lunedì 18 giugno 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 133

Capitolo n. 133 - Sunrise


L’acqua della piscina si increspava tra mille luminescenze dorate, nella brezza di quel tardo pomeriggio.
Geffen gettò giacca e cravatta su di una sdraio ed azionò il comando a distanza delle porte scorrevoli, notando che erano già aperte.
Entrò con circospezione, aprendosi in un sorriso quando vide chi le aveva già spalancate.
“Jared …”
“Ehi …” – gli corse incontro, alzandosi dal pianoforte, dove stava eseguendo una ballata piuttosto melodica – “Bentornato, ho saputo da Marc che è andata bene per Lula” – e si strinse a Geffen, emozionato per il buon esito della causa di divorzio.
L’avvocato era esausto, ma specchiarsi nelle iridi di Jared era come rinascere, per lui, ogni volta.
“Abbiamo superato i rancori … lo spero per nostro figlio e per il futuro di Kevin” – replicò sereno.
Leto lo prese per i polsi, con velata allegria – “Vieni, sediamoci, sarai stanco, ho preparato una bibita fresca Glam …”
“Sei un tesoro, grazie, ma … cosa ci fai tu qui?”
“Ecco … ti ho riportato le chiavi, credo sia giusto e”
“Aspetta” – lo interruppe Geffen rialzandosi, per dirigersi ad uno scrittoio, dal quale estrasse un plico.
“Glam spero di non essere stato inopportuno, solo che ho pensato”
“Quando ho detto che questa casa è tua, Jared, non era una battuta: sai che l’ho acquistata, con la caletta, vero?” – chiese sorridente.
“Sì …”
“Mi sono riservato il diritto di viverci, ma la proprietà appartiene a te. Puoi farne ciò che vuoi, tranne … buttarmi fuori!” – e rise, passandogli il fascicolo, dove il cantante constatò quanto Geffen stava affermando.
Con stupore, schiuse le labbra, in maniera innocente, quanto spontanea.
Geffen inclinò la testa, rendendosi conto che lo stava letteralmente ammirando: “Ti amo troppo Jay …” – mormorò, diventando di colpo triste.
“Glam …”
“Non importa …” – si schernì, gli occhi lucidi, allontanandosi da lui o almeno provandoci, ma con Jared era semplicemente inutile.
Si riabbracciarono, tremando.
“Non volevo lasciarti Glam con il mio gesto … Pensavo di non avere più alcun diritto di tornare qui, come prima, dopo che ho scelto Colin …”
“Ed è con lui che dovresti essere Jared …” – disse debole, spostandogli i capelli dalla fronte, per posarvi un bacio, con quella consuetudine dolce, che sembrava essere divenuta un rito tra loro.
“Sono preoccupato per te” – ribatté, la voce spezzata, la sua bocca troppo vicina a quella di Geffen.
“Non ho perso Lula, è una gioia immensa, quindi basterà a dare un senso ai miei giorni, non chiedevo altro, non più almeno …” – ed appoggiando il capo sulla spalla di Jared, Glam sembrò spegnersi, seppure non avesse mai smesso di cullarlo, sentendo i battiti dell’altro, rimbombare nei propri, intensi e nitidi, quanto l’azzurro dei reciproci sguardi.


“E’ con lui che vorresti essere, vero Kevin?”
Tim glielo domandò, chiudendo secco la blindata del suo loft, seguito dal bassista, che si sentiva a pezzi.
“Sai cosa ti dico …? Ho solo voglia di sbronzarmi.”
“Per i sensi di colpa? Ne avrai in eterno verso Geffen!” – sbottò, liberandosi della camicia e restando scalzo, a dorso nudo, si sentiva bruciare.
Kevin inspirò a fatica.
“Non posso cancellare gli anni trascorsi con Glam, non ci riesco, non con un colpo di spugna Tim.” – si giustificò serio.
Il ragazzo scrollò le spalle – “Nessuno ti chiede una cosa del genere!”
“A me sembra il contrario … L’ho colpito nel suo unico punto debole, cioè Lula, volevo che soffrisse, che almeno temesse di perderlo, perché ero troppo accecato dall’ira, per comprendere quanto male stessi facendo ad entrambi!”
“Tu non saresti mai andato sino in fondo Kevin … Non hai abbastanza palle per farlo, del resto il tuo rimanergli accanto quando ti trattava da schifo lo dimostra” – ribatté a mezza voce.
“Pensala come vuoi, insultami, d’altronde ci sono abituato, no?! Abbiamo avuto momenti felici, seppure tu possa non credermi Tim … Glam ed io siamo riusciti a superare ostacoli tremendi e quando sono stato gambizzato, lui non mi ha lasciato un istante, anzi, ce ne siamo andati da qui, nello chalet in Svizzera e se ci fossimo tornati, con il nostro bambino, probabilmente non avremmo mai divorziato.”
“E’ … è difficile per me credere invece che tu abbia delle intenzioni concrete, come mi hai detto Kevin … è assurdamente complicato.”
Il bassista provò ad avvicinarsi, ma Tim indietreggiò con uno scatto nervoso, trovandosi a ridosso della parete, senza scampo.
“Non toccarmi”
“Voglio parlare con te … voglio che tu non pretenda l’impossibile Tim …”
“Sai …” – le sue lacrime trovarono uno sfogo – “… ho avuto dei genitori squallidi Kevin … picchiavano mio fratello più grande, mentre io non esistevo affatto per loro. C’erano serate in cui desideravo essere punito, per avere un minimo di attenzione!” – ringhiò cattivo – “Quella che sono andato a cercarmi nei bar, rimorchiando vecchi bavosi squallidi, non mi importava se avessero del denaro, volevo soltanto una carezza!” – gridò disperato.
“Mi dispiace Tim …”
“A tutti dispiace, ma nessuno fa mai un cazzo per tirarti fuori da una simile merda Kevin!!”
Nell’esclamare ciò, furente, Tim scivolò di lato, afferrando Kevin per un braccio e spingendolo fuori dall’appartamento.
“Vai da Geffen, vacci e basta!! Potrei scommettere quello che possiedo su un unico fatto: lui sta festeggiando con Jared la sua vittoria, credimi!!”


