lunedì 18 novembre 2013

ZEN - CAPITOLO N. 215

Capitolo n. 215 – zen



Geffen li stava fissando amorevole da circa dieci minuti, facendo loro un cenno di saluto, oltre il vetro della nursery, davanti alla quale era fermo impalato, insieme a Robert, che lo stava imitando divertito.

“A meno che non siano dei fenomeni, anche se non lo escludo essendo dei mini Glam, non credo possano vederci, sai?” – mormorò adorabile.

“Prima mi ha sorriso” – obiettò l’avvocato sotto voce.

Doweny lo scrutò – “Perché parliamo piano?”
“Mi viene spontaneo” – e tossì, riprendendo un tono normale.

“A proposito ed i nomi? Mica possiamo continuare a dire, il cucciolo a sinistra e quello a destra” – e rise solare.

“Pamela è indecisa … Lei dice guapito uno e guapito due, per ora” – rise anche Geffen, commuovendosi.

“Ehi grand’uomo, non mi crollerai proprio ora?” – e gli diede una carezza sulla schiena ampia.

Glam lo guardò intenso.
“Ti voglio bene Robert”

L’attore arrossì, facendo un cenno affettuoso – “Anch’io … e non sai quanto.”

Dei passi alle loro spalle, li distrassero.

Era Jared.

Geffen lo abbracciò spontaneo – “Bene arrivato, ti presento non so come si chiama uno e due”

Leto si stampò sulla lastra, a palmi aperti e labbra schiuse – “Dio che belli … Ti somigliano Glam!”
“Ma dai, trovi?” – si pavoneggiò maldestramente.

Downey scrollò il capo, dando anche un buffetto a Jared, in venerazione.

“Che dite? Sono immortale ora? Ho abbastanza eredi?” – scherzò il legale, ma assorto.
“E chi può dirlo” – replicò Jared.

“No, non sono io: come ognuno dei miei figli, avranno sentimenti, desideri, ambizioni differenti … E soprattutto la loro vita: in qualche modo la seguirò e ne farò parte” – concluse sereno, andandosene.

Pamela lo stava aspettando.



Jude parcheggiò, concentrato sulla manovra e non tanto sulle espressioni di Farrell.

Quando furono fermi, l’inglese sbuffò.

“E’ una situazione ingestibile, vivo alla giornata Colin” – esordì, stritolando il volante.

“Ti capisco, ma dovremmo assumere un atteggiamento diverso: stiamo perdendo di vista le esigenze di Glam, per via di queste paranoie. Ne ho parlato a lungo con Jared”

“E’ stata una bella vacanza?” – chiese guardandolo.

“Sì, ci siamo confidati, abbiamo … abbiamo ricordato …”

“I bei tempi?” – ironizzò stanco, lisciandosi la testa rasata.

“Ne abbiamo avuti tanti ed è successo a tutti, anche a te e Robert” – precisò.
“Sì, ma io voglio guardare al presente: a mio marito, che non possiede una salute di ferro e che può essere debilitato nel proprio sistema immunitario, da questo stress”

“Ecco vedi, io penso a Jared che andrà ad esaurirsi, tu a Rob, che rischia di avere una recidiva, ma vogliamo capirla che è Geffen quello che sta morendo?” – sbottò aspro.

Quindi spalancò la portiera.

“Ehi, non risolviamo nulla prendendocela l’uno con l’altro!” – protestò inutile Law.

“E’ Glam che non risolverà nulla, cazzo!”



Pam congedò imbarazzata l’incaricato della gioielleria, mentre stava per sopraggiungere Geffen.

“Ehi nina, vedo che hanno già provveduto alla consegna” – sorrise.

“Ehi maldido, ma sei loco?” – ed aprendo un astuccio molto ampio, rivelò il contenuto: una parure completa di diamanti e rubini a dire poco favolosa.

“Tu sei la mia regina …” – e la baciò tra i capelli.

“Ma non sparare cavolate” – si lamentò emozionata.

“Non le sono: stai un po’ zitta ed indossa queste … cosucce” – scherzò.

“Va bene, va bene … Oh ecco Xavy, Phil e Drake” – e li salutò vivace, scorgendoli in corridoio, con tanto di peluche e fiori.

La camera ne era già satura.

Lo scultore fece subito uno dei suoi numeri, resosi conto del dono faraonico di Glam.

“Oh luce dei miei occhi e madre superba di tanti guapiti!” – e le porse il mazzo di girasoli ed orchidee, in un mix davvero particolare, degno di lui.
Derado rise, congratulandosi con Glam, che aveva già sul petto Drake.

Le gemelle si unirono ben presto a loro, portando Lula a conoscere i nuovi fratellini.

Soldino era entusiasta.

“Stupendi!!” – esclamò, mostrando le foto scattate con il suo palmare.

“Ne avrete tanti anche tu e Violet, giusto? Come li chiamavate …? Lulini?” – domandò Pam radiosa.

