venerdì 7 settembre 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 189

Capitolo n. 189 - sunrise


Jimmy si era lavato e l’immagine di sé, riflessa dallo specchio, era gradevole.
Avevo indossato i boxer appena acquistati nella boutique del resort di Boston, dove un’importante società farmaceutica aveva prenotato le suite per i partecipanti al convegno, dove Scott gli aveva chiesto di accompagnarlo.
Lui era uno dei relatori principali ed aveva illustrato le recenti scoperte scientifiche, condotte con la propria equipe, anche in Africa.
Tutti sembravano pendere dalle sue parole forbite, ma Scott cercava in platea solo lo sguardo liquido di Jimmy, un pesce fuor d’acqua, ma talmente bello ed elegante, da confondere chiunque si accorgesse di lui, anche per soli cinque secondi.

Un leggero bussare, lo riportò alla realtà.
“Ehi piccolo, ne hai ancora per molto?”
La voce gentile di Scott era come velluto.
Jimmy, con la sfrontatezza dei suoi anni, pochi, e del suo corpo giovane, liscio ed asciutto, spalancò la porta, sorridendo provocatore – “Se ti fossi fatto la doccia con me, non avresti tanta fretta!” – e rise, schiacciandogli l’accappatoio bianco sul petto.
Scott arrossì.
I due non avevano ancora fatto sesso: unicamente dormito insieme, consumandosi unicamente in baci appassionati.
Era come se qualcosa bloccasse Scott, ma anche Jimmy non era del tutto convinto.
Forse quell’affascinante uomo di cinquantasei anni, con un carico di esperienza etero alle spalle, non sapeva gestire la situazione, il che non disturbava minimamente il ragazzo, che in realtà voleva disintossicarsi da una vita dissoluta, quanto archiviata, come fortunatamente era riuscito a fare con gli stupefacenti da parecchi giorni.
Miracolosamente non era caduto nello stesso baratro di Jared ed il consumo minimo di divine e praticamente nullo di cocaina e psicofarmaci, non aveva compromesso il suo organismo.
In compenso era stato totalmente sincero con il medico, raccontandogli ogni dettaglio sul proprio passato, senza comunque scandalizzarlo.
Ciò che turbava Scott era l’età di Jimmy: i suoi anni migliori, “… gettati in un cesso, sai Scott?” – che nessuno gli avrebbe reso.

“Ok … magari la prossima volta” – ed ammiccò, infilandosi nel box, dove pochi istanti Jimmy lo raggiunse.
Aprì i getti, ripetendo lo shampoo nel modo più sexy, che Scott avesse mai visto e poi, richiudendo l’acqua e tirandosi indietro le ciocche nero pece, come le sue iridi, le labbra schiuse, ad ossigenarsi, il giovane rimase lì a fissarlo.
“Se non farai un passo tu Scott … ci penserò io” – e si appoggiò al muro di fronte, iniziando a toccarsi, senza alcuna ritrosia, spontaneo e selvaggio.
Con la destra pompava il proprio sesso virile, con la sinistra si stimolava i capezzoli turgidi e scuri.
La salivazione di Scott andò a zero, anche la sua capacità di computare ed elaborare un qualsiasi concetto.
Jimmy insisteva, con ritmo crescente ed ansiti voluttuosi; non pago di rendersi tanto stucchevole, quanto desiderabile, sottolineò quel movimento lascivo con commenti mescolati al suo umettarsi la bocca – “Ho … ho tanta voglia …”
Scott era eccitato, ma non muoveva un muscolo.
Ci pensò Jimmy, precipitando tra le sue gambe in ginocchio ed inghiottendo il sesso svettante del suo uomo.
Fece quell’associazione di idee e se ne compiacque, sorridendo.
Se lo spinse sino in gola, incurante delle reazione del dottore, in sua balia completa.
Si masturbava e succhiava, simultaneamente, alzando gli occhi verso Scott ad intervalli regolari ed inebrianti.
Quella visione era ingestibile: Scott stava già per venire.
Jimmy non si staccò, godendo insieme a lui, che ormai urlava piano il proprio orgasmo, aggrappandosi a qualsiasi malcapitata sporgenza trovasse intorno.
Una maniglia si staccò, poi fu la fine del dispenser per gli oli essenziali.
Jimmy l’avrebbe raccontato a Tim alla prima occasione.


