venerdì 28 settembre 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 205



Capitolo n. 205  -  sunrise


L’agente immobiliare illustrò a Geffen le caratteristiche di una villa imponente e riparata da sguardi indiscreti, in quel di Los Feliz.
L’avvocato teneva per mano Lula, molto attento alle spiegazioni sul sistema di allarme.
Improvvisamente tirò per un braccio il padre, sorridendogli – “Ehi, ma noi abbiamo i nostri super eroi!”
Glam rise, poi spiegò a miss Rolan.
“Si tratta di due body guard, ma è riduttivo definirli così, fanno parte della nostra famiglia, ah eccoli …”
Vassily e Peter stavano incedendo dal fondo di un giardino vasto e ben curato, lasciando sbigottita la signora, per la loro stazza.
Lula li raggiunse di corsa, volando sul petto di Vassily, che lo adorava quanto Peter.
“Ciao ragazzi … dunque da quella parte c’è il vostro cottage, giusto miss Rolan?”
“Sì … è abbastanza … spazioso, spero” – e sorrise.
Vassily grugnì, suscitando l’ilarità contagiosa di Lula.
“Spero sia di vostro gradimento, comunque avrete la doppia residenza, tra la Joy’s House e qui, a seconda di dove sarà mio figlio, siete d’accordo?” – chiese sereno Geffen.
“Certo, saremo le sue ombre, come sempre” – replicò Peter, guardandosi intorno soddisfatto.
“Perfetto … allora come la chiamiamo Lula?”
“Mmmm … Star House!”
“Sì … mi piace …”
“Signor Geffen ha già parlato con il nostro arredatore?”
“Sì miss Nolan, ho un appuntamento tra venti minuti con … il mio consulente. Bene, vi affido Lula, so che lo aspettano alla End House …”
“Ce ne occupiamo noi, a più tardi”
“Grazie Vassily … e tu, soldino di cacio, sei contento della nuova casa?”
Lula annuì, aggrappandosi al suo collo e schioccando un bacio sulla guancia di Glam, che continuava a considerare l’affetto di quel cucciolo, il motivo migliore per andare avanti.


Robert sventagliava gli scampoli di stoffa per la tappezzeria, cercando di abbinarli a quelli dei salotti, con aria divertita.
Quando si sentì cingere da dietro, avvampò.
“Io ti pago per scegliere degli abbinamenti sexy e tu hai tra le mani i damaschi vittoriani …” – la voce calda di Geffen gli arrivò tra il collo e l’orecchio destro.
Risero fragorosamente, per poi abbracciarsi, solari.
“Bentornato Glam …”
“Ciao Robert …” – e nel dirlo, le sue iridi azzurre fecero come dei guizzi su ogni dettaglio di Downey, dal viso, al busto, sino ai suoi piedi.
Geffen gli baciò i palmi delle mani, raccogliendole tra le sue – “Grazie per essere qui tesoro …”
“E’ un piacere … anche se sono una frana, temo, in questo arduo compito” – e sorridendo, l’attore andò a sedersi su di una chaise long in pelle porpora, dove Glam lo affiancò.
“Credevo fosse una tua specialità, non lo hai fatto anche per l’attico di Chris?”
“Sì, ma era più facile!” – protestò allegro.
“Lo ammetto, forse è un’abitazione un po’ … esagerata, ma a Lula piace”
“Ah se a Lula piace … voi due in quel groviglio di stanze, già me l’immagino, vicino a quella di Owen …”
“Sì, è anche per Josh, ci va spesso da Rice …”
“Non che a me non piacciano certi mausolei Glam …” – rise.
“C’è … c’è una stanza tutta per te, con il tuo bagno privato … in maioliche rosa pallido …”
“Rosa?” – bofonchiò, serrando le palpebre a fessura.
“No Rob … ti ho mentito …” – sospirò – “Sono … fucsia! Ahahhah”
“No, Dio, come la Barbie … ahahahah Ok, ok, al limite verde pistacchio!”
“Sì, se proprio vuoi, quella è la tonalità dei sanitari, vasca idromassaggio compresa!”

