giovedì 14 giugno 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 132

Capitolo n. 132 - sunrise


La sabbia era tiepida.
Camminarci sopra a mezzanotte stava diventando un’abitudine per Geffen.
Guardava ogni tanto la luna, quasi a controllare se seguisse o meno i suoi passi scalzi e lenti.
Quelli di Scott arrivarono alle sue spalle più celeri e decisi.
“Ehi, mi chiedevo dove ti fossi cacciato!” – e rise.
“Stavi telefonando, non volevo disturbarti Scotty …”
“Non era importante”
“Sul serio? Pensavo il contrario”
“Una situazione lasciata in sospeso prima di partire per il Congo, ma l’ho risolta.”
“L’hai chiusa Scott?” – chiese fermandosi, fissandolo.
“Sì Glam … Finisce sempre così, non riesco a legarmi.”
“Perché non hai ancora trovato chi non lo pretenderebbe, qualcuno per cui desidererai farlo spontaneamente.” – sorrise, proseguendo quella passeggiata senza meta.
“Hai … hai mai preteso qualcosa, tu, da Jared?” – esordì secco, restando immobile.
Geffen si girò, come incuriosito da quella richiesta.
“No, non penso di averlo mai fatto.” – replicò calmo.
“Allora cosa non ha funzionato, tra voi?”
“Se l’avessi saputo, forse avrei risolto, ma …” – scrollò la testa – “Chi voglio prendere in giro? So tutto di lui, anche l’ampiezza dei suoi respiri, il colore delle sue risate … mi manca da morire, però adesso è tardi … ed è inutile piangersi addosso, assolutamente inutile Scott.”
“Ti ho sempre visto combattere per vincere”
“Non con Jared, non funziona così … Proprio lì, dove sei tu ora Scotty, ci siamo … ci siamo sposati … A modo nostro ovvio” – rise mesto – “E’ stata l’alba migliore della mia vita, perché ho letto negli occhi di Jared lo stupore innocente di chi vede realizzare un sogno inseguito da un tempo immemore … Peccato fosse solo il mio sogno, ma va bene così … Non importa. Non importa …” – ripeté sommessamente, riprendendo la via del ritorno.


Ellen fece un paio di telefonate, ricontrollò gli appunti e finì il caffè, ormai freddo.
Vide in fondo al corridoio Geffen, arrivare con Denny ed Hopper.
Le si avvicinarono, salutandola distrattamente.
“Ti sei portato i rinforzi Glam?” – chiese arcigna.
Lui non le diede retta, preferendo entrare subito in aula.
Kevin giunse pochi istanti dopo, tenendo per mano Tim: il contrasto tra i due era l’abbigliamento.
Kevin elegantissimo, ma rigido, Tim sportivo e disinvolto.
Inaspettatamente spuntò anche Scott, insieme al collega cardiologo, che aveva operato le bambine africane.
Kevin lo squadrò in male modo, ma Tim gli diede una gomitata.
“Che c’è?” – chiese a bassa voce il bassista.
“Sono amici e Glam potrebbe sentirsi male oggi, non ci hai pensato?” – replicò lui severo, ma con le iridi lucide.
Kevin lo strinse a sé, come se fosse un istinto, che non poteva soffocare.
La Madison tossì passando loro oltre, come a richiamare Kevin alla compostezza.
Entrò Millet.
“Buongiorno a tutti. La seduta è aperta. Accomodatevi.”
“Vostro onore”
“Un momento miss Madison.” – la zittì.
Lei si rimise a sedere.
“Ho esaminato i fascicoli e le vostre richieste, ma necessito di un parere esaustivo, dal diretto interessato.”
Kevin e Glam si fissarono.
“Mi sono permesso di fare visita al signor Antonio Meliti di prima mattina e con lui, nonché la signora Pamela, ci siamo spostati all’istituto privato Ghesly ed abbiamo accompagnato qui Lula. Agente li faccia entrare, grazie.”
Lula scortato dal nonno e da Pam fece il suo ingresso, tra il vocio generale dei presenti.
“Ciao William …” – disse dolce Millet.
“Ciao giudice!” – rispose lui sereno, dopo avere fatto un cenno simpatico ai genitori.
“Posso chiamarti Lula?”
Il bimbo annuì.
“Mi hanno detto che hai ottimi voti.”
“A parte Storia … non mi piace il passato, preferisco il presente ed il futuro.”
“Capisco … posso chiederti il motivo?”
“Beh … Da piccolo avevo spesso paura, ero solo … cioè c’erano tanti orfani come me, ci giocavo, ma poi la notte facevo brutti sogni e nessuno mi dava le coccole.”
“Ah ecco”
“Poi però è arrivato papà Glam e tutto è cambiato!” – disse felice.
“Sì certo … Lui è in gamba, giusto?”
“Lui è un super papà e mi ha regalato un altro super papà!”
“Kevin …?”
“Certo.”
“Lula tu sai che i tuoi … super papà” – Millet sorrise – “hanno qualche problema?”
“Mmmm sì … Ci sono stati un pochino di pasticci …”
“Quali pasticci Lula?”
“E’ un segreto, mio e di Violet.” – disse piano.
“Ok, chi è Violet?”
“La mia fidanzata! E’ la figlia di zio Jared e zio Colin.”
“Jared già”
“Lo conosci?”
Geffen picchiettò sulla scrivania, Lula lo guardò immediatamente – “Tesoro devi dare del lei a vostro onore” – disse con un sorriso amorevole.
“Scusa papà. Lei conosce zio Jared?” – ed ammiccò adorabile.
“Va bene anche il tu, Lula. Sì, ne ho sentito parlare …”
“Ok …”
“Ascoltami Lula, i tuoi papà ti amano e vogliono assicurarti un avvenire sicuro.”
“Sì lo so.”
“Papà Kevin è giovane, penso tu faccia molte cose con lui.”
Lula aggrottò la fronte, facendo correre i suoi carboni da Glam a Kevin, che non respirava neppure più.
“Le stesse che faccio con papà Glam …”
“Sì … Sì, lui ha parecchie risorse.”
“Risorse …?”
“Non ti fa mancare nulla intendo, Lula.”
“Lui fa ogni cosa con me, gioca, nuota, mi aiuta nei compiti, mi porta a scuola, poi andiamo a mangiare la mega pizza da Barny, al cinema, al parco.”
“Voi due soli?”
“Spesso sì, a volte c’è pure Vassily!” – e lo indicò in fondo alla sala.
Millet si sporse – “Ah … l’armadio …”
Lula scoppiò a ridere, poi fece un bel respirone, togliendosi le scarpe.
“Che fai William?”
“I miei papà dicono che non si devono sporcare le sedie …” – e raccolse le gambe, appoggiando i talloni al bordo della poltrona.
“Hanno ragione …”
“Vostro onore … So cosa volete fare.” – disse serio.
“In che senso Lula …?”
“Tu sei simpatico, mi hai detto a scuola che devi capire cosa è meglio per me, giusto?”
“Infatti.”
“I miei compagni mi hanno raccontato delle storie brutte, ma io voglio credere a te, non farai una scelta brutta per me.” – affermò scrutandolo.
“Lula mi impegno a non deluderti.”
“Quando i grandi litigano, sono i figli a rimetterci sempre, me lo ha spiegato Tommy.”
“Un tuo amichetto?”
“Più o meno … Comunque …” – e guardò nuovamente Geffen – “Io non lascerò mai papà Glam, qualunque cosa accada: rimarrò al suo fianco per tutta la mia vita, in un modo o nell’altro.” – ripuntò serio Millet – “Era giusto che tu lo sapessi giudice.”
Una lacrima scese sullo zigomo di Geffen e Lula corse ad asciugargliela, sorridendo, per poi appendersi al suo collo.
“William …”
“Sì giudice?” – ribatté voltandosi radioso.
“Le tue Adidas …” – e Millet indicò le calzature rimaste al banco dei testimoni.