“Camilla si è addormentata … Da quando succede al mattino, in questo modo Jude?”
Il tono di Downey era inquisitorio.
“Da quando sei andato via”
“Come, come, scusa? Io me ne sarei andato??”
“Robert …”
“Taci!!”
“Ok, non sono qui per farti incazzare ancora di più” – disse mesto, raccogliendo le chiavi, il cellulare e l’agenda, che stava guardando nell’attesa che qualcuno tornasse nel living.
“Dov’è Glam?” – chiese brusco l’americano.
“E’ … è andato da Jared … Cioè no, Colin ha portato Jared qui … qui fuori”
“Ma cosa stai farneticando?!”
“Vanno alla Foster, per disintossicare Jared dalla droga” – spiegò triste Jude, ormai sulla soglia di uscita.
“E … e Colin ha portato Jared da Glam?!”
“Per salutarlo, per farglielo sapere, come ha fatto con me, attraverso una e-mail, dove mi … ci chiedeva scusa Robert.”
“Tienitele pure le sue scuse e tutto ciò che hai cercato in lui, ok?!”
Jude deglutì un nodo in gola, senza riuscirvi.
“E tu cosa cerchi qui?”
“Non sono affari tuoi”
“Hai trovato le risposte, eh Rob? In Glam, il padre ideale, l’icona di tutte le carenze emotive di persone come noi …” – aggiunse sconsolato.
“Per voi è sempre stato lui il peggiore, vero? Invece vi sbagliavate di grosso! Ipocriti e stronzi!”
“Perché … perché continui ad insultarmi …? Sono il padre di tua figlia, parole tue” – disse senza più trattenere un pianto decoroso e lento.
“Tu … tu eri tutto per me Jude ed io ne ero grato, al destino, alla vita … Ti ho sposato, ti ho … ti ho RISPETTATO CAZZO!!”
Strinse i pugni, mentre il suo cuore andava in pezzi.
“Robert … io …” – e si avvicinò, tendendogli le mani, però Downey ripristinò una distanza notevole tra loro, andando dietro alla penisola a lavare le tazze della colazione, con rinnovata nevrotica frenesia.
“Vattene …” – ringhiò, senza convinzione.
“Come vuoi … Torno a prendere Camilla domani sera”
“No, te la riportiamo noi”
Jude si asciugò le gote, passando il palmo sinistro anche sulle labbra screpolate – “E’ chiaro … non ti fidi più di me in alcun modo … Quindi cosa devo aspettarmi, oltre alla richiesta di divorzio, anche quella di affido esclusivo a te per la nostra Camilla??!” – esclamò disfatto dal dolore.
Robert tornò sui propri passi, fronteggiandolo – “Qualunque conseguenza avranno le tue azioni, saranno una tua responsabilità, hai capito Jude!!?”

Geffen li aveva ascoltati in parte e decise di rientrare finalmente.
“Robert ora calmati” – disse fermo.
Downey prese fiato, gettando su di una sedia lo strofinaccio, con cui asciugava le stoviglie.
“Come stai Glam …?” – domandò senza celare la propria ansia per il suo stato d’animo.
“Io starò meglio, quando tutti torneremo ad un dialogo civile e costruttivo: abbiamo dei bambini e delle persone a cui badare, in seria difficoltà. Camilla è in una posizione delicata, che non ha di sicuro scelto o provocato quanto ha fatto Jared. Eppure dipendono entrambi da noi Robert” – ormai gli era vicino, le mani forti sulle sue spalle esili – “… Non ti porterò mai via da tua figlia, da vostra figlia: la rabbia è la peggiore compagna di viaggio adesso Rob”
Downey scosse la testa – “Di viaggio … già … solo che in mezzo a questa strada io sono stato gettato Glam ed anche se comprendo le tue intenzioni ed il tuo buon senso, non riesco a placare questo risentimento, cerca di accettarlo, se puoi … perché almeno tu, non mi devi niente, ricordalo.”


