lunedì 10 settembre 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 192

Capitolo n. 192 - sunrise


Robert era in poltrona ad un metro da lui.
Le gambe accavallate, gli occhialini, un libro scritto in Francese, le iridi curiose e concentrate sui dettagli, le labbra umettate, poi morsicate lievemente nella parte inferiore, nuovamente umettate.
“Baciami adesso”
La voce di Geffen, fu come quelle onde, che non ti aspetti: guardi l’orizzonte e poi arriva, ti bagna, ti sorprende, come la sua bocca, ora, sulla tua, nella tua, la sua lingua, capace di stordirti di parole, affascinarti, confonderti in un dibattimento, ma poi dolce, serena, da uomo mite, buono, come il suo sapore.
“Dio … Glam …” – un ansito e poi staccarti, ma di nuovo lasciarsi prendere, dal suo amore totalizzante, dal suo colmarti di gioia e volere scoprire fin dove possa arrivare l’appagamento, dopo essersi saziati di lui.

Robert scivolò sotto le lenzuola, poi sotto il suo corpo massiccio e nudo, mentre i suoi abiti erano freschi, così i suoi piedi scalzi, le sue mani fragili.

Piccoli baci, a seguire, lui ti guarda fisso, un celeste lucente, le dita sulla tua schiena, tra le scapole, ancora vestite, ma a Glam non importa, sono i tuoi occhi che vuole, così innocenti, purtroppo segnati da una tristezza, che lui vuole portarti via.
E lo vorresti davvero.

“Robert … tutto bene?”
“Sì amore”
Lo chiami amore, di rimando a ciò che hai letto da quando si è svegliato, nel suo sguardo vivace e, forse, innamorato di te.
Sei felice e non puoi ancora ammetterlo, ma lui ti sorride e questo senso di inadeguatezza scompare, è un istante, che adori, quando non sei più quello più vecchio di Colin, quello non bello e prestante quanto Colin e poi perché diavolo pensi a Colin, mio caro Downey, in questa serata speciale?

La voce della sua coscienza sembrava urlargli dentro, che forse era tempo di andare avanti.
Eppure lui si sentiva ancora – “ … sposato con Jude … Perdonami Glam, se ti ho chiamato amore, io non ragiono quando”
Geffen rise con una tenerezza, capace di sorprendere nuovamente l’attore: “Essere onesti, Robert, tu non sai quanto sia importante per me, in questo frangente della mia esistenza: credo sia reciproco”
Downey annuì, sussultando quando qualcuno bussò.
“Papà!! Ehiii”
Era Lula.
Robert tornò a sedersi, non senza qualche blanda protesta da parte di Geffen – “Tesoro guarda che mio figlio sa cosa c’è tra di noi …”
“Grazie Glam …”
“E di cosa …? Ehi campione, avanti!”
“Yipiiii!!!” – la porta si spalancò ed un secondo dopo arrivò anche Tim, con le Nike del piccolo – “Cucciolo, le tue scarpe!”
Lula volò tra le braccia robuste di Geffen, che lo fece roteare – “E di chi sono questi piedoni?? Ahahah”
“Del mio papà!!”
“E questo pancino??”
“Di papi Kevinnn ahahahahha”
Tim e Robert si guardarono, poi scrutarono ulteriormente la scena, traboccante di intesa ed allegria.
Lula si mise in ginocchio a lato del suo adorato genitore, con un faccino terribilmente simpatico – “Papà … mi sa che … sta arrivando!” – esclamò.
“Chi … cosa?”
“L’amore più grande …”
“Il bambino Lula?! Oh cavoli, devo vestirmi!”


Shannon corse fuori dalla saletta d’aspetto.
“Colin, ma perché non possiamo entrare?”
“C’è il controllo … Jared dormiva ancora”
“Ancora …?” – replicò deluso – “Era talmente pallido … Cosa dice Foster?”
“Nulla di nuovo: deve ripetere la terapia, ma in dosaggio bassissimo, poi ci sarà una specie di mantenimento a scalare …” – spiegò l’irlandese, svuotato dall’ansia, nonostante con Jared si fosse ristabilita, come in un incantesimo, un’armonia inaspettata.
Tomo selezionò una bibita per Denny, ancora impegnato al pc con la stesura di un’arringa, chiedendo a Josh se volesse da bere anche lui.
“Sì … Un succo di frutta se c’è, grazie Tomo” – e gli sorrise, guardato di sfuggita da Shan, che si avvicinò a loro, demotivato.
“Ehi non mollerai mica? Jared è quasi fuori pericolo” – gli disse convinto il croato.
“Sì, forse … ma il suo fisico è davvero agli sgoccioli”
“Non farti sentire da Colin …”
“Anche lui non si illude, cosa credi?” – ribatté acido.
Josh gli diede una carezza sulla spalla – “Shan … Siamo qui per sostenere tuo fratello e non per discutere o lasciare prevalere il nervosismo e la frustrazione”
Leto deglutì a vuoto – “Sì … sì, mi dispiace Tomo”
“Nessun problema … vado a sedermi” – disse pacato, come al solito.
Shan strinse al petto Josh dandogli un bacio nel collo, dopo avergli sussurrato un “Grazie …” – caldo e sommesso.
Foster venne chiamato all’altoparlante ed un paio di infermieri corsero verso il reparto di Jared.
Verso la camera di Jared.