“Sei stato all’altezza, un vero ometto!” – disse Antonio, soffiandosi il naso per la commozione, che si sforzava di nascondere a Lula.
Lui gli faceva le mossettine, in braccio a Pamela, nella saletta antistante l’aula ormai deserta.
Millet si era ritirato per deliberare.
Kevin era stravolto, accovacciato sotto ad un finestrone, con Tim accanto, una sigaretta spenta tra le dita gelide.
Geffen si era spostato con Marc e Denny in un ufficio, dove una segretaria aveva portato del caffè.
Scott era rientrato in ospedale per un’emergenza, dando a Glam un tubetto di tranquillanti, nel caso si agitasse durante la sentenza.
La Madison scarabocchiava su di un block notes, assorta nei propri pensieri, rimanendo su di un divanetto poco distante da Meliti.
Lula le si avvicinò.
“Ciao signora …”
“Ciao … Lula.” – disse lievemente imbarazzata.
“Posso farti un disegno?”
“Certo …” – e gli passò il quaderno.
Lula tracciò le linee di un arcobaleno.
Fece una smorfia buffa – “Non hai dei colori per favore?”
“Purtroppo no Lula …”
“Invece dovresti, sai?” – le sorrise – “Se ti mancano è perché non li cerchi: i colori ci sono sempre, esistono, devi solo trovarli.”
“Te lo ha …” – esitò – “Te lo ha detto papà Glam?”
“Sì!” – e rise solare.
“Sei fortunato …” – mormorò sincera.
“Lo so. Anche lui, però! Ed anche papà Kevin!” – esclamò orgoglioso.
“Sicuramente Lula.” – e la donna si sciolse in un bel sorriso.

“Oggi nevicherà a Los Angeles” – bofonchiò Meliti.
“Ombre taci, el nino sta compiendo un miracolo!” – sussurrò Pam, ridacchiando.

L’assistente di Millet richiamò tutti.

“E’ sempre spiacevole vedere una coppia litigare, sino a separarsi per delle incomprensioni insormontabili. Per me non esiste differenza tra legami etero e gay, credo sia risaputo, quindi il mio giudizio non verrà inficiato da alcun dubbio in merito.” – fece una pausa.
Guardò Lula, in piedi tra i due tavoli e, soprattutto, tra i suoi padri adottivi.
“Avete cresciuto vostro figlio nella maniera migliore: è educato ed estremamente … carismatico” – arrise bonario, ma poi ridivenne autorevole.
“In assenza di opposizioni, convalido l’istanza di divorzio tra le parti. Decreto l’affido condiviso, confermando la residenza attuale per il minore, presso la quale il signor Geffen potrà stabilirsi oppure trasferire il figlio alla propria, attualmente in Palm Springs, a settimane alterne. Le vacanze estive ed invernali seguiranno la stessa cadenza, da un anno all’altro. Le spese ordinarie e straordinarie inerenti l’educazione, la salute e la crescita dello stesso, andranno divise equamente. Così è deciso, l’udienza è tolta. Auguri Lula …”
“Grazie signor giudice!” – e con un saltello, rivolò tra le braccia di Geffen, che cercò subito Kevin con lo sguardo.
Il bassista si alzò lentamente.
“Scusami Glam”
“Kevin …”
Lula si allungò verso di lui, che lo strinse forte, singhiozzando improvviso.
“Papà Kevin non sei contento?”
“Sì … sì certo amore mio …”
Tim si fece avanti, timidamente.
Geffen gli diede una carezza, poi se ne andò, chiedendo a Pam di tenere Lula fino a sera.







LULA

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