mercoledì 23 novembre 2011

GOLD - CAPITOLO N. 301

Capitolo n. 301 - gold

http://www.youtube.com/watch?v=s6VaeFCxta8&ob=av2e


Hopper raggiunse Geffen in ufficio.
Dovevano discutere di alcune cause, che l’avvocato di Boston avrebbe seguito.
“Grazie per il lavoro Glam … Anche se adoro restare il più possibile con Jamie, devo pensare anche alle nostre esigenze e continuare ad andare in aula, così non gli rompo le palle a giornata.” – e rise sereno.
“Sono felice che le cose vadano per il meglio, poi sei un eccellente collaboratore, come potrei non darti qualche grana da risolvere?” – e sistemando dei fascicoli, vide una chiamata sul cellulare, in modalità silenziosa.
“Scusa Marc, devo rispondere, è la mia fondazione ad Haiti.”


“Un’inaugurazione? … Glam, ma quando?”
“Jared si tratta di un paio di giorni, il console americano ha insistito, perché ci fossi anche tu, questioni di immagine e pubbliche relazioni. Dillo a Colin, potreste farvi una breve vacanza …”
“Colin ha appena iniziato il nuovo film, si alza ogni mattina alle cinque e quando torna ringhia come un ippopotamo a dieta!” – e risero.
“Guarda io ho lasciato la cosa in sospeso, ma non posso mancare, troverò una scusa per te, anche se c’è in ballo la nuova ala chirurgica ed i fondi a disposizione sono ridotti all’osso, è una gara con altri centri, diciamo che ci sono dei privati che apprezzerebbero una tua comparsata.”
“Capisco … francamente sai cosa vorrebbe dire … cioè Haiti, io mi sento a disagio Glam, non voglio deluderti però …”
“Non lo faresti comunque, stai tranquillo, troverò il modo …” – “No aspetta, ma Kevin lo sa, viene con noi?”
“Devo ancora avvisarlo … senti ci aggiorniamo, tu informa Colin, magari riesce a liberarsi e ci andiamo tutti e quattro, ok?”


“Daddy, ma quale è il problema? E poi Lula ha appena iniziato la scuola, sai che ci tiene ad essere accompagnato da uno di noi due.” – disse pacato il compagno di Geffen, mentre questi si sentiva sulle spine.
“Pensavo che ti desse fastidio questa cosa, di me e Jared, che torniamo sull’isola … Mi sento stupido …”
Il giovane lo abbracciò, dandogli un lungo bacio – “Ho piena fiducia in voi, se non l’avessi capito e poi è per un’ottima causa …”
“Questo è sicuro …”
“E Colin? Viene?”
“No, è davvero impegnato su quel set, non può mollarli neppure per un’ora.”
“Ti aiuto a preparare la valigia, chiamo il nostro Lula, sceglieremo delle camicie orrende ahahahhah” – e lo trascinò nella camera armadio, per quella divertente selezione.


Farrell parcheggiò nel parco, scaricando dal suv una serie di giocattoli per i figli, che lo accolsero con estremo entusiasmo.
“Jared sono a casa!”
Il cantante spuntò dalla cima delle scale, facendogli cenno di salire.
Appena Colin varcò la soglia della biblioteca, dove Jared sembrava essersi rifugiato, si strinsero forte l’uno all’altro.
“Ehi cucciolo … Scommetto che volerai da solo con Glam sino a destinazione, vero?” – e sorrise.
“Tu … non sei arrabbiato per questo viaggio a sorpresa …?”
“Perché dovrei?”
“E’ una situazione … strana, cioè mi sembra di farti un torto Cole …”
“Jay, ascoltami. Io trascorro molte ore con Justin, mi pare che abbiamo superato questa faccenda, dimostrando la nostra maturità di coppia. Sono convinto che ci riusciremo anche con Glam, non pensi?”
Jared annuì, baciandolo profondamente.
Chiusero a chiave, spostandosi sul divano, dove Colin aveva dormito tante volte, quando erano divisi da assurdi litigi.
Era l’ideale per farci l’amore, fingendo di non sentire le urla di miss Wong, che li chiamava per la cena, rimandata per loro dopo mezzanotte.


