mercoledì 6 giugno 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 126

Capitolo n. 126 - sunrise


Il tepore di quella casa stava aiutando Jude a dimenticare Los Angeles.
Downey aveva appena messo Camilla a dormire, dopo un pranzo a base di pesce.
Tornò dal compagno, senza fare rumore.
“Ehi …”
“Ciao Jude” – mormorò, sistemandogli la coperta ed allungandosi al suo fianco, sopra il divano in damasco rosso.
“Niente favola …?”
“E’ crollata prima che aprissi il libro” – sorrise, accogliendo Jude sotto la sua ala, baciandolo piano tra i capelli: non avevano più fatto l’amore.
“Ok …” – sospirò l’inglese, che si stringeva a Robert, come se egli fosse un’ancora di salvezza continua.
“Tesoro … Jude ascoltami …”
“Sì …?” – e lo fissò, sgranando i suoi occhi così belli, da mozzare il fiato a Downey.
“Jude io … io devo parlarti di una cosa, che ho qui” – ed indicò il centro del proprio petto – “Un peso Jude …”
Law rimase in silenzio, immaginando il discorso dell’altro, rimandato troppo a lungo ormai.
“Riconosco … i segnali Jude, l’imbarazzo … La vergogna che una persona puo’ provare, anche con chi ama e rispetta, l’impossibilità di confidarsi, non per mancanza di fiducia, ma per il senso di inadeguatezza.” – parlò con calma, sfiorando con quel tono amorevole il cuore di Jude.
“E’ … è per lo schiaffo che ho dato a Colin …?”
“Sì … certo …”
Jude si sentì in trappola, ma desiderava liberarsi di quel segreto ad ogni costo.
Rivelarsi, però, avrebbe creato un mare di problemi.
Robert aveva capito che il colpevole era Colin, dunque?
Law non faceva che ripeterselo, il cervello in fiamme.
“Rob io …”
“Amore, forse non ti senti pronto, però devi fidarti di me … Nell’altra stanza c’è la nostra bambina e qui rimango io, non smetterò mai di esserci ed adorarti …”
Il pianto si impadronì delle palpebre di Jude, tremolanti, come il resto dei suoi muscoli.
“Quel mostro, Jude, quel mostro non ti ha soltanto picchiato, vero?” – chiese dolce, segnandogli gli zigomi con i pollici, posandovi due baci lievi, colmi di rispetto ed affezione.
“Robert …”
“Ok, non devi dirlo per forza” – e lo strinse, cullandolo.
“Robert io l’ho … l’ho detto unicamente a Glam … perché avevo bisogno di Scott … delle sue cure, capisci …?” – disse singhiozzando.
Downey lo baciò, profondamente, massaggiandogli la schiena con i palmi aperti, portandosi al tempo stesso sotto quella coltre in lana pregiata.
Quando si staccò da lui, che lo guardava con stupore, Robert prese un lungo respiro – “Hai fatto la cosa giusta Jude … Perché Glam fa un sacco di casini, però è un amico sincero ed affidabile.”
“Sì … ma era a te che dovevo rivolgermi Rob … avevo paura, della tua reazione, volevo proteggerti dal male che quel bastardo mi ha fatto …”
“L’ha fatto ad entrambi, però noi supereremo questo periodo, te lo posso garantire, sulla nostra famiglia.” – affermò deciso.
Jude sorrise finalmente.
“Mi … mi vuoi ancora Rob …?” – balbettò, affondando la bocca nella pelle lasciata scoperta dallo scollo della camicia indossata dall’americano.
“Non rinuncerò mai a te, Jude, sappilo.”


