Duetto … Era di mio cugino Peter.”
“Ma chi, il falegname??”
“Sì! E’ in prestito, se gliela graffiamo, ci pialla le chiappe, sappilo!”
“Buono a sapersi … Colin dove mi vuoi portare?”
“Sorpresa …” – e salirono, partendo in piena armonia.


Jamie si fece una doccia rapida.
Voleva studiare i passi per il prossimo provino, senza andare alla sala prove, ma accontentandosi del piccolo studio, ricavato all’interno del suo appartamento, dove aveva allestito un ambiente adatto.
Marc stava lavorando al pc, inviando e-mail a diversi clienti di Boston.
“Ehi sei ancora qui … pensavo andassi in ufficio.” – disse prendendo dei biscotti energetici.
“No, ho preso un periodo di aspettativa, ma se vuoi esco a fare qualche commissione, magari la spesa …” – replicò senza distrarsi dal monitor.
Il ballerino trattenne un’espressione infelice, ma era così abituato alla propria indipendenza, da non riuscire più a chiamarla amara solitudine.
“Ecco … vorrei farla insieme … la spesa intendo, al market qui all’angolo Marc.” – propose timido.
Hopper arrise a quella proposta – “Quando vuoi, qui ho quasi finito.”
“Tra un’ora almeno, ok, ora devo allenarmi.” – rispose grattandosi la nuca.
“Non temere, resto qui, non ti infastidirò, so che gli artisti sono, come dire …”
“Rompi cazzo?”
Marc rise fragorosamente – “Qualcosa del genere …”
“Ok, ok, se vuoi vieni, non mi darai noia … anzi cambierai i cd …”
“Che onore signor Cross.” – e gli cinse la vita, dopo essersi avvicinato circospetto.
Jamie gli buttò le braccia al collo, piangendo un istante dopo.
“Tesoro … Jamie …”
“Ho … ho tanta paura …” – disse strozzato da quelle lacrime.
“Lo so, siamo in due, sai? … Ci faremo coraggio a vicenda, senza nasconderci nulla Jamie, soprattutto le nostre debolezze … Fanno parte di ciò che siamo e nel tuo caso, sono bellissime, come il resto di questo ragazzo, di cui mi sono innamorato …” – e lo baciò, rassicurandolo.


C’erano tutti, davanti a quella chiesetta, affacciata su di un prato enorme, dove decine di coperte colorate, chiazzavano di verde, blu e giallo il manto erboso.
I parenti di Colin e gli amici della coppia, volati dalle Alpi, senza avvisare Jared ovviamente.
Un piano ben riuscito, specialmente per la presenza del nonno, di Pamela, Phil, Xavier e le gemelle.
Un applauso li accolse, mescolato alle grida gioiose dei bimbi.
“Accidenti Colin … sei riuscito a farmela anche stavolta …” – sussurrò Jared, incantato da quell’atmosfera incredibile.
“Pronto per la cerimonia?”
“Pronto … ti amo da morire Colin.” – e si baciarono, tra le invettive degli invitati, che li costrinsero a correre davanti al pastore, che avrebbe officiato lo scambio delle loro promesse.
I testimoni erano stati scelti da Farrell, per lui Robert e Jude, per il suo sposo, Glam e Kevin.
I paggetti distribuivano confetti, riso, petali di rosa e ghirlande fiorite.
Jared si sentiva frastornato, ma lo sguardo amorevole di Colin lo avvolse, ancora prima delle parole, che gli confermarono quanto credesse in loro ed in ciò che avevano realizzato.
“Jay … questo è il nome che appartiene al mio amore, a ciò che sento come tale, da quando ci siamo incontrati. Jay sono tre lettere, che ho inciso sopra ad un tavolino, mentre aspettavamo il nostro tè, nel locale della Medina, quasi ogni pomeriggio, mentre giravamo Alexander in Marocco. Jay è il suono, che rende il mio risveglio migliore, dando un senso al resto della giornata. Tu resterai per sempre la persona migliore, che io abbia incontrato, durante un cammino spesso difficile, Jay, un cammino che sarebbe stato letale per i miei sogni, se non mi avessi aiutato a superare errori, talvolta imperdonabili … tu sei ciò che voglio e nulla o nessuno mi farà mai cambiare idea. Mai.” – e sorridendo, baciò la fede di Jared, che ebbe come un tremito.
Fece un passo verso di lui, appoggiando le mani sulle spalle di Farrell, quasi a sostenersi, per la forte emozione.
“Cole … rinnovo qui oggi la mia promessa di amore ed appartenenza, anche se dovrei farlo in ogni istante di noi, perché lo meriti, per tutto quello che …” – si interruppe liberando due lacrime.
“Jared …”
“Il … il mio cuore sta cavalcando verso quella piccola oasi nel deserto, che abbiamo scoperto quasi per caso … Ci sto andando con le migliori intenzioni, ma poi finiamo per litigare, abbiamo troppa paura di ciò che ci sta succedendo … Dopo una notte insonne sono corso da te Colin e ti ho urlato che avrei fatto di tutto per non lasciarmi schiacciare da quei timori stupidi e che era inutile fuggire … Eravamo innamorati e … e felici …”
Farrell annuì, rammentando quell’episodio.
“Quello che sta accadendo qui, adesso, è la conferma che avevamo ragione …” – e ricambiando il bacio sull’anello di Colin, Jared lo abbracciò con sconfinata tenerezza.
I presenti trattennero a stento la commozione, ma l’entusiasmo dei bambini, sdrammatizzò quel momento particolare.


“Veramente avevo pensato di portarti fuori a cena Jamie.”
Marc lo disse riordinando un plico, dopo avere assistito alle evoluzioni del giovane Cross.
“Magari un take away, sono un po’ stanco …”
“Come vuoi … era un’occasione speciale, ma possiamo viverla anche qui …”
“Di cosa parli?” – chiese incuriosito.
“Sono un tradizionalista … cioè ci tengo a queste cose …” – sembrò giustificarsi, temporeggiando, per capire la reazione di Jamie.
“Quali cose …?” – ribadì con un lieve imbarazzo.
“Ok … volevo darti un regalo …” – e prese dalla valigetta una scatola, contenente due preziose vere, in oro bianco.
Le mostrò a Jamie, che le scrutò perplesso.
“Cavoli … che entusiasmo …”
“Sono belle … impegnative Marc …”
“Sì dovrebbero … Pensavo ti facesse piacere riceverle … cioè condividerle con me.” – mormorò, sentendo spegnersi qualcosa dentro, oltre alla voce, che faticava ad uscire.
Jamie scosse il capo, allontanandosi per cercare una bibita nel frigo – “Tu vuoi farmi credere che questa è una vita normale, un contesto normale, un rapporto normale … Invece ci stiamo prendendo in giro, ammettilo Marc.” – disse con fermezza, puntandolo con gli occhi carichi di rammarico.
Hopper rimase spiazzato ed allibito: ormai era chiara l’avulsione da parte di Jamie di fronte a molti dei suoi gesti, alle iniziative di Marc, che dovevano avere un senso e che invece l’altro stravolgeva puntualmente.
Sembravano incastrati in un copione contorto.
L’avvocato richiuse lo scrigno, stritolandolo appena, come se attraverso le dita potesse scaricare tutta la frustrazione accumulata, per poi accorgersi che era inutile.
“Non ti disturberò più Jamie.” – replicò inerme, svuotato.
Riuscì a pronunciare quell’ultima frase, prima di andare via, pregando poi di non morire in quel corridoio, mentre le sue gambe cedevano ad ogni metro guadagnato verso la porta, che si chiuse alle spalle, senza fare rumore.


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