“Ehi chi si vede, shopping mattutino anche per te? Ciao Jamie.”
Kurt si tolse gli occhiali scuri, agganciando il casco semi integrale alla moto, che il ballerino stava scrutando.
“Ciao … bel bolide …”
“E’ un po’ vecchiotta, ma è sempre una grande signora.” – esclamò, dando delle pacche leggere, sul serbatoio cromato della sua Harley Davidson.
“Io ho preso l’autobus … sono pigro a guidare.”
“Se vuoi farci un giro ho l’elmetto di riserva, forse ci troverai qualche capello di Jared, ovviamente tinto, ma non penso sia un problema ahahah”
Jamie provò una strana sensazione allo stomaco: Kurt era affascinante, doveva riconoscerlo ed anche simpatico.
“Ok, ti posso offrire un caffè? Ho un gossip fresco fresco, Geffen e Leto in volo per Haiti, causa evento benefico, cosa ne pensi? La storia la conosci?”
“Più o meno …”

Le tazze avevano delle forme curiose e tinte vivaci, Jamie ci giocherellava, ascoltando gli aneddoti di Kurt.
“Non sono affari miei, se Colin e Kevin si fidano, non vedo quale sia il problema.”
“Hai ragione Jamie, la fiducia è alla base di tutto … Ma … se Marc facesse un giro con me per New York, magari dopo un’udienza, tu come reagiresti?”
Cross si irrigidì, ma mantenne un tono serafico – “Il nostro legame mi dà garanzie che tu neppure immagini Kurt.”
“Sì … comprendo …”
“Comprendi cosa?” – chiese secco.
Kurt sbuffò debolmente – “Che … che c’è sintonia tra voi …”
“C’è molto di più.”
“Senza dubbio … vuoi una di queste?”
“No, troppi semi di sesamo, vomiterei.”
“Mi dispiace, sei allergico?”
“Assolutamente no, faccio una terapia e mi sono vietati diversi cibi.”
“Ti sei stirato qualche muscolo? Sai anch’io assumo antidolorifici a causa di un vecchio incidente e …” – “No, sono sieropositivo.”
Kurt per poco non si strozzò con la brioche, che stava masticando golosamente.
“Vedo che non lo sapevi … Fa niente, non mi vergogno di ciò che sono, sai?”
“Jamie … sono mortificato …”
“Ma davvero? Guarda, io non voglio esserti amico. Sei un gran bel ragazzo, lo ammetto, ma sei anche un gran bello stronzo!” – ed alzandosi lo salutò di sbieco – “La colazione la offro io, ciao Kurt.” – senza dargli ulteriori possibilità di replica.


Hopper stava sottolineando i passaggi salienti dell’arringa, che avrebbe usato nel pomeriggio, a chiusura di una complessa diatriba tra società finanziarie, in lotta per un brevetto.
Si tolse gli occhiali da lettura, accartocciando i fogli, che aveva scarabocchiato nel prendere appunti, quando ricevette uno strano sms.
Kurt gli chiedeva di vedersi fuori città, in un locale piuttosto isolato.
Lo chiamò per rifiutare l’invito, ma l’altro fu abbastanza insistente da convincerlo, nonostante le reticenze dell’avvocato, a presentarsi puntuale in quel luogo che Marc non conosceva affatto.


