giovedì 24 novembre 2011

GOLD - CAPITOLO N. 302

Capitolo n. 302 - gold


I palmi di Marc, sovrastavano ed inghiottivano quelli di Jamie, come tutto il resto del suo corpo, così sproporzionato rispetto a quello del ragazzo, che si lasciava travolgere da quell’impeto, che sembrava essersi impossessato del compagno.
Lo aveva stretto a sé, già dall’ingresso del loro loft, portandolo, senza smettere di baciarlo, sopra il letto ancora disfatto dalla notte precedente.
Hopper era arrabbiato e triste, Jamie lo sentiva in ogni suo respiro, mescolando ai propri ansiti sconvolti quel bisogno di appartenersi, che culminava spesso in amplessi ripetuti, come quella sera.


Geffen lanciò la giacca dello smoking sulla poltrona della suite, guardandosi intorno, mentre Jared stava parlando al telefono con Colin.

“Sì una serata massacrante … e poi io sono vestito in modo indecente, gli altri tutti in abito da sera …” – e rise, rannicchiandosi sul divano.
“Io sono già nel lettone con Isy ed Amy … sarebbe carino come nome di un duo musicale, cosa ne pensi amore?” – chiese sorridente, mentre faceva il solletico al pancino delle loro principesse.
“Sono allegre … ma sentile … Dio sono solo le nove Cole, se qui è mezzanotte …”
“Infatti, ma mi alzo presto … Glam è sopravvissuto?”
“Lo sai che lui ci sguazza in questi party, faceva il cascamorto con tutte le signore presenti ahahahah” – ed a quell’esternazione Geffen gli tirò la camicia, facendogli segno che andava a farsi una doccia.
Jared annuì, per poi tossire.
“Che succede? La solita bronchite Jay?”
“No, credo sia la febbre, Haiti mi fa ancora questo effetto, ho un mal di testa … prendo qualcosa e dormo anch’io … a domani ti bacio tesoro …”
“Anche noi … ti amiamo cucciolo, riposati.”


L’acqua zampillava sui muscoli di Geffen, che si stava rilassando sotto i getti direzionali, indirizzati verso la sua cervicale indolenzita.
Aveva ripreso peso e tono, grazie a qualche ora di palestra insieme a Kevin, nonostante la chemioterapia, che doveva sostenere una volta al mese.
Si avvolse in un telo, tornando con la memoria agli stessi gesti compiuti durante il compleanno di Syria: nel vederla così felice, le avrebbe donato anche l’impossibile.
Una malinconia spasmodica gli sgualcì il cuore, ma poi il silenzio proveniente dal salottino lo incuriosì; forse Jared era crollato, senza neppure lavarsi i denti.
La stanza era immersa nel buio, increspato solo dai riflessi della piscina in terrazza, illuminata da proiettori rettangolari di sicurezza, di colore bluastro chiaro.
Sorrise, tamponandosi il volto, per poi sussultare quando si sentì cinturare il petto dalle braccia del cantante dei Mars, che era apparso alle sue spalle dal nulla.
“Jared …!”
“Sto … sto morendo di freddo Glam …”
Geffen si voltò di scatto, afferrandolo appena in tempo, prima che svenisse.


“Accidenti la temperatura è piuttosto alta … Forse sarebbe meglio portarlo in ambulatorio …”
Il dottor Rodriguez era intervenuto prontamente, con iniezioni ed una flebo, che stava scendendo veloce a reidratare Jared, privo di sensi, ma stabile.
“Sebastian non lo so, gli era capitato anche quando …” – ma si interruppe.
“Sì, lo ricordo Glam. Ok, senti, a questa ci pensi tu, poi se peggiora chiamami, tanto sono di turno.”
“Perfetto, tanto ho un’auto: se succede, mi vedrai arrivare.”


“L’hai visto anche tu …?”
Jamie era disteso a pancia in giù, avvinghiato al busto di Marc, che gli accarezzava i capelli, senza volere pensare a nulla.
“Visto chi, piccolo?” – mormorò dolce.
“Kurt.”
Hopper sospirò.
“Sì, l’hai incontrato, come me, l’avevo … intuito Marc.”
“Perdonami Jamie, lui mi ha cercato ed io avrei dovuto dirtelo.”
“Anch’io avrei dovuto farlo, ma ero così incazzato … Non volevo angosciarti.”
“L’ho insultato appena mi ha raccontato della vostra colazione a sorpresa …” – sorrise amaro.
“Come mai?”
“Non deve romperti i coglioni e lo stesso vale per me. Gli ho anche mollato uno schiaffo …”
Jamie si sollevò, scrutando gli zigomi tesi di Hopper, che spostò lo sguardo altrove.
“Guardami Marc … siete arrivati addirittura alle mani? Il motivo?”
“Non importa tesoro …”
“Sì che importa!” – replicò alterato.
Alla mancata spiegazione di Hopper, Jamie si alzò, andando in cucina a prepararsi un cappuccino: lo faceva sempre quando era furioso per qualcosa.
Un minuto dopo Marc lo raggiunse.
“Posso averne uno anch’io?” – domandò con cautela, ma con una vaga commozione nella voce.
Jamie lo preparò con cura, aggiungendo anche il cacao, come piaceva a Marc; l’avvocato si era sistemato all’estremità della penisola, mettendosi su di uno sgabello scomodo, come le sensazioni, che pervadevano il suo animo inquieto.
Jamie gli andò accanto, passandogli la tazza fumante, per poi cingerlo con le proprie ali screziate ed affondare il viso nel suo collo – “Scusami Marc …”