Il centro medico era dotato di una terrazza, con delle docce costruite dagli abitanti di quel villaggio piegato da guerre e carestie.
Eppure nessuno si arrendeva al destino, infondendo coraggio a chi veniva coinvolto nell’azione di volontariato, come Jared e Scott.
“Sono delle vasche in metallo, il sole scalda l’acqua al loro interno, quindi devi miscelarla con un getto fresco, altrimenti potresti ustionarti Jared.”
“Ok … e quelle brande?”
“Si dorme sotto un cielo di stelle!” – disse ridendo Scott, infilandosi nella prima cabina, coperto da un costume a bermuda.
Il tramonto infuocava l’aria.
Jared sorrise, togliendosi ciò che aveva ed imitandolo: Scott, del resto, lo avevo visto in tutti i modi quel corpo magro, ma tonico e scattante.
“Dottore non arrossisca!” – esclamò divertito il cantante passandogli una lozione, tra le sbarre delle pareti.
“Figurati …” – ribatté allegro.
“Quindi arriveremo all’alba qui Scott?”
“Per stanotte direi di sì, è tranquillo non credi?”
“A me va bene … così parliamo un po’ …” – propose timido.
“Come desideri … di Glam scommetto ahahaah”
“Tu conosci solo lui …”
“Mi racconterai di Colin allora …”
“Certo, lo farò” – disse Jared, prendendo l’asciugamano appeso fuori dallo sportello a due ante.
“C’è della frutta nel cesto, serviti pure!” – gli urlò il medico dal box.
“Grazie …” – replicò Jared, mentre si rivestiva.
Quei pagliericci erano l’uno ad un metro dal successivo, allineati in due file da quattro.
Scott si decise ad uscire dal box, libero anche da quelle braghe sgualcite, avvolto in un accappatoio multicolore – “Che pacchia … amo l’Africa!” – ed improvvisò una danza, che fece sganasciare Jared.
L’uomo, infatti, era sempre così professionale e presente a sé stesso, da risultare uno spasso in quei panni.
“Sei un incrocio tra Tomo e Shannon …”
“Maddai ahahhah io sono più alto!”
“Di Tomo non penso … i capelli insomma … i tuoi sono più biondi in effetti …”
“Mi prendi sempre in giro ragazzino!”
“Ma se ci sono soltanto otto anni tra te e me Scott …”
“Non sono pochi … C’è del cocomero?”
“Sì … te ne taglio una fetta o due?”
“Sei grazie!”
“Allora mangiatelo tutto ahahah” – e gli passò la metà disponibile.
“Ok dividiamo Jared … Sono pronto a vuotare il sacco! Chiedimi ciò che vuoi”
Jared scrollò le spalle, come intimorito – “Credo di sapere già molto su Glam …”
“Lo abbiamo vissuto in tempi diversi … Ero giovane … lo eravamo entrambi.” – disse stendendosi sereno.
Jared lo imitò, abbracciando il cuscino, girato sul fianco sinistro, mentre Scott era a pancia in su, le braccia incrociate sotto la nuca.
“Ti sei stupito scoprendolo gay?”
“No. Glam è sempre stato libero nel suo approccio alla sessualità, a qualunque forma, rispettava chiunque. Mi è venuto un legittimo dubbio si trattasse di semplice curiosità, per uno che aveva maturato centinaia di esperienze di vita, ma sbagliavo.”
“Anch’io ho avuto qualche ragazza … Colin molte di più …”
“Credevo che fosse un amore a senso unico il vostro, cioè non eravate omosessuali, ma incontrandovi … Bam! La scintilla è esplosa in voi.”
“In parte hai ragione … Nel mio passato, però, c’è stata della violenza …”
Scott si voltò a guardarlo.
“Non so se è stato a causa di quello che mi è accaduto … io non lo so Scott.”
“Jared mi dispiace …”
“Mi sono innamorato di Colin perché lui è buono, anche se mi ha ferito un sacco di volte, anche se mi ha maltrattato … e di Glam perché lui è … è così immenso … Sto facendo confusione …” – e rise, commuovendosi.
“Perché non hai mai scelto?”
“Impossibile … forse … Un Jared a cui non riesco a dare ascolto, qui dentro, l’ha fatto, lui sa dove andare, ma io … Il Jared che vedi … è probabilmente un egoista.”
“Per me sbagli … Il Jared che vedo io è altruista e generoso, ma probabilmente, la tua vita sentimentale è influenzata da molteplici fattori.”
“I miei trascorsi … la mia infanzia Scott?”
“Ovviamente … Eppure credo che la tua disponibilità verso il prossimo, possa avere offuscato una buona dose di obiettività da parte tua.”
“Verso Colin?”
“Tipica sindrome da io ti salverò!” – e rise complice – “Non offenderti Jared …”
“Affatto … credo tu abbia colto nel segno.”
“Vale anche per Glam, ma lui è anche un padre per te, lui è il papà per eccellenza, in un mastodontico contro senso, visto che i primi figli gli sono passati sotto al naso come accessori dei suoi matrimoni, fino ad arrivare a Lula … Adesso Glam è presente con tutti, sia chiaro, ma Lula … Sai a volte temo davvero che se accadesse qualcosa di grave al suo bimbo, Glam impazzirebbe, no, anzi, morirebbe.”
“Lo ama tantissimo …”
“E’ un eufemismo Jared … Va oltre la simbiosi, è un legame … ancestrale direi.”
“E ci sarà un altro pargolo Geffen tra poco …”
“Ah Sveva, sì … E’ un maschietto, me l’ha scritto ieri Glam.”
“Non lo sapevo Scott …” – disse emozionato.
“L’ha accompagnata per l’ecografia … E poi lunedì ha la prima udienza per il divorzio da Kevin.”
“Sì, di questo ero al corrente … Mi chiedo che ne sarà del mio matrimonio …”
“Lo scoprirai quando torniamo a Los Angeles, tra quindici giorni Jared.”
“Non verrò con te Scott … Vado a Parigi o Londra, ho degli amici che mi possono ospitare, lavorerò al nuovo album dei Mars.” – confidò assorto.
“Come vuoi …” – replicò perplesso.
“So cosa stai rimuginando doc … i miei figli, li sto abbandonando, secondo te?”
“No, ma sei distante da loro, il tempo passa, ti perderai la quotidianità dei gesti, i compiti della scuola, i capricci, le domande …”
“L’essere genitore … Per Bishop valgo meno di zero anche come tale, chissà cosa ha scritto nella sua relazione per Millet …”
“Tutte balle da avvocato, fregatene Jared!”
“Mi ha distrutto … così come vedere Colin e Glam picchiarsi …”
“Sapranno sopravvivere ai loro scontri fisici quei due zucconi … ma senza di te, mi sa di no Jay Jay Leto” – ed arridendo alla luna, si assopì, russando dopo alcuni secondi.
Jared rise piano, perché il contesto era buffo e piacevole; si sentì più leggero dopo quello scambio di opinioni schietto con Scott.
Si rannicchiò nel sacco a pelo, disse una preghiera per chi amava e poi si lasciò andare ai propri sogni.


