lunedì 4 giugno 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 124

Capitolo n. 124 - sunrise


Geffen lo svegliò con una delicatezza, che neppure avrebbe usato con Lula.
Aiutò Jared a lavarsi e vestirsi, perché tutto gli risultava palesemente faticoso.
Il cantante si raccolse i capelli.
“Hai cambiato idea Jay …?” – chiese l’uomo sorridendo.
“Io sono io … anche così.” – replicò scrollando le spalle, debolmente, poi assunse una pasticca.
“Jared”
“Me le ha prescritte Scott, sono innocue, non preoccuparti Glam.”
“Ok … dai vieni, mangiamo qualcosa.”
“Non ci riesco.”
“Almeno quella brodaglia vitaminica …”
“Già bevuta, non mi hai visto …” – e sorrise, andando ad abbracciarlo.
Geffen avrebbe preferito una tortura, di qualsiasi genere, ma non vederlo in quel modo.


Yari andò a salutare Colin, prima di recarsi al torneo di nuoto con Misaki, ospite alla End House.
“Ciao papà, io vado.”
“Tesoro … vieni qui … Dio quanto sei cresciuto …” – e nel dirlo piano, lo strinse sul petto.
Yari lo fissò, distaccandosi con imbarazzo.
“Devi proprio farlo papà? Divorziare, intendo …?”
“Io … io non so più niente, credimi Yari.”


Bere cognac d’annata alle otto di mattina non era salutare, ma a Bishop sembrava di attutire, con quel sistema, l’impatto del lutto sulla sua vita.
Susan era una donna adorabile, lo dicevano tutti.
Se ne andò nel massimo della riservatezza, con accanto il marito, ma non l’unica figlia, ventenne e ribelle, che si era rifugiata a New York, inseguendo un’irrealizzabile sogno di artista.
Bazzicava gli ambienti “in” della grande mela, solo grazie all’assegno mensile di papà, afflitto da sensi di colpa piuttosto ovvi, legati alle sue perenni assenze, schiavo di quel lavoro, che adesso risultava essere l’unico suo punto fermo.
“Bene Geffen, a noi.” – sibilò posando il bicchiere sul ripiano in marmo del caminetto.
Afferrò la valigetta ed uscì trafelato.


“Ti ringrazio Pamela.”
Downey sorrise, passandole Camilla – “Con te sta una meraviglia, vero cucciola?” – aggiunse, lasciando trapelare un filo di ansia nel proprio tono.
“Certo che sì, vero nina? Ora diamo la pappa a Drake e poi si gioca con il nonno!” – esclamò solare.
“Ok splendori … recupero Jude nel parco e poi andiamo in tribunale, siamo in ritardo …”
“Pessima faccenda Rob” – osservò Pamela sconsolata.
“Infatti … Lo facciamo per Colin, anche se io e neppure Jude ce l’abbiamo con Jared … diremo la verità insomma … non so a cosa serva.”
“Farrell està mucho incazzato!” – e rise nell’esprimersi con quel suo gergo vivace.
“Farrell dovrebbe soltanto riavvicinarsi con dolcezza a Jared e tutto si risolverebbe, visto che sono ancora molto innamorati …”
“Dolce come big Geffen? Con Jared, ovvio!”
“Sì Pamela … sì lo so, Glam con Jared si comporta come con nessuno.” – puntualizzò con una certa costernazione.
“Ok ora vai … in bocca al lupo.”


Marc era inappuntabile, Geffen elegantissimo, Jared impaurito ed arrabbiato.
Si era isolato in un angolo, occhiali scuri e b-berry tra le dita gelide, facendo finta di consultare Twitter, dove inviò uno strano post “Il patibolo”, che i fan pensarono trattarsi di un nuovo film o libro consigliato dal leader dei Mars, nella sua consueta originalità.
Colin arrivò scortato sia da Bishop che da un collaboratore del suo studio.
Denny era rimasto a disposizione, ma esternamente, per qualsiasi evenienza.
Robert e Jude furono fatti accomodare in un posto laterale nell’aula, da un’impiegata di Bishop, mentre i gli altri transitarono subito dopo tra i banchi vuoti, piazzandosi a due scrivanie, parallele ed antistanti lo scranno del giudice Millet.
Quando fece la sua entrata, annunciato da un funzionario, che avrebbe trascritto l’intero dibattimento, i presenti si alzarono ossequiosi.
Era un uomo di colore, dall’aria simpatica ed estremamente disinvolta, nonostante si trattasse di una causa tra due gay sposati molto celebri e con parecchi figli.
La cosa colpì Jared, che notava mille dettagli, pur di non incontrare gli occhi di Colin, che avrebbe voluto solo scappare.
Ormai le parole martellanti dei suoi familiari lo stavano logorando: ognuno di loro dimostrò rammarico ed incertezza, sul compiere quel passo tanto gravoso di separarsi da Jared.
Forse era tardi per cambiare idea.