Geffen prese una bottiglietta di liquore dal frigo bar, per poi riporla sbuffando.
Jared aveva iniziato ad agitarsi, sudando parecchio.
Glam lo sorvegliava, provando a decifrare le frasi sconclusionate, che l’altro sussurrava e masticava.
Prese una sedia, accomodandosi al suo capezzale e prendendogli il polso controllò anche le pulsazioni.
Jared si irrigidì, inarcando i fianchi, per poi saltare sopra al materasso, rimbalzando e destandosi, allucinato.
“Papà … sei arrivato …” – sorrise, puntando le iridi frementi su Geffen.
“Jared … calmati …”
“Shan è stato uno stupido … non ci credeva … ora si morderà i gomiti …” – e ridacchiando, allungò le dita sulle guance di Glam, come a sincerarsi che non era un fantasma.
“Sì … sei tu … me lo avevi promesso e l’hai fatto … sei qui …”
“Non potevo mancare.”
“Adesso … adesso andiamo al cinema … eravamo d’accordo …” – ma da uno stato di gioia apparente, precipitò in un’espressione spaventata.
Iniziò a piangere – “Shan è … è un coglione … si perderà il film papà … e tutto il resto …”
“Jared faremo quello che vuoi, ok?” – abbozzò, passandogli una salvietta fresca sulla fronte bollente.
Preparò un’altra siringa, come da istruzioni di Rodriguez.
“Ora stai fermo … devo darti una medicina, ok tesoro?” – disse piano, posando un bacio sulla sua tempia, che Jared accolse con un sorriso, chiudendo le palpebre – “Sì papà … io sarò buono, non come dice la mamma … io … io e Shannon vogliamo venire via con te, ci porti via? … ci … porti …” – e si riassopì, stremato.


Un piccolo calcio gli diede il buongiorno, insieme al sorriso di Jared.
“Ehi, ma hai dormito vestito Glam?”
Si era allungato al suo fianco, appena aveva capito che stava meglio.
“Oh salve principino … mi hai fatto dannare, sai?”
“Accidenti … sembro un drogato …” – disse perplesso, fissando un ematoma nell’incavo dell’avambraccio sinistro.
“Ti abbiamo curato come potevamo, non stavi molto fermo mascalzone.”
“Ora sto meglio … ho fame!”
“Perfetto, ordina la colazione, io vado in bagno e preparo la vasca per te, sei in uno stato pietoso.” – e rise solare.
“Ok … dunque vediamo … servizio in camera … tasto sette, ok … Sì, pronto, chiamo dalla suite 315, vorremmo qualcosa da mangiare … Come, scusi? … Faccia lei, il mio comp … compagno ha appetito …” – e si smorzò, inghiottendo un respiro affannoso.
Geffen tornò – “Avanti a mollo campione!”
“Glam … prima io …”
“Che c’è? Ce la fai ad alzarti? Mi sa di no …” – e lo prese in braccio – “Ecco, Lula due la vendetta aaahahhah”

La schiuma era abbondante e profumata, Jared ci giocava come un bimbo.
“Mancano le paperelle … a saperlo le avrei portate …” – disse Glam ammirandolo.
“Ti sei approfittato di me mentre deliravo …?” – chiese divertito.
“Ovvio che sì, credo tre volte … no quattro!”
“Soltanto quattro? Stai invecchiando big Geffen ahahahah”
“Hai ragione.” – ribattè sereno, prendendo l’accappatoio – “Su esci, hanno già portato il carrello, con un mare di cibo.”
“Meno male … Ok, ce la faccio … ho sete, la spremuta è mia!”
“Vedremo. Qui c’è il phon, impegnati, non sono il tuo parrucchiere!” – e rise di nuovo, prima di andarsene.

“Che occhioni … sono uguali a quelli di Camilla.”
Jude stava cullando Amelie, mentre Colin ripassava il copione.
Aveva portato la figlia sul set e l’amico inglese lo aveva seguito, per dargli una mano e fare un cameo nel nuovo film di Farrell.
“Ho saputo da Robert dei progressi di Camy, è fantastico uk buddy.”
“Sì magnifico, eravamo senza parole … Adesso prova anche a parlare, Rob è convinto che abbia detto già papà, ovviamente a lui ahahhaha Ha voluto l’esclusiva!”
“E’ una creatura meravigliosa, vi renderà ogni istante più felici ed orgogliosi di lei.”
“Prego sia veramente così, per il suo bene, ma anche per Rob … E’ terribile vederlo deprimersi nel vedere la nostra Camilla in difficoltà … Noi, però, ce la faremo.” – affermò sicuro, rimettendo Amelie nel trasportino, aiutato da Colin, che la faceva ridere con le sue boccacce buffe ed esilaranti.