Era l’inferno.
E se non lo era, gli assomigliava parecchio.
Jared galleggiava in un lenzuolo di seta rossa, che all’improvviso diventava bianco latte e poi si frantumava in cristalli grigio ghiaccio.
“Ho … ho tanto freddo … Colin … Shan …”
Li riconosceva ancora, al suo capezzale, disperati ed impotenti.
Il fratello stava impazzendo.

Poco prima, in una sala d’aspetto, si era quasi rotto una mano, scagliandola contro la macchina delle bibite, sotto allo sguardo attento di Josh e del cognato.
“Come ho fatto … come cazzo ABBIAMO FATTO A NON RENDERCI CONTO DI QUELLO CHE STAVA COMBINANDO JARED!!!??”
Josh lo aveva abbracciato, confortandolo, ma Shan era furioso, specialmente con Jimmy.
“E’ lui … ne sono sicuro!! Da quando è entrato nella sua esistenza, Jared è cambiato!!”
“Shan, stammi a sentire … Jimmy non centra, te lo posso assicurare, Jared me l’ha spiegato … Non ha ragione di mentire o di proteggerlo, non ha senso” –
“Perché qualcosa ce l’ha un senso eh Colin??? No vorrei saperlo, che qualcuno me lo spieghi accidenti!!”

Colin aveva chiesto di non avvisare nessuno, ma per Shan era ingiusto.
“Nostra madre sta già arrivando da Londra … ed anche Tomo, con Denny ovvio … Non lo sa nessun altro … a parte Glam, che tu stesso hai informato Colin, quindi non pretendere che io me ne stia zitto con chi ama Jared!” – sbottò schiacciando una sigaretta in uno dei posacenere, piazzati sulla terrazza della clinica.
Compose un numero e sentì uno squillo immediato nelle vicinanze: si sporse in corridoio e lo vide – “Glam … sei qui?”
“Sì Shan ciao … lui ha … Jay ha soltanto noi tre, senza offesa per nessuno … e se sbaglio, mandami pure al diavolo”
Shan lo abbracciò, con gratitudine.

Josh andò a prendere Constance insieme a Peter, mentre Vassily aveva portato Lula da Robert e Camilla: sarebbe rimasto lì con loro e Sveva, oltre alla sorella di lei, pronti a scortarla in ospedale per il parto imminente.

“Stai per avere un figlio Glam … non dovresti essere qui” – disse soffocato dai rimorsi Colin, rannicchiato su di un divanetto.
Foster stava somministrando la terapia a Jared e sarebbe stata una notte difficile.
“Mi chiameranno se necessario, ma se la mia presenza ti dà noia”
“No! No … mi hai frainteso Glam … ti ringrazio quanto Shan di essere qui con noi … con Jared”
Geffen annuì, scattando poi in piedi – “Ora basta, voglio andare da lui, cosa diamine gli stanno facendo!?”
Shannon lo seguì, altrettanto esaurito da quel tempo sospeso ed insopportabile.
Colin li superò, provando a sedare la loro impazienza – “Non dobbiamo interferire con il lavoro di Foster … vi supplico tranquillizzatevi … Sono il primo a volere stare con Jared, per accudirlo, come ha fatto lui con me in troppe occasioni …”
Shan imprecò sottovoce, Glam assecondò l’irlandese, ma quasi immediatamente l’accesso alla camera di Jared si aprì, mostrando loro, purtroppo, com’era ridotto.




JIMMY

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