giovedì 7 novembre 2013

ZEN - CAPITOLO N. 209

Capitolo n. 209 – zen


La boccetta, sulla mensola, era vuota: Downey quasi la stritolò, piombando poi sopra al letto, dove Chris, abbracciato al cuscino, stava immobile, il volto pallido.

“Tesoro! Dio svegliati, cosa hai preso, cosa hai preso Christopher!” – esclamò l’attore, agguantandolo per le spalle, per scrollarlo, quasi fosse un fantoccio.

“Aspirina …” – disse sommesso il giovane, schiudendo le palpebre, poi spalancandole.

“Robert … che cavolo …”
“Aspirina??!”

Chris tossì – “Avevo la febbre … ma come sei entrato qui?”
“Oh cazzo …” – e si schiantò sul piumone, sfinito.
“Ma che ti prende?” – e sorrise, appoggiandosi sui gomiti e riprendendo colore; era completamente nudo, sotto quelle coltri tinta salmone.

Downey lo spiò, arrossendo – “Temevo il peggio … stupido che non sei altro!” – si innervosì di nuovo, abbracciandolo caldo.

“Rob calmati o ti verrà un infarto …” – replicò confuso, affondando nel suo collo con la bocca asciutta.
Downey tornò a scrutarlo, notando che Chris si stava umettando le labbra – “Ho una sete … potresti?”
“Certo tesoro, prendo dell’acqua … o c’è qualcosa di più forte?”
“Guarda nel mini frigo … Forse del cognac” – e rise, spettinandosi i capelli scuri, mettendosi seduto.

Era bellissimo.


“C’è stato come un black out, Colin …”
Jude prese fiato, ravvivando il camino della suite, dove c’erano già i bagagli pronti.

Farrell sospirò – “Continui a credere che Chris sia un problema, per voi?”

“Non ne abbiamo nemmeno parlato, Rob non voleva più starmi a sentire e forse ha ragione … Non l’ho mai capito nel suo appoggiare Christopher … Vede sé stesso in quel ragazzo, è palese”

“Dov’è ora?”
“Al rifugio, quello dove si sono fermati Vincent ed Harry l’altro giorno, alle piste nere … Mi ha chiesto di lasciarlo in pace per qualche ora, ma io non resisto: questa sera salgo, prenoto anche la cena, gli faccio una sorpresa” – disse spaesato.

“Meglio di no, Jude …”
“E cosa dovrei fare? Restare qui, come un fesso??”
“Tuo marito ha bisogno di un po’ di tranquillità, di sbollire, voleva solo aiutare Chris, anche se sia lui che Steven sono adulti e vaccinati: la loro crisi può danneggiare unicamente Clarissa e sono convinto che Rob volesse cautelare soprattutto la bimba e non tanto i genitori …”

“Rob non è solo mio marito … è ogni mio respiro, è la parte migliore di me, da sempre Colin” – precisò commuovendosi.

Farrell lo abbracciò, con tutta la tenerezza, che contraddistingueva la loro amicizia dal principio e che non sarebbe mai mutata; ne erano certi.



Tom gli massaggiò la cervicale, per altri cinque minuti, poi gli disse di girarsi a pancia in su, per concentrarsi sulle tempie e gli zigomi di Geffen.

L’avvocato sorrise – “Come sta il tuo vichingo? E la vostra Luna?”
“Ssshh sei il paziente più indisciplinato che ho, sai?” – mormorò dolce, al solo sentire parlare della cucciola.

“Lo so Tommy … Mi devi sopportare così” – scherzò, per poi fare una smorfia.
“Che c’è?” – si allarmò il terapista.
“Un dolore qui, allo sterno …”

Tom lo fece alzare piano – “Respira … con calma Glam”
“Lo sto facendo …” – ed inspirò – “Ok, è passato … forse la posizione …”
“Sì probabile” – e nel dirlo, fissandolo, sgranò i suoi fanali celesti e preoccupati su Geffen, che gli diede immediato una carezza sul mento.

“Sei apprensivo con questo catorcio, non sprecare energie” – e rise mesto.
“Se permetti” – e si morse il labbro.
“Adoro farmi brontolare da te, sai Tommy? Ci beviamo una cioccolata? Voglio fare due passi, divento sempre più statico”

“Me ne sono accorto, ti senti stanco?”
“Spesso e non vedo l’ora di fare la terapia, domani, da Mason: l’altra volta ha funzionato, per poco, ma meglio che niente” – e si rivestì con una tenacia ammirevole: non voleva arrendersi a quel logoramento generale, che lo affliggeva dal suo arrivo in Colorado.