L’aereo stava atterrando e Jared ebbe un sussulto, nel vedere il paesaggio sottostante immerso nel tramonto.
Sembrò ripiombare all’anno precedente, quando impresse nella propria mente la stessa immagine rassicurante e luminosa, mentre abbracciava Glam, in quel mercatino di frutta e verdura.
“Dio …”
“Che c’è? Non ti senti bene?” – chiese gentile Geffen.
“Ho … ho un po’ di nausea …”
Glam gli strinse il polso – “Chiudi gli occhi Jared e fai un bel respiro, ok?”
Lui scosse la testa, seguendo il suo consiglio.
“Ci siamo quasi … come andiamo mascalzone?” – e sorrise, vedendo che il suo incarnato perfetto riprendeva colore.
“Insomma … nella mia vita avrò fatto settemila spostamenti, anche in scatole di sardine, non so cosa mia sia preso.” – sembrò scusarsi.
“Emozione, io ho lo stomaco chiuso in compenso, ma ci aspettano a cena, con le delegazioni, ti sei portato uno smoking?”
“Ehhh??? Ahahahha nooo ho jeans neri strappati, che mi ha regalato Kurt ed una t-shirt trasparente, cosa ne pensi come abbinamento?”
“Penso che Kurt farebbe meglio a tornarsene a New York.” – disse perplesso.
“Come mai Glam?”
“No niente.”
“Guarda che Kurt ed io siamo solo amici e … ma che cazzo sto dicendo? Mi sto giustificando, roba da matti …” – replicò nervosamente.
Geffen scoppiò a ridere – “In compenso ti sei distratto e non hai fatto disastri, anche se avevo già pronto il sacchetto …” – e sogghignò mostrandoglielo.
“Falla finita uffa … antipatico!” – e sporgendosi gli diede un bacio sulla guancia sinistra.
“Grazie … su andiamo.”


I suoi capelli corvini erano scompigliati dal vento tiepido: Kurt sembrava assorto e concentrato, mentre aspettava Marc, appoggiato ad un muretto in mattoni chiari.
Quando Hopper scese dall’auto, gli andò incontro a passo veloce.
“Ciao Marc …” – disse con una sottile trepidazione.
“Ciao. Si puo’ sapere cosa succede?” – ribattè Hopper, con fare scorbutico.
Kurt deglutì a vuoto, indietreggiando, come a fargli strada verso il bar a pochi metri da loro.
“Non voglio bere ed ho fretta Kurt, quindi sbrigati a darmi le tue spiegazioni.”
“Veramente … sono soltanto preoccupazioni …”
“A che proposito?”
“Senti, stamattina ho incontrato per caso Jamie, gli ho offerto un caffè e …”
“Un caffè?? Stammi a sentire Kurt: gira al largo da Jamie, lui non ha bisogno di stressarsi con le tue manovre, come al pranzo da Meliti, noi sapremo sopravvivere anche senza la tua magnifica presenza!”
“Cosa diavolo stai farneticando?? Avermi scopato un paio di volte non ti dà il diritto di insultarmi in questa maniera!”
“Io non ti ho …” – ringhiò, per poi bloccarsi, riprendendo fiato.
“Ok, hai ragione Marc, abbiamo fatto l’amore … E so come mi giudichi, per te sono un bastardo, però … io ci tengo a te e sapere che Jamie è sieropositivo … almeno prendi delle precauzioni?”
Hopper si passò le dita tremanti sulla nuca – “No.”
“No!!??”
“No. Lo amo come non ho mai amato nessuno, lui è stato ingannato e non si meritava questa condanna, ma ora ci sono io, le cure di Foster, che a mia volta seguo scrupolosamente, ma tutto ciò non ti riguarda Kurt.”
“Tu segui … sei stato contagiato?”
“No, stavo parlando di prevenzione, una specie di barriera contro il virus, un protocollo sperimentale, ma ripeto, non voglio renderti partecipe delle nostre scelte.”
“Tu sei un incredibile stupido … un pazzo Marc …”
“Di cosa ti stai rammaricando? Del fatto che non potrai più prendermi in giro, seducendomi, con la tua insindacabile esperienza?” – affermò acido.
“Ce l’hai ancora con me, vero? Ti sei preso il primo relitto di passaggio e …” – ma un ceffone lo zittì, facendolo sanguinare dal naso.
“Torna dal tuo dottore personale, il vecchio Cody saprà medicarti a dovere!” – e se ne andò furente.





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