Robert preparò un bagno caldo, vi si immerse dopo Jude, inginocchiandosi tra le sue gambe, senza mai smettere di baciarlo, con delicatezza.
Con altrettanta cura, iniziò a lavarlo, facendo scorrere le dita sul suo busto, che si inarcava, quando le loro bocche si esploravano maggiormente.
Reclinando il suo capo biondo all’indietro, Jude sembrava arrendersi alla dolce invasione da parte di Robert, che ormai era arrivato al suo inguine, dove esitò.
“Fallo Rob …” – gli chiese in un soffio, che sembrò animare quelle sue ciglia folte e perfette.
Downey annuì, insinuandosi fino all’apertura di Jude: avevano le labbra nuovamente sigillate, ma il suo gemito fu struggente, nel ritrovare il tocco del suo Robert.
Fu un discendere fluido delle sue falangi, che prepararono Jude ad un congiungersi così armonioso, da fare implodere il cuore ad entrambi quando accadde, un attimo dopo.
“Mioddio …!”
“Jude … Jude …”
I fianchi di Robert sembravano ritmare un movimento arcaico, che si ripercuoteva nei loro addomi, tesi ed abbronzati, resi maggiormente sensuali dai vapori e dall’acqua.
Jude si aggrappò a lui, che con il braccio sinistro lo sollevava e con il destro si puntava sul bordo, così come le sue ginocchia sul fondo della vasca.
Robert distribuiva i propri baci e la propria foga su ogni centimetro di pelle visibile di Jude, che stava già per venire copiosamente.
Quando il seme di Downey si propagò, febbrile e largo, l’ambiente sembrò saturarsi delle loro grida sommesse, mescolate a risa e lacrime per avere riconquistato il loro appartenersi, contro qualsiasi avversità.





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