“Sveva ancora un bel respiro, ci siamo quasi, avanti!”
L’ostetrica era simpatica e cordiale, ma in quel frangente Sveva l’avrebbe strangolata, come il resto dei presenti.
Tutti, tranne Geffen, che le brandiva la mano, esortandola a non lasciarsi sopraffare dalle fitte convulse, che la stavano tormentando da quando le acque si erano rotte nel living della villa a Palm Springs.
Avevano pensato ad un cesareo, programmando il parto, ma il bambino non ne voleva sapere e dai vagiti assordanti, che emise appena venne alla luce, era evidente quanto fosse vitale e scatenato.
“Oh mio Dio … Glam … è … è nato, ci sono riuscita …”
“Tesoro … sì … ora lo lavano e poi te lo portano” – disse con le lacrime agli occhi, cingendole le spalle tremolanti – “Grazie Sveva … grazie per questo dono e per ciò che hai sopportato per arrivare sino a qui …” – e le diede un bacio sulle labbra e poi sulla fronte madida.
Il cucciolo scalpitava, ma quando Geffen lo guardò per la prima volta, i loro sguardi si fusero, immediati.
“Jared …”
Glam ebbe una sensazione strana: percepì un forte calore, poi un gelo.
Le iridi di quella creatura stupenda erano uguali a quelle del ... suo amore più grande.
Un blu zaffiro, già screziato di sfumature nitide e ben definite.
“Glam … che ti succede …?”
“Jared … io … devo andare Sveva, ci vediamo nella tua stanza, abbi cura di lui” – e fuggì via.


I palmi di Colin erano stampati su quel vetro.
Da lì lo poteva vedere, ma Jared non sentiva le sue grida, il suo pianto.
Shannon era riverso in un angolo, sotto shock.
Josh lo consolava come poteva, ma la situazione era disperata.
Tomo pregava, stampato contro il muro opposto: a pochi metri da loro, una delle persone a cui era più affezionato stava lottando per sopravvivere.
Una complicazione inaspettata o forse temuta, nel silenzio delle verifiche successive a quella prima notte di disintossicazione indotta, con farmaci piuttosto invasivi.
Fu unicamente Denny ad accorgersi che i loro cellulari suonavano in successione, finché non fu egli stesso a rispondere alle chiamate di Geffen.


§ Amo questo deserto, i suoi colori, il tuo respiro, Colin.
Frammenti: rimarranno nei miei ricordi, non come una semplice avventura, non come un lavoro estenuante, fatto di tasselli, risa, giornate storte, riprese ben riuscite …
Colin io ti amo e questo è ciò che rimarrà, ne sono certo, anche quando non saremo più insieme, quando te ne andrai per altre strade, che non coincideranno con quelle che io percorrerò, distante da te, ma così vicino, qui, nel mio cuore, il tuo cuore.
Mugugni, perché è ora di andare.
Le tue lamentele, così infantili eppure così … uniche.
Sorrido.
Incastriamo i nostri profili, un bacio fugace, è tardi, Oliver ci ucciderà, ma voglio baciarti ancora, così ci rotoliamo giù da un’altra duna, alla fine della quale potrà accadere un’unica cosa.
Faremo l’amore.
Non voglio altro, anche se so che dopo, il mio unico desiderio sarà quello di morire immediatamente.
Motivo?
Non sarò mai più tanto felice nella mia vita.
Quindi meglio fermarsi, chiudere qui, lontani da casa …
A pensarci bene, neppure ce l’ho io, una casa, Colin.
Ho soltanto mio fratello …
E’ da lui che voglio e devo tornare, ma capirà, come Tomo, persino la mamma …
Li vedo, cosa fanno lì, perché piangono e mi chiamano?
Colin ci sei … ci sei anche tu …?
Siete tutti così soli, quanto me …
Papà mi manca da troppi anni ed io … io vorrei il suo abbraccio, ora andrò a prendermelo … e se lui mi dicesse di no?
Impossibile.
Glam non l’ha mai fatto …
Glam … Mi manca così tanto anche lui §

Il defibrillatore emetteva suoni e scariche metalliche.
Erano appena udibili, ma quella linea verde restava piatta sul monitor.
Dal labbiale, Colin intese un “Intubiamolo!” – invocato da Foster, che provò a chiudere con il telecomando le tende scorrevoli, ma si bloccò appena vide Geffen aggregarsi agli altri e battere i pugni sul cristallo, con una veemenza assurda.
“JARED!!!”
“Non è vero … non è possibile …” - Colin, singhiozzando, si accasciò, ma Geffen lo risollevò con forza – “Lui deve sapere che sei qui, deve capire che noi siamo qui, va bene Colin???!!”
Prima di salutare Sveva, Glam aveva baciato le manine del suo bambino, tuffato i propri occhi nei suoi, che sembrarono rispondergli: gli sembrava inverosimile, quell’intesa così spontanea e … familiare.



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