“Posso chiederti una cosa Glam?”
“Dai, spara.”
“E’ per Kurt … Come mai ce l’hai con lui?”
“Non ho problemi con Kurt.”
“Strano, dopo quello che hai detto in aereo …”
“Siete in confidenza, te lo dirà lui cosa ha combinato prima o poi.”
“Di cosa si tratta Glam, adesso devi dirmelo!” – esclamò capriccioso.
“Ti dico solo un nome, Marc Hopper. Ok? Non aggiungo dettagli.”
“Cavoli … sono stati …”
“E’ successo, una cosa breve, poi Kurt se l’è data a gambe verso New York, ma con Cody credo abbia chiarito la situazione, è stato sincero insomma …”
“Tipico per loro … Comunque Hopper ha trovato in Jamie il vero amore …”
“Fortunatamente sì.”
“Tu … tu faresti l’amore con me se fossi sieropositivo?”
“Assurdo, parli al presente … Comunque sì, con una protezione adeguata.” – replicò secco.
“Ok ho sbagliato la coniugazione del verbo … Era solo una domanda.”
“Talvolta sei superficiale Jared e mi metti a disagio, mi ferisci.”
Jared si schernì – “Non volevo, assolutamente …”
“Lasciamo perdere, vado alla fondazione, tu riprenditi, stasera abbiamo il galà con l’ambasciata, poi ce ne torniamo a Los Angeles.” – e si diresse verso l’armadio.
“Glam ascoltami, io …” – “Sai cosa mi piacerebbe Jared? Che da quella parte arrivassero le risate di Kevin e Lula, mentre giocano con le bolle di sapone, anziché prepararsi per la scuola!”
“Ok … scusami per non essere Kevin e per non avere qui il nos … il vostro Lula … scusami.” – disse mesto, per poi sparire sul balcone assolato.


Le persone intorno a Geffen sciorinavano dati e statistiche, ma lui era impaziente di rientrare in hotel.
Era stato duro ed inopportuno, lo deduceva dal cellulare di Jared, spento in modo anomalo per le sue abitudini.
Quando passò il badge, per aprire la porta della loro camera, provò sollievo ed ansia, ma lo stupore successivo superò qualsiasi sua emozione.
“Daddy sorpresa!!”
“Kevin … Lula??!” – “Papà!! Non te l’aspettavi!!”
L’avvocato si inginocchiò, raccogliendo la sua famiglia, come qualcosa di prezioso.
“Cosa ci fate qui …?” – chiese perdendo un battito.
“Siamo arrivati con il jet del nonno, ci ha reclamati Jared. Ha aspettato con un’auto a noleggio e poi è decollato per la California … insomma uno scambio.” – spiegò radioso Kevin.
“Non … non ne sapevo nulla … Jared ha avuto una crisi …”
“Sì me l’ha spiegato via web cam … Era pallido e non vedeva l’ora di rincasare alla End House …”
“Ok … Siete pronti per una serata formale?”
“Sììì!!!” – gridò Lula, iniziando a correre avanti ed indietro, mentre i suoi genitori si stavano baciando.
“Chissà se un giorno potrò darne uno così alla mia Violet …” – disse ispirato, ciondolando con il suo inseparabile bradipo di peluche.
Kevin e Glam risero – “No, è prematuro!” - “Ok papake!!” – e filò via come una scheggia.
“Vado a cambiarmi daddy … metti un po’ di musica?”
Le note di una canzone che amavano, si diffusero come uno strano incantesimo.
http://www.youtube.com/watch?v=KzkbiFDIMxM

Immagini, una miriade, come onde in un’alta marea irreale.
Syria che roteava con il suo nuovo vestito da sera, incantevole.
Jared si tuffava e riemergeva arridendo a quella vacanza fuori programma, a causa della sospensione di corrente elettrica nel suo alloggio ad Haiti, dopo una tempesta.
Le sue corse sulla sabbia, incontro al suo uomo, al suo padre impossibile, al suo impossibile amore.
Gli scherzi alla mensa, i doni distribuiti agli orfani, l’entusiasmo di Jared come volontario instancabile.
Il suo fare l’amore … con lui e solo con lui in quella forma, che dava dipendenza.
Good bye …
Quel saluto si ripeteva nel cervello di Geffen, mentre ascoltava uno dei pezzi più famosi dei Mars.
Il dolore di Jared traboccava da quel saluto, da quell’addio, che forse non si sarebbe concretizzato mai, eppure adesso gli sembrava così fondato e terribile.
Glam precipitò sulla moquette, accomunandosi nell’ultimo good bye, flebile e sconfitto.





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