Quella vacanza non gli aveva giovato assolutamente.



Robert gli afferrò i polsi, trascinandoli oltre la testa di Chris, mentre lo baciava vigoroso.

Allo stesso modo gli si era incastrato dentro, sentendosi come un capo branco, che aveva scelto il cucciolo migliore, a cui fare capire chi fosse a comandare e decidere.

Rob voleva che ciò accadesse, in preda ad una bramosia quasi folle.

E Chris non si sarebbe opposto, ad alcun insegnamento od imposizione: si sarebbe lasciato fare di tutto, anche ammazzare da Robert in quell’istante.

I pensieri più sporchi, oltraggiosi, dissennati e persino incestuosi, si affacciavano ed alternavano nella sua mente glabra di inibizioni o freni.

Downey aveva spento quella parte di sé, dove i sensi di colpa alzavano il loro grido, nel vano tentativo di farlo smettere: non avrebbe desistito, acuendo, anzi, il ritmo dei suoi fianchi, per arrivare sino in fondo al cuore di Christopher, in crisi di ossigeno.

Quei suoi occhi di ghiaccio erano così simili a quelli degli husky, i suoi ansiti ed i gemiti, dovuti al semplice fatto che Robert lo stava facendo venire di nuovo, ricordavano il loro tipico guaire spaventato e sfiancato dalle bufere di neve.

E quella era una tempesta, in tutti i sensi.

Ora stavano seduti, Rob a gambe incrociate, Chris sopra di esse, avvinghiato con le proprie ai fianchi dell’altro, mentre le rispettive braccia si erano avvolte reciprocamente ai rispettivi busti, madidi e tremanti.

Si baciavano, non avevano mai interrotto realmente quel contatto.

Si guardarono, riequilibrando i respiri: Rob scese con le dita tra le natiche di Chris, facendolo sussultare, appena le sue falangi magre furono a destinazione.
Il suo abisso carnale grondava di umori e Downey si domandò mentalmente dove avesse trovato tutta quella foga, per amarlo così tanto.

“Ti voglio ancora piccolo …” – gli sussurrò nella bocca, scrutando ogni sua espressione.

Christopher annuì, riscendendo piano, ma Rob lo interruppe, stendendosi lui e lasciandoselo a cavalcioni: la sua occhiata fu esplicita, così l’orientare il proprio membro, affinché il compagno di Steven, potesse lasciarsi impalare con urgenza.

Fu semplice e torbido risalire in lui, grugnendo soddisfatto, mentre il ragazzo si artigliava al suo petto, facendogli dolere i capezzoli, ma a Rob non importava di quelle deboli sofferenze.

Un colpo di reni, poi un altro, come ad esortarne la cavalcata: dalle palpebre di Chris zampillarono due lacrime, in completo contrasto con il sorriso, appagato ed ebbro, stampigliatosi su quel viso angelico.

Ubbidì, con devozione, facendo persino un gesto di assenso col capo spettinato ed umido: il suo ventre si contraeva, ma per Rob mancava qualcosa.

“Toccati Christopher … godiamo insieme … avanti, fallo”

Il suo tono roco, eccitò ulteriormente il giovane, che sembrò persino posseduto, per quanto si stava frantumando in quel vortice di emozioni scabrose ed illecite.

L’orgasmo successivo fu devastante, tanto che Chris, spossato dalla lieve influenza, quasi perse i sensi.

Robert lo cullò, dandogli da bere un ultimo sorso di liquore – “Finito … meglio una minerale, non credi?” – chiese euforico ed un po’ alienato.

Christopher si rannicchiò sotto alla trapunta, quasi a nascondersi.

Downey recuperò una Evian e ne trangugiò la metà, passandola poi all’amante, che la terminò in un soffio.

Si baciarono di nuovo, addormentandosi quasi subito.
Senza sogni.



Brent accartocciò l’ennesimo foglio: stava usando la carta intestata dell’hotel, per scrivere una missiva misteriosa.

Per poco.

“Tesoro …”
“Non ci riesco Brendan … Volevo scrivere a mio padre, mi sembra …”

“Giusto?” – Laurie sorrise, intenerito dal disappunto del suo amore più grande.