Andarono avanti per altri due minuti, poi ridivennero seri, fissandosi.
“Come sta Jude?”
“Migliora … Abbiamo parlato, finalmente.”
“Ok …” – disse piano.
“Credeva fosse solo sesso … tra te e me Glam”
“E tu …”
“Gli ho spiegato che è amore” – ribadì, con naturalezza.
“Era …”
“No Glam, è.” – puntualizzò severo.
Geffen si alzò, tormentandosi i polsi.
“Di tutti gli equilibri, che ho provato a consolidare, questo mi appare al momento il più … impossibile.” – disse senza voltarsi.
“Come darti torto, però … Esiste una questione, che a me non piace affatto Glam.”
Si girò di scatto – “Quale?”
“E’ … è la maniera in cui stai trattando Kevin e Jared.”
“Non ti seguo”
Anche Downey si sollevò, mantenendo un tono quasi delicato, in quel suo interagire con Geffen.
“Ho parlato con Chris, sai che stanno lavorando insieme e lui sembra fare da ponte tra me e loro … Le voci corrono Glam”
“Gli scolari sono andati dal preside a lamentarsi del professore cattivo?” – domandò sarcastico.
Robert sorrise.
“Tu li adori, sono i tuoi ragazzi Glam … I padri di bambini, a cui sei legato in un modo assoluto, Lula, Isotta ed anche gli altri, ammettiamolo … Sei il loro papà Glam, che poi ti chiamino così oppure zio, non conta, tu sei come un pilastro: Jared e Kevin morirebbero per te.” – concluse dolce.
Geffen sembrò come vacillare, poi strinse a sé Robert, senza dire nulla.
“Solo per un po’ … scusami Robert …” – e gli diede un lungo bacio.
Quando si distaccò, fece aderire i loro profili, sfiorando gli zigomi di quel viso bellissimo, che aveva scolpito tra le membra del suo cuore: “Scusami Robert, tu sei un uomo sposato … non devo metterti in imbarazzo così … scusami” – ed uscì dalla saletta, senza aggiungere altro.
Fuori pioveva.


Sveva glielo mise in braccio, senza spogliarlo da un impermeabile da passeggio.
“Facevamo due passi ed il temporale ci ha sorpreso … guarda che oceano …”
Geffen scrutò l’orizzonte, attraverso le vetrate, che davano sulla terrazza panoramica.
Tolse quell’indumento pesante a Jay Jay, strofinando i rispettivi nasi, con fare simpatico.
Il piccolo rideva gioioso.

“Non hai risposto alla mia e-mail Sveva …”
“Preferivo parlarti di presenza Glam … C’è una novità”
“Ti ascolto …”
“E’ un professore, un mio collega, si chiama Brad Host … Gli piacciono i bambini”
“Ne sono felice, anche per te, ne hai tutto il diritto, sei così giovane”
“Sì, vorrei che tu lo conoscessi, anzi è … è doveroso, perché avrà contatti con il nostro Jay Jay” – sorrise.
“Certo … la mia proposta di trasferirti a Los Feliz resta valida, anche se non mi sembra più tanto consona … Avresti comunque un appartamento indipendente,  ma se vuoi restare qui a Palm Springs …”
“No, veramente vorrei tornare nel mio appartamento di Los Angeles e qui … Qui vorrebbe restarci mia sorella, con la tua approvazione, si intende …”
“Questa villa è intestata a nostro figlio, con il diritto di abitarci riservato a te … Quindi puoi decidere chi farci vivere, senza che io possa dire nulla: sulla tua simpaticissima sorellina poi …” – e rise.
“Perché sei tornato in città Glam?”
“Voglio riprendere il lavoro a pieno ritmo e da qui era scomodo”
“Solo per questo?”
“Tesoro io sarò sempre incasinato … e mi sposto, come uno zingaro, che non troverà mai un luogo dove rimanere …” – disse assorto in mille pensieri.
“Facciamo la settimana prossima, con Brad, magari a pranzo …?”
“Sì, ci aggiorniamo … Ora Jay Jay deve mangiare?”
“Sì … ah ma c’è qualcuno da te?” – chiese sporgendosi da un balcone laterale.
“E’ la ditta dei traslochi Sveva, ritirano un po’ di mercanzia dal garage”
“Ah … ok”
Sveva chiuse le finestre e tirò i tendaggi: era sicura di avere riconosciuto Jared e Shannon, mentre parcheggiavano dietro al furgone di cui parlava Geffen: in compenso non voleva turbarlo, quindi tacque.


Gli scatolini erano ammassati ed in disordine.
Chi li aveva preparati, aveva fretta e nessuna cura per quanto contenevano.

“Dove li portate?” – chiese Jared, che si qualificò come il proprietario dell’abitazione.
“All’archivio dello studio Geffen, ci saranno centinaia di schedari e cianfrusaglie dimenticate”
“Ok grazie …” – ribatté mesto Jared.
Girava nervosamente tra i cartoni, come se stesse cercando qualcosa.
Finalmente le vide: una decina di cornici in argento.
Gli addetti erano in strada, quindi approfittò per sfilare le foto contenute al loro interno: riuscì a prenderne solo tre, ma non gliene interessavano altre.
“Ok ancora questo e la postazione multimediale … Quella va a Los Feliz” – disse il più anziano al suo aiutante.
“Los Feliz?” – esclamò Shannon.
“Sì … Ci hanno dato questo indirizzo, qualche problema …?” – domandò perplesso, porgendo a Jared un biglietto da visita fresco di stampa.
“E’ vicino a Rice …” – sussurrò il cantante dei Mars, restituendolo poi a quell’uomo dall’aspetto bonario.
“Vi ringrazio … andiamo Shan …” – e si congedò, educatamente.



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