Robert si inginocchiò per raccogliere Camilla, accucciolata sopra il tappeto, insieme a Jude, dove si era assopita insieme a lui, avvolti in una coperta in stile scozzese.
Downey sorrise: nonostante le lunghe giornate sul set, il compagno riusciva sempre a trovare un’ora per giocare con la piccola, incantando l’americano con le sue premure generose.
Baciò i suoi capelli biondi, sfiorando la stempiatura di Jude con le labbra morbide, al sapore di cioccolato: ne aveva preparato una tazza per tutti, con della panna fresca.
“Me la mangerò io …” – sussurrò complice all’orecchio dell’inglese, che si stiracchiò sorridendogli – “Provaci e ti terremo il broncio, Camy ed io, sino alla prossima primavera!”
“Ah lo credo bene …” – e rise, luminoso e bellissimo.
“Ti amo Rob … Ti amo tanto” – e lo strinse forte al petto, coinvolgendo anche Camilla in quella comunione amorevole.
“Voglio sposarti tutta la vita Jude Law …”
Si baciarono, svegliando anche la cucciola.
Jude si commosse.
“Grazie per avermi dato una famiglia Robert …”
“Non devi essere grato per qualcosa in cui tu sei fondamentale … Senza di te, io non potrei esistere … Mai.”


Quando Kevin lo vide, ebbe un tuffo al cuore.
La scommessa l’aveva vinta Tim, anche se Jared stava correndo verso il suv, per non inzupparsi di pioggia.
Aveva il cappuccio della felpa alzato, ma appena salì in auto, abbassò il finestrino oscurato per pochi secondi, sufficienti a Kevin per constatare il suo pianto.
Partì velocemente, lasciando il giovane nel dubbio sull’esito di quell’incontro con Glam, da parte del cantante.
Forse avevano avuto una discussione, ma ritrovandosi al cospetto di un Geffen cordiale e rilassato, Kevin rimase confuso.
“Ciao …”
“Kevin … entra pure, che succede?”
“Non posso certo dirti che passavo di qui per caso Glam …” – sorrise imbarazzato.
“Temo di no … Vuoi un caffè?”
“Sì … Sì, grazie.”
“Mettiti comodo, faccio in un minuto.” - e sparì in cucina.
Kevin notò gli spartiti, con la grafia di Leto.
Accennò poche note, rendendosi conto di non conoscere quel pezzo.
“E’ il nuovo album di Jared?” – chiese a Glam, appena l’uomo rientrò nel living.
“Pare di sì … un progetto interessante.”
“Ne fai parte?” – domandò perplesso.
“In che senso Kevin?”
“Non saprei … lui va e viene da questa casa, anche ora …”
“Sì, accade, ma non è come pensi, non lo è più da quando ha preferito Colin a me, solita storia, andiamo avanti.” – replicò diretto, fissandolo.
“Jared ha questo … talento, di lasciarvi sospesi, facendovi impazzire ancora di più per lui, vero?”
“Cosa mi dici di Tim, invece?” – disse calmo.
“L’ho deluso, come qualsiasi divorziato con il nuovo partner … un classico.” – e rise amaro.
“Deluso? Come mai?”
“Sono ancora innamorato di te daddy.”
Geffen si alzò dal divano, dove Kevin rimase.
“Finisci il tuo caffè e poi vai da lui.”
“E’ un consiglio oppure un ordine, Glam …?”
“E’ quanto ho da dirti Kevin.”
“Stamattina quando Lula ha detto …” – si interruppe, sollevandosi, dopo avere trangugiato la bevanda calda – “… il nostro bimbo ha detto che tu gli hai regalato un secondo papà …”
Geffen prese fiato, soffocando le sensazioni innescate dal comportamento di Kevin.
“Sono stato questo … un dono?”
“Certamente Kevin …”
“Lula avrebbe dovuto saldare il nostro rapporto …”
“Per un tempo considerevole l’ha fatto Kevin.”
“Ma a te non è bastato Glam …”
“Tim è”
“Smettila di parlare di Tim!!” – urlò affranto.
“Non posso Kevin … lui è il tuo futuro io sono il passato, per giunta pessimo.” – puntualizzò, immobile.
Kevin annullò la distanza, brandendo il suo volto, segnato da molte cose.
“Sai che non è così daddy …”
Di contro Geffen afferrò i polsi di Kevin, senza irruenza, per staccarsi da quel contatto.
“Non posso obbligarti a dare una possibilità a Tim, anche se so che la merita, ma tu ed io siamo e resteremo i genitori di Lula, nient’altro.”
“Glam …”
“Domani partiremo per la montagna, Jared era qui anche per questo. Per nostro figlio sarà l’ideale averci con lui, anche se separati e sono sicuro che gli farà piacere divertirsi con Tim.”
Kevin annuì, tremando – “Ho sempre pensato che considerarti un padre, Glam, fosse come una mia esclusiva … Ora me lo ricordi, come ruolo, nel raccomandarmi quello che è meglio fare, oltre a decidere per tutti”
“E’ il mio destino, evidentemente … Ci troviamo da Antonio, alle tre del pomeriggio, Lula è già dal nonno.”
“Sì … ovviamente.” – disse mesto, andandosene, in un tramonto dai toni inquieti, come i loro respiri, nel salutarsi.






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