“Buongiorno … dunque vediamo, Farrell contro Leto … sedetevi prego.”
Millet prese un paio di appunti, poi si sfilò gli occhialini da lettura e si mise comodo.
“Bishop a lei la parola.” – disse secco, puntandolo con minima simpatia.
“La ringrazio vostro onore. Il mio assistito, il signor Colin James Farrell presenta istanza di divorzio dal marito, signor Jared Leto” – si interruppe, facendo una smorfia particolare, quasi un risolino, avanzando verso il banco dei testimoni, ancora vuoto.
“Signore è un termine poco appropriato.” – puntualizzò, girandosi a fissare Jared, che si sentì isolato in mezzo ad una radura, come se fosse caduto in un’imboscata.
“Si spieghi Bishop.”
“Subito vostro onore. Con il mio staff e l’ausilio del signor Farrell, abbiamo raccolto un cospicuo faldone di documenti, riguardanti la pessima condotta della controparte, perpetrata negli ultimi anni, ai danni del consorte, che, PRECISO DA SUBITO” – e guardò Geffen – “di certo si trascina appresso un fardello di sbagli, ampiamente superati, con volontà, impegno personale, abnegazione e disciplina, poco consoni, come illustrerò, al signor Leto.”
Bishop fece una delle sue pause teatrali, poi completò quella sorta di arringa iniziale.
“Noi qui dimostreremo la totale immoralità del signor Jared Joseph Leto, a causa della quale il mio assistito ha sopportato umiliazioni di ogni sorta, compromettendo altresì la sua salute in modo irreversibile.”
Millet scrutò prima Jared e poi Colin, notando il loro disagio.
“Ok, continui.”
“Ecco, potrei dilungarmi, ma mi concentrerò su di un fatto specifico. Per questo chiamo a testimoniare il signor David Jude Heyworth Law. Si accomodi, prego.”