“Lui non si fa mica sentire … mi penserà morto, come con Boo” – si lamentò, raccogliendo le gambe, accartocciandosi anche lui sopra la sedia, come quelle pagine rimaste quasi in bianco.

Brendan ne prese una a caso, stirandola sopra la scrivania, con i suoi palmi grandi, che sapevano di buono, del suo dopo barba, di lui, che era meraviglioso.

Brent lo guardava, dimenticandosi persino di respirare, tanto ne era rapito.

Gli diede un bacio, intenso, profondo, che Brendan ricambiò con gioia, stringendolo forte.

“Ti posso assistere nella … stesura, se vuoi” – propose garbato.
“Ok … sono una frana”
“No, no, affatto: esprimi ciò che senti, è la via migliore”

“Per me è densa di insidie, sai Brendan? Se mettessi nero su bianco tutto questo dolore, che mi soffoca, forse ne rimarrei scioccato per primo … ed a lui non fregherebbe un cazzo” – concluse deluso.

“E se ti sbagliassi? Dagli un’opportunità, perché rimanere invischiati nel male che vi ha fatto, non risolverà questo malessere, né a te e nemmeno a Louis.”

“Posso provarci … Credi che il generale gli abbia parlato di quei … di quei due e della faccenda dei gradi?”

“Non ne ho idea, possiamo informarci, ma se andrai al processo, lo verrà a sapere comunque”

“Papà non mi ha fatto mai mancare nulla, di materiale, poi mi … mi rispettava, finché sono stato il suo clone: forse gli devo un chiarimento”

“E’ plausibile che lui si sia chiesto cosa intendessi tu, quando gli hai detto della sua promozione, ma il timore di scoprirlo lo angoscerà”

“Per me potrebbe non credere alla mia … delucidazione” – sottolineò sarcastico ed amareggiato.

Laurie lo avvolse, dandogli un bacio sul naso – “Ehi cos’è questo pessimismo, ragazzino?”
Brent lo baciò, facendogli arrivare il messaggio, forte e chiaro, che non era più un ragazzino.

Brendan gli morse il mento, trattenendo a stento il proprio entusiasmo virile, che ben presto capitolò, come i loro corpi sopra al divano, dove fecero l’amore sino a sera inoltrata.



Downey lesse quel biglietto a stento: la vista annebbiata, la gola arsa dal sapore di Christopher, ormai dileguatosi, senza fare rumore.

§ Ciao Robert, ora sto bene … Mi hai dato tutto ciò che volevo, da quando sono al mondo; hai colmato un vuoto, là dove non era riuscito nessuno.
Mi sono sentito amato ed ho restituito tutto l’amore, che avevo dentro, dove ti porterò per sempre.
Nessuno mi toccherà più come tu hai fatto oggi …
E non ti disturberò con i miei casini, le mie paranoie: mi sento libero e voglio andare avanti, senza più vergognarmi di essere troppo bello, troppo buono, troppo simpatico.
A parte l’aspetto fisico, che non ho mai deturpato, il resto era alterato dal volere piacere al prossimo, ad ogni costo.
E sbagliavo.
Sbagliavo come un coglione, perseverando nelle mie frustrazioni e nel senso di inferiorità, che a poco a poco mi stava divorando in quest’ultimo periodo.
Ancora una volta.
In passato ho ceduto, mi sono arreso, ma ora so di meritare anch’io un posto tra la gente, a testa alta.

Ti voglio bene, Rob, sarai mio padre, il mio migliore amico, l’uomo a cui dirò tutto … se lo vorrai anche tu, ovviamente.
Ti amo profondamente, per ciò che mi hai donato, per avermi reso libero, in qualche modo: il migliore che potessimo regalarci.
Finalmente.
A presto.
Tuo Christopher §


Con il cappuccio della felpa calato, le mani in tasca, il leader dei Red Close scese frettoloso dalla cabinovia, mescolandosi ai turisti in transito, tra i quali Jude, che non si accorse minimamente di lui.

Chris seguì i suoi movimenti, in una zona sicura e discreta.

Sorrise, pensando unicamente al suo domani.
Suo e basta.




EMMETT J. SCANLAN ORGOGLIOSO DI ESSERE IRLANDESE 


CHRIS



Nessun commento:

Posta un commento