giovedì 3 novembre 2011

GOLD - CAPITOLO N, 291

Capitolo n. 291 - gold


Nonostante lo chalet fosse spazioso, gli invitati erano in esubero, quindi ben presto l’abitazione si trasformò in un accampamento chiassoso e colorato.
I bimbi erano quelli che si divertivano maggiormente, ignari delle reali motivazioni di quella vacanza fuori programma.
Il jet di Owen trasferì Geffen e gli altri, mentre Robert, Jude e Camilla furono prelevati in Grecia, come previsto dai piano di Meliti, che rimase a Los Angeles, in attesa di buone notizie dal trittico oscuro, come ormai lo aveva battezzato Phil.
Il regista, con Xavier, Pamela e le gemelle, non si mossero dalla villa di Antonio, presidiata dal triplo delle guardie previste normalmente.


“Questo paradiso sembra così lontano dall’incubo dal quale siamo fuggiti …”
“Jared … Pensavo fossi giù con Isotta.”
“No Glam, è rimasto Colin con lei … Kevin ha portato questi biscotti dal paese, ne vuoi?” – chiese sedendosi sul divanetto di fronte alle vetrate, dove avevano l’abitudine di rilassarsi dopo pranzo, in inverno, a sorvegliare le scatenate battaglie a palle di neve dei figli.
“Grazie, solo un paio … facciamo tre.” – disse sorridendo, mentre pescava dalla confezione, che Jared gli porse con la consueta gentilezza.
“Ci vorrebbe del latte freddo, ma non ho voglia di andarlo a prendere in cucina.” – aggiunse il cantante in modo buffo.
“Tieni pigrone.” – e gli passò il suo.
“Perfetto, ora posso anche appisolarmi come i tuoi gatti.”
“Sono ancora alla End House?”
“Certo Glam, ciccioni e morbidosi … Vuoi vedere qualche foto? Ecco …” – e frugando nelle tasche della tuta, estrasse l’i-phone, mostrandogli una sequenza di scatti divertenti dei certosini e di tutto lo zoo di casa sua.
Geffen armeggiò un po’ con quella diavoleria, concentrandosi sulle improbabili pose anche del cane Spanky, mentre Jared seguiva le sue espressioni.
I suoi occhi blu erano incantevoli in quella luce vivida del mattino.
Colin li stava seguendo, in ogni lampeggio compiaciuto dalla risata di Geffen, che Jared condivideva come rapito dal suo fascino e da quell’innegabile simpatia, fatta di battute ed aneddoti, sciorinati dall’avvocato come una pioggia di gioia.
Improvvisamente, però, lo sguardo di Leto venne inondato da una commozione intensa.
Glam non se ne rese conto da subito, mentre Farrell avrebbe voluto intervenire, ma non capiva il motivo della reazione da parte del compagno, che sussurrò una semplice frase – “Tu e Colin … io non sono mai stato capace di …”
Geffen si voltò di scatto, stupendosi per quelle lacrime, che precipitarono sugli zigomi asciutti di Jared – “Ehi piccolo, cosa ti prende …?”
La sua voce era calda ed amorevole, troppo spontanea per non rivelarsi come radicata nel cuore di Glam da quando si era innamorato di Jared.
Questi iniziò a respirare a fatica, crollando in ginocchio sul pavimento.
“Jared!!”
Il grido di Colin li investì.
Provò ad aiutarlo, sorreggendolo, ma nessuno dei due capiva cosa gli stesse capitando, finchè Glam non afferrò il sacchetto dei dolci, svuotandolo per poi passarlo a Jared, dicendogli di inspirare ed espirare velocemente all’interno dello stesso.
Lo portò in iperventilazione, facendolo svenire.
Era un sistema appreso da Brandon, per sedare gli attacchi di panico.
Funzionò.


“Dorme ancora …?”
“Sì Colin, ma per un istante ha ripreso i sensi, chiedendo di te … L’ho costretto a prendere quella pastiglia, che Cody ti ha suggerito al telefono, ma non sapevo ne avessi in valigia …”
“Talvolta servono anche a me, nei momenti di forte stress … come questi.” – replicò sconfortato.
“Vai da lui Colin.” – disse con un tremolio nella voce, imbarazzato dai modi di Colin, distrutto dentro da qualcosa, che ormai non gli dava più scampo.
“No … non posso Glam …”
“Cosa stai dicendo?”
“Me ne sto andando …” – mormorò, con il fiato spezzato.
“Andando dove?!” – esclamò Geffen, anche se non gli occorrevano spiegazioni: le iridi dell’attore sembravano un mare in tempesta, come il suo animo.
“Gli ho rubato già troppo tempo … anzi … ve ne ho rubato a sufficienza, voglio soltanto farmi da parte e … e respirare Glam … sono così stanco …” – e si appoggiò, spalle al muro, come se fosse in trappola.
“Sei impazzito Colin?? Ti ha dato di volta il cervello??” – e lo scosse, stritolandogli le braccia, come se stesse lasciando lui e non Jared.
“Diglielo tu che non avevo alternative … diglielo quanto l’ho amato, anche se non servirà a niente … spiegalo a tutti i nostri amici, loro capiranno e se anche ciò non dovesse accadere, non posso più farne a meno … Fallo Glam, me lo devi, in parte la responsabilità di questa fine sei tu … Anche se è come se non sentissi più alcun dolore … i miei sogni erano davvero fragili, se restassi ne morirei …”
Geffen tirò su dal naso, tamponandosi con la manica della camicia il sudore ed il pianto lacerante, che traboccò dai suoi cieli, in cui Jared aveva il diritto di librarsi, secondo Colin – “Ma pensa ai bambini … cosa diranno …?”
“Non li sto abbandonando … tornerò a casa, ma in questo istante potrei solo fare loro del male, forse peggio di quel bastardo … con la rabbia che ho dentro, la delusione, diventerei l’uomo che non voglio. Addio Glam.”