La mano destra di Jude, stretta a quella sinistra di Robert, tremò.
Si avvicinò a quella balaustra in legno di quercia, con circospezione.
“Si accomodi mr Law” – lo invitò pacato Millet – “Come lei sa questo è un colloquio informale, seppure si tratti di una convalida ai fatti esposti dalle parti. Qui di certo non siamo in presenza di assassini o delinquenti …” – e sorrise, guardando di sottecchi Bishop, che interpretò quelle parole come un rimprovero alla sua proverbiale quanto inopportuna veemenza.
In quel frattempo Hopper non poteva di certo contestare la dialettica di Bishop, presto sarebbe arrivato il suo turno, ma il volto di Jared diveniva ad ogni invettiva sempre più bianco, almeno quanto quello di Geffen, seduto all’estremità opposta di quel tavolo ricoperto di fogli e cartelline.
“Bishop siamo tutto orecchi.” – disse Millet, per smorzare la tensione.
“Perfetto … Dunque signor Law, lei conosce la coppia da anni, vero?”
“Sì.”
“Possiamo dire che lei è più in confidenza con il signor Farrell?”
Jude perse un battito.
“Siamo … siamo amici e colleghi nel lavoro …”
“Colin la chiama UK buddy e lei irish buddy, insomma siete intimi amici.” – insistette.
Jude prese fiato.
“Ci … ci vogliamo bene, se è questo che vuole sapere e sì, gli sono stato vicino nei momenti difficili.”
“Momenti creati dal signor Leto?”
“Non sempre”
“Non voglio farle perdere tempo, so che è un marito ed un padre impegnato, quindi vengo al sodo.”
“Ok …”
“Come diceva il giudice Millet, lei potrà dare un contributo fattivo alle mie asserzioni, confermandole o negandole, ovviamente.”
Jude cercò lo sguardo di Robert, che gli sorrise, confortandolo a distanza.
“Signor Law è vero oppure no che il signor Leto abbandonò il marito e la loro numerosa famiglia, per trascorrere dieci mesi ad Haiti, facendo passare quella scelta avventata come una buona azione, spacciandosi da volontario per la fondazione Geffen?”
“Lui … Cioè Jared era un volontario e”
“E’ vero oppure no che abbandonò”
“Sì! Sì è vero …”
“Bene. Quindi il signor Leto approda ad Haiti”
“Vostro onore mi oppongo a questa versione dei fatti.” – intervenne brusco Hopper, scattando in piedi.
“Vuole forse negarlo?” – lo contestò Bishop.
“Confermo il viaggio ed il soggiorno, così l’opera di volontariato del signor Leto, per la quale abbiamo attestati e testimonianze, specificando che la decisione di prendersi un periodo di pausa fu causata da un anno di assenza da parte del signor Farrell, concentrato sul proprio lavoro e la carriera, incurante delle esigenze del marito, che cadde in una profonda depressione vostro onore!”
“Depressione che lo spinse a diventare l’amante del signor Geffen?!” – lo investì Bishop.
Hopper ebbe un esitazione.
Glam strinse il bracciolo della sedia e Jared ormai aveva gli occhi persi nel vuoto, nell’ascoltare come quell’uomo arrabbiato con il resto dell’umanità, stava facendo a pezzi la sua vita.
Il cantante bevve un sorso d’acqua e si sollevò lento.
“Signor Millet, posso dire qualcosa anch’io …? Anzi posso dirle come sono andati i fatti, credo meglio di chiunque …” – propose in modo educato ed umile, con un atteggiamento che colpì Millet.
“Certo, dica pure.”
Bishop ebbe un gesto di stizza, che un’occhiata di Millet sedò senza scampo.
“Queste … persone …” – e fece correre i suoi zaffiri luminosi quanto lucidi da Bishop a Colin – “ … Queste persone hanno intenzione di dipingermi nel peggiore dei modi e posso capirlo, trattandosi di una strategia. Distorcono gli avvenimenti a loro vantaggio, è logico, ma io temo … temo di essere stato già abbastanza punito per essermi preso una lunga pausa da un matrimonio, in cui ero diventato una comparsa, dove ogni mio gesto era dovuto e scontato. Co … il signor Farrell si è … vendicato, glielo assicuro, per ciò che mi ridiede serenità e gioia di vivere, ovvero aiutare il prossimo ed amare Glam Geffen, certo, io amo l’avvocato Geffen … Per me lui è da sempre l’unico capace di volermi bene, senza opprimere le mie emozioni, il mio stesso amore per Colin e”
Farrell schizzò dalla sedia, le mani tremanti – “Allora restaci con questo tuo grande uomo!!” ¬– urlò, mentre Bishop si stava precipitando a trattenerlo, vedendolo paonazzo in volto per la rabbia: un fattore controproducente per la sua linea di azione.
Jared non si perse d’animo e reagì, caricato da un eccesso di disperazione.
“Glam non mi ha mai picchiato e violentato come hai fatto tu, per averti lasciato!!”
Millet ebbe un sussulto.
Jude si sentì mancare, poi focalizzò i suoi opali traslucidi di rancore su Colin, che a quelle invettive di Jared rimase come sbigottito.
“Quale violenza??!” – si intromise Bishop – “La sua promiscuità signor Leto e la sua disponibilità, le fanno travisare le azioni del mio assistito!!”
Geffen a quel punto intervenne, riprendendo tutto il colorito perso in precedenza.
“Vorresti negare di avere stuprato Jared??!”
Millet iniziò a battere il martelletto per ricondurre tutti alla calma, inutilmente.
Jude sembrò esplodere – “Colin rispondigli!!”
Farrell alla domanda di Glam non replicò, ma all’ulteriore sollecitazione di Jude, sembrò non avere scelta.
“Io … io non”
“Tu NON COSA!!?” – avvampò Jude, divorando lo spazio tra loro, per mollare un ceffone a Colin, che ammutolì la platea.
Robert, scombussolato, trascinò via il compagno, ormai in lacrime, ma furente.
“Chiedo una sospensione!!” – gridò Bishop, obbligando Colin di risedersi.
L’irlandese non gradì quell’imposizione, poi crollò sulla poltroncina, spostando inavvertitamente una pila di foto, nascosta sotto ad un tablet.
Jared le notò, restando allibito quando capì di cosa si trattasse.
Qualcuno aveva immortalato lui e Geffen, la sera precedente in spiaggia, durante il loro amplesso.
“Glam …”
“Che c’è Jay …?” – chiese, mentre andava a sostenerlo, frapponendosi tra lui e Bishop.
“Cosa sono quelle??!” – inveii Geffen.
“Queste sono le ulteriori prove che voi due ancora oggi mantenete la vostra relazione clandestina ed adultera, alle spalle del mio cliente!!” – sbraitò Bishop sventolando le stampe incriminate.
“Mi hai fatto spiare, a casa mia??!!”
“Il lido di Palm Springs non è casa tua Geffen!! E’ suolo pubblico!!”
“Ti sbagli, quella caletta è di mia proprietà, come la villa, da tre giorni, vuoi vedere l’atto notarile??!!”
Bishop inarcò un sopracciglio, fulminando il suo praticante, responsabile di quella gaffe.
“E’ violazione di domicilio, consegnami quel materiale Bishop!!” – gli impose Geffen.
Durante la diatriba, Colin non poté fare a meno di visionare quei frammenti di intimità tra Glam e Jared, che ormai era di nuovo seduto, consolato da Marc.
Il fotogramma in cui si baciavano, prima di spogliarsi, era così intenso da fare male.
“Le tue luride mani Geffen …” – mormorò – “LE TUE LURIDE MANI SUL MIO JARED!!” – sbottò, avventandosi su Glam, la cui attenzione in quell’istante convogliava unicamente su Bishop.
Millet chiese l’intervento della sicurezza, ma ormai Colin e Glam si stavano picchiando selvaggiamente.
Jared provò a dividerli, ma solo Marc, con due agenti, vi riuscì.