“Eh sì, l’idea era quella …” – bissò il bimbo, osservandola con tenerezza.



Harry sentiva il sapore della pelle di Louis, mentre gli veniva dentro, le labbra spalancate ed ansanti tra le sue scapole, le dita bramose intorno ai suoi polsi.

Lou gemeva, affondato tra i cuscini, a pancia in giù.
Letteralmente bloccato.

“Haz … ehi …” – ansimò, provando a spostarsi, con lui ancora tra le gambe, incastrati carnalmente.

Un lieve russare del più giovane, gli fece strabuzzare gli occhi.
Harry aveva trascorso la notte allo studio legale, per completare arringhe e lista precedenti, per il processo seguito da Hopper in mattinata.

Se ne era tornato al loft all’alba, svegliando Louis in quel modo.
Adorabile e sexy, certo, ma anche un po’ brusco.

E scarsamente romantico.

Louis sgattaiolò in bagno, appena libero dalla morsa del fidanzato.
Si sentiva un po’ strano, come se avesse fatto un brutto sogno.

Lo specchio rimandava la sua immagine stropicciata, dai capelli alla punta dei piedi, che Louis si scrutò, per poi rialzare i suoi specchi di cielo a quel riflesso, socchiudendo le palpebre, infastidito dalla luce dei faretti alogeni, che spense immediato.

Quella solare era più che sufficiente, anche se debole.


Sciacquò il viso, tamponandosi nell’asciugamano, che sapeva di schiuma da barba.
Sorrise.

Un mattino, tempo prima, alla villa di Lux, si stava rasando o almeno voleva provarci, con il rasoio da barbiere, che l’uomo utilizzava su sé stesso, con estrema cautela.

Vincent sorrise, nell’assistere a quella manovra e, posizionatosi alle sue spalle, aiutò Louis a non farsi male.

“Mon petit, questo è un azzardo” – scherzò, passando la lama su quell’incarnato liscio e perfetto, che stava ammirando.

“Non volevo fare pasticci … certo tu sei bravissimo”
“E’ l’esperienza … Non sono migliore di te, anzi”

Louis arrise a quella benevolenza sconfinata, fatta di continue conferme.
Avevano addosso un telo bianco, che li avvolgeva dai fianchi in giù.

Lux liberò entrambi da quell’ingombrante barriera, facendo girare Louis a sé, per sollevarlo quel tanto che bastava a farlo sedere sul bordo, un po’ in bilico, ma per poco.

L’erezione del francese, risalì svelta nella fessura stretta ed ancora bagnata dall’amplesso, con il quale si erano scambiati il buongiorno.

La virilità e la prestanza di Vincent, erano immensi, per Louis.

Il ragazzino si aggrappò alle sue spalle larghe, sussultando ai colpi vigorosi di Lux, che lo sosteneva con le braccia muscolose, mentre lo impalava senza tregua.

Senza rendersene conto, la mano di Louis, adesso, si stava accarezzando sotto l’accappatoio semi aperto.

Un rumore lo fece subito smettere, ma non era nulla, forse Louis se lo era solo immaginato.

Richiuse gli occhi, ma la scena nella sua mente era diversa.

Uno sgabello, davanti al mobile del lavabo, due piedi piccoli, che spuntavano dal pigiama.

Era lui, ma accanto c’era una figura più massiccia; non era di certo Vincent.

Quel bimbo, in compenso era Louis: le sue risa, i riccioli bianchi, che sembravano panna sulle due guance paffute, erano così reali.
Così le espressioni del colonnello Tomlinson, che con tenerezza gli passava un usa e getta senza lame, così, per giocare agli adulti e condividere un momento prezioso, tra padre e figlio.

Un ricordo quasi cancellato, che riemerse come un singulto di pianto.
E due lacrime rigarono gli zigomi di Louis, adesso.

“Papà …” – mormorò turbato ad una profondità inaudita.

Si piegò, accovacciandosi, infreddolito e sperduto, in quell’amore, che gli era stato negato troppo presto.
Eppure un barlume di affetto c’era stato, ma lui era troppo piccolo per rammentarsene lucidamente.

Era come una voragine, dove ora Louis stava riversando delle lacrime amare ed inutili, perché Tomlinson non l’avrebbe più ascoltato.
Tanto meno, amato ed accettato.


Il vibrare del bberry richiamò la sua attenzione al presente.
Un sms di Vincent.

§ Bonjour mon petit, dormito bene? Ho parlato con Rodolfo, il sarto, era a Parigi per il suo atelier, ma è tornato per le misure del tuo abito, ci aspetta alle tre, oggi. Vengo a prenderti in università e ci andiamo, se sei d’accordo; per Harry fammi sapere, forse lui ha già scelto diversamente, ok? Ti abbraccio, a dopo, VL §
















 I gemellini Geffen, Pamela ed il ... regalino di daddy :)

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