“Ha preso il passaporto ed il portafogli … Ha chiamato un taxi e se ne è andato.”
Jude e Robert ascoltarono Glam sbigottiti, appena capirono che era accaduto l’irreparabile.
“Ma … ma cosa ha visto Colin, perché ha fatto questo?!”
“Jude io so soltanto che avevano dei problemi da tempo … e non riguardavano esclusivamente me …” – sembrò giustificarsi.
“E tu non l’hai trattenuto?? Potevi interpellarci, lo avremmo convinto a rimanere!” – sbottò Robert, come se quell’abbandono riguardasse anche loro.
“Lasciatemi in pace!” – esplose, facendosi largo tra quella morsa di domande.
Kevin era rimasto in silenzio seduto sul davanzale, sul fondo della stanza.
“Chi lo dice a Jared … vorrei saperlo …” – “Lo farò io Jude …”
“Robert …” – “Spero che capisca … Io impazzirei.”


L’airbus atterrò a Zurigo nel pomeriggio.
Colin acquistò un biglietto di sola andata per Dublino.
Fece un paio di telefonate, ad Eamon e poi a Sonia, sperando di trovarla a casa.
Le chiese l’indirizzo e lei perplessa lo assecondò, sentendolo piangere disperatamente.
“Posso restare da te? … Solo pochi giorni …”
“Va bene … Colin ascolta, perché non vai dai tuoi?”
“Loro adorano Jared … mi tormenterebbero ed a me serve soltanto una comprensione come la tua Sonia … Ti prego …”
“Ok, ok … Il mio recapito ce l’hai, a che ora pensi di arrivare?”
“Alle otto di stasera …”
“Ti aspetto.”


“Ehi ragazzo, come andiamo?”
“Rob … ma ho dormito tutto il giorno? … Dov’è Colin?”
Downey prese un lungo respiro, aggrottando la fronte e congiungendo le mani gelide, mentre si accomodava sul bordo del letto.
“Tesoro vedi … è complicato …”
Jared di rimando si girò su di un fianco, come per ascoltare con maggiore attenzione la spiegazione di Robert.
“E’ con Isy … vero?” – chiese con un mezzo sorriso poco convinto.
“No … no, lui non è più qui, ha preferito andarsene.”
“Andarsene …?”
“Sì Jared, abbiamo parlato, dopo il tuo malore e mi ha chiesto di comunicarti la sua decisione.” – intervenne Geffen, unendosi a loro, per risparmiare a Downey quella penosa rivelazione.
“Grazie per essere intervenuto Robert, ma sono io quello che gli deve chiarire la scelta di Colin.”
“Ma siete ubriachi??!” – protestò a quel punto Jared, in preda ad una nuova crisi di ansia.
“Ti stiamo dicendo la verità … Jay ascoltami …”
“NON VOGLIO ASCOLTARTI, IO VOGLIO COLIN!!!”



Il cottage di Sonia era ben curato nei dettagli.
Colin passò dall’emporio a farle la spesa, presentandosi sulla soglia con due pacchi di provviste.
“Non conosco i tuoi gusti, ma spero di non avere preso delle cantonate …” – disse sgranando gli occhi, mentre varcava l’ingresso e posava i suoi acquisti.
“Benvenuto … ma non dovevi, mica ti faccio pagare l’affitto … e poi ti fermerai poco, giusto?” – e sorrise simpatica abbracciandolo.
Il suo pancino era appena accennato e Colin lo sfiorò con emozione – “Come state?”
“Bene …” – ribattè lei smarrita.
In realtà non amava essere toccata dagli uomini, in nessun modo e lo permetteva davvero a pochi, tra questi Colin, ma non senza qualche esitazione da quando era rimasta incinta.
Capiva il suo istinto paterno innato, ma voleva arginare immediatamente qualsiasi sua fantasia od aspirazione su quel bambino, che portava in grembo orgogliosa, quando girava per il villaggio insieme alla sorella.
Sonia era consapevole delle chiacchiere invidiose ed aspre di certe arpie, ma se ne infischiava alla grande.
“Dimmi di Jared, avete litigato di nuovo?”
“Non voglio parlare di lui, scusami … posso avere qualcosa da mangiare piuttosto, se no andiamo al ristorante …”
“Ti ho preparato l’arrosto al limone, mi sembra che ti piacesse a Vienna, quando l’ho cucinato per la troupe …”
“Accidenti era fantastico … neppure mia madre conosce questa ricetta di tua nonna … o era tua zia?” – chiese ritrovando il sorriso.
“Mia zia. Il tavolo è pronto, vogliamo passare nel mio modesto tinello? Ahahahh”
“Questo tuo nido sa di speciale … in certi labirinti lussuosi ci si perde più di quanto si creda, sai?” – pensò ad alta voce, incupendosi nuovamente.
“Posso immaginarlo Colin … vedrai che rimpiangerai la tua reggia, quando ti rivolterai come un salmone, sopra il divano!” – e glielo indicò scherzosamente.
“Andrà benissimo Sonia. Grazie di cuore.”







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