Tre punti allo zigomo di Glam, quattro al mento di Colin.
Gli addetti all’infermeria del tribunale erano stati convocati da Millet in una sala, dove lui si premunì di sorvegliare i “due imbecilli, ecco cosa siete. Glam, da quanti anni ci conosciamo?”
“Una vita giudice … Oliver ascolta”
“No, ascoltami tu e pure lei signor Farrell!” – disse severo.
Qualcuno bussò.
Era Jared.
“Signor Leto …” – Millet gli andò incontro.
“Vostro onore potrei parlare con … con Colin e Glam …”
“Signor Leto, lei prima …” – disse a voce bassa e paterna – “Jared, posso chiamarla così?”
Lui annuì, come rasserenato da quel comportamento così gentile.
“Jared lei ha denunciato eventi estremamente gravi …”
“La supplico di non prendere in considerazione ciò che ho detto signor giudice”
“Stava quindi mentendo? Non credo, sa Jared …?”
“Non deve accadere nulla al padre dei miei figli”
“Jared …” – Colin si fece sentire flebile, era giunto alle spalle di Millet, che si scansò perplesso.
“Colin … Glam … Io non posso più vedervi così … nessuno di voi …”
Geffen si approssimò a Farrell, fissando Jared -“Tesoro risolveremo questo casino … lo sai …” – disse, sforzandosi di sorridergli.
“No Glam … Non vedo vie d’uscita … Mi sento morire, nel constatare quanto io sia dannoso alle vostre esistenze … Questo non è amore, anche se … anche se io vi amo da impazzire …” – singhiozzò sull’ultima parola, indietreggiando d’istinto.
Colin lo seguì, ma Jared lo bloccò, senza toccarlo, solo allungando le braccia verso di lui.
“Mi dispiace … Non ho rimedi, non ho soluzioni … Colin, Glam … starete meglio senza di me, possibile non riusciate a capirlo?”
“Co-cosa stai dicendo amore?!” – “Cole … voglio che tu sia felice … Vale anche per te Glam” – e spalancando la porta, fuggì via, lasciandoli lì, impotenti e vuoti di lui, improvvisamente.




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